rassegna stampa - LIVORNO: NEI MERCATI SI VENDONO POMODORI CINESI



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - 20/05/2005
LIVORNO: NEI MERCATI SI VENDONO POMODORI CINESI
L'allarme della Coldiretti: "250 produttori a rischio".
I cinesi aggrediscono il mercato dell'agroalimentare, ma i consumatori non
se ne accorgono. La denuncia viene dalla Coldiretti di Livorno, che si
mostra preoccupata per gli effetti della concorrenza asiatica.
«L'export di pomodori concentrati in Italia - osserva il presidente della
Coldiretti di Livorno Michele Satta - ha superato nel 2004 i 62 milioni di
euro, segnando un incremento del 46% rispetto all'anno precedente. L'
agricoltura della zona e della provincia E' a rischio.Il pomodoro cinese
arriva in fusti nelle industrie agroalimentari italiane e qui viene
trasformato e nuovamente confezionato, spesso mescolato con pomodoro
italiano».
Negli scaffali dei supermarket, però, risulta pomodoro made in Italy.
Motivo: nelle etichette delle confezioni non E' riportata la materia prima,
ma solo il luogo dove il prodotto E' stato trasformato.
Coldiretti attende con trepidazione che divenga operativa la norma nazionale
che rende obbligatorio indicare sulle etichette di tutti gli alimenti la
provenienza della componente agricola impiegata.
«La legge sulla tracciabilità - commenta ancora il presidente Michele
Satta - adesso c'E'. E' stata approvata nell'agosto del 2004. Ma mancano
ancora i decreti attuativi. Fino ad oggi, infatti, sono tracciabili solo la
carne rossa, le uova, l'ortofrutta fresca, il miele, oltre a tutti i
prodotti tutelati dalla comunità europea. E presto sarà tracciabile anche il
latte».

Cambierà qualcosa con l'indicazione dell'origine in etichetta?
«Sì, i consumatori potranno far scelte più consapevoli. E, statene certi,
molti di loro premieranno i produttori italiani».
I numeri in provincia
- Intanto, però, c'E' da combattere la concorrenza cinese: i suoi pomodori,
offerti a prezzi molto bassi (in Cina la manodopera costa pochissimo, ndr),
renderanno la vita dura ai produttori labronici.
Ce ne sono circa 250 in provincia, concentrati a Piombino, Campiglia
Marittima e Cecina, 500 gli ettari investiti, 450mila i quintali di pomodoro
mediamente raccolto, destinato, con la trasformazione, ad arrivare nelle
case di tutti gli italiani ed anche dei tedeschi.
«I primi effetti del vento asiatico - commenta Andrea Masini, coordinatore
di Impresa Verde, la società dei servizi di Coldiretti - si avranno ad
agosto, con la raccolta dei pomodori dai nostri campi. Si prevede infatti
che i prezzi riconosciuti ai produttori saranno inferiori del 20% rispetto
allo scorso anno».
Un grave handicap verso il quale l'associazione livornese si sta battendo.
Il Tirreno, 20 maggio 2005
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COLDIRETTI E IL "PERICOLO GIALLO".
L'allarme: cibi cinesi senza etichetta all'attacco del mercato
I cinesi aggrediscono il mercato dell'agroalimentare, ma i consumatori non
se ne accorgono.
A lanciare l'allarme E' il presidente provinciale della Coldiretti Fabrizio
Filippi.
«I pomodori concentrati - spiega Filippi - rappresentano la principale voce
dell'export agroalimentare cinese in Italia nel 2004: 157 milioni di kg
esportati ed un valore di oltre 62 milioni di euro. Si tratta di pomodoro di
prima trasformazione che giunge in Italia in fusti, per essere rilavorato e
riconfezionato anche mescolandolo con il prodotto italiano, sino a diventare
pomodoro tricolore».
Dalla Cina arrivano anche fagioli secchi, ortaggi in salamoia o sottaceto,
funghi congelati, tartufi essiccati e mele.
Eppure i consumatori non se ne accorgono.
Motivo: nelle etichette non E' indicata la materia prima dei prodotti.
Coldiretti attende con trepidazione che divenga operativa la norma nazionale
che rende obbligatorio indicare sulle etichette di tutti gli alimenti la
provenienza della componente agricola impiegata.
Ma il futuro delle aziende agricole non E' appeso solo alla buona volontà di
politici ed amministratori.
Gli imprenditori - commenta il presidente di Coldiretti - dovranno
dimostrare creatività, capacità di stare sul mercato, di cogliere le
opportunità che vengono dalla nuova legge di orientamento agricolo e dalla
nuova Politica agricola comunitaria.
Fino ad oggi la comunità europea sosteneva le aziende riconoscendo loro un
premio calcolato sulla produzione.
La riforma prevede, in sei-sette anni, di destinare ad interventi di
sostegno allo sviluppo rurale il 20% degli aiuti diretti alla produzione,
verso gli interventi di sviluppo rurale.
Coldiretti ha attivato un servizio di consulenza per le aziende, per
accompagnarle nell'ottenimento dei contributi secondo i nuovi requisiti.
La legge di orientamento agricolo del 2001 attribuisce nuove funzioni alle
aziende agricole.
Una su tutte: oggi le aziende possono convenzionarsi con gli enti locali e
fornire servizi di manutenzione ambientale.I criteri per l'assegnazione di
contributi per il nuovo piano di sviluppo rurale regionale saranno adottati
nei prossimi mesi.
Ma già adesso Coldiretti muove le prime richieste: non dovranno essere
premiati solo i giovani, ma tutti quelli che adotteranno misure per meglio
collocarsi sul mercato.
E poi occorre superare la logica dei piccoli finanziamenti a pioggia: ci
sono decine di agricoltori che ricevono dalla Regione dai 50 ai 100 euro, un
'elemosina.
Piccole cifre, che se sommate, potrebbero invece costituire un plafond utile
a finanziare alcuni interessanti progetti di rigenerazione del patrimonio
agricolo e rurale.
Il Tirreno, 18 maggio 2005
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