Influenza aviaria in Thailandia



(ANSA-AFP-REUTERS) - BANGKOK, 16 LUG - La Thailandia ha
annunciato oggi la propagazione del virus della febbre aviaria
in sei nuove province tra cui quella di Bangkok. In totale, 15
delle 76 province thailandesi sono state raggiunte dall'epidemia
che ha causato l'inverno scorso 24 morti tra gli uomini. La
maggior parte dei casi si sono verificati nelle regioni rurali
del centro e del nord del paese.
   Il primo ministro Thaksin Shinawatra ha cercato comunque di
mostrarsi fiducioso, dichiarando alla stampa che i focolai
compaiono in modo sempre piu' sporadico e che le autorita' hanno
ordinato l'eliminazione rapida degli animali dopo la scoperta di
anche un solo caso della malattia.
   Non ci sono notizie di contagi su umani causati dalle ultime
epidemie, ma il governo thailandese ha disposto la segnalazione
di chiunque fosse ricoverato in ospedale con sintomi simili a
quelli della febbre dei polli.
   Il capo di governo ha escluso l'ipotesi di una vaccinazione
di massa, temendo una mutazione del virus. La settimana passata
la Thailandia aveva deciso l'uccisione di tutte le cicogne del
paese, sostenendo che questi animali erano all'origine
dell'epidemia. Questa decisione era stata considerata inutile
dall'organizzazione delle Nazioni unite per l'alimentazione e
l'agricoltura (FAO).
   ''Abbattere animali selvatici non aiutera' nella prevenzione
della febbre dei polli. Finora non ci sono prove scientifiche
che gli animali selvatici siano vettori della malattia nella
regione'', ha dichiarato in un comunicato Juan Lubroth,
funzionario della Fao. ''L'origine delle epidemie e' da
ricercare probabilmente nella scarsa igiene delle tecniche
d'allevamento, in prodotti contaminati o nel personale che non
ha rispettato le misure di controllo raccomandate'', ha
continuato.
   Nella sola Thailandia l'epidemia ha causato lo scorso inverno
la morte di otto persone e l'uccisione di 36 milioni di polli.
Il bilancio in Vietnam era stato di 16 persone morte, e il virus
s'era propagato in una decina di altri paesi asiatici.
   Anche la Cina ha recentemente annunciato una preoccupante
ripresa dell'epidemia tra gli animali, ma nessun nuovo caso di
contagio umano.
   Uscira' dalla quarantena tra pochi giorni il gruppo di 114
cinesi che entrarono in contatto con polli infetti nei luoghi
dell'epidemia. ''Queste persone sono state tenute sotto
osservazione per qualche tempo'', ha dichiarato una fonte
ufficiale sul sito governativo cinese 'aqsiq.gov.cn'.
   (ANSA-AFP-REUTERS)

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