Monsanto, biopirateria contro l'umanità



Luciano Mioni [mailto:lucianom at graficomcoop.it]
Inviato: venerdì 9 luglio 2004 11.14
A: altragricoltura at italytrading.com
Oggetto: rassegna stampa: Monsanto, biopirateria contro l'umanità


tratto da "Nuovi Mondi Media", 22 giugno 2004
"DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO" DIVENTERA' UNA PREGHIERA ALLA MONSANTO?
Da sempre i contadini selezionano e migliorano le sementi, ma le imprese
biotech rubano senza scrupoli i prodotti del loro lavoro. E può perfino
bloccare il libero scambio dei semi: ormai sono brevettati e "suoi". Il
frumento, il grano golden, nell'India Nordoccidentale è chiamato "kanak".
Per una larga maggioranza è il cibo principale. La diversità del frumento è
stata sviluppata dai contadini indiani nel corso dei millenni in funzione
del gusto, della nutrizione, dell'adattamento ecologico ai climi freddi e a
quelli caldi, alle regioni secche e a quelle umide. Dopo soli quattro anni
dall'inizio del lavoro, nel dicembre 1909, fu pubblicato il libro
intitolato "Il grano in India". Nel 1924 sono stati pubblicati non meno di
trentun saggi esclusivamente sul grano. Un'indagine di lavoro fu presentata
nel 1920 alla Royal Society of Arts. Fra il 1916 e il 1920 le varietà
indigene indiane vinsero premi alle esposizioni Internazionali del grano.
Il grano per l'impero britannico era un raccolto tanto importante, che fu
approvata un'importante risoluzione del governo Indiano, la n. I-39-50 del
17 marzo 1877, che a proposito del grano ordinava al Governatore Generale
di fornire tutte le informazioni sul grano indiano, far cui "i nomi locali
delle varietà coltivate e la descrizione in inglese". Più di 100 campioni
di grano furono inviati all'ufficio per l'India in sacchetti di due libbre,
furono esaminati da Forbes Watson e un rapporto dettagliato venne inviato
alla segreteria di Stato. Sir Albert Howard, il fondatore dell'agricoltura
organica moderna, e sua moglie, G.L.C.Howard, cominciarono a documentare in
maniera sistematica le differenze dei diversi grani indiani. Identificarono
37 diverse varietà botaniche, appartenenti a 10 sottospecie. Ghoni, Kanku,
Rodi, Mundli, Retti, Kunjhari, Sindhi, Kalhia, Sambhergehna, Sambhau,
Kamla, Laila, Dandi, Gangajali, Pissia, Ujaria, Surlek, Manipuri, Anokhla,
Tamra, Mihirta, Munia, Gajia, Mundia, Merdha, Dudhia, Lurkia, Jamali,
Lalka, Harahwa, Galphulia... Dai contadini, attraverso la loro conoscenza e
la innovazione indigena, fu sviluppata una grande varietà di grani
indigeni. Nel 1906, gli Howards cominciarono a selezionare e a elencare in
maniera sistematica il grano indiano a Pusa (Bihar) e Lyallpur in Punjab
(oggi in Pakistan) e a far conoscere il grano indiano in tutto il mondo. Il
lavoro di Howards rese ampio tributo al genio dei contadini indiani. Come
scrisse nel suo lavoro per studiare e migliorare il grano indiano:
L'attuale condizione dell'agricoltura indiana è l'eredità d'esperienza
tramandata per tempo immemorabile da un popolo poco influenzato dai molti
cambiamenti di governo del paese. Le attuali pratiche agricole dell'India,
per quanto strane e primitive possano apparire alle idee occidentali,
meritano rispetto. Il tentativo di migliorare l'agricoltura indiana sulla
base di linee occidentali sembra essere sostanzialmente un errore. Quello
che ci vuole è, piuttosto, l'applicazione dei metodi scientifici alle
condizioni locali, al fine di migliorare l'agricoltura indiana secondo le
sue stesse linee. Millenni di selezione colturale, da parte di milioni di
contadini indiani, tuttavia sono ora rubati dalla Monsanto, che sostiene di
aver "inventato" la bassa elasticità unica e i bassi contenuti di glutine
di un grano indigeno indiano, le linee di macinati derivati da questo grano
e tutte le farine, i biscotti e i prodotti commestibili, fatti con questo
grano. Il 21 maggio 2003, l'Ufficio Europeo per i Brevetti di Monaco ha
concesso alla Monsanto un brevetto col n. EP 445929, con la semplice
denominazione "piante", anche se le piante secondo la legge europea non
possono essere brevettate. Il brevetto copre il grano che presenta una
speciale qualità di cottura, derivato da grano indigeno indiano. Col
brevetto, la Monsanto detiene un monopolio di coltivazione, produzione e di
trasformazione di tutta una gamma di varietà di grano a bassa elasticità.
Prima ancora, in un brevetto (EP 518577) registrato nel 1988, la Unilever e
la Monsanto avevano reclamato "l'invenzione" e il diritto esclusivo ad
utilizzare la farina, per fare tipi tradizionali di pane indiano, come i
"chapattis". E non è solo in Europa che la Monsanto ha richiesto e ottenuto
brevetti, attraverso la biopirateria del grano indiano. Negli USA, il 3
maggio 1994 col numero 5.308.635 è stato rilasciato un brevetto per miscele
di farina di grano a bassa elasticità, il 9 giugno 1998 col numero
5.763.741 ne è stato rilasciato uno per grano, che produce impasto a bassa
elasticità e il 12 gennaio 1999 col numero 5.859.315 è stato rilasciato un
altro brevetto per grani, che producono impasti a bassa elasticità.
Attraverso questi brevetti la Monsanto persegue letteralmente il controllo
del nostro pane quotidiano. La varietà di grano, piratata dall'India, nelle
banche genetiche, da cui la Monsanto ha preso il grano, e nelle concessioni
dei brevetti alla Monsanto è stata registrata come NapHal. Il nome NapHal
non è il nome di una varietà indiana. Le varietà indiane sono state tutte
documentate da Howard in "Wheat of India". NapHal significa "nessun seme" e
non è, non può essere una varietà indigena di seme, perché i contadini
hanno tirato su semenza per produrre semenza. Non hanno tirato su semi
Terminator, per i quali il nome indiano sarebbe "NapHal". Questa è
chiaramente un'alterazione che si è insinuata nei registri della banca
genetica, perché la varietà originaria è stata rubata, non raccolta. Il
nome NapHal è stato dato da W.Koelz, del Dipartimento dell'agricoltura
degli USA. Comunque Koelz non ha proceduto al raccolto di persona, ma gli
sono state consegnate delle varietà, dato che la collocazione geografica
era imprecisa. Le altitudini e la latitudine/longitudine non concordano.
Secondo la nostra ricerca W.Koelz ha confezionato i seguenti raccolti: Data
e località dei raccolti: 10.4.48 Marcha, Uttar Pradesh, India, altitudine
3.050 metri, 28° lat. Nord, 80° long. Est. 10.7.48 Subu Uttar Pradesh,
India, altitudine 3.050 metri, 28° lat. Nord 80° lomg Est. 19.7.48 Nabi,
Uttar Pradesh, India, altitudine 2.745 metri, 29,50 ° lat. Nord, 79,30°
long. Est. 21.7.48 Saro, Nepal, altitudine non data, lat. 28° Nord, long.
84° E. La coordinata geografica corrispondente a 28° di latitudine Nord e a
80° di longitudine Est è nelle pianure vicine a Shajahanpur. E chiaro che
qui l'altitudine non è di 3.000 metri. Questa altitudine corrisponde ai più
alti campi himalayani, ad una diversa latitudine e longitudine. In ogni
caso Marcha non è il nome del villaggio, ma di una sottoclassificazione
tribale dei Bhotias, che sono buddisti di lingua tibetana, che vivono nelle
zone più alte degli Himalaya. Il termine Bhotia deriva dal termine Bo, che
è la parola originaria tibetana per denominare il Tibet. La discrepanza
nell'ubicazione e nel nome indica che la varietà riferita come NapHal è
stata piratata, non raccolta. Probabilmente il nome è una distorsione di
Nepal, poiché un campione veniva dal Nepal e nomi di varietà indigene del
Nepal sono nella collezione del National Bureau of Plant Genetic Resources
(NBPGR). Noi ci siamo opposti ala biopirateria del grano della Monsanto sia
di fronte alla corte Suprema indiana, sia di fronte all'Ufficio Europeo dei
Brevetti (UEB) a Monaco insieme con Greenpeace. Così la nostra opposizione,
sottoposta all'UEB il 17 febbraio 2004, specificava: Il brevetto è un
lampante esempio di biopirateria, perché è come il furto dei risultati
degli sforzi di selezione dei contadini indiani. Nei paesi dell'emisfero
sud, frequentemente i piccoli contadini danno un contributo decisivo alla
diversità agricola e assicurano sufficienti approvvigionamenti di cibo,
scambiandosi liberamente le sementi e selezionando forme regionalmente
modificate di grano. La Monsanto ora sfrutta senza scrupoli i prodotti del
loro lavoro. La compagnia può limitare non solo la coltivazione e il
trattamento del grano, ma anche commercializzarlo, in quei paesi per i
quali è stato concesso il brevetto. Al tempo stesso può bloccare il libero
scambio della semenza, impedendo in questo modo che altri coltivatori e
contadini lavorino con i semi brevettati. Il grano, che presenta queste
speciali qualità di cottura, è il risultato delle fatiche di coltivatori e
contadini indiani, che coltivarono originariamente queste piante in
funzione delle caratteristiche delle loro regioni, coltivandoli per
preparare il pane indiano (chapatis). Siccome per questi contadini è
naturale scambiare gratuitamente le sementi, non sorprende che il seme di
questo grano sia stato immagazzinato da molti anni in diverse banche
genetiche internazionali fuori dell'India. Pertanto, campioni di semenza
possono trovarsi nelle collezioni tenute dall'amministrazione agricola USA,
come da quella giapponese o europea. Il detentore del brevetto usa queste
caratteristiche per raggiungere i suoi obiettivi economici, in una maniera
che può essere considerata solamente indecente. Unilever e Monsanto hanno
accesso senza restrizioni alle banche delle sementi. Hanno preso il grano
per i loro laboratori, dove hanno compiuto ricerche dei geni che
determinano le qualità di cottura speciali. E sono state veramente in grado
di individuare le sequenze genetiche, che avevano cercato nella pianta. In
questo collegamento sono state aiutate dai risultati delle ricerche di vari
scienziati, che hanno sottoposto a verifica per un po' di tempo le regioni
dei singoli geni. Questa combinazione naturale di geni è stata brevettata
come un'"invenzione" dalla Monsanto. Questo brevetto deve essere messo
impugnato per le seguenti ragioni: Le caratteristiche di bassa elasticità,
basso contenuto di glutine, che sono state brevettate, non sono
un'invenzione, ma derivate da una varietà indiana. L'incrocio con una
varietà tenera è un passo naturale per ogni agricoltore. Il brevetto è
basato sulla pirateria, non su una novità non evidente, e pertanto è
necessario che sia impugnato per bloccare la creazione di un precedente
legale, derivato da falsi diritti d'invenzione. L'ampiezza del brevetto,
che copre prodotti fatti con grano indiano, ruba alle industrie alimentari
e ai fabbricanti indiani di biscotti il loro legittimo mercato estero e nel
futuro potrebbe incidere sulla nostra sovranità alimentare nazionale. La
visioni dei governi prevede per il 2020 di fare dell'India la "fabbrica di
cibo globale". Tuttavia, se la Monsanto detiene il brevetto basato sul
pirateggio del grano indiano, la "fabbrica di cibo" indiana sarà
controllata dalla Monsanto, non dagli industriali alimentari e dai
produttori indiani. La politica dei governi, se deve avere successo, deve
far revocare il brevetto alla Monsanto al fine di portare i benefici del
mercato, per i nostri prodotti alimentari unici, ai produttori del paese,
contadini e produttori alimentari. Con un giro d'affari stimato di 1.5
milioni di dollari, l'industria indiana di prodotti da forno è uno dei
settori manifatturieri più importanti dell'India, la cui produzione è
cresciuta costantemente nel paese. Le maggiori industrie di prodotti da
forno, cioè quella del pane e quella dei biscotti, coprono l'82% del totale
dell'industria dei prodotti da forno. Con una crescita complessiva annua
stimata al 6,9%. Secondo l'ASSOCHAM India, una società a sostegno delle
attività economiche, nel paese vi sono quasi 85.000 forni industriali. Cira
75.000 di questi operano in ambito non organizzato, che detiene una quota
pari al 60% del mercato. I rimanenti 10.000 forni operano nel settore
organizzato, che detiene una quota pari al 40% del mercato. "Packaged Food
in India", un rapporto recentemente pubblicato da Euromonitor, ha annotato
per l'anno 2000 un volume di vendite di biscotti nel settore organizzato
per uin ammontare di circa 492 milioni di dollari. Il settore non
organizzato, che provvede al 60% della produzione, ha un giro d'affari
annuale di 718 milioni di dollari. Se sommati, i due settori porterebbero
le vendite di biscotti a un totale di oltre 1,2 miliardi di dollari,
facendo dell'India il secondo maggior produttore e consumatore di biscotti
dopo gli USA. Inoltre, il brevetto non copre solamente i biscotti, ma tutti
i cibi commestibili e le farine a bassa elasticità. I chapatis indiani sono
di fatto coperti dal brevetto. Se tali brevetti fondati sulla pirateria non
vengono messi in discussione e le linee di raccolto e i prodotti basati su
proprietà uniche, elaborate dai coltivatori indigeni diventassero monopolio
della Monsanto, in futuro pagheremo i diritti sulle nostre innovazioni,
soprattutto alla luce del Trattato di Cooperazione sui Brevetti e
dell'armonizzazione della legge sui brevetti. Il brevetto sul grano
biopiratato della Monsanto dovrebbe far squillare la sveglia ai cittadini e
ai governi del mondo. È un altro esempio del perché il Trade Related
Intellectual Property Rights Agreement (TRIPS) [Accordo sul commercio dei
diritti di proprietà intellettuali] del WTO deve essere cambiato e perché
la conoscenza tradizionale e i diritti della comunità debbono essere
legalmente riconosciuti e protetti.

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