L'80% dell'olio imbottigliato in Puglia non è italiano



(ANSA) - BARI, 2 LUG - L' 80% dell' olio imbottigliato dagli
industriali pugliesi della provincia di Bari ''non e'
italiano'': l' affermazione e' stata fatta dal presidente dell'
Associazione volontaria produttori olivicoli della provincia di
Bari (Avppo), Gennaro Sicolo, nel corso di un incontro con i
giornalisti per fare il punto sulla situazione del comparto
olivicolo in Puglia e nel barese anche alla luce della nuova Ocm
(Organizzazione comune di mercato). All' incontro e' intervenuto
anche il presidente nazionale del Consorzio nazionale
olivicoltori (Cno), Paolo De Carolis.
   Il grido di allarme dei produttori olivicoli, lanciato
stamani da Sicolo, vuole ''riportare l' attenzione sulla
pressione da parte dell' industria a cui i produttori sono
sottoposti''. In provincia di Bari - secondo i dati forniti da
Sicolo - aderiscono all' Avppo 27.000 soci, sei oleifici
cooperativi, dodici frantoi con un totale di 160mila quintali di
olio. ''Per quest' anno i quintali prodotti sono stati 7.000 di
cui 2.500 dop, 1.500 per le 'oasi plasmon' e 3.000 per oli
extravergine certificati''. ''A fronte di questa produzione e di
22 milioni di ulivi - ha sostenuto ancora Sicolo - non c' e'
ancora la dovuta attenzione da parte del governo italiano e
della Unione europea alla provenienza degli oli imbottigliati''.
Nei prossimi giorni quindi i produttori chiederanno all'
assessore regionale all' agricoltura la costituzione di un
tavolo di concertazione per discutere con gli industriali ed
avere da questi un' adeguata considerazione.
   ''L' Italia - ha affermato De Carolis - e' il piu' grande
consumatore di olio di oliva con otto milioni di quintali l'
anno ed e' il primo esportatore con tre milioni annui; non e'
pero' il primo produttore per cui importiamo la differenza di
oli da lavorare''. ''In quest' ottica la riforma dell' Ocm non
e' del tutto soddisfacente - ha proseguito - perche' insieme ai
finanziamenti previsti sino al 2013 non ha previsto una politica
quantitativa e qualitativa del settore che sarebbe servita anche
per battere la concorrenza degli altri paesi''. Per quanto
riguarda poi la tracciabilita' che sara' obbligatoria dal primo
gennaio 2005 anche per l' olio di oliva, De Carolis ha concluso
che ''e' da un lato un' occasione perche' fara' emergere
finalmente che cosa e' contenuto nelle bottiglie dando al
consumatore la possibilita' di capire che cosa compra, ma dall'
altro lato e' anche un pericolo per tutti coloro che non hanno
produzioni chiare e sane''. (ANSA).