AGRICOLTURA BIOLOGICA, ITALIA PRIMA IN EUROPA, ma con qualche ritardo da recuperare



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AGRICOLTURA BIOLOGICA, ITALIA PRIMA IN EUROPA, ma con qualche ritardo da
recuperare

AGRICOLTURA BIOLOGICA, ITALIA PRIMA IN EUROPA, ma con qualche ritardo da
recuperare
Fonte: Green Planet Natural Network http://www.greenplanet.net
Affari e finanza sente Coldiretti, Anabio, Anagribios e Aiab
Un modo diverso di intendere il rapporto con il cibo e con la natura, che
accorcia la distanza tra città e campagna e tra chi produce e chi consuma i
frutti della terra. L'agricoltura biologica risponde al desiderio di uno
stile di vita diverso e genera un rilevante giro d'affari, con un fatturato
nazionale complessivo che si può stimare in 1,6 miliardi di euro. Uno stile
di vita che dall'agricoltura si sta estendendo, tra l'altro, anche alla
cosmesi e al turismo, anch'essi con una sottolineatura rigorosamente
biologica.
L'Italia e' il primo produttore in Europa con oltre 51.400 imprese
produttrici che coltivano una superficie di quasi un milione e 170 mila
ettari destinati a foraggio, cereali, olivi, viti, agrumi, frutta, ortaggi.
Ma che si dedicano anche all'allevamento di 164 mila bovini, 660 mila pecore
e capre, quasi 20 mila maiali e circa 940 mila tra polli e conigli, secondo
i dati diffusi da Coldiretti, Legambiente e Aiab, l'associazione italiana
per l'agricoltura biologica. In pratica più di una impresa biologica europea
su tre è nel nostro paese.
Secondo i dati del Ministero per le politiche agricole, la regione con il
maggior numero di imprese biologiche è la Sicilia (9.835) seguita dalla
Sardegna (6.669) e dalla Calabria (6.360) mentre il maggior numero di
imprese di trasformazione è invece in Emilia Romagna (594) e in Lombardia
(453), subito seguite comunque di nuovo dalla Sicilia (424). Ogni famiglia
italiana spende all'anno circa 62 euro in alimenti biologici e il valore del
biologico sul totale dei consumi alimentari è pari a circa l'1,5%. Per i
soli prodotti confezionati e con un codice a barre, secondo la stima
realizzata attraverso il panel di Ismea/Ac Nielsen, il valore degli acquisti
domestici è stato pari a 301 milioni di euro nel 2002. «La vera nascita
dell'agricoltura biologica - spiega Stefano Masini, responsabile ambiente
della Coldiretti - si può datare nel 1992 con un regolamento della
Commissione europea che si accompagna a quello che istituisce i marchi a
denominazione di origine controllata».
Da Bruxelles arriva non solo un'indicazione di priorità ma anche una serie
di incentivi economici alle imprese che decidono di convertirsi al biologico
rinunciando quindi all'uso di diserbanti o di concimi chimici e affrontando
per questo anche un maggior rischio di perdita del raccolto e un aumento dei
costi di produzione che Coldiretti stima nell'ordine del 30%.
Da allora il biologico continua sostanzialmente a crescere.
«I dati che abbiamo - rileva Pina D'Eramo, presidente di Anabio,
l'associazione dedicata al biologico della Confederazione italiana degli
agricoltori - attestano il consolidamento del fenomeno pur con una
contrazione del numero delle imprese che è però fisiologica e si accompagna
ad un aumento delle loro dimensioni. In più c'é una marcata crescita delle
imprese di trasformazione».
E ormai si trova qualunque prodotto: frutta e verdura in testa, ma poi ci
sono anche grano e farro, prodotti da forno, latte, yogurt e formaggi. Anche
se forse proprio nel settore della zootecnia l'Italia ha accumulato qualche
ritardo che, come spiega la stessa Pina D'Eramo, «stiamo cercando di
recuperare introducendo nei nostri allevamenti convenzionali le regole del
biologico: pascolo all'aperto, numero limitato di animali per ricovero, cure
sanitarie con fitoterapia e omeopatia, totale assenza di alimenti
transgenici».
Certezza di evitare gli ogm ma anche contribuire al mantenimento di alcuni
tipi di coltivazioni che rischiavano di scomparire con l'agricoltura
intensiva. «Ci sono varietà di legumi che vengono così tutelate spiega Marco
Camilli, presidente di Anagribios, l'associazione di "categoria" della
Coldiretti e soprattutto si valorizza ciò che è tipico del territorio».
Anche per questo motivo, oltre che per tutelare i produttori italiani, la
Coldiretti chiede che sia previsto un marchio specifico per il biologico
italiano.
«Dobbiamo comunque avvicinare ancora di più il consumatore al biologico.
Anche per questo - ricorda Enrico Erba, direttore dell'Aiab, l'associazione
italiana agricoltura biologica, che riunisce produttori ma anche agronomi e
consumatori - organizziamo da nove anni in ottobre la Biodomenica in cento
piazze italiane e per la terza volta quest'anno a maggio ci sarà la
settimana Bio durante la quale si potranno visitare fattorie biologiche
sparse un po' in tutta Italia. E in più vogliamo lanciare una campagna per
promuovere gruppi di acquisto: consumatori che si uniscono e comprano
direttamente dai produttori biologici».