Re: Impresa responsabile, ananas del monte e principio speranza



Mi riferivo a un articolo del gennaio 2002 intitolato "Matrimonio
d'interessi" sul cause related marketing, che citava tra l'altro il Dow
Jones sustainability index (www.sustainabily-indexes.com) come indice di
sostenibilità ambientale e sociale. Come tutte, e sottolineo TUTTE, le
certificazioni anche queste sono ambigue.
Ma una cosa è importante. Non sottovaluterei la SA8000 degli ananas del
monte in Africa, che è una conquista ottenuta con una dura campagna e che ha
migliorato per quanto possibile le condizioni dei lavoratori. A mio
personale parere da queste piccole vittorie bisogna ripartire, senza essere
troppo schizzinosi da un lato e non accontentandosi mai dall'altro.

ciao a tutti

Massimo


Il giorno 15-09-2003 2:01, Annarita Pugliese, annaritapugliese at hotmail.com
ha scritto:

> Massimo, se ti riferisci all'inchiesta di di maria, quella intitolata "il
> consuntivo è sociale", in effetti emergono contraddizioni poco rassicuranti.
> come l'ananas del monte venduta alla coop, che è certificata SA8000. e
> tuttavia la denuncia di queste contraddizioni più che indurci a geremiadi di
> sconforto deve essere funzionale alla costruzione di teorie e strumenti per
> l'economia etica che siano più raffinati. almeno io penso. anzi spero.
> 
> per chi di voi fosse interssato, il servizio di cui stiamo parlando è
> all'url http://www.terre.it/memoria/città_nascoste/bilanci.htm
> 
> Nicoletta, volevo poi aggiungere che per desumere "l'orientamento etico" di
> un'impresa potrebbe essere un'idea utilizzare i criteri del metodo VARI
> (VAlori, Requisiti, Indicatori) usato da Banca Etica nell'istruttoria socio
> ambientale per la valutazione delle richieste di finanziametno.
> 
> i criteri sono grosso modo i seguenti (li cito a memoria, quindi potrei
> sbagliare qualcosa):
> 
> Partecipazione democratica: reale partecipazione dei membri
> dell'organizzazione ai processi decisionali;
> Rispetto delle Pari Opportunità:  parità nelle opprtunità di crescita umana
> e professionale per tutti (qui sottolinerei anche il farsi carico della
> conciliazione tempo di vita/ tempo di lavoro delle donne, soprattutto per
> ciò che concerne le attività di cura), senza discriminazione di razza,
> sesso, status sociale (forse qui si potrebbe aggiungere anche "orientamento
> sessuale, politico, religioso, ecc."). Tutela delle minoranze;
> Solidarietà verso le fasce deboli: propensione a contrastare i processi di
> emarginazione dei più deboli;
> Rispetto delle condizioni di lavoro;
> Trasparenza: capacità e norme per dare trasparenza alle attività
> dell'organizzazione;
> Rispetto dell'Ambiente: capacità di generare processi interni che mirano al
> raggiungimento della sostenibilità ambientale;
> Qualità sociale prodotta: efficacia nella promozione sociale del territorio
> in cui si opera;
> Volontariato: importanza dell'apporto volontario come riconoscimento del
> valore sociale  dell'iniziativa;
> Legami territoriali: radicamento nel territorio e interazione con le altre
> forze sociali.
> 
> a bientôt - annarita pugliese
> 
> 
> ----- Original Message -----
> From: "Massimo Acanfora - Terre di mezzo" <massimoacanfora at terre.it>
> To: <consumocritico at peacelink.it>
> Sent: Monday, September 15, 2003 5:25 PM
> Subject: Impresa responsabile
> 
> 
>> Se non mi sono perso delle puntate altri indirizzi in cui farsi un idea
> del
>> panorama della rsi sono:
>> http://www.orsadata.it/ osservatorio italiano sul tema in contatto con...
>> http://www.csreurope.org/ (Corporate Social Responsibility) quello del
> libro
>> (mi pare verde non bianco) della Ue.
>> Poi se ne occupano Sodalitas (di Assolombarda, www.sodalitas.it) e il Cele
>> dell'univesità di Castellanza (http://nt-notes.liuc.it/ricerca/cele.nsf)
> con
>> il progetto Q-Res. Poi ci sono numerosi enti che ormai si occupano di
> rating
>> "etico". "Terre di mezzo" ha dedicato qualche tempo fa un servizio alla
> Rsi
>> e alle sue "ipocrisie".
>> 
>> spero che sia utile
>> 
>> Massimo
>> 
>> 
>> 
>> 
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