Re: R: Inviato speciale delle Nazioni Unite visita la Birmania



Salve, a lungo abbiamo riflettuto sull'uso del termine piu' neutro e corretto possibile. In realta' Myanmar e' stato fortemente voluto dai militari golpisti (per rompere con il passato colonialista); inoltre la denominazione Birmania (Burma, da cui deriva l'aggettivo birmano che si continua ad usare) ha la stessa radice etimologica di Myanmar (Myama) e in lingua colloquiale viene utilizzata nella forma Bama (appunto Burma e Birmania) e gli Inglesi lo hanno preso appunto dal nome effettivamente utilizzato dalla gente del luogo. Ci troviamo quindi a dover scegliere tra due terminologie cariche di aspetti negativi nel loro utilizzo, ma entrambe provenienti dalla stessa radice. Vorrei chiudere questo ragionamento dicendo che siamo piu' interessati alla drammatica situazione delle violazioni dei diritti umani nello stato birmano (myanmariano, si puo' dire?) che alla denominazione che speriamo diventi presto positiva per il termine Myanmar.
Saluti
Mauro di Vieste



Il 01/08/2012 16.33, Sebastiano Cosenza ha scritto:
Mi piacerebbe che si chiamasse la  Birmania con il suo vero nome:  Myanmar.

Burma è il nome che le hanno dato i colonialisti inglesi  identificando
l'etnia maggioritaria del paese.
  Myanma  è il nome gradito soprattutto dalle minoranze in quanto etnicamente
neutro .

sebastiano

-----Messaggio originale-----
Da: conflitti-request at peacelink.it [mailto:conflitti-request at peacelink.it]
Per conto di Ass. popoli minacciati / Ges. bedrohte Voelker
Inviato: mercoledì 1 agosto 2012 12:48
A: dirittiglobali at peacelink.it; conflitti at peacelink.it;
nodo-bz at liste.retelilliput.org
Oggetto: Inviato speciale delle Nazioni Unite visita la Birmania

Associazione per i popoli minacciati / Comunicato stampa in
www.gfbv.it/2c-stampa/2012/120801it.html

Inviato speciale delle Nazioni Unite visita la Birmania Nuova ondata di
arresti nelle regioni delle minoranze getta ombre sulla democratizzazione
del paese

Bolzano, Göttingen, 1 agosto 2012

Una nuova serie di arresti di persone appartenenti alla minoranza etnica dei
Kachin getta ombre sulla democratizzazione della Birmania. Nelle scorse
settimane sono stati arrestati circa 100 Kachin con l'accusa di sostenere il
movimento di liberazione Kachin nello stato federale del Kachin. Mentre a
partire da maggio 2011 sono stati rilasciati circa 650 prigionieri politici
nelle grandi città, nelle regioni delle minoranze sono state arrestate
centinaia di persone unicamente in base alla loro appartenenza etnica e per
motivi politici.

L'APM chiede alla comunità internazionale di porre maggiore attenzione sulla
guerra tuttora in corso nella regione dei Kachin e lamenta che l'inviato
speciale dell'ONU per la Birmania Tomas Quintana non si sia recato nel
Kachin durante la sua visita in Birmania per verificare di persona la
situazione dei diritti umani. Tomas Quintana ha chiesto un prolungamento
della sua visita in Birmania senza però ottenere la necessaria
autorizzazione dalle autorità del paese asiatico. L'inviato speciale
dell'ONU potrà quindi solo recarsi nella regione di crisi dell'Arakan (stato
federale di Rakhine) e condurre colloqui politici nella capitale Naypyidaw e
a Rangoon.

Le prove per le continue violazioni dei diritti umani commesse dall'esercito
birmano sono fin troppo evidenti: lo scorso 22 luglio è stato trovato il
corpo senza vita di un civile Kachin arrestato dall'esercito lo scorso 1
luglio. Galau Bawm Yaw del villaggio di Yi Hku era stato arrestato insieme
ad altri 26 uomini con l'accusa di aver sostenuto il movimento di
liberazione Kachin. In seguito è stata rilasciata la maggior parte degli
arrestati. Visto il cranio fracassato e le numerose ferite sul corpo di
Galau Bawm Yaw, la sua famiglia pensa che egli sia stato torturato dai
soldati.

Un altro caso tristemente tipico per le modalità dell'esercito è quello del
25enne Brang Shawng. Arrestato lo scorso 17 giugno in un campo profughi con
l'accusa di sostenere il movimento Kachin, egli è stato torturato fino a
firmare una confessione. Attualmente sotto processo rischia una lunga pena
detentiva poiché il giudice si è rifiutato di indagare sulle accuse di
torture esposte dal giovane.

Vedi anche in gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2012/120725it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2012/120724it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2012/120712it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2012/120208it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2011/111215it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2011/111026it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110819it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110617it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110413it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110125it.html |
www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/burma-1it.html |
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