Fw: il dissenso in israele





 


--- On Sun, 12/7/08, Giorgio Masili <masilich1 at yahoo.com> wrote:
From: Giorgio Masili <masilich1 at yahoo.com>
Subject: il dissenso in israele
To: masilich at yahoo.it
Date: Sunday, December 7, 2008, 9:03 PM





Una questione che comincia a malapena ad essere affrontata dai media generalisti, è la questione del dissenso israeliano.
Essendo una democrazia, lo Stato Ebraico, non può contenere proteste, azioni, controinformazione sull'operato delle sue istituzioni.
Eppure, spesso, ne sappiamo più del dissenso iraniano, birmano o tibetano, cioè, i media propagandano pelosamente ed opportunisticamente le lotte, condotte dall'esilio verso le dittature su cui l'Occidente ha spesso puntato il dito, senza fare nulla di concreto per appoggiarle.
Eppure, i media israeliani  pacifisti e non,  si danno un gran daffare, proprio per raggiungere Europa, America, Asia, per far sentire la propri voce, la voce di una società civile che ripudia l'occupazione, la violenza, le guerre, la discriminazione e che vuole una soluzione equa per il conflitto arabo-israeliano e per avviare trattative di pace con i paesi arabi confinanti.
Si tratta di società civile e non di disfattismo, come ululano e berciano i sanfedisti della "Grande Israele", laica o ispirata dalla Torah, che sia....
Anche, perchè, per complicare un po' le cose, molti rabbini, da anni si impegnano, sia nella diaspora che nello "stato degli ebrei" a condannare la tendenza, sciovinista, secolare ed espansionista del sionismo, sia esso di destra o di sinistra....
Così abbiamo i "Rabbini per la pace", il "Machsom Watch", composto da donne ,anche ultraortodosse, lo "Yesh Gvul", il "Gush Shalom".....tutti movimenti e organizzazioni che, a differenza della classica "Peace Now", sono credibili ed attivi e soprattutto, non legati alla sinistra istituzionale di Amir Peretz, Ehud Barak, Shlomo Ben Ami, ecc....
Non parliamo poi dei "nuovi storici", come Ilan Pappe, Avi Shlaim, Zeev Sternhell, o di intellettuali, giornalisti e docenti come Tanya Reinhart, Amira Hass, Aharon Shabtai, Michel Warschawsky o attivisti-artisti e semplici democratici critici verso lo status israeliano come Manuela Dviri, Akiva Orr o Tikva Hog Parnass, che hano rimesso in discussione il loro sionismo, per amplire il loro respiro concettualeed accettare il confronto con l'alterità e le loro azioni personali, sbriciolando così i miti fondativi.....
 
In  Israele esiste il respiro democratico, come il dibattito e il confronto, ma troppe forze oscurantiste ed ideologiche tendono a soffocarlo, forti dei loro interessi politici ed economici....se molti palstinesi israelini (o arabi israeliani, o israeliani di cultura araba, come si preferisce...), a più riprese, hanno dichiarato che preferirebbero vivere nello stato ebraico, pittosto che in un ipoteticostato palestinese, un motivo c 'è....
Ed è semplice scoprirlo, in effetti: in un territorio devastato da jihad di varie nature, in odor di sharija e corruzione e di lotte intestine, meglio i conflitti sociali israeliani ,a cui si è abituati....meglio discriminati che ammazzati per laicismo, omosessualità, "intelligenza col nemico" o altre idiozie del genere....
Per Hamas e la Jihad , questi, come ben sappiamo, sono buoni pretesti per uccidere.
La lotta per il potere porta anche a questo, purtroppo...
Gli intellettuali, gli attivisti, coloro che lavorano per il dialogo, in Medioriente, lo sanno bene....
Sono i soggetti a rischio, presi di mira dai nazionalisti ebrei di varie metrature e misure e dagli arabi più oltranzisti, che sulle miserie umane e sulla disperazione fondano il loro impero straccione.
 
Qual'è la prospettiva di questa varietà umana che non conosciamo, in occidente? Yesh Gvul, il movimento che fa obiezione militare selettiva, cioè non serve nei Territori...spiega che la "questione morale" è molto più semplice di quanto possa sembrare :
Nessun soldato ebreo dovrebbe dire che "ha obbedito agli ordini"....specie dopo la Shoah, aggiungerei....
Per smentire le varie accuse di "nazismo", disfattismo, intelligenza col nemico, c'è da concludere, dicendo  che queste organizzazioni e questi intellettuali, sono preoccupati per la "corruzione morale israeliana", più che per la sorte dei palestinesi, ma a questo punto, dire che i due temi sono legati, risulta pleonastico....
giorgio masili.