shoah



Genericamente si sostiene che "si parla di 'shoah' perché l'intento di sterminare gli
ebrei fu dichiarato apertamente da Hitler." La verità è che non
vi è traccia di una dichiarazione in quel senso da parte di Hitler. Il
sistema nazista ha funzionato in modo molto più complesso e subdolo - molto
ben descritto, nella sua struttura principale, nel "Doppio Stato" di Ernst
Fraenkel e da Franz Neumann, nel suo "Behemoth". Quando i due - entrambi
ebrei tedeschi - scrissero i loro libri, non sapevano nemmeno loro che il
sistema di persecuzione da loro magistralmente spiegato, avrebbe portato
allo sterminio di milioni di ebrei, e ciò - insisito - senza che nessuno lo
avesse mai esplicitamente decretato.

La maggioranza degli incarcerati nei campi di concentramente NON furono
ebrei, e questo è un fatto storico che la profusione del termine "shoah" si
sforza a nascondere. Il primo campo di concentramento - quello di Dachau -
non fu istituito per incarcerarvi ebrei, ma per i "nemici del popolo
tedesco", prescindendo dalle loro religioni. Nel corso del regime nazista vi
furono installati oltre 1200 campi di concentramento di cui alcuni - situati
nei territori occupati - contenevano una maggioranza di ebrei, la maggior
parte di questa estesa rete di lager invece no.

La "specialità" della situazione degli ebrei era consistita nel fatto che
loro furono considerati "proprietà privata" delle SS -  il che permise alle
SS di trasformarsi da una semplice milizia armata del partito NSDAP in uno
stato nello stato, con un proprio impero economico ed una propria
amministrazione capillare. Il fondamento economico di tale trasformazione -
accelerata enormemente dalle invasioni belliche - era la confisca delle
proprietà degli ebrei e, nell'ambito dell'economica bellica, lo sfruttamento
della forza lavoro degli ebrei capaci di lavorare. Il razzismo
propagandistico anti-ebraico era quindi innanzitutto finalizzato alla
legittimazione dell'esproprio di un'intera categoria di popolazione. Giusto
come il razzismo anti-arabo propagandistico dell'odierna Israele.

Nel contesto dei campi di concentramento, la prospettiva di sopravvivere era
maggiore per un ebreo che non per un non-ebreo comunista, intellettuale o
membro della classe "media" dei paesi slavi occupati durante la seconda
guerra mondiale, mentre la prospettiva di sopravvivere di un operaio o
contadino non-ebreo era uguale a quello delle vittime ebree: mentre gli
ebrei furono deportati nei ghetti e campi amministrati dalle SS,  la massa
lavoratrice dei territori occupati, gestiti dall'amministrazione militare,
fu deportata in vari campi di concentramento, per svolgere lavori forzati,
con razioni di cibo che raramente eccedevano i 1500 calorie per giorno - e
questo solamente in caso di lavoratori "preziosi", perché specializzati. Lì,
si era destinati a morire e la morte era calcolata.

Ora, per mettere in chiaro ancora una volta: non mi sogno neanche di negare
l'uccisione di milioni di ebrei. Ma mi rifiuto di parlare di "shoah" ed
insisto sul termine di genocidio amministrato. La ricostruzione del
genocidio amministrato durante il nazismo non porterà affatto alla
diminuzione della tragedia ebraica - al contrario. Ma il genocidio
amministrato era molto più vasto e terribile che non la persecuzione
specifica degli ebrei. Ciò che ho detto e che ribadisco è che l'introduzione
del termine "shoah" è servita e continua a servire ad oscurare la vista
sull'ingente macello che fu l'amministrazione nazista nei territori
occupati, dettata dalle cosidette "necessità" dell'economia bellica in
generale e dell'industria militare, nello specifico, nell'ambito di una
visione complessiva di "ridisegnare lo spazo della Nuova Grande Europa".
Scartando il termine "shoah", si allarga l'orizzonte alle vere dimensioni
dell'espansionimo militare tedesco dell'epoca, facendo affiorare la dinamica
cui s'ispira l'odierno progetto del Nuovo Grande Medioriente. Il termine
"shoah" è utile per nascondere i fatti, il termine "genocidio amministrato"
invece, apre l'orizzonte e li fa vedere con chiarezza.

E tipico sentirsi rispondere "nessuno ha mai detto che nei lager non vi
fossero anche persone non ebree ..... ma ciò non toglie che la
maggioranza.... fosse gente ebrea." Nelle frasi di "si.... però", ciò che
conta è sempre quello che arriva dopo il "però", mentre quello che è
racchiuso tra il "si" ed il "però", è quello che l'interlocutore ha deciso
di scartare, di non considerare. E questo è il risultato dell'introduzione
del termine "shoah": si parla dei treni che deportavano gli ebrei verso
campi di concentramento nei territori occupati dell' Europa orientale, ma
non si parla dei treni che andavano nella direzione opposta, portando
milioni di polacchi, ucraini, bielorussi e russi (ed anche italiani, come
avevo ricordato, ma che voi vi siete subito affrettati a scartare) nei campi
di concentramento tedeschi, dove la morte era una questione di tempo.

Conclusione: il genocidio praticato dai nazisti tedeschi era molto maggiore
di quanto si vuole fare ammettere al grande pubblico, ma anche molto meno
giudeo-centrico. Non so in quale misura la recente conferenza di Teheran
abbia contribuito a fare luce su questi fatti, ma sicuramente ogni
iniziativa seria che porti in questa direzione, merita la nostra attenzione.

Susanne Scheidt

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Sent: Thursday, December 14, 2006 10:10 PM
Subject: [APOTInon-la_bevo] shoah