I wahabiti alla conquista della Bosnia



I wahabiti alla conquista della Bosnia
23.11.2006   

La Bosnia Erzegovina tra Islam tradizionale e nuove versioni importate durante e dopo la guerra. Una dura presa di posizione del settimanale Dani dopo gli scontri avvenuti in Sangiaccato e altri episodi che hanno coinvolto la locale comunità islamica. Nostra traduzione
Di Vildana Selimbegovic, per Dani, 10 novembre 2006 (tit.orig. Vehabije osvajaju BiH)

Traduzione per osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak


Copertina di DANI (10.11.06)
Qualcosa accade al porto di Spalato: viene sequestrato un autobus stracolmo di turisti americani decisi a visitare Medjugorje. Il giovane sequestratore che risponde al nome di Zijad, in un fluente SHB [serbo-croato-bosniaco, ndt] chiede che gli venga data la possibilità di prendere la via più breve per arrivare in Bosnia Erzegovina! Al dramma viene posto termine da un’efficace azione della formazione d'élite della polizia della Repubblica croata: il rapitore viene fermato, le persone prese in ostaggio vengono salvate, e possono continuare il loro viaggio verso la Madonna.

E' la scena delle esercitazioni di lotta al terrorismo, mandata in onda martedì scorso sulle emittenti televisive della Croazia. Dunque, non c'è nessun dubbio da che parte i vicini croati si aspettino un attacco terroristico. Soltanto alcuni giorni prima dal vicino Montenegro è giunta una notizia reale: Jasmin e Erhan Smajilovic sono stati feriti in una sparatoria davanti alla moschea Arap nel centro di Novi Pazar. Lo scontro in realtà è stato la continuazione di qualcosa iniziato tempo prima nella stessa moschea dove, come l'aveva raccontato ai giornalisti il presidente della Medzlisa [Consiglio dei musulmani, ndt] Sead Sacirovic, era avvenuto uno scontro con un gruppo di una decina di wahabiti. Fisicamente sono stati aggrediti l'imam della moschea e il muezzin, è seguita la lotta, e secondo alcune affermazioni ci sono stati degli spari anche contro la cupola della moschea.

A quanto accaduto a Novi Pazar ha reagito anche il Rijaset [Consiglio degli anziani, ndt] della Comunità islamica della BiH dando “il pieno appoggio al Mesihat della comunità islamica del Sangiaccato nell'applicazione della Risoluzione del Rijaset riguardo l'interpretazione dell'islam”, e con il richiamo degli imam, degli hatibi [chi insegna la religione, ndt], ai mualim (maestri nella mekteba) e ai muderisimi [professori della medersa, ndt] del Sangiaccato ad “essere coscienziosi e responsabili nel mantenere e nel conservare le tradizioni religiose e culturali dei musulmani”. Nello stesso Addendo, che – come aggiunta alla sua risoluzione - tre giorni dopo quello che è successo a Novi Pazar, aveva formulato il Rijaset, già nel passo successivo fra le righe tratta di Abu Hamza: “il Rijaset della comunità islamica si aspetta dallo stato della Bosnia Erzegovina di rispettare i diritti umani di tutti i suoi cittadini a prescindere dalla religione, nazione e origine”; per poi dire: “Non è etico discriminare le persone che ci hanno aiutato, ma allo stesso modo non è giustificabile in modo serijatico [legge religiosa musulmana, ndt] continuare a criticare per il bene che viene fatto”.

E si tratterebbe solo di questo, insieme al giudizio del tutto leggero e di sfuggita sulle dichiarazioni con le quali si disprezza la comunità islamica della BiH e si offende l'ulema bosniaco (per chi ha una memoria breve: tale Abu Hamza dagli schermi della BHT 1, una decina di giorni fa, ha sputato in faccia ai musulmani bosniaci spiegando loro che l'islam in BiH è ufficiale, ma gli imam sono comunisti). Il passo più coraggioso del Rijaset e la posizione più precisa che si è potuta ottenere nel documento firmato dal reisul-ulema [capo della comunità islamica, ndt] Mustafa ef. Ceric in cinque-sei pagine, è la frase: “il Rijaset della comunità islamica un'altra volta ripete che coloro i quali in qualsiasi modo recano disordine nelle moschee con la scusa di applicare 'la vera religione' non sono persone dalle buone intenzioni”.

E reis-efendi hai fatto proprio bene a dircelo! Era veramente ora che l'istituzione del reisul-ulema di questo paese ci informasse anche in modo ufficiale che Muamer Topalovic, quel poveretto che con la scusa della vera religione e della lotta per un islam puro ha ucciso quasi l’intera famiglia Andjelic alla vigilia del Natale 2002 vicino a Jablanica, non fosse di buone intenzioni; è arrivata l’ora per la più alta autorità religiosa musulmana della BiH di farci conoscere la cattiva intenzione di Vedad Hafizovic, il ventitreenne di Sarajevo che all'inizio del 2006 di primo mattino ha sgozzato la propria madre, e poi pieno di sangue davanti alla moschea Istikal a Otoci, mentre si lavava alla fontana, ha spiegato agli ignari lavoratori che a casa ha “sgozzato il kurban” [vittima sacrificale, ndt]”. La madre si era meritata la morte perché quella mattina non ha voluto insieme a lui fare la sabah-namaz [preghiera del mattino, ndt], mentre la polizia e la procura non sono proprio entrate nei dettagli, ma hanno ammesso ai giornalisti che il giovane assassino si identifica come wahabita e che frequenta spesso la moschea Kralj Fahd e il Centro culturale dell'Arabia Saudita.

Per non occuparci delle altre bizzarre imprese della gente di cattive intenzioni che anche durante lo scorso ramadan in numero sempre più alto ha conquistato le moschee di tutta la BiH, che non ha ritegno nel rapire le bambine delle scuole medie per insegnar loro, nelle unioni matrimoniali, il vero islam, che sono qua - intorno a noi - pronti ad insegnarci che tutto ciò che per decenni e per secoli è stato coltivato come la tradizione più santa dell’eredità bosniaca e islamica in realtà è sbagliato. Il vero, puro islam si nasconde nelle seharama [il baule della dote, ndt] dell'Arabia Saudita e forse per questo che il reisul-ulema ha taciuto per tutti questi anni e sotto la maschera della protezione dei diritti di coloro che ci hanno aiutato nella lotta, chiama lo stato della BiH a proteggere i diritti umani di tutti i cittadini a prescindere dalla religione, nazione o origine.

Il nodo è all'origine: se il reisul-ulema e la Comunità islamica della BiH insieme all’establishment dell’SDA [Partito di Azione Democratica, ndt] di allora avessero avuto il coraggio di chiamare gli uomini di buone intenzioni con i veri e puri nomi a prescindere dall’origine, oggi non ci sarebbe stato bisogno di risoluzioni e addendi. La cosa più triste e più dolorosa per la realtà bosniaco-erzegovese è la nota verità che la loro origine da molto tempo ha smesso di essere importante: dall’ultimo decennio e più, da quando divulgano il vero e puro islam in tutta la BiH hanno radunato un numero sufficiente di membri dei nuovi abu muamera e abu vedada e che adesso sono loro gli abu hamza. La vera domanda è quanto in realtà le moschee siano già state ripulite e quando sarà il momento per ripulire - se necessario con le botte - anche lo stesso Rijaset.