Re[2]: Fermiamo il Nuovo Ordine Mondiale



>Dici giustamente di "smettere di correre come pecore
>dietro il pastore" ma chi non è pecora non solo ti
>ascolta ma già da tempo la pensa come te, ma il
>problema sta nei milioni, miliardi di pecore che non
>ti ascoltano perchè oramai conoscono solo il belato o
>i richiami gutturali del pastore.... bisogna
>trasformare questa massa pseudo-cerebrale da semplice
>terminale periferico di centri di produzione mediatica
>globalizzati e quindi deprivato di auto funzionamento
>logico individuale in un una persona umana capace di
>creare un proprio pensiero socializzato ed
>indipendente. Hai qualche suggerimento?



Io ce l'avrei un suggerimento.

A mio avviso occorre rimuovere
le condizioni che rendono pecora
e pappagallo una persona.

Una di queste condizioni è descritta qui:




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Quando sarà possibile un altro mondo?
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Nelle attuali società umane, come quindi anche in quella italiana, in cui i ruoli più importanti, più strategici da un punto di vista organizzativo, amministrativo, fiscale, educativo, culturale, mass-mediatico, sanitario, d'ordine pubblico, etc. sono assegnati a vita a determinate persone, viene a crearsi di fatto uno Stato ben disgiunto dai comuni Cittadini, un nocciolo duro assolutamente impenetrabile ed immodificabile da tutti coloro che ne sono stati esclusi. Queste due entità, Stato e Cittadini, che per patto sociale avrebbero dovuto coincidere, avrebbero dovuto esser tutt'uno, di fatto rimangono assolutamente separate e spesso contrapposte.

E' spesso, sì, scritto sulle carte costitutive dei Paesi più progrediti della Terra, come anche nella stessa Costituzione Italiana, che "la sovranità appartiene al popolo" (intendendo: a tutto il popolo!), ma la realtà è ben diversa: la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo, Italia in testa, sono non una Repubblica ma una "cosa di parte", sono qualcosa che letteralmente appartiene alle persone assunte a vita nei posti dello Stato (che siano esse dirigenti o semplici dipendenti). I più avanzati Paesi del mondo sono attualmente in mano ad una autentica oligarchia, di basso livello ma diffusa ovunque, che tuttora spadroneggia ed assoggetta, anche se in maniera sottile, subdola, la restante parte della popolazione, ed impedisce loro una naturale evoluzione verso ciò che i diversi àmbiti situazionali effettivamente richiedono.

Se in generale l'operato del nostro Governo e di quelli degli altri Paesi non ci trova d'accordo, non perdiamo altro tempo: concentriamo le nostre energie per rimuovere quel particolare modello di organizzazione sociale che è alla base di ogni comportamento malefico dei Governi, e dà carta bianca agli imperi economici mondiali. L'impiego pubblico assegnato a vita è l'origine profonda, nascosta, meschina, della stragrande maggioranza dei problemi del mondo d'oggi, siano essi pertinenti la pace, od il campo dei diritti umani, la distribuzione del lavoro, la difesa dell’ambiente, o che altro.

Esigiamo, dunque, ciò di cui è impossibile negare la assoluta legittimità: pretendiamo un equo impiego pubblico a rotazione, equamente condiviso e di reale appartenenza comune. Il giorno che questo nuovo ordinamento sociale venisse alla luce non vi sarebbero più, ad esempio, enti radiotelevisivi di Stato a far continua sfacciata propaganda al pensiero unico governativo, nè vi sarebbero forze dell'ordine (oggi assunte anch'esse a vita per rimanere a fedele guardia di Stati oligarchici) ad accanirsi contro i cittadini manifestanti, tantomeno potrebbe esservi un apparato burocratico a far da fertile terreno di coltura per ogni tipo di corruzione e malgoverno.

Si getterebbe invece il seme per realizzare una nuova società umana pienamente basata sulla condivisione e la partecipazione, non più sull'accaparramento e l'esclusione. Quel giorno, obiettivi, persino così ambiziosi come quello di veder ogni donna, ogni uomo sulla Terra disporre di un lavoro, e quindi di un reddito e, cosa ancor più importante, di un potere civico, minimamente garantiti, diverrebbero molto più facilmente raggiungibili. Disoccupazione e precariato, come pure qualsiasi altra incapacità dei governi a rispondere efficacemente alle esigenze della società, diverrebbero solo un brutto ricordo del passato.

L'impiego pubblico a vita è lo scoglio contro cui si infrangono tutti i più bei sogni dell'umanità. L'impiego pubblico a vita è l'anello debole di una catena, altrimenti indistruttibile, che tiene avvinto un intero mondo e ne impedisce il progresso sociale. L'impiego pubblico a vita è l'anello che, nell’interesse di tutti, ed in maniera legalmente, moralmente ed eticamente ineccepibile, dobbiamo oggi definitivamente spezzare.



Danilo D'Antonio

Laboratorio Eudemonìa
Via Fonte Regina, 23
64100 Teramo - Italy

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Quando altro mondo? # Versione 2.7.0 # 06-07-35