Re: corso di lingua serbo-croata-bosniaca




L'allegato che voleva inviare Ivan, per chi non lo avesse ricevuto, è questo:

È una mappa linguistica tratta dalla GRAMMATICA DELLA LINGUA SERBO-CROATA di Arturo Cronia, Trevisini editore, Milano (prima edizione: 1924 - sono seguite almeno altre otto edizioni fino agli anni 2000), la più importante se non unica grammatica di "quella" lingua (comunque la vogliate chiamare) edita nel nostro paese.

Consiglio ai sospettosi anche quest'altra grammatica:
Pravopis srpskohrvatskog jezika - Matica Srpska i Matica Hrvatska, 1960

Dopodichè, avrei una breve nota su quanto scrivono Silvia Maraone e Roberto Limonta. Non si tratta minimamente di fare i "primi della classe", e questa vostra interpretazione malevola non è innocente. Si tratta invece del volersi esprimere correttamente perchè "chi parla male pensa male" (Nanni Moretti), ovvero "chi non chiama le cose con il loro nome, semina disgrazia tra la gente" (Albert Camus). Sostenere l'inesistenza o la "non-più-esistenza" della lingua serbocroata è una presa di posizione politica, consistente nella legittimazione del separatismo nazionale o differenzialismo etnico che tanto spargimento di sangue ha causato nei Balcani. È logico che le nuove classi dirigenti nazionaliste - tutte - che si sono spartite quel territorio aborriscano il serbocroato così come aborrono la Jugoslavia. Ma è proprio perchè siamo in Italia, e non nei Balcani, che possiamo "chiamare le cose con il loro nome" senza rischiare di essere presi di mira dai cecchini. Perciò, sfruttiamo questa residua libertà che ci è data, finchè ci è data. Non tutti godono della stessa libertà, nemmeno in Occidente: per esempio, la lingua serbocroata non si può studiare ne' alla John Hopkins, ne' in una qualsiasi Università tedesca, per ovvi motivi di avversione politico-culturale ("minculpop").

Cordiali saluti internazionalisti
Andrea

On Feb 26, 2008, at 6:11 PM, Ivan P. Istrijan wrote:

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