Croazia: a dieci anni dall'operazione tempesta, giustizia ancora assente



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COMUNICATO STAMPA
CS96-2005

CROAZIA, AMNESTY INTERNATIONAL: A DIECI ANNI DALL'OPERAZIONE TEMPESTA,
GIUSTIZIA ANCORA ASSENTE

Dieci anni fa, il 4 agosto 1995, l'esercito della Croazia lancio'
l'Operazione Tempesta con l'obiettivo di riconquistare territori
controllati dai serbo croati. In occasione del decimo anniversario di
quegli eventi, Amnesty International chiede alle autorita' di Zagabria di
iniziare immediatamente a ottemperare ai propri obblighi di portare di
fronte alla giustizia tutti i responsabili dei crimini di guerra e dei
crimini contro l'umanita' commessi durante la guerra del 1991-95, senza
tener conto dell'etnia degli autori o di quella delle loro vittime.

Tra maggio e agosto del 1995, l'esercito e le forze di polizia della
Croazia riconquistarono i territori della Slavonia occidentale e della
Krajina. Durante e dopo queste offensive, circa 200.000 serbo croati -
compreso l'intero esercito serbo croato - fuggirono nella Repubblica
federale di Jugoslavia e nelle aree della Bosnia Erzegovina controllate
dai serbo bosniaci. Militari e poliziotti croati si resero responsabili di
torture, uccisioni ed espulsioni nei confronti dei civili serbo croati e
delle forze armate serbo croate in ritirata. Le iniziative assunte dalle
autorita' croate per indagare su questi crimini, sottoporre alla giustizia
i responsabili e risarcire le vittime e le loro famiglie sono state
largamente insufficienti.

Il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (Icty) ha
incriminato l'ex generale croato Ante Gotovina per crimini contro
l'umanita' e crimini di guerra commessi durante l'Operazione Tempesta, tra
cui l'uccisione di almeno 150 serbi della Krajina. Ad oggi le autorita'
croate sono venute meno al loro dovere di localizzare, arrestare e
trasferire Gotovina all'Icty. A giugno, intervenendo al Consiglio di
sicurezza dell'Onu, la procuratrice dell'Icty Carla Del Ponte ha
dichiarato che 'nella prima parte di quest'anno, gli sforzi delle
autorita' [di arrestare Ante Gotovina] non sono stati ne' proattivi ne'
mirati e si sono verificati diversi episodi in cui informazioni
significative sono state manipolate per ostacolare le indagini contro
Gotovina e la sua rete di protezione'. La procuratrice ha inoltre fatto
notare che vi sono indicazioni secondo cui Gotovina puo' ancora contare su
un attivo supporto protettivo, che si estende fino alle istituzioni
statali.

L'assenza di una piena cooperazione delle autorita' croate con l'Icty e il
mancato arresto di Gotovina hanno spinto l'Unione europea a rinviare a
tempo indeterminato l'avvio dei negoziati per l'ingresso della Croazia,
previsti il 17 marzo di quest'anno.

I procedimenti istruiti dai tribunali nazionali croati non hanno reso
giustizia a tutte le vittime, e alle loro famiglie, dei crimini di guerra
e contro l'umanita'. Se da un lato le inchieste e i processi nei confronti
di serbo croati e di altri imputati accusati di crimini di guerra e contro
l'umanita' ai danni di appartenenti all'etnia croata sono andate avanti
spedite, dall'altro e' stato fatto assai poco per spezzare l'impunita' di
cui beneficiano l'esercito e la polizia croati. I crimini commessi contro
i serbo croati durante le Operazioni Flash e Tempesta, cosi' come quelli
perpetrati in periodi precedenti del conflitto, non vengono spesso
riconosciuti e ai loro autori e' garantita un'ampia impunita'.

In un rapporto pubblicato lo scorso dicembre, Amnesty International aveva
gia' documentato un sistema di diffusa impunita', riguardante anche una
serie di omicidi e sparizioni di serbo croati verificatisi a Sisak nel
1991-92. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, non e' stato fatto
alcun passo avanti nelle indagini su questi crimini.

L'ultimo rapporto dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione
in Europa (Osce) sui progressi della Croazia nell'attuazione degli impegni
internazionali, reso noto a luglio, rileva che i serbo croati continuano a
costituire la maggioranza delle persone processate, spesso in contumacia,
per crimini di guerra e crimini contro l'umanita', mentre nel 2005 non e'
stato avviato alcun nuovo procedimento nei confronti di membri
dell'esercito croato.

Il fatto che il sistema giudiziario croato non garantisca un pari impegno
su tutte le violazioni, a prescindere cioe' dall'etnia dei responsabili o
delle vittime, costituisce una violazione degli obblighi internazionali
della Croazia e una grave minaccia allo Stato di diritto.

Dei circa 300.000 serbo croati espulsi durante la guerra del 1991-95, solo
117.000 sono ufficialmente censiti tra coloro che hanno fatto rientro
nelle proprie zone di origine. Secondo l'Alto commissariato dell'Onu per i
rifugiati, circa 200.000 croati, per lo piu' serbo croati, risultano
tuttora sfollati nei paesi vicini o altrove. Molti serbo croati,
specialmente coloro che vivevano nei centri urbani, non possono piu'
tornare perche' hanno perso il diritto a un appartamento di proprieta'
sociale. I serbo croati continuano a subire discriminazione nell'accesso
al lavoro e ad altri diritti economici e sociali. Amnesty International ha
ricevuto notizie di alcuni casi di violenza e minacce.

L'organizzazione per i diritti umani rinnova la propria richiesta alle
autorita' croate di porre fine all'impunita' per i crimini di guerra e i
crimini contro l'umanita' e di cooperare pienamente e senza condizioni con
l'Icty, con l'obiettivo di assicurare che Ante Gotovina sia arrestato e
trasferito all'Aja.

Amnesty International ha notato con interesse che le autorita' di Zagabria
sembrano recentemente aver mosso i primi passi per indagare sulle
uccisioni e le sparizioni di serbo croati avvenute a Osijek nel 1991-92.
L'organizzazione seguira' strettamente gli sviluppi e sollecita il governo
ad avviare simili indagini su tutti gli altri casi in cui membri
dell'esercito e della polizia della Croazia sono sospettati di aver
commesso crimini di guerra e crimini contro l'umanita'. Occorre porre fine
all'impunita' per i crimini commessi durante le Operazioni Flash e
Tempesta, cosi' come per le uccisioni, le sparizioni e le torture
perpetrate contro i serbo croati nella prima fase del conflitto.

Infine, Amnesty International chiede alle autorita' di Zagabria di
garantire che vengano rimossi tutti gli ostacoli al rientro sostenibile
dei rifugiati serbo croati, anche garantendo l'accesso all'abitazione e
ponendo fine alla discriminazione.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 4 agosto 2005

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Amnesty International Italia - Ufficio stampa
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