La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia




Da: "Coord. Naz. per la Jugoslavia"
Data: Mar 2 Nov 2004  15:13:27 Europe/Rome
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Oggetto: [JUGOINFO] La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia


La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia


Dopo cinque anni anni, sono oramai una decina ogni giorno i casi di
cancro diagnosticati a Pancevo. Lo sterminio chimico voluto dalla NATO
nel 1999 viene oggi nascosto parlando di inquinamento "di vecchia data"
e di inquinamento causato oggi dagli stabilimenti ancora in funzione:
quegli stabilimenti cioe' che sono malamente sopravvissuti alle
politiche economiche devastanti della destra ultraliberista al governo,
ma che sono ridotti in condizioni disastrose...


1. Pancevo: Come si vive in una città in cui i cittadini possono solo
sognare l’aria pulita / Dieci diagnosi di cancro solo in un giorno a
Pancevo

2.  La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in
Jugoslavia
(di Michel Chossudovsky, 2000--2004 - SEE THE ORIGINAL TEXT AT:
http://globalresearch.ca/articles/CHO404B.html )


(...)


=== 1 ===

da Alberto Tarozzi:

<< pancevo è una cittadina alla periferia di belgrado, sede del
complesso petrolchimico piu grande della ex jugoslavia. balzo' agli
onore delle cronache quando la nato lo bombardo', nel 1999, causando le
premesse per una catastrofe ambientale e sanitaria a lungo periodo ben
piu grave dell'uranio impoverito.
il petrolchimico gia inquinava prima della guerra. ai tempi del
bombardamento divento l'origine di una catastrofe di proporzioni
imprevedibili. ma anche dopo ha ripreso a funzionare in condizioni di
insicurezza allucinanti attraendo
lavoratori che per sopravvivere oggi, nella miseria del dopoguerra, è
disposta a rischiare il cancro nel breve periodo con un elevatissimo
grado di probabilita. dall'esterno pochi aiuti (tra quei pochi la
Provincia di Ravenna che ha fornito le apparecchiature per il
monitoraggio dell'aria). a livello locale qualche denuncia coraggiosa e
tante omissioni, col terrore che la conoscenza dei rischi portasse alla
chiusura di una delle poche occasioni di lavoro praticabili o al
boycottaggio di un'agricoltura contaminata. da questo cocktail
micidiale, sul finire dell'estate, è emersa una situazione
insostenibile.
il cancro e le intossicazioni sono li' e ora a ricordarci azioni
efferate di cui (per usare le parole di tom benetollo, testimone di
quei bombardamenti) ''dobbiamo, come italiani, vergognarci e chiedere
scusa''... >>

dall'archivio documentaristico di Zivkica Nedanovska due documenti, uno
sull'aria e uno sui casi di cancro:

---

Come si vive in una città in cui i cittadini possono solo
sognare     l’aria pulita

FONTE: giornale 'Glas Javnosti' di Belgrado/ autore Milos Obradovic
SITO INTERNET: www.ekoforum.org.yu/
DATA:29.08.2004.
       
Negli ultimi giorni il cielo di Pancevo era coperto così tanto di
nebbia e di fumo che i cittadini di Pancevo erano lasciati alla mercè
del vento senza di che, dicono loro, non avrebbero potuto respirare.
Dai fumaioli di tre grandi fabbriche della zona industriale, uscivano i
gas dai colori e odori più diversi e nell’aria di Pancevo vi era una
quantità enorme di sostanze tossiche, soprattutto benzene e toluene che
non si dovrebbero trovare affatto nell’aria. Alla presenza
dell’ammoniaca i cittadini sono già “abituati”, è una cosa già
diventata consueta, dicono loro. Tutte le cifre e i termini tecnici
degli elementi chimici presenti nell’aria di Pancevo hanno poca
importanza per le persone che sono costrette a respirare l’aria
inquinata ogni giorno. Loro sanno solo che quando non c’è il vento,
devono scappare in casa e chiudere le finestre. Non si può dire che non
diano retta all’ex ministra dell’ambiente A. Mihajlova che in un’
intervista, alla domanda del giornalista su cosa avrebbe consigliato ai
cittadini delle città molto inquinate, ha risposto: ”Loro vivono in
quel modo da molti decenni, devono seguire gli indicatori
dell’inquinamento di quel giorno e proteggersi chiudendo le finestre”.
I cittadini dicono che fuori si può stare solo con le maschere antigas.
Quando comincia a soffiare il vento, i cittadini di Vojlovica (il
quartiere accerchiato da  tre fabbriche chimiche) possono tirare il
respiro. Allora i
gas velenosi vanno nelle altre parti di Pancevo o oltrepassano il
Danubio ed arrivano fino al quartiere belgradese Karaburma. Il peggio è
che lì, a Vojlovica, abitano molti contadini che si occupano
dell’agricoltura e vivono della terra. Con tutti i veleni che cadono
sulla lora terra, si pone la questione di chi mangerà i loro prodotti
quando li vorranno vendere.
“E’una catastrofe, quando comincia a sentirsi il gas giallo, subito
chiudiamo le finestre perchè non entri il puzzo in casa. Qui non si
deve vivere, guardate come muore la gente, non solo i vecchi ma tanti
giovani e bambini. Solo che qui la gente non ha i soldi per trasferisi
in un altro posto” dice Janko Futo, abitante di questo quartiere
avvelenato.
“Non si sa cosa sia peggio, quando il fumo giallo comincia  a pizzicare
agli occhi o quando comincia si comincia a percepire quel bianco che sa
di uova guaste. O quando cade la rugiada e fa scendere l’ammoniaca sui
campi che brucia tutto. Qui vivono quasi tutte le popolazioni locali e
i giovani che
lavorano in una delle fabbriche chimiche. Non hanno dove andare” dice
Andrija Berecka di Vojlovica.
“Qualche volta voglio morire da quanto puzza. Il peggio lo viviamo
durante la notte. Forse la pressione atmosferica è più bassa e l’aria
inquinata scende e soffoca tutti qui a Vojlovica. Vi dico sinceramente,
era meglio quando ci bombardavano, allora le fabbriche non lavoravano e
non puzzava niente, ecco fino a quale punto siamo arrivati. Scherzi a
parte, quando comincia a soffiare la nostra buona “kosava” ci sentiamo
sollevati perchè il puzzo va altrove” dice Paja Beracka, pensionato di
Vojlovica.”Questo non è da ieri o da dieci giorni.
Noi viviamo in questo modo già da oltre vent’anni. Siamo già abituati
alle esplosioni e così, quando qualcosa esplode nelle fabbriche vicine,
non non ce ne accorgiamo più. Qualche volta lì vediamo il fuoco. Gli
operai lo spengono e così via, non cambia niente. Mi state dicendo che
siete giornalisti. Lo scrivere e i giornali non ci sono di grande
aiuto. E’ difficile che qualcuno ci aiuti. Questa situazione dura da
quando sono state costruite le fabbriche fino a oggi. Non credo che
adesso cambi qualcosa” dice rassegnato questo vecchio abitante di
Vojlovica.
Non è bene vivere a Pancevo, come dicono gli stessi abitanti di
Pancevo. Però non possono o non vogliono fuggire tutti. Perciò è
importante che le autorità locali in collaborazione con i responsabili
delle tre fabbriche chimiche riducano l’inquinamento al livello più
basso. Per la gente che vive a Pancevo, soprattutto nei quartieri più
vicini alle fabbriche, non ha nessuna importanza se si tratti del
fattore umano o della tecnologia arretrata. Non ha importanza neanche
come il problema si risolverà. Per loro è importante solo che possano
respirare normalmente senza la paura per cosa possano respirare.

---

Dieci diagnosi di cancro solo in un giorno a Pancevo

FONTE: giornale”Blic' di Belgrado/ autori M.Gligoric, M.Ivanovic.
SITO INTERNET: www.ekoforum.org.yu/
DATA: 28.08.2004.

La dottoressa Sonja Vjetrov, capo del Reparto oncologico nella Casa
della salute a Pancevo, ha effettuato recentemente dieci nuove diagnosi
di cancro in dieci nuovi pazienti solo in un giorno. Secondo le sue
parole, “non è affatto strano perchè il numero degli ammalati di cancro
a Pancevo sta crescendo
sempre di più, di anno in anno.  Al primo posto si trova il carcinoma
alla mammella, dopodichè viene subito il carcinoma degli organi
respiratori. La situazione è allarmante e non c’è tempo da perdere. In
questi giorni sento i responsabili
della zona industriale che dicono che filtri e impianti per la
ripulitura dell’aria sono molto costosi e che non ci sono soldi per la
loro installazione. Però, sono del parere che ci sia qualcosa molto più
costoso e cioè  la vita umana” aggiunge la dottoressa Vjetrov. I dati
che raccoglie e evidenzia l’Istituto comunale per la protezione della
salute confermano la gravità e la complessità della situazione
sanitaria a Pancevo. Seconde le parole della dottoressa, capo del
reparto di  medicina sociale, si sta notando l’aumento degli ammalati
per malattie respiratorie. In particolare sono colpiti i bambini in età
prescolastica fino a sette anni. I  piccoli abitanti di Pancevo sono
più esposti a queste malattie che i loro coetanei in altre parti della
Serbia. Inoltre, si sta notando un aumento notevole delle gravidanze
problematiche e di bambini che nascono con deformazioni. Per adesso ciò
è inspiegabile e non se ne
può individuare con la certezza la causa.
“Se gli abitanti di Pancevo rimarranno ancora esposti alle
concentrazioni elevate di benzene cancerogeno, ci si potrebbero
aspettare, a livello annuale, cento casi  di una forma rara di leucemia
dei bambini” - questa la prognosi
terribile annunciata al giornale “Blic” dal dottor Martin Judzin di
Chicago che studia già da vent’anni l’influsso del benzene sulla salute
umana. Il giornale”Blic” si è rivolto a questo esperto americano dopo
il tentativo non riuscito di avere la risposta dai tossicologi serbi.
Infatti, questi ultimi avevano rifiutato di commentare i dati secondo
quali, nella zona
industriale di Pancevo, si emetteva  benzene con una concentrazione che
arrivava a 150 microgrammi al metro cubo. Tutti gli esperti stranieri
contattati hanno chiesto ai giornalisti di”Blic” di verificare se
davvero si trattava di 150 microgrammi
o di uno sbaglio. Se il dato è vero, dicono loro, e nessuno non
intraprende niente, allora si tratta di un crimine orribile. L’esperto
americano spiega che è stato dimostrato scientificamente che se c’è la
concentrazione di uno solo microgramma al metro cubo nell’aria, su
centomila abitanti uno si ammalerà di leucemia. Se la concentrazione è
di 10 microgrammi al metro cubo, su diecimila di persone, si ammalerà
una persona e quando si avesse una concentrazione di 100 microgrammi al
metro cubo, su mille abitanti, uno  sicuramente si ammalerà di leucemia
- dice il dottor Judzin. Però, la concentrazione del benzene a Pancevo
era 150 microgrammi al metro cubo.


=== 2 ===

SEE THE ORIGINAL TEXT AT:
http://globalresearch.ca/articles/CHO404B.html

La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia

di   Michael Chossudovsky

Con questa sua relazione, pubblicata per la prima volta nel 2000,
Michael Chossudovsky ha fornito un documento definitivo e la prova
fotografica che, contrariamente a quanto dichiarato da vari osservatori
internazionali, la catastrofe ambientale del petrolchimico di Pancevo
non fu un "danno collaterale" (ovvero un incidente di guerra),
tantomeno un caso  di negligenza criminale (intesa come il risultato di
un’indifferenza criminale per le conseguenze).
La prova è schiacciante. La NATO fece saltare in aria, intenzionalmente
e meticolosamente, container di sostanze chimiche tossiche con
l’obiettivo di creare un inferno ecologico.


All’inizio della guerra, la NATO aveva dato rassicurazioni all’opinione
pubblica mondiale riguardo alla “precisione nel colpire gli obiettivi”
e all’uso di armi sofisticate, allo scopo di evitare “danni
collaterali”, rischi ambientali inclusi:

“Facciamo tutto il possibile per evitare inutili danni collaterali.
Abbiamo preso la cosa molto sul serio, lavorato sodo, investito molto
tempo per pianificare le missioni.” (1)

Nel complesso petrolchimico di Pancevo, alla periferia di Belgrado,
invece, è successo proprio il contrario. La sorveglianza aerea e
l’utilizzo di immagini termiche satellitari non sono state utilizzate
soltanto per bloccare l’industria petrolchimica jugoslava, ma anche,
appositamente, per generare un disastro ambientale.

I raid aerei sul complesso di Pancevo iniziarono il 4 aprile 1999 e
continuarono inesorabilmente fino al 7 giugno. Del complesso di Pancevo
faveva parte anche una raffineria petrolifera (costruita con supporto
tecnico della Texaco) e un impianto per produrre un fertilizzante
agricolo chimico. L’impianto petrolchimico venne completamente
bombardato (41 bombe e 7 attacchi missilistici). Le aree bombardate si
trovavano a meno di 200 metri da abitazioni civili.

All’inizio del conflitto, gli operai dell’impianto furono coinvolti
nella rimozione dei materiali tossici, svuotando molti grandi serbatoi
e container di sostanze chimiche, soprattutto proprio al fine di
evitare i rischi di “danni collaterali”. Poco a poco capirono che la
Nato li stava osservando attraverso i sistemi di sorveglianza aerea e
da satellite. Le immagini termiche permisero agli strateghi militari
della NATO di sapere quali container erano stati svuotati e quali
rimasti pieni.

Tutti i manufatti nell’impianto di Pancevo, compresi i container pieni
di sostanze chimiche, emettono raggi infrarossi. I misuratori termici
possono captare, da una spia satellitare o da un aereo, i raggi
infrarossi emessi da qualsiasi oggetto collocato situato all’interno
dell’impianto petrolchimico e trasformare le letture in un video ad
alta risoluzione o in una foto.

I misuratori termici possono captare differenze di temperatura di 0,1
gradi, consentendo agli strateghi della NATO di “classificare” e
distinguere facilmente i container pieni da quelli vuoti. Gli aerei da
guerra NATO possedevano diversi sistemi avanzati come sensori
infrarossi e elettro–ottici. Le immagini satellitari termiche furono
trasmesse dal Centro aereo di operazioni combinate (CAOC) di Vicenza,
Italia, dove furono decisi gli attacchi dei bombardieri. Vennero anche
utilizzati altri sistemi di sorveglianza avanzata compresi i piccoli
aerei senza pilota (UAV), e aerei spia d’alta quota U2.
Secondo quanto riferito da un portavoce del Pentagono, l’U2 “scatta la
foto da un’ altitudine molto elevata, la rinvia in America dove viene
analizzata”. Da là “le coordinate esatte dell’obiettivo” vengono
passate al CAOC di Vicenza che poi le “trasmette ai piloti". (2)

Gli strateghi NATO possedevano inoltre informazioni dettagliate sulla
disposizione dell’impianto, pensato e realizzato da una multinazionale
edile americana, la Foster Wheeler (un’impresa specializzata nella
costruzione di impianti petrolchimici). La NATO sapeva benissimo dove
stavano le cose. Con crudele ironia, un investimento statunitense in
Jugoslavia (finanziato con denaro prestato dalla World Bank) è stato
bombardato dallo zio Sam. I piloti in cabina sapevano di distruggere un
impianto “made in America”?

Molti container erano stati svuotati. Usando i rilevatori termici la
NATO era in grado di identificare quali serbatoi erano ancora pieni di
sostanze chimiche tossiche. Tra questi liquidi nocivi c’erano serbatoi
di etilene-dicloride (EDC), etilene, cloro, cloro-idrogeno, propilene,
e cloruro di vinile monomero (VCM). Come ben dimostrato dagli
ambientalisti, il cloruro di vinile monomero (CVM) usato per produrre
materie plastiche (es. resina PVC) è una pericolosa sostanza inquinante
e cancerogena. Può anche provocare danni al cervello e al fegato, oltre
che ai feti con gravi deficienze alla nascita.

Se l’unico intento della NATO fosse stato quello di chiudere
l’impianto, senza rischi ambientali “collaterali”, essa avrebbe potuto
farlo bombardando le attrezzature e i macchinari. Perché colpire con
tanta precisione anche i serbatoi con i liquidi tossici?

Le "bombe intelligenti” non erano stupide: andavano dove gli era stato
comandato. La NATO ha selezionato scrupolosamente i container, le
cisterne e i serbatoi cha contenevano ancora sostanze tossiche. Secondo
il direttore dell’impianto petrolchimico, la NATO non ha colpito
nemmeno un solo container vuoto: “Non è stato un caso, ha scelto di
colpire quelli pieni e le sostanze chimiche si sono riversate nel
canale che sfocia nel Danubio”. Inoltre, secondo il direttore
dell’impianto, le fuoriuscite di etilene–dicloride (EDC) hanno
contaminato 10 ettari di terreno nelle vicinanze dell’impianto (3)

Quando le bombe intelligenti colpirono i loro venefici obiettivi a
Pancevo, liquidi e vapori tossici si diffusero nell’aria, nell’acqua e
nel terreno. I container furono fatti esplodere o perforati
intenzionalmente. Nel complesso petrolchimico il terreno è ancora
imbevuto di etilene-dicloride tossico.
Secondo una relazione del Centro Ambientale Regionale per l’Europa
Centrale e Orientale (REC):

“Nel Danubio sono state riversate più di mille tonnellate di
etilene-dicloride provenienti dal complesso petrolchimico di Pancevo
(attraverso il canale che collega l’impianto al fiume). Più di mille
tonnellate di natrium idrossido fuoriuscirono dal complesso
petrolchimico di Pancevo . Circa 1.000 tonnellate di idrogeno-cloro
confluirono nel Danubio”. (4)

Otto tonnellate di mercurio si riversarono nel terreno. Anche
l’impianto per il trattamento delle acque venne bombardato,
contribuendo così ad aggravare l’impatto ecologico. (5)

Gli strateghi militari NATO sapevano con precisione cosa stavano
facendo e quali ne sarebbero state le conseguenze. Il 4 aprile, nella
raffineria vicina, due missili NATO colpirono le stanze di controllo
uccidendo tre membri dello staff. L’impianto si incendiò riducendosi a
un ammasso di macerie tossiche. Lo scopo era provocare un disastro
ambientale. La NATO si aspettava che, bombardando senza pietà Pancevo e
atre zone abitate da civili, il risultato sarebbe stato di intimidire
Belgrado forzandola ad accettare l’Accordo di Rambouillet, compresa la
famigerata Military Appendix [l'"Allegato B" del testo proposto dalla
delegazione statunitense] che, essenzialmente, garantiva alla NATO il
diritto di occupare tutta la Jugoslavia.

A seguito dei bombardamenti, i Verdi tedeschi e gli esperti del
Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), oltre ad altri gruppi,
visitarono l’impianto di Pancevo. La relazione dell'UNEP tralascia gli
effetti ambientali causati dai bombardamenti, mentre sottolinea, nelle
sue conclusioni principali, che Pancevo e altri impianti petrolchimici
del paese erano già a rischio ecologico, ancor prima dei bombardamenti,
a causa del basso livello degli standard ambientali. (6)
La relazione UNEP usa attentamente le parole per fungere da copertura.
Copre la NATO, minimizza la serietà della catastrofe ambientale, mentre
biasima (senza fornire prove) le autorità jugoslave. Il sostegno tacito
dell'UNEP alla legittimità dell’alleanza militare occidentale arriva a
fargli formulare risultati che contraddicono quelli di altri studi
scientifici, compresi quelli del Regional Environment Center per
l’Europa Centro-orientale (REC), realizzati per la Commissione Europea.
(4).

La complicità dell'UNEP, un’agenzia specializzata dell’ONU che ancora
si ritiene mantenga un minimo di integrità, è un ennesimo sintomo del
deterioramento del sistema delle Nazioni Unite che sta svolgendo un
fondamentale ruolo nel fornire copertura ai crimini di guerra della
NATO.

[ FOTO: 1. Una "bomba intelligente" ha colpito questo container con
precisione assoluta 2. Il container sulla destra e' stato bersagliato
dalla NATO perche' era pieno di VCM, altamente cancerogeno. (Vedi alla
URL:
http://globalresearch.ca/articles/CHO404B.html) ]

Note

(1) Dichiarazione del Generale Chrles Wald del Pentagono, Dipartimento
Difesa, Conferenza Stampa, Washington, 12 Aprile 1999.
(2) Dipartimento Difesa, Conferenza Stampa, Washington, 14 maggio 1999.
(3) Intervista realizzata dall’autore a Pancevo, Marzo 2000
(4) Si veda la relazione del REC intitolata “Valutazione dell’impatto
ambientale delle attività militari durante il conflitto in Jugoslavia”:
http://www.rec.org/REC/Announcements/yugo/background.html
(5) Intervista realizzata dall’autore a Pancevo, Marzo 2000
(6) Relazione UNEP dal titolo “Conflitto in Kosovo: Conseguenze per
l’ambiente e la popolazione”, realizzata per la Commissione Europea:

www.grid.unep.ch/btf/final/index.htmlhttp://www.grid.unep.ch/btf/final/
index.htm

© Copyright M CHOSSUDOVSKY 2004

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