Intervista a Ennio Remondino



Intervista ad Ennio Remondino
Giornalista RAI, inviato nei Balcani
A cura di Francesco Lauria
http://francesco.lauria.blog.tiscali.it

1)      Come è nato il suo rapporto con i “Balcani” ?

La verità pura e semplice sovente scandalizza. Nei
Balcani ci sono finito per caso, anzi, per esilio.
Dopo 15 anni di giornalismo investigativo al Tg1,
seguendo terrorismo rosso e mero, mafie, trame e spie
varie, nel 1990 sono inciampato su una inchiesta di
troppo: i rapporti fra Cia e P2 . Si arrabbiarono
molto Bush senior, Cossiga e Andreotti.Il risultato
diu quella inchiesta assolutamente veritiera, fu la
sostituzione di Nuccio Fava alla direzione del Tg1
(con Bruno Vespa) e il mio allontanamento da inchieste
e P2. Reporter di guerra per esilio, e balcanologo per
caso. Stavo conducendo una inchiesta sui traffici
d'armi dall'ex unione sovietica e sulla pista delle
indagini finii a Sarajevo. Alle porte della città
fummo presi di mira e un mio collaboratore fu colpito,
solo ferito per fortuna. Da allora è nato l’amore
contrastato che mi lega ai Balcani.
 
2) In questi lunghi anni, in cui è Lei è stata la
principale voce italiana, almeno per quanto riguarda
il giornalismo televisivo, nei e dai Balcani come
giudica la conoscenza che l’opinione pubblica italiana
ha maturato di un’area così geograficamente vicina?
Qual è stato, a suo giudizio il livello di
professionalità ed obiettività dei nostri media nei
confronti della martoriata area balcanica?

Conoscenza scarsa e spesso prevenuta, direi. La colpa
ovviamente è di chi informa. Informazione sovente di
maniera, superficiale, portata alle semplificazioni
del Cattivo contro il Buono indotte da sofisticate
campagne propagandistiche finanziate a suon di milioni
di dollari dai governi interessati. Il Cattivo Serbo,
salvo l'impegno stupido di Milosevic e corroborarlo,
fu una operazione comunicativa gestita da una
importante società statunitense di pubbliche
relazioni. Gli interessi economici e politici della
Germania e quelli religioso del Vaticano, con
l'anticipato riconoscimento della indipendenza di
Slovenia e Croazia in assenza di accordi di garanzie
sulle diverse minoranze interne, hanno fatto il resto.
 
3)      Qual è stato invece, secondo Lei, il ruolo dei
media locali nel fomentare, sostenere, giustificare
gli odi etnici? Qual è la situazione della libertà di
informazione nei Balcani oggi, tenendo conto delle
diverse realtà?

Per rispondere a questa domanda ti propongo la lettura
di un capitolo del mio ultimo libro sui sistemi
televisivi in Europa. Senza regole, Editori riuniti,
capitolo "Trombettieri del massacro". Proverò a
mandartelo, visto che il libro non lo hai certamente
letto. 
 
4)      A suo giudizio le guerre balcaniche sono state
realmente guerre “etniche”? Che tipo di incidenza vi è
stata da parte delle “mafie” e degli accordi sotto
traccia delle rispettive elites nazionaliste? Che
ruolo giocano, dal punto di vista socio-economico e
politico  oggi questi poteri?

Quelle guerre sono nate come quasi tutte nel mondo,
per pure e semplici logiche di potere. Al nazionalismo
serbo di Milosevic serviva il contrapposto
nazionalismo croato di Tudjman. L'appartenenza etnica
e quella religiosa, sono state le divise che servivano
a distinguere fra loro gli slavi del sud. Come in ogni
guerra civile, le mafie, i gruppi criminali sono parte
di ogni evento di illegalità diffusa e di conflitto.
Oggi, la criminalità organizzata condiziona e comanda
in Kosovo, in Montenegro, e condiziona la Serbia e la
Mecedonia, preme in Croazia e minaccia la Bosnia. 
 
5) I Balcani sono considerati il “buco nero
dell’Unione Europea”. Eppure, nella loro complessità,
sono innegabilmente parte dell’Europa.
Europa, Unione Europea, sembra, giocheranno un ruolo
sempre maggiore nel post conflitto ad esempio in
Bosnia ed in Kosovo. Quali sono, a suo giudizio, in un
mondo sempre più egemonizzato dalla unilateralità
statunitense, i passi più necessari ed urgenti per
avvicinare Balcani ed Europa, Europa e Balcani?

Semplicemente avviando una procedura accelerata e
privilegiata di accesso all'Unione europea, senza
cadere ancora una volta nella trappola della
determinazione a priore dei buoni e dei cattivi di
comodo. L'accesso della Croazia, non può e non deve
escludere la Serbia, come la spinta indipendentistica
dell'inquieto Montenegro non si risolverà mai senza
una definizione del futuro del Kosovo e la
stabilizzazione della Macedonia. Da pessimista che
bada ai fatti, ripeto sovente che nei Balcani l'Unione
europea ha ereditato dalla politica statunitense
dominante un semplice "cessate il fuoco". Basterebbe
oggi una semplice scintilla per incendiare nuovamente
la Bosnia e il Kosovo. E' un’eredità europea e
l’Europa deve cercare di rimediare agli errori del
passato.




		
___________________________________
Scopri Mister Yahoo! - il fantatorneo sul calcio di Yahoo! Sport
http://it.seriea.fantasysports.yahoo.com/