(Notizie Est) L'AMERICA MINACCIA ANCHE LA CROAZIA?



Aggiungo un commento personale al pezzo di Novi List tradotto e diffuso da
Notizie Est, sulle scandalose minacce dell'ambasciatore USA a Zagabria,
rivolte al govenro croato per la sua posizione di non belligeranza in
queste ore. Ricorderete che ho citato la "dichiarazione di Vilnius" pochi
giorni fa, sulla versione inglese della lista.

Dunque, minacce degli USA a Zagabria. Devo sottolineare che

NON E' LA PRIMA VOLTA!

L'intimidazione e' un mezzo corrente di comunicazione degli ambasciatori
USA a Zagabria.

Nell'estate del 2000 rimasi totalmente scandalizzata dalla scenata del
predecessore di Rossin, che si precipito' a battere i pugni sul tavolo al
telegiornale delle otto di sera per costringere il governo croato a
ratificare il disastroso contratto stipulato da Tudjman con la ENRON.

Si, quella Enron li'. Una delle piu' grosse organizzazioni a delinquere
internazionali.

Multinazionale dell'energia, fallita in una colossale truffa che ha messo
in crisi i mercati finanziari mondiali e rovinato folle di azionisti.
Utilizzatrice abituale di corruzione, ricatti e violenze come stile di
conduzione d'affari in giro per il mondo.

In Croazia all'epoca non sapevano che la corporation in questione aveva
sulla coscienza un'incredibile storia di violenze in India, dove aveva
senza scrupoli scatenato repressioni poliziesche di massa pur di realizzare
una megacentrale elettrica (peraltro del tutto inutile), alla quale si
opponeva la popolazione locale.

Piu' di centosessanta pagine di rapporto pubblicato da Human Rights Watch.

No, in Croazia non lo sapevano, ma lo seppero ben presto perche' ci pensai
io a passare le informazioni a diversi colleghi di giornali nazionali. Non
solo sull'India, anche su una serie di altri paesi "deboli" nei quali la
Enron faceva affari portata per manina da ambasciatori USA (come a
Zagabria) e funzionari dello State Department, a far pressioni direttamente
sui governi, con quella fine strategia politica che si chiama "bastone e
carota". Nel caso del fu presidente croato Tudjman, la carota era stata la
promessa di un incontro con Clinton, mai avvenuto.

Prima del megacrack, Enron aveva sul suo libro paga una lunga sfilza di
politici  - sia di Bush (senior) sia di Clinton. Perfino il portavoce di
Madeline Albright.

Nonostante tutto il polverone che in un modo o nell'altro siamo riusciti ad
alzare, la Enron riusci' comunque a obbligare la Croazia ad acquistare
corente elettrica a prezzi rovinosi. Ovviamente, le bollette della gente
schizzarono all'insu' del trenta per cento. In compenso presidente e capo
del governo furono magnanimamente portati a pranzo a Washington.

Mi risulta che sia tuttora in corso un'altra scandalosa campagna di minacce
USA contro la Croazia - quella sugli OGM.

Il governo croato non li vuole. Vorrebbe una legge di tutela. E' stato
esplicitamente minacciato di sanzioni WTO se solo ci prova.

Ed ora, questo.

Potrei anche citarvi la disinvoltura con cui in Bosnia si prelevano e
sbattono in galera (oltreoceano) presunti complici di intrighi
terroristici. Musulmani, ovviamente. Legalita', diritti civili, sovranita'
nazionale? Ma fatemi il piacere.

Insomma, inutile che la faccia tanto lunga: questi son piccoli paesi con
quattro milioni di abitanti e senza soldi, tanto meno armi.

Con loro lo zio Sam non ha bisogno di usare i guanti. Dice le cose come
stanno: poveri voi se provate a remarci contro.

Ritengo sia estremamente utile per noi "privilegiati" porre attenzione a
questa realta': inutile che vi dica a chi potrebbe toccare domani.

paola

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Date: 20 Mar 2003 13:04:51 -0000
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Subject: N.E. Balcani #644 - Croazia

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N.E. BALCANI #644 - CROAZIA

20 marzo 2003

WASHINGTON PRENDE A SCHIAFFI ZAGABRIA

L'ambasciatore USA a Zagabria minaccia apertamente la Croazia per il suo
mancato sostegno alla guerra contro l'Iraq

[NOTA SULLA GUERRA: Nei suoi sei anni di esistenza, "Notizie Est" ha
purtroppo dovuto affrontare a più riprese il tema della guerra, prendendo
sempre posizioni chiare. Oggi, di fronte alla nuova guerra scatenata dagli
USA, esprimiamo la nostra opposizione a questo ennesimo atto criminale e al
folle piano di potenza che lo motiva. "Notizie Est - Balcani" proseguirà
normalmente il suo lavoro di informazione, perché riteniamo che sia
importante evitare un black-out informativo su quanto avviene nei Balcani
in un momento delicatissimo per tutta la regione e in particolare per la
Serbia, dove il dopo-Djindjic si sta sempre più profilando come un
pericoloso putsch di destra - a.ferrario]

L'AMERICA MINACCIA ANCHE LA CROAZIA?

di Jelena Lovric - ("Novi List" [Fiume/Rijeka], 20 marzo 2003)

"Il governo Racan non ha avuto il coraggio e la risoluzione di appoggiare
gli USA nella guerra contro gli USA e per questo ne subirà le conseguenze",
così si è espresso un infuriato ambasciatore americano Rossin
nell'intervista data a un settimanale croato, ammettendo di essere "molto
deluso" dalla decisione del governo. Non viene precisato quali conseguenze
ci si può attendere, ma l'ambasciatore le ha definite "inevitabili". Di
tali reazioni sono stati fatti oggetto tutti coloro che non seguono
l'America nella sua posizione riguardo alla crisi irachena. Del Consiglio
di Sicurezza dell'ONU Rossin ha detto che "non è in grado di assumersi le
proprie responsabilità e così la decisione di agire degli Stati Uniti e
della coalizione è l'unica opzione che può mettere in atto la volontà delle
Nazioni Unite". Rossin, ritengono i bene informati, è infuriato perché
considera la posizione croata come un insuccesso personale che comporterà
la fine del suo mandato a Zagabria. Un fatto che di sicuro aumenta la sua
delusione. A quanto parte comunque a Washington non stanno preparando una
spedizione punitiva contro la Croazia, per quanto l'amministrazione USA
sia, naturalmente, insoddisfatta di questa diminuzione del sostegno morale
e politico alla sua marcia di guerra contro Bagdad. L'ambasciatore croato
negli Stati Uniti, Ivan Grdesic, ha affermato che gli americani lo hanno a
più riprese rassicurato sul fatto che non si chiederà alla Croazia di
prendere parte e schierarsi o con gli USA o con l'UE. Probabilmente sono
precise le interpretazioni secondo cui la posizione croata non avrebbe
suscitato tante ire negli Stati Uniti se la Croazia non avesse in
precedenza firmato la dichiarazione dei paesi del Gruppo di Vilnius a
favore della guerra. Il cambiamento di posizione ora viene considerato come
un vero e proprio tradimento. E' un'interpretazione non priva di
fondamento. Il ministro degli esteri croato è stato il primo a dare il
pieno sostegno alla guerra di Bush contro l'Iraq, ma successivamente il
governo ha riflettuto un po' - soprattutto per le pressioni dell'opinione
pubblica interna e dell'UE - e ha deciso di condizionare il proprio
appoggio a un'autorizzazione delle azioni di guerra da parte del Consiglio
di Sicurezza.

Se le dichiarazioni con le quali Rossin ha preso a schiaffi il governo di
Zagabria esprimono effettivamente la posizione ufficiale di Washington, il
significato è chiaro, e cioè che l'America si comporta in base al motto:
chi non è con noi è contro di noi. La Croazia, naturalmente (lo ha detto
anche Racan) non è contro l'America. Semplicemente si rifiuta di seguirla
in una guerra che non è stata approvata dall'unica istanza competente in
materia, cioè il Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Di fronte a fatti così
grandi ogni paese deve tenere conto della propria coscienza e dei propri
interessi. Se Washington dovesse davvero concretizzare le minacce secondo
cui la Croazia verrà punita perché non si è unita all'America e alla sua
cosiddetta coalizione, si potrebbe dire che l'amministrazione Bush tratterà
tutti coloro che non si sono raccolti sotto la sua bandiera di guerra come
potenziali nemici. Che vedrà in ciascuno di loro una specie di Saddam
Hussein. Ed è proprio un'eventualità temuta non solo da Zagabria: che
l'America dopo l'Iraq si comporterà come il padrone del mondo, praticando
le proprie idee di guerra preventiva come e quando lo vorrà. La minacciosa
retorica dell'ambasciatore Rossin rende tale timore del tutto motivato e
giustificato.


LE MINACCE DEL POLIZIOTTO MONDIALE
di Irena Furlan - ("Novi List" [Fiume/Rijeka], 20 marzo 2003)


Il governo croato ha perso l'occasione unica di entrare nella grande
coalizione di guerra contro l'Iraq guidata dagli USA e ora dovrà subire
chissà quali conseguenze. Perché chi non è con il "Grande fratello",
sicuramente è contro di lui. E' questo più o meno il succo dell'intervista
data dall'ambasciatore americano in Croazia, Lawrence Rossin, a un
settimanale. Rossin ha "minacciato" Racan e il suo governo perché hanno
rifiutato di appoggiare apertamente la guerra americana e, invece di farlo,
hanno deciso di continuare a sostenere una politica di pace. "Il governo
croato può prendere le decisioni che desidera e metterle in atto", aveva
rispostao con convinzione Rossin all'affermazione di un giornalista secondo
cui il governo di Zagabria non ha fatto altro che ascoltare il desiderio
del 75% dei cittadini della Croazia che sono contro la guerra. Perché
l'opinione pubblica, sembrerebbe, è solo un altro danno collaterale.
Insieme alle probabili vittime civili degli attacchi contro l'Iraq. La
politica americana, a quanto sembra, ha dimenticato che la Croazia non è
l'unico paese che non è stato incluso nell'elenco degli "amici" di guerra
americani, né è un fattore mondiale importante per l'azione contro l'Iraq,
come, per esempio, la Francia o la Russia. Si dimentica che l'elenco di
coloro che sostengono gli attacchi nelle ultime settimane è diminuito,
tanto che dalla cifra impressionante di 90, cioè circa metà del mondo, è
calato fino alla trentina di alleati i cui nomi all'inizio della settimana
sono stati "fatti girare" dalla CNN, e le ultime notizie lo danno appena a
quota 20. La politica americana dimentica anche quali conseguenze gli USA
hanno subito dopo azioni analoghe. Si dimentica che la stessa opinione
pubblica che il presidente americano ignora con disprezzo, una trentina di
anni fa ha "buttato fuori" i soldati statunitensi dal Vietnam. No, la
politica americana non si preoccupa di queste cose. Si preoccupa di punire
la Croazia, perché si è schierata a fianco di altri circa 150 paesi, e non
della superpotenza d'oltreoceano. Il poliziotto mondiale ha fatto le sue
minacce e noi ora, a quanto sembra, dovremmo farcela addosso dalla paura.

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