LETTERA AI VETERANI DI GUERRA E ALLE ORGANIZZAZIONI DEI RIFUGIATI DI BRATUNAC E SREBRENICA



Nel mese di luglio, le Donne in Nero di Belgrado e altre donne di Serbia
hanno organizzato un convoglio per andare a Srebrenica ma il loro passaggio
fu impedito dalla polizia della Repubblica Srpska. Avete già ricevuto la
Lettera Aperta delle DiN in relazione a questo fatto.
In seguito ad essa un periodico di Belgrado ha pubblicato una lettera dei
veterani di guerra che, tra le altre cose, accusavano le DiN di occuparsi
solo delle vittime musulmane delle guerre e giustificavano l'azione della
polizia contro di loro. Le DiN hanno risposto: LETTERA AI VETERANI DI
GUERRA E ALLE ORGANIZZAZIONI DI RIFUGIATI DI BRATUNAC E SREBRENICA_15-7-02

LETTERA AI VETERANI DI GUERRA E ALLE ORGANIZZAZIONI DEI RIFUGIATI DI
BRATUNAC E SREBRENICA

Con tutto il rispetto dovuto,
attraverso un'informazione della Tanjug siamo state informate della lettera
aperta da voi inviataci, in relazione alla nostra intenzione di rendere
omaggio alle vittime del massacro di Srebrenica, nella quale giustificate
il comportamento della Polizia della Repubblica Srpska, e sollevate
sospetti sulla nostra onestà, criticando la nostra ambivalenza, e ci
invitate a manifestare la stessa attitudine verso le vittime serbe e
musulmane. Siamo state informate troppo tardi del vostro invito a visitare
lo scenario dei massacri di Zalesje, Sase e Zagoni il 12  luglio per
poterlo accettare; questo non significa che avremmo rifiutato l'invito e
speriamo che con determinate condizioni e con la vostra cooperazione,
potremo realizzare questa visita.
Vi scriviamo con buona volontà e con la speranza che riuscirete a vincere i
pregiudizi  profondamente radicati nella maggioranza della popolazione di
tutti i paesi che hanno partecipato, in un modo o nell'altro, alle guerre
del 1991-1999. Questi pregiudizi sono la conseguenza sia di manipolazioni
intenzionali che hanno portato voi e i vostri nemici al disastro, alla
tragedia e spesso alla ignominia, sia della mancanza di informazione tra
una gran numero di abitanti della Repubblica Srpska sulle motivazioni e gli
obiettivi delle attività di pace di noi, Donne in Nero, e delle persone, di
tutte le regioni che componevano quel che prima era il nostro paese, che ci
appoggiano.
Per noi, tutte le vittime hanno lo stesso valore ed ogni crimine è un
crimine e merita eguale condanna e pena. Ci siamo sempre opposte
energicamente ad accettare qualsiasi gerarchia delle vittime qualsiasi
siano i fondamenti su cui si basi. Allo stesso modo, respingiamo tutti i
tentativi di ottenere l'amnistia per i crimini commessi da una delle parti
o di confrontarli e soppesarli in relazione ai crimini commessi dall'altra
o da una terza parte.
Voi probabilmente non siete al corrente del fatto che, dall'inizio delle
nostre attività (1991), noi Donne in Nero abbiamo aiutato le persone
rifugiate di tutte le nazionalità; sembra anche che non sappiate che siamo
state tra le poche organizzazioni di Serbia che, nell'agosto del 1995,
hanno fatto il possibile per aiutare la popolazione cacciata dalla Krajina
(non è necessario ricordarvi, certo, che si trattava di uomini, donne,
bambini/e di nazionalità serba). Probabilmente non sapete che in quei
giorni, alcune nostre attiviste stavano lavorando nei posti di frontiera
tra la Repubblica Srpska e la Serbia, disposte a fare il possibile per
cercare di aiutare  la gente esiliata e provvedere alle loro necessità di
base (mentre la maggioranza dei patrioti della grande Serbia non ha offerto
al disperato popolo della Krajina nemmeno un bicchier d'acqua). Non
esponiamo questi fatti per enfatizzare i nostri meriti, ma perché siamo
convinte che quei falsi patrioti, che vogliono presentarci come traditrici
dei  Serbi, hanno taciuto su questi fatti. Chiunque li conosca sa molto
bene che non facciamo discriminazioni tra vittime serbe e non-serbe, né tra
i criminali di guerra serbi e coloro che che hanno trasformato uomini e
donne serbi in vittime. Un criminale è un criminale perché il crimine non
ha nazionalità.
Tuttavia, pensiamo che, come organizzazione di pace attiva nel territorio
di Serbia e fondata a Belgrado, dove, durante tutti gli anni precedenti
sono state pianificate le attività belliche di maggior ampiezza nei Balcani
(il che non diminuisce minimamente la responsabilità e colpevolezza di
tutte le altre parti che hanno partecipato alla pulizia etnica e ad altri
tipi di crimini organizzati contro l'umanità), è nostro compito suscitare
un senso di responsabilità per questa parte del male dal quale erroneamente
ci si esonera con il pretesto che è stato compiuto nell'interesse della
nazione serba. Allo stesso modo, il compito principale delle organizzazioni
di pace, gruppi o individui di qualsiasi parte, è assumere la
responsabilità per il male che è stato  commesso in nome dei loro stati e
delle loro comunità. Se ci limitiamo a denunciare le atrocità commesse
contro gli uomini e le donne della nostra etnia, non usciremo mai dal
circolo vizioso dentro cui siamo stati gettati da quelli che hanno
alimentato la loro ricchezza e il loro potere con il sangue e le lacrime
dei loro e dei nostri concittadini e concittadine, con le tombe di vittime
innocenti, con le distruzioni delle case vostre e dei vostri vicini, con le
gambe amputate dei veterani di guerra disprezzandoli come idioti ignoranti
che servono per nascondere i problemi reali e permettere loro di mantenere
i loro posti di potere.
Siamo coscienti che è diffícile per le vittime dirette della guerra, tra le
quali sicuramente si trova la maggioranza di voi, accettare la verità che
ci sono state anche altre vittime e che tra quella gente vi sono quelli che
proclamano di aver partecipato alla guerra con l'unico motivo di difendere
il loro popolo,  quelli che hanno commesso orribili crimini contro i
prigionieri di guerra, donne, bambini/e e anziani, o che hanno approfittato
della situazione per saccheggiare e abusare delle persone indifese. Se non
affrontiamo questa dolorosa realtà, non ci sarà futuro per nessuno in
questa regione. Vi invitiamo ad opporvi a quelli tra di voi che desiderano
che voi continuiate ad essere gli eredi dei criminali delle loro/nostre
file e vi invitiamo anche ad una riconciliazione basata sulla condanna di
tutti i criminali e di tutti i crimini. E' compito tanto vostro che nostro
cominciare a denunciare i crimini commessi in nome della nazione serba,
allo stesso modo che le forze pacifiste e le vittime della guerra di altre
nazionalità dovrebbero denunciare i crimini commessi dai loro, i criminali
croati, bosniaci o albanesi. Non ci sono ragioni per la solidarietà con i
loro criminali né per chiudere gli occhi davanti al fatto che, a fianco
della  maggioranza di coloro che tentarono di difendere il loro popolo in
un modo onorevole, ci sono stati anche individui che hanno violato i
principi fondamentali dell'umanità. Non permettete che quegli individui
parlino in vostro nome.
Il futuro non sarà nell'impegnarsi in una falsa solidarietà delle vittime
con i criminali, ma nella solidarietà di tutte le vittime che hanno capito
quali sono le radici del male e che rifiutano di obbedire a quelli che li
hanno portati al disastro.
Vogliamo esprimere la nostra solidarietà con quelli che dalla Federazione
di Bosnia  Erzegovina hanno reso omaggio alle vittime dei criminali
bosniaci e croati. Certo, non esprimiamo la nostra solidarietà con quelli
che vedono il male solo nell'altra parte e desiderano continuare a vivere
come eredi dei crimini commessi da altri.
Crediamo che ci troveremo dallo stesso lato, dal lato della verità, della
giustizia e della riconciliazione, dalla parte opposta di quanti continuano
a giustificare il crimine. Questa è l'unica línea di demarcazione che
esiste oggi.
Con questa idea e con rispetto,
A nome delle Donne in Nero - Belgrado

							Stasa Zajovic

Belgrado, 15 luglio  2002.