Re: "Fascist legacy"



Sarebbe possibile ottenere una copia del film "Fascist legacy"? A chi posso
rivolgermi?
Luigi Di Noia


----- Original Message -----
From: "andrea" <andreamartocchia at libero.it>
To: <scienzaepace at jolly.bo.cnr.it>; <Linea-Rossa at yahoogroups.com>;
<noocse-bo at yahoogroups.com>; <balcani at peacelink.it>
Sent: Thursday, May 23, 2002 12:16 AM
Subject: "Fascist legacy"


>
>
> -------- Original Message --------
> Subject: [JUGOINFO] "Fascist legacy"
> Date: Wed, 22 May 2002 16:29:28 -0000
> From: "itajug" <jugocoord at libero.it>
> To: crj-mailinglist at yahoogroups.com, jugoinfo at domeus.it
>
>
> FASCIST LEGACY
>
> La "eredita' fascista" dei crimini di guerra commessi
> dagli italiani nei Balcani ed in Africa nel corso della
> II Guerra Mondiale
>
> * Resoconto della proiezione di Torino, 4/5/2002
> * Scheda filmografica
>
> ===
>
> Resoconto della proiezione di Torino, 4/5/2002
>
> Sabato 4 maggio 2002 al Politecnico di Torino ha avuto luogo la
> proiezione del film "Fascist Legacy", cui ha fatto seguito una
> breve conferenza. Presenti personaggi della cultura di rilievo:
> Costanzo Preve, filosofo, Angelo del Boca, storico e Massimo Sani,
> regista. Coordinava Massimo Zucchetti, del Politecnico. L'incontro
> era organizzato dal Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, da
> SNUR-CGIL Torino e Piemonte, RSU PolitecnicoTorino, Torino Social
> Forum, Lavoro e società-Cambiare rotta Piemonte, PRC Federazione
> Torino e Assemblea Antimperialista.
> Tra il numeroso pubblico, oltre a studenti del quinto anno delle
> superiori (per la valle di Susa, il liceo di Bussoleno), la signora
> Rita Comoglio della ANPPIA di Torino e Bruno Carli.
>
> Il film, un documento storico prodotto dalla BBC, è stato da oltre
> dieci anni tradotto in italiano dal regista Sani e consegnato alla
> RAI, che ne aveva acquistato i diritti sulla versione italiana ma
> non intende in nessun modo, da dieci anni, mandarlo in onda. Perché?
> È probabile che cio' non sia ancora "politicamente opportuno", né per
> la destra al governo, né per quella sinistra che comunque ha spesso
> appoggiato le iniziative di intervento armato coloniale dell'Italia,
> già prima del fascismo (le mire coloniali italiane risalgono al 1895
> con la dura sconfitta all'Amba Alagi e la conseguente caduta del
> governo Crispi nel 1896), e che solo due anni fa ha "finalmente"
> potuto esprimere, in prima persona, queste velleita' occupando "per
> ragioni umanitarie" la provincia jugoslava del Kosovo, dopo aver
> partecipato ai bombardamenti sulle infrastrutture e sui centri abitati
> della Serbia e del Montenegro; d'altronde, soldati italiani sono
> presenti nei Balcani (Bosnia e Macedonia) gia' da qualche anno. Anche
> secondo i relatori, l'intervento della NATO per il Kosovo non era
> dovuto a "ragioni umanitarie" in quanto non era in corso un
> "genocidio" bensì uno scontro tra esercito e miliziani secessionisti:
> le ragioni addotte per l'attacco NATO nascondono piuttosto
> in modo grossolano finalita' di tipo coloniale.
>
> La questione dei crimini di guerra e della occupazione militare
> italiana nei Balcani e' dunque di estrema attualita'. Il film della
> BBC è diviso in due parti: nella prima sono documentate in modo chiaro
> e terribile le atrocità commesse dal regio esercito italiano in Africa
> e poi in Jugoslavia, per reprimere col terrore la resistenza delle
> popolazioni; nella seconda parte, testimoni, storici, politici e
> documenti dimostrano la volontà degli alleati, Statunitensi ed
> Inglesi, di insabbiare le indagini sugli oltre 750 criminali di guerra
> italiani, colpevoli di numerosi crimini. Duecento i campi di prigionia
> solo italiani, non tedeschi, nei Balcani, dove si moriva perfino di
> sete, come a Rab/Arbe! Centinaia di migliaia gli internati (600mila
> secondo il governo jugoslavo, 250mila accertati per gli storici),
> donne e bambini compresi, di cui pochissimi i sopravvissuti (perché
> gli uomini tra i 16 e i 60 anni venivano subito massacrati e uccisi).
> 750 criminali di guerra italiani, nessuno condannato in Italia,
> nessuno estradato all'estero. Si dice che cio' fosse necessario in
> funzione anticomunista, perché era di fatto già iniziata la "guerra
> fredda".
>
> Ora, come hanno ribadito Preve e del Boca, non si tratta solo di
> ridimensionare il mito degli "italiani brava gente", ne' tantomeno di
> ridescrivere gli italiani come "cattivi" e fare esercizio di
> moralismo: è indubbio invece che si debbano conoscere questi fatti e
> se ne debba comprendere la gravità, perche' un popolo che non conosce
> la propria storia, e costruisce la propria politica estera sulla falsa
> coscienza, e' destinato a commettere gli stessi errori e crimini, o a
> commetterne di ancora piu' gravi. Lo dimostrano le conseguenze dei
> bombardamenti del 1999, effettuati in spregio alla stessa Costituzione
> repubblicana, e lo dimostra pure la politica di appoggio ai settori
> micronazionalisti e secessionisti, eredi dei collaborazionisti locali
> del nazifascismo, perseguita con grande disinvoltura ed
> irresponsabilita' in questi anni, grazie ad una furiosa campagna di
> disinformazione rivolta alla opinione pubblica per manipolarne il
> consenso.
>
> L'incontro si e' concluso con la stesura e la sottoscrizione, da parte
> di tutti i partecipanti, di un appello rivolto al Presidente della
> Repubblica affinche' intervenga per "sbloccare" la situazione
> consentendo la messa in onda del filmato da parte della RAI.
>
> (a cura del CNJ)
>
> ===
>
> Scheda filmografica
>
> Fascist Legacy (L'eredità del fascismo), Gran Bretagna 1989. 2x50
> minuti. Regia: Ken Kirby; consulenza storica: Michael Palumbo;
> fotografia:
> Nigel Walters; montaggio: George Farley; voce narrante: Michael
> Bryant.
>
> Documentario prodotto e trasmesso dalla BBC in due puntate, l'1 e 8
> novembre 1989, suscitando una protesta da parte dell'ambasciatore
> italiano a Londra, un'interpellanza parlamentare e articoli apparsi su
> tutti i maggiori quotidiani italiani1. Successivamente è stato
> acquistato dalla RAI che ne ha prodotto una versione italiana che non
> è mai stata trasmessa.
> Affronta il tema della rimozione dei crimini sistematicamente commessi
> dall'Italia fascista nella costruzione del suo impero, in nome della
> "superiore civiltà italica" e della sua "missione civilizzatrice", in
> Africa (Libia, Etiopia, Somalia) e nei Balcani (Albania, Jugoslavia e
> Grecia). Massacri di civili, distruzione di interi villaggi,
> eliminazione delle élite intellettuali e politiche, uso di armi
> chimiche, distruzione delle colture e del bestiame per ridurre alla
> fame la popolazione, deportazioni e campi di concentramento con una
> mortalità che arrivò sino al 50% degli internati. Una serie di orrori,
> con un bilancio di morti, arrotondato per difetto, di 300.000 etiopi,
> 100.000 libici, 100.000 greci e 250.000 jugoslavi.2
> La prima parte, intitolata A Promise Fulfilled (Una promessa
> mantenuta), documenta questi crimini analizzando quanto avvenne in
> Etiopia e Jugoslavia. Gli episodi e i luoghi più significativi di
> questi crimini vengono ripercorsi affiancando alle immagini dell'epoca
> il racconto di testimoni oculari e il commento di alcuni autorevoli
> storici, fra cui Angelo Del Boca, Guido Rochat e lo jugoslavo Ivan
> Kovacic.
> La seconda, intitolata A Pledge Betrayed (Un'impegno tradito) illustra
> le ragioni per cui i responsabili di quei crimini non furono mai
> processati e incriminati, contrariamente agli impegni precentemente
> presi dagli Alleati, né si sviluppò mai un serio dibattito pubblico
> che rielaborasse la memoria collettiva di tali eventi, rimasta così
> ancora oggi abbandonata a un'ambigua mescolanza di rimozione e luoghi
> comuni ereditati dalla propaganda autoassolutoria del regime.
>
> Basandosi principalmente sui documenti della Commissione ONU per i
> crimini di guerra istitutita nel 1943, lo storico Michael Palumbo
> ricostruisce come Stati Uniti e Gran Bretagna al termine del conflitto
> appoggiarono deliberatamente i tentativi di chi in Italia voleva
> affossare le richieste di processare quei criminali di querra italiani
> che la stessa commissione ONU riconosceva come tali. Testimoni
> dell'epoca, come il membro della Commissione ONU Marian Mushkat,
> l'allora ministro degli esteri jugoslavo Leo Mattes, storici come
> David Ellwood e Claudio Pavone, affiancano la documentazione fornita
> da Palumbo nel far luce sulla motivazione fondamentale di questo
> insabbiamento: condannare i criminali fascisti avrebbe messo in moto
> in Italia un processo di epurazione che avrebbe indebolito il fronte
> anticomunista, ritenuto essenziale nella logica della Guerra Fredda.
> Così nessun criminale venne processato, molti continuarono anzi a
> ricoprire alte cariche istituzionali. Contestualmente si orchestrò una
> campagna d'opinione che diffuse quel mito del "bravo italiano" ben
> rispecchiato anche nel cinema che ha affrontato queste vicende. Film
> come Mediterraneo (1991), I giorni dell'amore e dell'odio (1999) e il
> più recente Il mandolino del Capitano Corelli (2001) presentano tutti
> un'immagine del soldato italiano vittima egli stesso e
> costituzionalmente incapace di crudeltà.
> Paradossalmente, il massacro di Cefalonia, cui gli ultimi due film
> citati sono dedicati, venne a suo tempo insabbiato, come tante altre
> stragi naziste in Italia, prima ancora che insorgesse l'esigenza di
> non ostacolare il riarmo della Repubblica Federale Tedesca in funzione
> del ruolo assegnatogli dal suo ingresso nella NATO, proprio per
> evitare che questi processi potessero determinare un "effetto
> boomerang", costituendo un precedente che legittimasse le richieste di
> processare i criminali di guerra italiani avanzate da Jugoslavia ed
> Etiopia3. Così, dopo che nel 1953 la pubblicazione sulla rivista
> "Cinema Nuovo" di una proposta di realizzare un film critico sul
> comportamento dei soldati italiani in Grecia, che avrebbe dovuto
> intitolarsi L'armata Sagapò, costò ai suoi promotori Guido Aristarco e
> Renzo Renzi l'arresto e un processo di fronte a un tribunale militare,
> un film italiano su questa pagina buia della nostra storia nei Balcani
> attende ancora di essere fatto. Va ricordato infine come nei confronti
> dell'Africa il cinema italiano sia riuscito a fare ben di peggio, se
> si pensa a quel fortunato genere cinematografico di cui negli anni
> Sessanta sono stati iniziatori Franco Prosperi e Gualtiero Jacopetti
> con il loro Africa Addio (1966).
> Un ultimo colpo di coda del razzismo colonialista, sferrato mentre era
> in atto il processo di decolonizzazione. Un film peraltro prontamente
> difeso da un autorevole custode della memoria italiana dell'avventura
> africana come Indro Montanelli. Fra i critici di allora Alessandro
> Galante Garrone, che in un suo articolo pubblicato su "Cinema Nuovo"
> nel marzo del 1966, ne denunciava l'ideologia sintetizzandola con il
> commento espresso all'uscita dei cinema da un suo spettatore ideale:
> "Quelli sono popoli selvaggi. Avrebbero ancora bisogno di noi bianchi,
> della nostra civiltà superiore".
> Va sottolineato come la censura praticata nei confronti di questo
> documentario, così come quella attuata dieci anni prima e tuttora
> mantenuta nei confronti del film Omar Mukthar. Lion of the Desert4,
> che documentava la brutale repressione nei confronti della resistenza
> libica all'occupazione fascista, vada inserita all'interno di quella
> politica della memoria che và dalla storiografia defeliciana
> all'attuale retorica della riconciliazione nazionale. Denunciare i
> crimini del colonialismo fascista e l'ideologia razzista che li
> legittimò, smonta infatti una delle basi su cui tale interpretazione
> del fascismo si regge, vale a dire la negazione del carattere
> costitutivamente razzista del fascismo.
> A tal fine si è in primo luogo tentato di allontanare l'Italia dal
> "cono d'ombra dell'Olocausto", sino a disegnare un'immagine del
> fascismo che "come non fu razzista non fu nemmeno antisemita", secondo
> le celebri formulazioni di De Felice5. Le leggi razziali del 1938
> diventano così un fenomeno importato dalla Germania, da condannare
> oggi come un semplice errore di percorso o una brutta parentesi,
> relativizzabile inoltre a fronte delle maggiori atrocità del nazismo.
> Presunte attenuanti queste, tutte inutilizzabili per assolvere il
> fascismo da quel razzismo antislavo e coloniale che fu persino
> sanzionato da una legislazione razziale che precedette quella
> antiebraica e sostenuto da una propaganda sulla superiorità della
> razza italica che contribuì a preparare il terreno all'accettazione
> delle stesse leggi antiebraiche. Da qui la necessità di rimuovere
> totalmente questo razzismo e le atrocità che esso servì a
> legittimare6..Da qui, anche, la costruzione del mito del "bravo
> italiano" promossa nel dopoguerra7, tuttora perfida arma ideologica
> utilizzata in quel conflitto delle memorie, particolarmente evidente
> in occasione di celebrazioni come il 25 aprile o il recentemente
> istituito "Giorno della memoria"8 e nelle produzioni cinematografiche
> e televisive italiane di questi ultimi anni, la cui posta in gioco
> sono gli stessi valori democratici che la lotta contro il fascismo
> consegnò alla Costituzione dell'Italia repubblicana.
>
> Marco Farano
>
>
> 1. E. Franceschini, L'italia non è innocente, "La Repubblica",
> 10.11.1988; M. Vignolo, In Tv per gli inglesi i crimini degli italiani
> in guerra, "Corriere della sera", 10.11.1989; F. Merlo, Ma l'Italia
> poi voltò pagina, "Corriere della sera", 10.11.1989; L. Maisano,
> Questi italiani sono stati criminali di guerra, "Il giornale",
> 10.11.1989; M. Ciriello, La BBC processa i criminali italiani, "La
> Stampa", 10.11.1989; L. Froni, Crimini di guerra, la BBC accusa, "Il
> Tempo", 10.11.1989; P. Filo della Torre, Italia, ecco i tuoi crimini
> di guerra, "La Repubblica", 10.11.1989; R. Caprile, "È vero, e Londra
> sapeva" gli storici italiani rispondono, "La Repubblica", 10.11.1989;
> A. Colombo, Criminali brava gente, "Il Manifesto", 10.11.1989; F.
> Merlo, Crimini di guerra, ora si minimizza, "Corriere della Sera",
> 11.11.1989; M. Vignolo, Mack Smith: "Gli italiani non hanno colpe,
> restano brava gente", "Corriere della sera", 11.11.1989; P. Filo della
> Torre, Italiani suscettibili, "La Repubblica", 11.11.1989; N.
> Tranfaglia, Tutti assolti, "Repubblica", 12.11.1989; L. Campagnano,
> Smemorati. Gli italiani e i crimini di guerra, "Il manifesto",
> 11.11.1989; F. Longo, M. Moder, La lista della vergogna. Quel che non
> vedremo in tv. Pulizia etnica, genocidio, torture. La BBC accusa i
> generali italiani, Raiuno censura, "Il manifesto", 23.4.2000; R.
> Carroll, Italian's bloody secret, "The Guardian", 25.6.2001; M.
> Cervino, Italiani cattiva gente, "Diario", 7.7.2001.
>
> 2. Per quanto riguarda l'Africa si rimanda alle fondamentali ricerche
> di Angelo Del Boca, per un cui primo approccio si consiglia L'Africa
> nella coscienza degli italiani, Laterza, 1992 e Le guerre coloniali
> del fascismo, Laterza, 1991. Per un'introduzione e ulteriori
> indicazioni bibliografiche si rimanda a Enzo Collotti, Sulla politica
> di repressione italiana nei balcani in L. Paggi, La memoria del
> nazismo nell'Europa di oggi, La Nuova Italia, 1997.
>
> 3. Vedi in proposito alcune ricerche storiche condotte successivamente
> alla realizzazione di questo documentario quali: Filippo Focardi, La
> questione della punizione dei criminali di guerra in Italia dopo la
> fine del secondo conflitto mondiale, in "Quellen und Forschungen",
> Deutschen Historischen Institut in Rom, Band 80, Max Niemayer Verlag
> Tübingen, 2000; F. Focardi e Lutz Klinkhammer, La questione dei
> "criminali di guerra" italiani e una Commissione di inchiesta
> dimenticata, in "Storia contemporanea", Anno IV, n° 3, 2001; Mimmo
> Franzinelli, Le stragi nascoste, Mondadori, 2002.
>
> 4. Vedi A. Del Boca, L'Africa nella coscienza degli italiani, cit.
> pag. 125.
>
> 5. Le espressioni citate ricorrono rispettivamente nella celebre
> intervista di De Felice al "Corriere della Sera" del 27.12.1987 e
> nell'introduzione all'ultima edizione della sua Storia degli ebrei
> italiani sotto il fascismo, Einaudi, 1993.
>
> 6. Vedi Enzo Collotti, Il razzismo negato in Enzo Collotti, Fascismo e
> antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni, Laterza 2000; sui
> rapporti fra razzismo antisemita e razzismo coloniale in Italia vedi
> Centro Furio Jesi, La menzogna della razza. Documenti e immagini del
> razzismo e dell'antisemitismo fascista, Grafis1994 e Alberto Burgio,
> Nel nome della razza. Il razzismo nella storia d'Italia 1870-1945, Il
> Mulino, 1999.
>
> 7. Vedi Filippo Focardi, "Bravo italiano" e "cattivo tedesco":
> riflessioni sulla genesi di due immagini incrociate, in "Storia e
> memoria", n° 1, Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e
> dell'Età contemporanea, 1996 (contenente diversi altri contributi sul
> tema, in particolare quelli di Brunello Mantelli e Gerhard Schreiber);
> il tema è ulteriormente sviluppato da Focardi nel suo saggio L'ombra
> del passato, in "Germania: cultura del ricordo e passato nazista",
> Istituto per la storia della resistenza e dell'età contemporanea di
> Modena, 2000.
>
> 8. Valga ad esempio la puntuale osservazione polemica di un'autorevole
> storico della legislazione fascista antiebraica come Michele Sarfatti
> che ha rilevato come il testo della legge che ha istituito tale
> ricorrenza non nomini neppure il fascismo, oppure la decisione da
> parte della RAI di celebrare quest'anno tale ricorrenza con un film su
> Giorgio Perlasca.
>
>
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