Sul "Tribunale" dell'Aia e su Slobodan Milosevic




-------- Original Message --------
Subject: [JUGOINFO] Il cadi' ti accusa, il cadi' ti giudica
Date: Thu, 14 Mar 2002 12:39:48 +0100
From: "jugocoord at libero.it" <jugocoord at libero.it>
To: crj-mailinglist at yahoogroups.com,jugoinfo at domeus.it


L'articolo che segue uscira' sul prossimo numero de
IL BOLLETTINO di informazione antimperialista
http://www.bollettino.it/

===*===

IL CADI' TI ACCUSA, IL CADI' TI GIUDICA (*)
di A. Martocchia

<<Mettendo insieme tre bugie non si ottiene una verita', ma
soltanto una bugia piu'grande. Tutte e tre queste accuse
hanno davvero un sottile filo rosso, per usare il termine
che qui ho sentito, che le unisce, e questo filo rosso e'
il crimine che perdura contro la Jugoslavia e contro il mio
popolo.>> (S. Milosevic all'Aia, 9/1/2002)


"PAN-PENALISMO"

Moltissimi commentatori hanno fatto notare l'uso insistente e crescente
degli strumenti del "diritto internazionale" - travisati, evocati
impropriamente, strumentalizzati - ad accompagnare tutte le aggressioni
via via decise dall'imperialismo. Addirittura, con la ventilata
istituzione del "Tribunale Penale Internazionale" (organo che dovrebbe
essere permanente ed unanimemente riconosciuto ma la cui creazione viene
di fatto osteggiata dagli Stati Uniti D'America) gli strumenti del
"diritto internazionale" paiono trasformarsi in armi nella contesa che
contrappone tra di loro le stesse diverse potenze imperialistiche - in
particolare, lo scontro sempre piu' trasparente ed esplicito tra polo
imperialista europeo e polo imperialista angloamericano-sionista. 

Questa specie di deriva giustizialistica globale e' stata inizialmente
salutata con giubilo e soddisfazione da una certa sinistra ingenua, che
per maggiore chiarezza definirei "sinistra dei buoni sentimenti",
"sinistra per bene" o "sinistra idealista": quel ceto
intellettuale-borghese completamente dimentico del materialismo storico
e dialettico, armato soltanto di meravigliose idee e buone intenzioni,
che imprigionato nella retorica mediatica ed occidentale dei "diritti
umani" ha sposato negli anni Novanta le cause piu' ignobili ed infami,
quali da tempo s'era persa persino la memoria: i micronazionalismi piu'
retrivi (dalla Lituania al Tibet), la sistematica demolizione degli
Stati fondati sulla sicurezza sociale, i terrorismi di derivazione
fascista e nazista (dall'UCK alla Cecenia).

Questa disarmante ingenuita' della "sinistra dei buoni sentimenti" in
campo di regole giuridiche e formali, specialmente nel contesto
internazionale e globale ma non solo (basti vedere le surreali
manifestazioni-girotondo in favore della magistratura in Italia), e'
stata definita da alcuni "pan-penalismo". Trovo il prefisso "pan" molto
suggestivo, perche' da' la misura del livello paranoico di certe
affermazioni di principio e fede incrollabile su questa "giustizia
terrena", le cui dinamiche costitutive, pero', ed i cui attori nel
frattempo non si sa piu' bene chi siano. Cosi' come non si sa piu'
nemmeno quali debbano essere i valori fondativi di questo a-storico e
velleitario sistema di "giustizia totale" al quale alcuni, anche
appartenenti alla sinistra comunista, affermano si debba lavorare, per
renderlo sempre piu' "efficace", insomma per spianare la strada ad
una particolare specie di totalitarismo.

IL "TRIBUNALE AD HOC" DELL'AIA

Il caso del "Tribunale ad hoc per i crimini commessi sul territorio
della ex Jugoslavia" (che nel seguito chiamero' per brevita' "Tribunale
ad hoc", da non confondere quindi con la preesistente Corte
Internazionale atta a dirimere le controversie tra gli Stati, che ha
sempre sede all'Aia ma e' organismo ben piu' legittimato), rende palesi
fino all'estremo e fino al paradosso tutte le contraddizioni, tutti i
limiti e tutti gli inganni di queste operazioni di "giustizialismo
internazionale", e chiarisce molto bene la collateralita' di queste
istituzioni ai progetti dei paesi imperialisti.

Il Tribunale ad hoc è stato fondato nel 1993 dal Consiglio di Sicurezza 
delle Nazioni Unite (15 membri dominati dai grandi poteri e dal veto
USA), su insistenza del Senatore Albright. Il normale canale per creare
un Tribunale come questo, come a suo tempo ha puntualizzato il
Segretario Generale delle Nazioni Unite, avrebbe dovuto essere
"attraverso un Trattato Internazionale stabilito ed approvato dagli
Stati Membri che avrebbero permesso al Tribunale di esercitare in pieno
nell'ambito della loro sovranità" (Rapporto No X S/25704, sezione 18).
Tuttavia, Washington ha imposto un'interpretazione arbitraria del
Cap.VII della Carta delle Nazioni Unite, che consente al Consiglio di
Sicurezza di prendere "misure speciali" per restaurare la pace in sede 
internazionale. Dunque il "Tribunale ad hoc" e' una struttura di 
fatto illegittima e para-legale. Esso e' finanziato 
dai paesi della NATO, e soprattutto dagli
USA, in maniera diretta oltreche' attraverso l'ONU, ma anche da paesi
non proprio neutrali nella problematica jugoslava, come l'Arabia
Saudita, nonché da enti e personaggi privati, come George Soros, che da
anni lavorano alla destabilizzazione degli Stati che si oppongono
all'imperialismo. 

Il sostegno della NATO al Tribunale ad hoc e' particolarmente indicativo
delle vere finalita' di questa struttura para-giudiziaria. In una
conferenza stampa tenuta il 17 maggio 1999, il portavoce della NATO
Jamie Shea diceva testualmente: "Non e' Milosevic che ha concesso al
procuratore Arbour il suo visto per andare in Kosovo, a condurre le sue
indagini. Se alla sua corte si puo' consentire l'accesso, come noi
vogliamo, e' grazie alla NATO, dunque la NATO e' amica del Tribunale, e'
la NATO che detiene per conto del Tribunale i criminali di guerra sotto
accusa... Sono i paesi della NATO che hanno procurato i fondi per
istituire il Tribunale, noi siamo tra i piu' grandi finanziatori."

Si noti che oltre ad attestare il sostegno finanziario e la "amicizia"
della NATO, che proprio in quegli stessi giorni bombardava i convogli di
profughi ed il petrolchimico di Pancevo, Jamie Shea rivendica alla NATO
stessa il ruolo di "polizia giudiziaria". La quale, come s'e' visto in
decine di occasioni, specialmente in Bosnia ma anche nel caso di
Milosevic, opera attraverso colpi di mano e rapimenti, nel corso dei
quali alcuni "sospetti" sono stati persino uccisi - mentre diversi
serbi-bosniaci detenuti all'Aja sono deceduti per presunti infarti e 
suicidi.

In un comunicato stampa diramato all'Aia il 19 aprile 1999
(JL/PIU/397-E) si legge ancora piu' esplicitamente: <<Per conto del
Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia il Presidente del
Tribunale, giudice Gabrielle Kirk McDonald, ha espresso il suo grande
apprezzamento al governo degli Stati Uniti per la sua concessione di
500mila dollari USA destinati al Progetto Outreach del Tribunale.
Harold Koh, Vice segretario di Stato USA per la democrazia, i diritti
umani ed il lavoro, ha annunciato la donazione in una conferenza stampa
presso il Tribunale venerdi 16 aprile 1999. Questa generosa
contribuzione, che ammonta a piu' di un terzo del budget complessivo di
Outreach, "consentira' al Tribunale" - come nota lo stesso Vice
Segretario di Stato Harold Koh - "di portare il suo messaggio di
giustizia imparziale non solamente ai governi ed ai rappresentanti
legali dell'ex Jugoslavia, ma, soprattutto, alle famiglie delle
vittime".>> 
Una dichiarazione tanto nobile da far venire le lacrime agli
occhi, soprattutto se si pensa che questo signore mentre parlava
rappresentava uno Stato - gli USA - che proprio in quei giorni stava
causando dolori enormi e disgrazie a quelle stesse famiglie tramite i
bombardamenti.

Non a caso, il Tribunale dell'Aja ha sistematicamente
dichiarato il non luogo a procedere per le documentate
accuse di crimini di guerra mosse da varie parti alla
NATO, nonché alle bande dell'UCK pan-albanese. La
sproporzione tra le incriminazioni nei confronti di
esponenti serbi rispetto a quelle  di croati, albanesi
kosovari  e bosniaci musulmani, responsabili di vaste
pulizie etniche, è resa evidente dai numeri. La 
"giustizia" del Tribunale dell'Aja e' dunque quella
di una parte in causa contro l'altra, il contrario 
esatto del "super partes". Il "Tribunale ad hoc", analogamente
al nostro famigerato Tribunale Speciale, lavora come uno 
strumento politico, totalmente sotto controllo dei vincitori, 
cioe' degli aggressori, devastatori e invasori della Jugoslavia. 

La presidentessa del Tribunale, Gabrielle Kirk McDonald, 
il 5 aprile 1999 veniva insignita di una onoreficenza
dalla Corte Suprema degli USA. In quella occasione essa
spiegava senza alcun imbarazzo: <<Abbiamo beneficiato
del forte sostegno dei governi interessati e degli 
individui che si sono adoperati, come il Segretario
Albright. [Si noti che i bombardamenti sulla Jugoslavia 
erano iniziati da pochi giorni]
Come rappresentante permanente alle Nazioni Unite,
essa ha lavorato incessantemente per creare il Tribunale.
In effetti, noi spesso ci riferiamo a lei come alla
"madre del Tribunale"...>>
Dunque la "mamma" del Tribunale dell'Aia non e' Emma Bonino!...

UNO SCANDALO DAL PUNTO DI VISTA GIURIDICO

Noti giuristi e commentatori hanno spiegato come, nel suo
funzionamento, il Tribunale dell'Aja violi tutti i principi
del diritto internazionale. In sostanza, esso non rispetta  
la separazione dei poteri, ne' la parità fra accusa e difesa, 
ne' tantomeno la presunzione di innocenza finché non si 
giunge ad una condanna: la regola 92 stabilisce che le confessioni 
siano ritenute credibili, a meno che l'accusato possa provare il 
contrario, mentre in qualsiasi altra parte del mondo l'accusato 
è ritenuto innocente fino a quando non sia provata la sua colpevolezza.

Esso formula i propri regolamenti e li modifica su ordine del 
Presidente o del Procuratore, assegnando ad essi carattere
retroattivo: attraverso una procedura totalmente ridicola, il 
Presidente può apportare variazioni di sua propria iniziativa o 
ratificarle via fax ad altri giudici (regola 6)! 

Il regolamento stesso non contempla un giudice per le indagini
preliminari che investighi sulle accuse. Il Tribunale ad hoc 
utilizza testimoni anonimi che si possono dunque sottrarre
al confronto con la difesa; secreta le fonti testimoniali,
che possono essere anche servizi segreti di paesi coinvolti
nei fatti. Usa la segretezza anche sui procedimenti aperti (regola 53), 
sulle prove, che possono essere state raccolte illegalmente 
e non sono sottoposte a verifica. Di fatto, quindi, pone gli 
imputati nell'impossibilità di difendersi; ricusa o
rifiuta a proprio arbitrio di ascoltare gli avvocati
della difesa (regola 46), allo stesso modo dei tribunali
dell'Inquisizione; può rifiutare agli avvocati di
consultare documentazione probatoria (regola 66); può detenere
sospetti per novanta giorni prima di formulare
imputazioni, con l'evidente scopo di estorcere confessioni.

A fine agosto-inizio settembre 2001, professori ed assistenti
della Facolta' di Giurisprudenza di Belgrado hanno diramato
un lungo e dettagliato documento in cui spiegano tecnicamente
tutte le ragioni per cui il "Tribunale ad hoc" e' uno scandalo
dal punto di vista giuridico. Ma la "parzialita'" del Tribunale
ad hoc e' attestata anche da personaggi assai lontani
dalle posizioni di Milosevic ed ostili alla Serbia ed alla 
Jugoslavia. Basti pensare che persino uno dei giudici 
dell'Aia, il brasiliano Rezek, membro della Corte
Suprema del Brasile dal 1983 al 1990, ha espresso sincere
perplessita' in interviste pubbliche (rivista "Globo",
20 agosto 2001).

IL "CASO MILOSEVIC"

L'imputazione contro l'allora Presidente della Repubblica 
Federale di Jugoslavia Slobodan Milosevic veniva resa pubblica
dalla procuratrice Arbour su pressione di 
Madeleine Albright proprio durante la
aggressione della NATO, nella primavera del 1999, nell'ambito
della campagna mediatica di demonizzazione della Jugoslavia
e dei suoi dirigenti. Un tassello, insomma, della piu'
ampia operazione di disinformazione strategica e guerra
psicologica. La "necessita'" di una indagine contro 
Milosevic veniva annunciata alla conferenza stampa congiunta
tenuta dalla "madre del Tribunale ad hoc", Albright,
e dall'ex-procuratore Louise Arbour (successivamente
sostituita dalla Del Ponte) a Washington D.C. il 30
aprile del 1999 (si veda il documento ufficiale dell'ufficio
del portavoce del Dipartimento di Stato USA:
http://secretary.state.gov/www/statements/1999/990430a.html )

Per la effettiva cattura di Milosevic, pero', dovevano maturare 
le condizioni politiche in Jugoslavia. Questo cambiamento e' avvenuto 
solo nell'autunno del 2000, quando a Belgrado e' stato dato l'assalto 
al Parlamento senza attendere l'esito del secondo turno elettorale,
e si e' instaurato un regime-fantoccio filooccidentale.

La rocambolesca cattura di Milosevic e' avvenuta mesi dopo, il 31
marzo: in cambio al nuovo governo jugoslavo sono stati accordati 50
milioni di dollari gia' promessi dagli USA. I dirigenti belgradesi, 
per ottemperare ai ricatti militari ed economici degli USA, della 
Nato e del Tribunale dell'Aja, hanno commesso una serie di
macroscopiche illegalità. Milosevic è stato detenuto
per tre mesi senza che nessuno delle centinaia di
testimoni ascoltati avesse fornito la minima prova a
sostegno dell'imputazione di "abuso di potere" (diversa da
quella di "crimini di guerra" usata all'Aia).
Al termine delle due proroghe della detenzione preventiva,
Milosevic avrebbe dovuto essere scarcerato. Viceversa,
un ulteriore, grande scandalo e' stata la modalita' della 
sua "estradizione" da Belgrado in Olanda, tramite una
operazione-lampo illegale ed anticostituzionale curata 
dai settori piu' filo-americani del governo di Zoran Djindjic.  

A sottolineare il vero e proprio affronto operato da questi 
agenti della NATO interni nel governo serbo ai
danni del paese e della sua stessa dignita' e memoria storica,
basti guardare al giorno in cui il sequestro e' avvenuto: 28 
giugno, data altamente simbolica per la nazione serba
(battaglia contro i turchi, discorso del 1989 di Milosevic
a Kosovo Polje, in cui invocava la convivenza e
la parità tra tutte le etnie).
Il sequestro ed il trasporto all'Aia su velivoli della RAF
inglese avveniva in base a un decreto del solo premier
Djindjic e del ministro degli interni, con un governo dimezzato 
dal ritiro dei ministri montenegrini, un
decreto che violava, insieme alle costituzioni
jugoslava e serba, la posizione del parlamento federale,
l'orientamento dei partner di maggioranza e dello stesso
presidente jugoslavo Kostunica, e la opinione contraria 
della Corte Costituzionale, formalizzata il 6 novembre 
2001 ed il cui testo e' stato pubblicato sulla Gazzetta 
Ufficiale della RF di Jugoslavia N.70/01 il 28 dicembre 2001.

Il giorno dopo il trasferimento di Milosevic, i governanti 
jugoslavi (gia' giunti al potere con l'aiuto militare e 
finanziario della Nato) ottenevano il loro
ulteriore premio: 1.360 milioni di dollari stanziati dalla
Conferenza dei "donatori". Aiuti concessi a condizione della
totale privatizzazione dell'economia nazionale e
di posizioni di privilegio assicurate alle multinazionali.
Ma questo e' un altro discorso...

LE PRIME UDIENZE

Milosevic ha da subito tenuto un atteggiamento fermo ed inequivocabile:
si dichiara prigioniero politico, non riconosce legittimita'
al Tribunale ad hoc, e rifiuta di essere assistito da avvocati,
compresi quelli designati "d'ufficio" dal "Tribunale" stesso
(gli "amici curiae"). Milosevic ha spiegato dettagliatamente
queste sue posizioni, ed in generale la sua opinione su questa
istituzione para-legale e para-giuridica, in un documento
spedito ai "giudici" il 30 agosto 2001. Il 10 ottobre, poi,
20 componenti della Facolta' di Giurisprudenza di Belgrado
hanno sottoscritto una lettera di protesta proprio sul ruolo
degli "avvocati d'ufficio" di Milosevic. Milosevic ribadisce
continuamente di volersi difendere da solo, e chiede la sua 
scarcerazione anche allo scopo di preparare la sua autodifesa
in condizioni eque.

Le prime udienze (tra luglio e gennaio) sono state dedicate a
problemi procedurali, ma Milosevic non ha mancato di dire la
sua ogni volta che gli fosse concesso di parlare, e fintantoche'
il microfono non gli e' stato spento in malo modo. 

Il 29 ottobre, ad esempio, dopo la lettura della "imputazione 
sulla Croazia" ha detto:
<<Questa imputazione è il secondo atto del crimine commesso contro il 
mio popolo, perchè dichiara colpevole la vittima al fine di 
proteggere i veri colpevoli per il crimine contro la Jugoslavia.
E' assurdo accusare la Serbia ed i serbi per la secessione armata 
della Croazia, che ha causato una guerra civile, conflitti e 
sofferenze per la popolazione civile.>>

Il giorno dopo, commentando "l'imputazione sul Kosovo",
egli ha fatto notare che essa <<riguarda solamente fatti avvenuti dal 
24 marzo alla fine della prima settimana di giugno [1999], laddove (...)
tutto il pianeta sa che è proprio dal 24 marzo 
fino alla prima settimana di giugno compresa che la Nato ha commesso 
la sua criminale aggressione contro la Jugoslavia.
L'imputazione e ciò che abbiamo udito implicano che la Nato non ha 
commesso una aggressione contro la Jugoslavia, ma piuttosto che la 
Jugoslavia ha commesso un'aggressione contro se stessa, e perciò le 
conseguenze di 78 giorni e 78 notti di bombardamenti sulla 
Jugoslavia, durante i quali sono state scaricate 22.000 tonnellate di 
bombe causando un altissimo numero di vittime - questi non sarebbero 
gli effetti della aggressione della Nato, ma piuttosto gli effetti 
dell'aggressione che la Jugoslavia ha commesso contro se stessa.
Questa non è semplice faziosità. Faziosità è una parola troppo 
tenera. Quello che abbiamo ascoltato oltrepassa persino ciò che 
dovevamo ascoltare da parte del nemico, cioè dal portavoce della 
Nato. Quindi è ovviamente un caso di ciò che potreste definire 
faziosità totale. (...)
Se la corte non vuole prendere in considerazione 
questi fatti, allora è ovvio che questa non è una corte ma solamente 
una parte del meccanismo atto ad eseguire crimini contro il mio paese 
e la mia gente.
Se quest'ultimo è il caso (...) e dunque se 
la corte è parte dell'ingranaggio, allora per piacere, date lettura 
ai verdetti che vi è stato detto di formulare e smettetela di 
annoiarmi.>>

Dopo la lettura del ``capo d'imputazione'' sulla
Bosnia-Erzegovina, Milosevic dichiarava invece:
<<Questo testo miserabile che abbiamo qui ascoltato e' l'apice
dell'assurdita'. Devono darmi credito per la pace in Bosnia, e non per
la guerra. La responsabilita' per la guerra in Bosnia e' delle potenze
che hanno distrutto la Jugoslavia e dei loro satrapi in Jugoslavia, e
non della Serbia, ne' del suo popolo, ne' della sua politica. Questo e'
un tentativo...>> Qui il microfono veniva spento.

Ed ancora, in dicembre: 
<<Per me e' assolutamente chiaro il motivo per cui questo falso 
pubblico ministero insiste sulla unificazione [dei tre "capi d'accusa"]. 
La causa di questo e' l'11 settembre. Loro vogliono mettere in secondo 
piano le accuse contro di me sul Kosovo perche' queste inevitabilmente 
aprono la questione della collaborazione della amministrazione Clinton 
con i terroristi nel Kosovo, compresa la organizzazione di Bin Laden.
(...)

Quello che si puo' trovare sotto la superficie di questi ``capi
d'imputazione'' non sono altro che i detriti ed il fango di dieci anni
di guerra mediatica, condotta con l'obiettivo di demonizzare sia la
Serbia, sia il popolo serbo e la sua dirigenza, ed anche me
personalmente, e addirittura la mia famiglia. Perche' la guerra
mediatica ha preceduto quella reale, ed ha avuto come obiettivo quello
di convincere l'opinione pubblica occidentale che siamo delinquenti,
anche se non abbiamo mai dato argomenti per avvalorare questo.
Voi oggi avete letto qui che il 6 Aprile 1992 l'Unione Europea riconobbe
la Bosnia-Erzegovina. Questo e' stato fatto sotto l'influenza
dell'allora Ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich Genscher,
perche' il 6 Aprile era il giorno in cui nel 1941 Hitler attacco' la
Jugoslavia bombardando Belgrado. C'era un desiderio di simboleggiare, in
questo modo, il capovolgimento degli esiti della Seconda Guerra
Mondiale. >>

Il 30 gennaio 2002: 
<<In realta' c'era un piano evidente contro quello Stato di
allora che era, direi, un modello per il futuro federalismo
europeo. Quello Stato era la Jugoslavia, dove piu'
nazionalita' erano comprese in un sistema federativo che
realizzava la possibilita' di vivere con pari diritti, con
successo, con la possibilita' di prosperare, svilupparsi e,
direi, di essere d'esempio al mondo intero di come si puo'
vivere insieme.
Per tutto il tempo abbiamo lottato per la Jugoslavia, per
conservare la Jugoslavia. In fondo, tutti i fatti
comprovano soltanto quello che sto dicendo. E soltanto la
Repubblica Federale di Jugoslavia tuttora esistente ha
conservato la sua struttura dal punto di vista delle
nazionalita'. (...)
Con cio' che sta avvenendo li' [in Kosovo] si sta in pratica
riabilitando la politica del periodo nazista, di Hitler e
Mussolini. Questo grande parlare di "Grande Serbia", di
questa presunta idea che non e' mai esistita, non serve
altro che a mascherare la creazione di una "Grande Albania"
- quella stessa che crearono Hitler e Mussolini durante la
Seconda Guerra Mondiale. Guardate soltanto quello schema, e
guardate che cosa si sta facendo adesso, quello che
vogliono sottrarre alla Serbia, al Montenegro ed alla
Macedonia - e un domani forse anche alla Grecia del Nord,
quando le relazioni greco-turche saranno messe alla prova
di nuovo per ordine del comune padrone, ed anche quella
sara' per loro una questione da risolvere.>>

IL "PROCESSO"

In effetti, dopo alcune incertezze legate alla intenzione della
"procuratrice" Del Ponte di unificare i tre procedimenti - sul Kosovo,
sulla Croazia e sulla Bosnia, i cui "capi d'imputazione" sono stati da
lei stessa preparati - il processo e' stato effettivamente
unificato ed e' iniziato lo scorso 12 febbraio. Da allora, nei
limiti del tempo accordatogli, a Milosevic il microfono non viene
piu' spento, e chi e' presente in aula, o chi possiede le trascrizioni
integrali delle udienze - che noi cercheremo di tradurre integralmente
in italiano, visto che i reportage dei nostri media sono,
come sempre, distorti e carenti - assiste ad uno spettacolo veramente 
eccezionale, direi surreale.

Milosevic sta agevolmente rovesciando tutte le accuse, mette in
contraddizione i "testimoni", tanto che qualcuno di questi deve
rinunciare, qualcuno si sente male... Milosevic mette la
NATO sul banco degli imputati come responsabile non solo dei
bombardamenti, ma proprio del tragico squartamento della Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia, ripercorrendo gli atti diplomatici,
politici, e militari a vari livelli compiuti dai paesi dell'Alleanza.
I fatti citati da Milosevic sono fatti storici, ormai, benche' 
sostanzialmente ignorati o trascurati dai commentatori occidentali
e filo-occidentali in tutti questi anni. Sono fatti incontrovertibili,
e bisogna ringraziare Milosevic anche per la maniera dignitosa
ed ineccepibile con cui, mentre ripercorre pagine e pagine di
storia balcanica e mondiale, ne scrive una nuova.

LE INIZIATIVE

Nonostante il pesante clima di diffamazione e demonizzazione,
ai danni di Milosevic e della Jugoslavia, istauratosi in tutto
questo ultimo decennio anche all'interno della "sinistra"
in Italia come all'estero, numerose personalita' hanno aderito
al Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic,
sorto dopo il suo arresto in Jugoslavia.
Tra queste personalita' ricordiamo Harold Pinter, Peter Handke,
Alexandar Zinoviev, Mikis Theodorakis, Ramsey Clark, ed una schiera
di noti giuristi, avvocati ed esperti di diritto internazionale.
Dal punto di vista politico il malumore aumenta: in Serbia, 
dove il processo e' seguito con entusiasmo da molti, e mette
in grave imbarazzo politico il regime di Djindjic; e negli altri
paesi, basti pensare alla Duma russa che chiede ormai esplicitamente
che questa farsa finisca prima possibile.

Nel mondo sono stati diffusi svariati appelli per la liberazione 
di Milosevic e/o per la abolizione dello stesso Tribunale ad hoc,
in Italia ad esempio dal comitato Scienziate/i contro la
guerra e dal Tribunale Ramsey Clark. Nel testo di
quest'ultimo appello leggiamo:

<<L'operazione-Milosevic non può non essere qualificata,
indipendentemente dai vari giudizi che vengono
espressi sull'operato politico dell'ex-presidente - e che
sono in grande misura condizionati dalla più
massiccia strategia di disinformazione e diffamazione
mai attuata - come il proseguio dell'aggressione alla
Jugoslavia e, oggi, al popolo serbo, alla sua sovranità
ed indipendenza. L'incriminazione e la condanna di
Milosevic intendono criminalizzare ulteriormente una
nazione che lo aveva democraticamente eletto in tre
occasioni. Si vorrebbero giustificare gli smembramenti
territoriali,  l'aggressione, le uccisioni, le
distruzioni, l'uso di armi genocide come l'uranio-plutonio
e l'inquinamento chimico pianificato. Si intende
sottoporre il paese al controllo coloniale dell'imperialismo
USA e Nato, appropriarsi delle sue risorse e,
soprattutto, negargli il diritto al risarcimento degli
immensi danni subiti e avviarlo, con l'intervento delle
multinazionali USA ed europee, a un depauperamento
materiale e culturale sul modello di quanto inflitto
ad altri paesi dell'Europa orientale. E' il destino
riservato a coloro che si oppongono a Nato, imperialismo
USA, neoliberismo.>>

Nell'appello si invitano inoltre tutti i cittadini a
indirizzare cartoline e fax di protesta a:

Mrs. Carla del Ponte, Prosecutor,
International Criminal Tribunal for
Yugoslavia (ICTY), DEN HAAG, Paesi Bassi,

con la richiesta di liberare Milosevic e di abolire il
tribunale. Messaggi di solidarieta' a Milosevic 
possono invece essere inviati all'indirizzo:

Slobodan Milosevic 
Huis van Bewaring Pompstationsweg 46a 
2597GX Den Haag 
The Netherlands 



(*) PROVERBIO JUGOSLAVO. IL CADI' ERA L'UFFICIALE DELL'IMPERO OTTOMANO


Siti internet:
Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic
> http://www.icdsm.org
Tribunale "ad hoc" dell'Aia
> http://www.un.org/icty/
Bollettino JUGOINFO del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages



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