(Fwd) (Fwd) CS 13-2001 - Macedonia



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Date forwarded: 	Sat, 24 Mar 2001 01:42:14 +0100
From:           	"Olivier Turquet" <turquet at dada.it>
To:             	pck-diritti at peacelink.it
Date sent:      	Sat, 24 Mar 2001 01:45:07 +0100
Subject:        	(Fwd) CS 13-2001 - Macedonia
Priority:       	normal
Forwarded by:   	pck-diritti at peacelink.it
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From:           	"Amnesty International" <press at amnesty.it>
To:             	stampa at amnesty.it
Date sent:      	Wed, 21 Mar 2001 15:46:19 +0000
Subject:        	CS 13-2001 - Macedonia
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MACEDONIA: UN NUOVO GRAVE RISCHIO PER I CIVILI

Amnesty International esprime la propria preoccupazione per la recente
escalation di violenza in Macedonia e chiede a tutte parti coinvolte
di rispettare i diritti umani e il diritto umanitario internazionale
che vieta l'uccisione e la tortura dei civili nonche' la presa di
ostaggi. L'organizzazione e' anche preoccupata per la crescita del
numero di persone che scappano dalla Macedonia.

"Le vittime dei precedenti conflitti erano civili - oltre 2 milioni
dei quali si trovano ancora oggi a vivere come sfollati o come
rifugiati in sistemazioni temporanee", dichiara Amnesty International.
"In Macedonia, ancora non risultano attacchi deliberati contro i
civili, ma molti persone - donne e bambini compresi - sono gia' in
fuga in cerca di protezione internazionale"

La maggior parte dei rifugiati e' di etnia albanese, in fuga dalla
regione intorno a Tetovo. Inoltre, un numero non confermato di
macedoni e' diretto verso la capitale Skopje. Secondi i dati
dell'ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati)
circa 1.600 rifugiati hanno attraversato la frontiera in Albania -
alcuni diretti verso l'Italia - mentre altre 480 persone sono entrate
in Kossovo. Dati non confermati dalla Croce Rossa serba stimano che
circa 1.500 persone sarebbero fuggite in Serbia meridionale, dirette
verso la Bosnia e la Croazia, mentre secondo fonti del governo bulgaro
almeno 2.000 persone - prevalentemente donne e bambini - sono entrate
in Bulgaria dirette verso la Turchia.              FINE DEL
COMUNICATO	

Roma, 21 marzo 2001
Ufficio Stampa 
Amnesty International

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