Peppe Sini, al sesto giorno di sciopero della fame nell'anniversario dell'inizio della guerra dei Balcani



Dichiarazione del responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo, Peppe Sini, al sesto e conclusivo giorno di sciopero della fame ad
un anno dall'inizio della guerra cui anche l'Italia sciaguratamente prese
parte

Cari amici ed egregi signori,
concludo oggi il digiuno nell'anniversario dell'inizio della guerra dei
Balcani del 1999 cui anche l'Italia prese parte.
Ringrazio tutti gli amici che hanno voluto manifestarmi il loro affetto e
la loro sollecitudine.

Resto convinto del fatto che quella guerra poteva e doveva essere evitata:
e non solo perché la Carta dell'ONU, lo stesso Statuto della Nato e la
Costituzione della Repubblica Italiana la vietavano in modo assoluto; e non
solo perché erano praticabili altre forme di intervento, pacifiche,
solidali, nonviolente, per sostenere efficacemente l'impegno per la
democrazia e i diritti umani nella regione del Kosovo ed in tutta la
Serbia; e non solo perché di tutti i crimini la guerra è il peggiore; e non
solo perché oggi è a tutti evidente che quella guerra ha provocato stragi
atroci e devastazioni tremende, ed ha favorito nuove uccisioni e una nuova
"pulizia etnica" in Kosovo, ha provocato e provoca sofferenze terribili
alle popolazioni della Serbia tutta, ed ha rafforzato il regime di
Milosevic anziché favorirne la caduta; e non solo perché la distruzione del
diritto internazionale e la ridicolizzazione dell'ONU hanno avuto come
effetto di offrire un precedente ed un esempio per altre guerre
terroristiche e stragiste, per altre efferate violazioni del diritto e dei
diritti.
Non solo per tutto ciò, ma anche per il motivo più semplice e fondamentale
che la guerra è la fine della civiltà, del diritto, della dignità umana; e
nell'epoca segnata da Auschwitz ed Hiroshima la guerra è il nemico assoluto
dell'umanità: pertanto l'umanità deve opporsi alla guerra sempre e
comunque: ne va della stessa sopravvivenza del genere umano.

Resto convinto anche che potevamo riuscire a fermare la guerra, con
l'azione diretta nonviolenta. Con la lotta nonviolenta potevamo riuscire a
contrastare efficacemente la macchina bellica della Nato, con la lotta
nonviolenta potevamo riuscire ad imporre al governo ed al parlamento
italiano il rispetto della Costituzione, con la lotta nonviolenta potevamo
fermare la strage.
Non ci siamo riusciti, ed anche per questo al dolore si unisce la vergogna.
Cordialmente,

Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
tel. e fax 0761/353532

Viterbo, 28 marzo 2000




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Sandro e Roberta Ercoli
Via C.P. La Fontaine 69
01100 Viterbo
tel. 0761 290037