Bulatovic



 

Traduco alcuni brani di un articolo che ho letto questa mattina. E’ pubblicato da Nezavisne Novine, Banja Luka, Republika Srpska, 9 febbraio 2000, ma forse è la trascrizione di un programma radio o TV. In ogni caso l’autore è Aleksandar Tijanic
Non so niente dell’autore e non riesco neanche a capire tutte le insinuazioni. Qualcuno mi aiuta?

Io so chi è l’assassino

“E’ come se lo spettacolo dei serbi assassinati (conclusosi per adesso con la liquidazione di Pavle Bulatovic) e la loro posizione nella gerarchia del potere sociale o finanziario, stesse dicendo ai sopravvissuti che in un sistema come questo non esistono persone immortali, né tantomeno intoccabili. Nessun obbiettivo è troppo alto, nessun cognome offre protezione totale … in altre parole, che nessuno si senta al sicuro se ha partecipato nella creazione di questa Serbia che ha un portafoglio al posto del cuore. La morte di Bulatovic danneggia gli alleati di Slobo, quindi chi ha ordinato questo assassinio sta apertamente sfidando il regime. Sta infatti chiedendo: Chi governa in Serbia? Chi ha più potere?

E’ passato il tempo in cui la morte di un individuo costituiva una tragedia in questo paese. Nella Serbia di oggi, la morte di qualcuno è solo una statistica. Quindi, quando uccidono un giornalista, si tratta solo di una forma alquanto drastica di censura; quando liquidano un uomo d’affari, è una questione di spartizione del bottino; quando uccidono un politico, è perché non ha mantenuto la promessa fata ad un uomo d’affari; ma quando uccidono il Ministro della Difesa e Comandante in Capo delle Forze Armate, di che diavolo si tratta?

Le spiegazioni ufficiali parlano di terrorismo. Cosa significa? L’assassinio di Bulatovic è certamente stato un atto di terrorismo: ma terroristico è stato solo il modo in cui è stato giustiziato. Ciò che rimane oscuro, come nel caso Arkan, è il modo in cui è stato condannato. Nessun giudice, nessuna giuria, nessun avvocato e nessun diritto di appello. Chi sta facendo tutto questo? Perché? E soprattutto, perché queste azioni continuano e con successo?

Anche nel nostro contesto sociale, abituato a forme di cannibalismo, l’assassinio di un Ministro della Difesa manda un messaggio chiaro.

Primo, lo Stato ha perso il suo monopolio sulle misure coercitive e punitive: ogni cittadino ha adesso più paura del giudizio dei centri occulti del potere, che forse si annidano all’interno del sistema giuridico o, come sembra nel caso Bulatovic, al di fuori di esso.

Secondo, questi centri di potere eliminano le persone secondo i propri criteri, dimostrando così una totale mancanza di paura o di esitazione e, cosa più interessante, la mancanza di qualsiasi forma di negoziazione. Le persone che emettono le condanne chiaramente ritengono che la liquidazione dell’imputato sia il modo meno costoso e più sicuro di raggiungere il proprio obbiettivo. Più spettacolare è l’assassinio, più improbabile il luogo dell’agguato, più testimoni oculari ci sono… più chiaramente si trasmette il messaggio a chi di dovere. E questi ultimi stanno decodificando con precisione il messaggio.

Terzo, il messaggio strategico di questo assassinio è il seguente: chi ha emesso la sentenza ha intenzione di sopravvivere alla fine dell’attuale regime, di porre le basi per nuovi affari, per proteggere la propria posizione anche con un nuovo governo serbo. Non è escluso che offra la sua collaborazione anche ad eventuali oppositori.

In qualsiasi altro paese europeo l’assassinio di un Ministro della Difesa porterebbe ad enormi sconvolgimenti. Qui, nella Serbia anestetizzata dal male, la notizia durerà al massimo sette giorni. Da dieci anni qui non si produce che odio nei confronti di tutti; i serbi che hanno urlato di più contro i crimini sono quelli che hanno rubato di più; il sistema giudiziario è collassato, ogni elemento di stabilità in questa nazione è stato strappato alla radice. Tutto ciò ha prodotto indifferenza nei confronti di tutto, anche della criminalità. Ci vorrebbero far credere che stiamo portando avanti da soli la battaglia sacra contro il Nuovo Ordine Mondiale! Ma invece cosa siamo? Siamo un grande obitorio in cui i sopravvissuti piangono i morti più recenti. Corruzione, criminalità, assassini, il numero più elevato di omicidi insoluti in Europa, il tasso più alto di omicidi nel mondo, la peggiore diminuzione dell’aspettativa di vita nella regione, una guerra aperta tra poteri “grigi” e poteri ufficiali. La nostra più elevata forma di sviluppo etnico è la barbarie, una civiltà in cui le persone sono disposte ad uccidere o essere uccisi per motivi futili: questa è la Serbia che si affaccia al 21° secolo?

Il bottino da dividersi sta diventando sempre più ridotto è questo spazza via anche il particolare codice etico dei poteri “grigi”. E’ iniziata una reazione isterica che introduce la violenza come metodo in tutte le forme della vita pubblica serba: la politica, l’economia, i media, il sistema giudiziario, gli ospedali, le scuole, la strada, le elezioni, il bar, l’albergo. E noi, i serbi, come un branco di esseri dannati e disperati, predestinati alla distruzione totale, stiamo aspettando in fila… La notizia nuova è che non ci saranno eccezioni per nessuno.

E così ce ne stiamo, in fila, con alcuni davanti e altri dietro. Uno è il boia, gli altri sono solo vittime. Che futuro! Che impero di menzogne, morte e disperazione! Che messaggio semplice ci lascia questo decennio di “serbitudine”: dietro ad ogni ricchezza, dietro ad ogni successo, dietro ad ogni potere, si annidano crimini. E dietro ai crimini, c’è qualcuno che emette la sentenza.