Notizie Est #294 - Kosovo



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NOTIZIE EST #294 - KOSOVO
23 dicembre 1999
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"PARIGI 2" A PRISTINA
di Ana Bardhi - (AIM Pristina, 21 dicembre 1999)

Dopo svariate settimane di difficili trattative con i piu' importanti 
leader degli albanesi del Kosovo nell'ambito delle riunioni del 
Consiglio transitorio del Kosovo di Kouchner (ma anche in riunioni 
segrete), l'amministratore civile e' riuscito alla fine, con una formula 
nota unicamente a lui, a convincere Ibrahim Rugova, Hashim Thaci 
i Rexhep Qosja ad apporre la propria firma sull'accordo per la 
creazione di un istituzione comune internazionale-kosovara, che 
agira' fino a quando si terranno elezioni e che portera' il nome di 
Struttura amministrativa 
temporanea del Kosovo. E' risaputo da tutti che Kouchner ha 
dovuto spendere per alcuni tra tali leader politici piu' energie che 
per altri. [...]

Quali rapporti si svilupperanno in futuro tra 
Thaci, un uomo giovane e molto attivo che e' 
appena entrato in politica, e Rugova, un 
politico esperto e moderato, ma "passivo", lo si 
vedra' entro breve tempo. Dei presagi di quello 
che verra' si sono gia' avuti in occasione della 
conferenza stampa comune. Alla domanda dei 
giornalisti se entrambi rinunciano 
spontaneamente alle funzioni ricoperte finora 
(Rugova, presidente del Kosovo; Thaci, premier), 
Rugova ha risposto che lo fa per il popolo del 
Kosovo, che la sua funzione sara' congelata fino 
alle prossime elezioni, visto che tutti sanno 
come solo delle elezioni possono cambiare la sua 
carica. Thaci ha interpretato le sue parole come 
una "violazione degli accordi solo tre minuti 
dopo la loro firma". Tuttavia egli ha aggiunto 
che il suo governo si trasformera' e ha 
aggiunto, in toni cinici e in evidente 
contraddizione con la propria obiezione al 
mancato rispetto da parte di Rugova degli 
accordi appena firmati, che "la presidenza di 
Rugova e' gia' integrata nel Consiglio 
amministrativo del Kosovo" (!). Rimane tuttavia 
da vedere se davvero si rispettera' nero su 
bianco l'accordo firmato e se lo si fara' nella 
sua interezza. Il termine per la trasformazione 
[dei due governi del Kosovo (Thaci e Bukoshi) e 
della presidenza di Rugova] e' il 31 gennaio 
dell'anno prossimo, data prima della quale viene 
lasciato il tempo affinche' le attuali 
rispettive funzioni e gli organi creati vengano 
sciolti e i tre si integrino unicamente come 
rappresentanti di partiti politici all'interno 
del nuovo Consiglio amministrativo temporaneo, 
che a partire dal giorno citato diventera' 
operativo - in maniera temporanea e tuttavia 
esecutiva. Quindi, non esisteranno piu', e non 
verranno impiegati, i titoli di presidente, 
premier, presidenza del Parlamento. Continuera' 
a esistere il Consiglio temporaneo del Kosovo, 
che conservera' il proprio carattere 
consultativo e che, come e' scritto 
nell'accordo, verra' ampliato (ad altre forze 
politiche e singoli di prestigio). Se si tiene 
conto del fatto che i responsabili dei 14 
dipartimenti che diventeranno operativi avranno 
il compito di presentare al Consiglio temporaneo 
rapporti riguardo al proprio lavoro, e che il 
Consiglio a sua volta avra' la facolta', tra le 
altre, di respingere alcune decisioni, sembra 
che esso avra' il ruolo di "Parlamento". 
Kouchner manterra' il diritto di veto nel caso 
in cui il Consiglio Amministrativo del Kosovo 
non riuscira' ad adottare decisioni con una 
maggioranza dei 3/4 o all'unanimita'. La 
dirigenza esecutiva del Consiglio avra' otto 
membri, quattro dell'UNMIK e quattro del Kosovo. 
Ognuno dei rappresentanti del Kosovo sara' 
copresidente per un periodo di due mesi [insieme 
a un rappresentante UNMIK].

Bernard Kouchner, nell'annunciare ai giornalisti 
la firma dell'accordo, lo ha definito come 
storico per il Kosovo e il suo futuro poiche' 
"tra le altre cose, consente di dare vita a 
un'autonomia sostanziale, all'autogoverno e alle 
condizioni per elezioni libere, cose che sono in 
armonia con la Risoluzione 1244 del Consiglio di 
Sicurezza". Successivamente, di fronte ai 
giornalisti, i rappresentanti kosovari si sono 
dichiarati a favore dell'indipendenza, ma le 
loro dichiarazioni sono rimaste completamente 
nell'ombra rispetto alle informazioni sul 
conseguimento dell'accordo.

Anche se al pubblico l'accordo viene presentato 
come un ingresso degli albanesi nel processo di 
adozione delle decisioni, c'e' un fatto che 
guasta la compiacenza generale. Kouchner ha il 
diritto di veto. A giudicare da quella che fino 
a ora e' stata la reciproca intolleranza 
politica, ma forse addirittura personale, tra 
coloro che hanno firmato l'accordo, sara' 
davvero difficile riuscire a conseguire la 
maggioranza dei 3/4 riguardo all'adozione di 
qualche decisione. Ancora piu' difficile sara' 
raggiungere un consenso, soprattutto se non 
saranno in questione decisioni di importanza 
generale e contro le quali nemmeno coloro che 
davvero la pensano diversamente oserebbe votare, 
perche' perderebbe immediatamente posizioni 
(sicurezza, difesa delle minoranze, condanna dei 
rapimenti, emergere di nuove "organizzazioni", 
contro la liquidazione degli oppositori politici 
ecc.). Dunque, il potere esecutivo rimarra' 
nuovamente in mano a Kouchner. Sara' quindi 
consigliabile mettersi d'accordo con lui ed 
"essere collaborativi", piuttosto che promuovere 
qualcosa che non sia in armonia con la 
Risoluzione del Consiglio di sicurezza o sia 
nell'interesse solo di un gruppo politico, 
dimostrando in tal modo chi e' piu' importante 
(?!). Ma rimane ancora da vedere dove sara' 
l'intoppo e in che misura veramente gli albanesi 
del Kosovo (non) potranno avere l'ultima parola. 
D'altronde, anche secondo la Risoluzione 1244 
del Consiglio di sicurezza nessuno, oltre alla 
missione civile ONU, puo' rappresentare o 
esercitare il potere esecutivo in Kosovo. Le 
persone meglio informate dicono che i firmatari 
di questo Accordo hanno firmato le medesime cosa 
della Conferenza di Parigi. Sembra semplicemente 
che qualcuno, in questo modo, abbia 
semplicemente "ricordato" loro tale firma.

La domanda che si puo' quindi porre e' per quale 
motivo Kouchner ha insistito per la creazione di 
questo organismo misto e, allo stesso tempo, 
qual e' l'interesse dei rappresentanti albanesi 
che ne fanno parte, se le mani vengono loro, 
seppur in modo elegante, legate? Kouchner ha 
sicuramente guadagnato molto. Ora la sua 
amministrazione civile non potra' piu' essere 
accusata di non aver fatto nulla (o pochissimo) 
per la creazione di istituzioni perche' accanto 
alla sua esistevano i governi paralleli (Thaci e 
Bukoshi) o un presidente eletto con il voto 
degli albanesi del Kosovo (anche se la comunita' 
internazionali non le ha mai minimamente 
riconosciute). Ora le istituzioni che hanno 
creato gli albanesi del posto non esisteranno 
piu'. Inoltre, i governi degli altri paesi non 
potranno piu' puntare l'indice solo contro di 
Kouchner se qualche mossa non gli riuscira': ora 
tutti i membri di questo Consiglio saranno 
responsabili e per il loro coinvolgimento e' 
stato ottenuto un consenso esplicito. Thaci, 
Rugova e Qosja hanno ottenuto per la prima volta 
l'occasione di essere riconosciuti, di ottenere 
legittimita' nelle proprie azioni (finora 
all'interno del Consiglio amministrativo) e di 
vedersi tenuti in considerazione da parte della 
comunita' internazionale.

[...] [Ma il resto della] scena politica del 
Kosovo e' entrato in ebollizione. Gli esponenti 
di numerosi altri partiti politici hanno alzato 
la voce, non accettando il tentativo di fare 
sembrare che essi abbiano contribuito in maniera 
minore all'attuale status del Kosovo, ovvero di 
essere minoritari rispetto ai partiti di Thaci, 
Rugova e Qosja. Regna l'opinione generale che si 
stia conducendo una "lotta preelettorale 
disonesta", ovvero che i membri del 
summenzionato terzetto siano stati prescelti 
come personalita' chiave da parte della 
comunita' internazionale che, al fine di 
preparare il terreno affinche' la lotta politica 
per il potere si svolga esclusivamente tra di 
loro, li ha inclusi anche nel Consiglio 
amministrativo del Kosovo, sul quale sono 
fissati gli occhi di tutti i cittadini kosovari. 
Il Movimento Nazionale per la Liberazione del 
Kosova (LKCK), che faceva parte del governo 
transitorio di Thaci prima della firma 
dell'accordo, si e' ritirato da esso in segno di 
dissenso. Bajram Kosumi, che nello stesso 
governo ricopriva la carica di ministro per 
l'informazione, ma che e' allo stesso tempo 
presidente del Partito Parlamentare del Kosovo, 
ha rotto la coalizione del suo partito con il 
Movimento Democratico Unito di Qosja. Il Partito 
Liberale di Djerdj Dedaj ha annunciato che ora 
sara' la maggiore forza di opposizione al 
Consiglio amministrativo del Kosovo, se Kouchner 
continuera' a rifiutarsi di effettuare 
consultazioni anche con gli altri partiti 
dell'ampio spettro politico. Kosumi ha affermato 
lo stesso. Alcuni rappresentanti di partiti 
ritengono che si tratti di una mossa 
indispensabile, ma hanno allo stesso tempo 
affermato di attendersi che loro rappresentanti 
vengano inclusi nel Consiglio temporaneo del 
Kosovo, che quindi dovrebbe essere ampliato. 
Bajram Kosumi piu' precisamente osserva: 
Kouchner ha fatto una cosa buona perche' ha 
cercato di unire dei rivali, ma dall'altra parte 
ha ottenuto il risultato di frammentare la scena 
politica albanese. [...]

(titolo di "Notizie Est")


UN COMMENTO

Lo spirito di Rambouillet e di Parigi sembra 
purtroppo essere ancora vivo e vegeto, in 
Kosovo. Riportata da alcuni come una "consegna" 
del potere in mano a Thaci, la mossa di Kouchner 
si rivela in realta' un'astuta soluzione per 
condividere le responsabilita' della propria 
inefficienza e per vincolare a se' le forze piu' 
fidate e influenti del mondo politico albanese 
del Kosovo, inibendo cosi' ogni forza centrifuga 
nella societa' kosovara e promuovendo allo 
stesso tempo l'immagine di "amico degli 
albanesi", alla quale ormai ben pochi dei 
diretti interessati, tuttavia, credono. Il 
Consiglio amministrativo temporaneo, come nota 
l'articolo, e' quanto meno di democratico si 
possa immaginare: un potere di veto nei fatti 
assoluto da parte di Kouchner, una composizione 
scelta non dai kosovari, ma dalle forze di 
occupazione, un carattere transitorio che lo 
pone in bali'a delle scelte contingenti della 
cosiddetta "comunita' internazionale". La 
composizione (4 rappresentanti UNMIK, cioe' il 
gruppo maggioritario, 3 albanesi kosovari, 1 
serbo kosovaro), la necessita' dell'unanimita' o 
di una maggioranza dei 3/4 (il voto di 6 membri) 
e il summenzionato potere di veto di Kouchner 
dicono chiaramente che si tratta di 
un'istituzione a esclusivo controllo ONU. Per 
adottare ogni decisione sara' indispensabile 
avere il voto a favore dei 4 rappresentanti ONU; 
quindi, nemmeno nell'impensabile eventualita' 
che i tre rappresentanti albanesi e il 
fantomatico serbo ancora non "ingaggiato" da 
Kouchner si trovassero d'accordo si sarebbe in 
presenza di un quorum per prendere decisioni 
esecutive. Thaci, Rugova e Qosja confermano qui 
la loro linea politica adottata da Rambouillet 
in avanti, per il primo, l'inizio di una 
"brillante" carriera pubblica, per il secondo, 
il logico proseguimento di una politica passiva 
e mirata al protettorato. Le trattative per la 
firma dell'accordo sono state tenute 
scrupolosamente nascoste al popolo kosovaro, 
alla faccia delle proclamazioni, da parte sia 
delle istituzioni internazionali sia dei 
politici kosovari, di volere costruire un Kosovo 
democratico. Il principale organismo della 
comunita' serba, il Consiglio nazionale serbo 
del Kosovo, ha da parte sua condannato duramente 
l'accordo, affermando di non esserne stato 
avvisato in tempo e rifiutando comunque di farne 
parte, nonostante l'invito esplicito di 
Kouchner. Ma anche qui e' un'opposizione di 
facciata, visto che la non partecipazione a 
organi come quelli di Kouchner non comporta 
alcuna rinuncia particolare, visto che sono 
semplicemente organi di controllo ONU sui 
kosovari. Inoltre, il Consiglio di Momcilo 
Trajkovic e Oliver Ivanovic mantiene comunque 
rapporti regolari con l'amministrazione di 
Kouchner e, come ha dimostrato il recente 
incontro a Sofia con esponenti USA, gode di 
ottimi e importanti agganci internazionali per i 
suoi giochi. E' poi significativo il fatto che 
ieri le forze che hanno il controllo del 
Consiglio nazionale serbo abbiano respinto una 
mozione con la quale si chiedeva di rompere i 
rapporti con Kouchner ("Danas", 23 dicembre 
1999).

L'accordo rappresenta quindi un'ulteriore passo 
indietro nella (ancora del tutto ipotetica) 
strada verso un minimo di democrazia in Kosovo. 
Un passo che e' in sintonia con tanti altri 
compiuti negli ultimi tempi, come la firma 
definitiva dell'accordo con la francese Alcatel 
da parte degli uomini di Kouchner a nome del 
popolo kosovaro, avvenuta solo due giorni dopo 
la firma dell'accordo con Thaci-Rugova-Qosja, 
senza che alcun politico kosovaro alzasse la 
voce. Gerard Fischer, l'uomo nominato 
d'autorita' dall'ONU capo delle Poste e 
telecomunicazioni del Kosovo, ha rilasciato 
dichiarazioni di stupefacente arroganza, dalle 
quali traspare che uno dei motivi principali 
della cancellazione della decisione dei 
dirigenti kosovari di rivolgersi alla Siemens 
consiste nel fatto che la Siemens non ha, a 
differenza della Alcatel, un "partner 
internazionale" quale la Telecom di Monaco, che 
consente di evitare l'imbarazzante apertura di 
un prefisso internazionale per il Kosovo, troppo 
in odore di "indipendenza". E l'affare Alcatel 
e' solo la punta dell'iceberg di una situazione 
in cui ogni autorganizzazione da parte dei 
kosovari viene vista dall'amministrazione ONU 
come un intralcio da combattere, a livello 
economico (giungono notizie secondo cui l'ONU 
"vieta" attivita' economiche come la produzione 
di mattoni o i servizi di idraulico o di 
elettricista, che potrebbero creare pericolosi 
"focolai" di introiti locali al di fuori di ogni 
controllo) o a livello di espressione (nel 
settore USA e' normale che radio o giornali 
vengano chiusi perche' in dissenso con le forze 
NATO). Intanto vengono continuamente tollerate 
la violenza e la criminalita', che si stanno 
facendo progressivamente meno "etniche" e hanno 
l'evidente risvolto politico di distogliere le 
energie della popolazione da obiettivi sgraditi 
alle forze di occupazione. La recente diffusione 
del terrore dei rapimenti tra la popolazione in 
generale ne e' un tipico esempio.

Infine, non si puo' non notare che durante le 
ultime settimane negli sviluppi in atto in 
Kosovo e intorno al Kosovo, sono state aperte 
quattro nuove "piste", sulle quali i vari, 
interessati, attori politici potranno contare 
per i loro incessanti mercanteggiamenti. Tutte 
queste "piste", a quanto pare, dovranno giungere 
a conclusione grosso modo tra gennaio e 
febbraio. E' stato annunciato che a meta' 
gennaio Carla Del Ponte, del Tribunale 
Internazionale dell'Aia, chiedera' ufficialmente 
a Belgrado di potere entrare in Serbia per 
raccogliere testimonianze per la nuova inchiesta 
aperta dal Tribunale sull'UCK (sulla quale non 
sono stati forniti particolari). La portata 
politica di una tale richiesta e' alta: si offre 
un'occasione al regime di Belgrado di operare 
una svolta di facciata dando il via libera, in 
caso contrario si offrira' un aiuto d'immagine 
all'opposizione. Entro fine gennaio il governo 
Thaci e quello Bukoshi/Rugova dovranno essere 
stati sciolti e i rispettivi leader dovranno 
entrare definitivamente, a titolo personale e/o 
solo dei rispettivi partiti, nel Consiglio 
amministrativo temporaneo. A meta' febbraio 
scadra' anche l'ultimatum dato da UE e USA 
all'opposizione serba per formare una coalizione 
unita, pena la perdita del sostegno 
internazionale. A febbraio (secondo fonti serbe, 
mentre il giornale bulgaro "Monitor" parla di 
primavera) ci dovrebbe essere il viaggio 
ufficiale negli Stati Uniti da parte della 
delegazione dei serbi del Kosovo, preparato con 
cura nel recente incontro di Sofia. Nel 
frattempo, tra gennaio e febbraio si svolgeranno 
i congressi del Partito Radicale Serbo di Seselj 
e quello del Partito Socialista di Milosevic. 
Dopo di che, a quanto pare, ci potrebbero essere 
in Serbia elezioni locali in primavera, seguite 
da un voto a livello federale in autunno. 
Insomma, tanto per cambiare, "grandi manovre" 
che, tuttavia, viste le passate esperienze, 
potrebbero avere come conseguenza solo un 
ulteriore, ordinario passo verso un caos ancora 
maggiore.

(Andrea Ferrario)


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