[ASIA] india e pakistan, disgelo avviato



La Repubblica - Martedì 6 gennaio 2004 -
Al vertice dei Paesi del sud asiatico Vajpayee e Musharraf discutono di
nucleare, terrorismo e Kashmir
India e Pakistan, disgelo avviato
Calorosa stretta di mano fra i due premier che parlano per un´ora
RAIMONDO BULTRINI
BANGKOK - L´ultima volta che il premier pachistano Pervez Musharraf e quello
indiano Atal Behari Vajpayee si erano incontrati nel gennaio del 2002 il
clima era quello di una vigilia di guerra. Clamorosamente Musharraf si alzò
dalla sua sedia al vertice dell´Associazione dei Paesi del Sud asiatico
(Saars) di Katmandu per andare a stringere la mano a un Vajpayee livido di
rabbia che non scambiò con lui nemmeno una parola.
Ieri l´atmosfera durante il nuovo appuntamento dello stesso organismo
riunito nella capitale pachistana Islamabad era totalmente diversa, sebbene
oltre diecimila uomini della sicurezza fossero schierati tutt´attorno al
palazzo del meeting dopo il terzo attentato alla vita di Musharraf messo a
segno nel giorno di Natale. Non solo il musulmano Musharraf e l´induista
Vajpayee si sono scambiati una stretta calorosa, ma hanno anche discusso
privatamente per più di un´ora. Il tutto preceduto da una serie di pubbliche
dichiarazioni di stima e buone intenzioni reciproche, mentre sopra i loro
cieli da pochi giorni sono tornati a volare gli aerei delle rispettive
compagnie di bandiera.
Il vertice per la cooperazione dei paesi di questa tumultuosa parte del
mondo sembra apparentemente aver aperto dunque il 2004 sotto il segno di una
nuova disponibilità al dialogo e alla cooperazione reciproca, che in termini
concreti potrebbe significare un inedito rilancio delle rispettive economie,
per non parlare del congelamento, almeno temporaneo, dei rischi di conflitto
nucleare, di un maggiore controllo sulle attività del terrorismo islamico e
sui conflitti etnico religiosi che hanno provocato lutti e divisioni in
tutta la regione.
Al vertice della Saarc erano rappresentati ai massimi livelli i non meno
travagliati paesi della regione. C´era il Nepal della guerriglia maoista, il
Bangladesh povero e corrotto, lo Sri Lanka dei separatisti Tamil, i piccoli
e altrettanto conflittuali Bhutan e Maldive. Ma tutti gli occhi erano
puntati sui due principali protagonisti del vertice che, a parole, sembrano
aver deciso di aprire un capitolo nuovo dopo 56 anni di odio e tre guerre,
l´ultima delle quali a un passo dalla pericolosa soglia del conflitto
atomico.
«Differenze politiche, sospetti reciprochi, meschine rivalità ci hanno
privato dei benefici della pace», ha detto Vajpayee nel suo discorso al
vertice, consapevole che la sua stessa coalizione politica oltranzista hindu
avrebbe storto il naso per tanto ardire. «Dobbiamo buttarci alle spalle
sfiducia, amarezza e tensione», gli ha fatto da controcanto Musharraf, a sua
volta cosciente che proprio le sue recenti aperture all´India possono essere
all´origine dei due ultimi tentativi di fargli la pelle messi in atto in
meno di due settimane da parte di terroristi strettamente legati alla più
forte alleanza politica di opposizione interna guidata dai mullah
filo-Taliban.
Il premier pachistano, salito al potere quattro anni fa con un colpo di
Stato, è reduce infatti da una serie di manovre interne di compromesso
arrangiate per garantirsi la presidenza fino al 2007 proprio grazie alle
concessioni verso i fondamentalisti che già applicano la sharia, la legge
islamica, in due delle più importanti province del Paese e che controllano
di fatto il Parlamento nazionale. Ma nel suo discorso rivolto in particolare
a Vajpayee, ha voluto insistere sulla necessità di non evitare ancora una
volta il nodo più doloroso della contesa: il Kashmir. Di questa terra sulle
vette dell´Himalaya a maggioranza musulmana costata decine di migliaia di
morti il premier indiano non volle in passato nemmeno discutere,
considerandolo «territorio indiano» a tutti gli effetti. Un concetto che
Vajpayee ha ripetuto anche alla vigilia del vertice Saarc, sebbene per la
prima volta si sia lasciato scappare una dichiarazione di apertura: «Se ne
può discutere».

A PRESTO

PIER LUIGI GIACOMONI