SPECIALE MACAO



             DOMENICA 19 DICEMBRE 1999  
             MACAO TORNA ALLA CINA      
                                        
 Tramonta definitivamente l'era del     
 colonialismo europeo in Asia. Alla     
 mezzanotte di domenica 19 dicembre,    
 dopo 442 anni di amministrazione porto-
 ghese, Macao verrà restituita alla Cina
                                        
 Protagonisti del "passaggio delle      
 consegne" saranno il presidente cinese,
 Jiang Zemin, e quello portoghese, Jorge
 Sampaio, nel corso di una solenne      
 cerimonia con 2.500 invitati.          
                                        
 A pochi giorni dal Duemila, e due anni 
 dopo la restituzione della vicina Hong 
 Kong, la Cina compie dunque un nuovo   
 passo verso la completa riunificazione:
 all'appello manca ormai soltanto la    
 "ribelle" Taiwan.                      
             LA CINA E MACAO            
             UN PAESE, DUE SISTEMI
                                        
 Il ritorno di Macao alla Cina si compie
 in un clima più sereno rispetto ai tra-
 vagliati rapporti tra Pechino e Londra 
 per la restituzione di Hong Kong.      
                                        
 La transizione è stata persino ritarda-
 ta dal governo cinese: Lisbona era già 
 pronta a "passare la mano" nel 1974,   
 dopo la "Rivoluzione dei garofani" e la
 conseguente rinuncia alle ex colonie.  
                                        
 L'accordo del 1987 prevede che Macao,  
 come già Hong Kong, diventi una Regione
 amministrativa speciale. Avrà per 50   
 anni ampia autonomia, e conserverà un  
 ordinamento economico, politico e giu- 
 diziario separato, in base al principio
 "Un Paese, due sistemi".               

             I TIMORI DEI MACANESI      
             PER IL RITORNO ALLA CINA   
                                        
 La riunificazione porterà ovviamente   
 alcuni cambiamenti a Macao.            
                                        
 L'ultimo governatore portoghese, Vasco 
 Rocha Vieira, sarà sostituito dal      
 banchiere Edmund Ho, eletto "capo dell'
 esecutivo" da una apposita commissione 
 nominata da Pechino. E il 20 dicembre, 
 l'esercito cinese farà il suo ingresso 
 trionfale nella ex colonia.            
                                        
 A non gradire "l'abbraccio" di Pechino 
 sono in realtà pochi dei 430mila abi-  
 tanti, per il 95% cinesi. Si tratta di 
 10mila portoghesi e 20mila "macanesi"  
 (discendenti da famiglie miste), che   
 temono la scomparsa di identità, cul-  
 tura e tradizioni locali.              

             PECHINO NON DEMOLIRA'      
             LA LAS VEGAS D'ORIENTE     
                                        
 Tra le "tradizioni" più vive (e reddi- 
 tizie) di Macao c'è il gioco d'azzardo,
 legalizzato nel 1860. Ma è improbabile 
 che il ritorno alla Cina interrompa le 
 attività dei 10 casinò esistenti, che  
 da soli forniscono il 60% delle entrate
 della "Las Vegas dell'Oriente".        
                                        
 A rischiare qualcosa è la mafia locale:
 le "triadi" (clan) hanno combattuto    
 negli ultimi anni una guerra, con deci-
 ne di morti, per il controllo di usura 
 e prostituzione, connesse con il gioco.
                                        
 Un segnale del probabile, futuro "giro 
 di vite" è la recente condanna di un   
 temuto boss, Wan Kuok-koi ("Dente rot- 
 to") a 15 anni di carcere duro.        
             IL MONOPOLIO DEL GIOCO     
             SI AVVICINA ALLA SCADENZA  
                                        
 Se le triadi mafiose dovranno rallen-  
 tare le loro attività illecite, con il 
 sollievo degli abitanti di Macao, la   
 riunificazione crea qualche preoccupa- 
 zione anche a Stanley Ho, il magnate   
 che dal 1962 ha il monopolio del gioco 
 d'azzardo.                             
                                        
 Il nuovo capo dell'esecutivo Edmund Ho 
 (i due non sono parenti) ha promesso di
 riformare l'industria del gioco. La    
 "licenza" monopolistica del proprieta- 
 rio dei casinò scade nel 2001, ed è    
 probabile che non venga rinnovata.     
                                        
 Scontata l'opposizione di Stanley Ho   
 alla liberalizzazione: porterebbe,     
 afferma, a nuovi scontri tra le triadi.

             DOPO MACAO, PECHINO        
             GUARDA A TAIWAN            
                                        
 Hong Kong, giugno 1997. Macao, dicembre
 1999. Prosegue a grandi passi la riuni-
 ficazione della Cina, a cui manca ormai
 una sola, ma difficile, tappa: Taiwan. 
                                        
 Pechino vuole dimostrare come il prin- 
 cipio "un Paese, due sistemi", attuato 
 nelle due ex colonie, consenta la riu- 
 nificazione anche dell'isola "ribelle",
 attribuendole una notevole autonomia.  
                                        
 Tuttavia Taiwan ha finora respinto la  
 proposta. Nell'isola, separata dalla   
 Cina dal 1949 (vi si rifugiò l'esercito
 nazionalista di Chiang Kai-shek, scon- 
 fitto dai comunisti), è infatti sempre 
 più forte il sentimento indipendenti-  
 sta. Il rischio è un conflitto militare

             MACAO NELLA "RETE"         
             GLI INDIRIZZI INTERNET     
                                        
 L'indirizzo del sito ufficiale delle   
 autorità di Macao è il seguente:       
 http://www.macau.gov.mo/               
 Il sito, in portoghese, inglese e ci-  
 nese, dedica alcune pagine alla ceri-  
 monia di riunificazione con la Cina.   
                                        
 Notizie aggiornate su Macao sono otte- 
 nibili, in portoghese e in inglese, sul
 sito locale dell'agenzia di stampa     
 portoghese Lusa. L'indirizzo è         
 http://lusamacau.com/                  
                                        
 Diversi quotidiani locali hanno una    
 edizione on line in portoghese. Tra    
 questi il "Futuro de Macau": http://   
 unitel.net/futuromacau e il "Jornal    
 Tribuna de Macau": http://jtm.com.mo   

             QUEL CHE RESTA             
             DEGLI IMPERI               
                                        
 Con la restituzione di Macao, il Porto-
 gallo torna ai confini precedenti alla 
 scoperta dell'America. La "caduta" del-
 l'ultimo bastione degli imperi colonia-
 li sul continente asiatico non segna   
 però la scomparsa dei "possedimenti    
 d'oltremare" dei Paesi occidentali.    
                                        
 Naturalmente è cambiato, rispetto al   
 passato, il rapporto tra la madrepatria
 e gli abitanti delle colonie, che in   
 genere hanno ottenuto autonomia, citta-
 dinanza e pieni diritti politici.      
                                        
 Diversi territori hanno poi approfitta-
 to del proprio "status" e, grazie ad   
 autonomi sistemi fiscali, hanno trovato
 la scorciatoia verso la ricchezza.     

             DAI "PARADISI" SFRUTTATI   
             AI "PARADISI FISCALI"      
                                        
 Industrie private e pubbliche, banche e
 società finanziarie: questi i principa-
 li "clienti" delle colonie e dei posse-
 dimenti d'oltremare trasformatisi negli
 ultimi decenni in "paradisi fiscali".  
                                        
 Bermuda, Anguilla, Cayman, Gibilterra  
 tra le dipendenze britanniche, ma anche
 le Antille olandesi e Aruba, fanno or- 
 mai concorrenza ai paradisi più tradi- 
 zionali, come Panama, Hong Kong o le   
 Bahamas, grazie a una tassazione inesi-
 stente o minima su imprese e capitali. 
                                        
 Inevitabile l'arrivo di denaro "spor-  
 co", che ha reso alcune isole "off sho-
 re" crocevia di attività illecite, dal 
 riciclaggio al traffico di droga.      

             LE COLONIE NEL DUEMILA     
             FRANCIA E REGNO UNITO
                                        
 La maggior parte delle colonie che     
 varcheranno la soglia del Duemila      
 appartiene a Francia e Regno Unito.    
                                        
 Dieci i Dipartimenti e Territori d'Ol- 
 tremare controllati da Parigi, dalla   
 Guyana alla Polinesia francesi, dalla  
 Martinica a Réunion. La popolazione    
 complessiva sfiora i 2 milioni di per- 
 sone, che godono di vari gradi di auto-
 nomia e rappresentanza politica.       
                                        
 Gibilterra, Falkland, Sant'Elena,      
 Bermuda, Cayman, Pitcairn, sono solo   
 alcuni degli ancora numerosi Territori 
 dipendenti da Londra sparsi nel mondo  
 e abitati da quasi 200mila persone, che
 non sempre hanno piena cittadinanza.   

             I TERRITORI ESTERNI DI USA 
             SPAGNA, OLANDA E DANIMARCA 
                                        
 Due i possedimenti restanti del vasto  
 impero coloniale spagnolo: sono le cit-
 tà di Ceuta e di Melilla, sulla costa  
 mediterranea del Marocco (130mila abi- 
 tanti in tutto).                       
                                        
 Anche i Paesi Bassi conservano, del    
 passato coloniale, solo il controllo di
 2 Territori (Antille olandesi e Aruba),
 abitati da 190mila persone.            
                                        
 Più vasti, ma meno popolati, i Territo-
 ri esterni della Danimarca: Groenlandia
 e isole Faer Oer (100mila abitanti),   
 con ampia autonomia. Tra le dipendenze 
 Usa: lo Stato associato di Puerto Rico 
 (3,6 mln di abitanti), le isole Vergini
 americane,le Marianne,Guam e Samoa Usa.

             LE COLONIE CONTESE:        
             ISOLE FALKLAND E GIBILTERRA
                                        
 Non solo le ex colonie, ma anche alcuni
 possedimenti rimasti tali scontano an- 
 cora le tensioni e i conflitti provoca-
 ti dal crollo degli imperi. E' il caso 
 di Gibilterra e delle isole Falkland.  
                                        
 Per le Falkland si arrivò al confronto 
 militare tra il Regno Unito e l'Argen- 
 tina, che nel 1982 aveva occupato le   
 isole con un colpo di mano. La guerra  
 provoc• la caduta del regime militare  
 di Buenos Aires, ma non risolse defini-
 tivamente la questione.                
                                        
 Gibilterra Š invece tuttora la causa   
 di forti tensioni tra due Paesi, Spagna
 e Regno Unito, entrambi membri dell'   
 Unione europea e della Nato.           
                        VALERIO RUGGIERO
FONTE: TELEVIDEO VEN. 17/12/99

PIER LUIGI GIACOMONI
TEL.: 051/633-17-39 CELL. 0335/621-54-12

Net-Tamer V 1.11.2 - In Prova

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