Personale sanitario, AMREF al Forum di Bangkok: all'Africa servono investimenti e tecnologia (comunicato stampa)



PERSONALE SANITARIO, AMREF: ALL'AFRICA SERVONO INVESTIMENTI E TECNOLOGIA
Tra le priorità indicate dalla ong a Bangkok, dove è in corso fino a sabato il secondo Forum Globale sul personale sanitario, la necessità di puntare su telemedicina e formazione a distanza, perché le scuole del continente non hanno gli strumenti per rispondere alla domanda urgente di personale specializzato

Roma, 27 gennaio 2011 - «Per rafforzare i sistemi sanitari dei Paesi africani bisogna passare dalle parole ai fatti e investire in metodi innovativi per la formazione delle risorse umane. È impossibile, infatti, incrementare il numero di medici e infermieri qualificati fino ai livelli necessari senza ricorrere alla tecnologia per il loro addestramento». A dirlo da Bangkok è Peter Ngatia, responsabile dell'area Capacity Building di AMREF a Nairobi e a capo della delegazione dell'ong al secondo Forum Globale sul personale sanitario, ospitato fino a sabato nella capitale thailandese. «Le 105 scuole di medicina presenti in Africa - precisa Ngatia - non hanno gli strumenti per rispondere alla domanda urgente di dottori, infermieri, ostetriche, tecnici di laboratorio e farmacisti. E fino a quando non potremo contare su un numero adeguato di operatori sanitari, il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio relativi alla salute resterà un'illusione».

L'incremento del numero degli operatori sanitari è solo una delle priorità indicate da AMREF a Bangkok. Per la principale organizzazione sanitaria no profit africana, infatti, è necessario intervenire anche per ridurre la migrazione dei camici bianchi dal Sud al Nord del mondo, una vera e propria emorragia di risorse umane qualificate che comporta un costo altissimo per i Paesi a risorse limitate, e anche quella dal settore pubblico a quello privato e dalle campagne alle città. Nella maggior parte dell’Africa subsahariana, infatti, alla generale scarsità numerica di personale sanitario si somma il problema della sua distribuzione fra aree urbane e zone rurali. Come in Uganda, dove il 70% dei medici e il 40% di ostetriche e infermieri vive e lavora nelle città, servendo solo il 12% della popolazione complessiva. Per AMREF, inoltre, l'aggiornamento delle competenze del personale esistente deve essere accompagnato, ove opportuno, da una strategia di task-shifting, per spostare mansioni tradizionalmente assegnate a personale medico specializzato verso i livelli inferiori. 

«Questi obiettivi - spiega Peter Ngatia - richiedono innanzitutto un incremento degli investimenti. Ai governi africani, per esempio, chiediamo di destinare il 15% del loro budget per la salute al miglioramento delle strutture mediche pubbliche e agli operatori sanitari di comunità. Altrettanto cruciale è il ricorso alle nuove forme di apprendimento a distanza messe a disposizione dal progresso tecnologico, come l'e-learning o la telemedicina». In Kenya, dove l'85 per cento degli infermieri possiede esclusivamente una qualifica di primo livello - ovvero non sono in grado di fornire molti dei servizi sanitari di base e non hanno le competenze per gestire e curare malattie come Aids, malaria e tubercolosi - AMREF nel 2005, in collaborazione con Accenture, Ministero della Salute e Nursing Council, ha avviato un progetto pilota di specializzazione basato proprio sull'e-learning.

«Usando i sistemi di insegnamento tradizionale nelle classi - aggiunge a questo proposito Ngatia - il Kenya ha le risorse economiche e le infrastrutture sufficienti per formare soltanto cento infermieri di secondo livello ogni anno. A questo ritmo servirebbero quindi un paio di secoli per consentire l'aggiornamento professionale dal primo livello al secondo livello dei 22mila infermieri specializzati di cui ha urgente bisogno il Paese. Grazie al nostro progetto, al quale partecipano 25 scuole di formazione per infermieri, siamo invece già riusciti a formarne più di quattromila. L'e-learning si è rivelato uno strumento formativo flessibile, che gli studenti possono usare in ogni momento della giornata, senza doversi assentare dal lavoro. Inoltre è uno strumento efficace e a basso costo per formare personale sanitario nelle aree rurali, dove il personale sanitario impiegato è spesso insufficiente, inesperto e non aggiornato. Per questo AMREF intende esportarlo anche in altri Paesi africani in cui mancano gli infermieri specializzati e le infrastrutture per formarli». 

In questa strategia un ruolo importante lo gioca anche la cooperazione internazionale, al centro del rapporto "Personale sanitario per tutti e tutti per il personale sanitario" presentato martedì in Thailandia da Giulia De Ponte, responsabile advocacy di AMREF Italia, unica ong del nostro Paese presente al Forum di Bangkok. La ricerca traccia una mappatura dell’impegno dei principali soggetti italiani di cooperazione internazionale per il rafforzamento del personale sanitario nei Paesi a risorse limitate ed è basata su una metodologia di lavoro che può essere replicata in altri contesti nazionali per valutare e migliorare l’efficacia degli aiuti e promuovere sinergie positive tra i diversi attori coinvolti nelle iniziative per il rafforzamento dei sistemi sanitari dei Paesi poveri.


Il rapporto di AMREF "Personale sanitario per tutti e tutti per il personale sanitario" può essere scaricato in versione pdf cliccando su questo link: http://www.amref.it/doc_din/101217personale_sanitario_AMREF.pdf.

AMREF, fondazione africana per la medicina e la ricerca, è stata fondata a Nairobi nel 1957 ed è la principale organizzazione sanitaria no profit del continente. Oggi impiega in Africa oltre 800 persone, per il 97% africani, e gestisce circa 140 progetti di sviluppo sanitario in sei Paesi (Etiopia, Kenya, Sudafrica, Sudan, Tanzania e Uganda). Il network internazionale di AMREF è composto da 12 sedi in Europa, Stati Uniti e Canada.

Ufficio stampa AMREF Italia - Simone Ramella
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