IL PROGETTO ’'ASILO DIFFUSO''



la Stampa (Torino)
IL PROGETTO L’«ASILO DIFFUSO»
Un profugo in casa La nuova solidarietà

Insegnante per 40 anni, cooperante in Nicaragua, Cuba e Brasile,
volontaria nello straordinario microcosmo dell’Asai per seguire i ragazzi
stranieri nei compiti a casa e, da qualche mese, «affidataria» di due
giovani rifugiati afghani. Elena Rossetto è andata in pensione un anno fa
dalla scuola media «Calvino-Tommaseo» e, credendo molto nel metodo
dell’affidamento, è stata tra i primi torinesi a rendersi disponibile per
il progetto di «asilo diffuso». I due ragazzi, la professoressa Rossetto
li ha conosciuti nell’oratorio laico di San Salvario. Allora dormivano in
un dormitorio pubblico. Come tutti gli afghani arrivati in Italia, hanno
viaggiato attraverso Pakistan, Iran, Turchia, Grecia. «Più di 10 anni è
durato il cammino di uno di loro. Era partito a 8 anni, con un fratello.
Lavorava, accumulava denaro, ripartiva», spiega Elena. «Oggi pensano di
avere vent’anni: pensano, perché in Afghanistan non esiste anagrafe».

Sarwar Rahimi e Ahmed Akbari nell’anno scolastico appena trascorso uno di
loro ha finito il corso per saldatore e ha ottenuto una borsa lavoro,
l’altro sta raccogliendo frutta nel Pinerolese e in autunno andrà a scuola
a sua volta. «Questo ragazzo sta facendo una vita di sacrifici che non
molti italiani farebbero. Ma non parliamo di persone fuggite dal loro
paese inseguendo un miraggio televisivo. Cercano un luogo in cui vivere
dopo aver visto la guerra, la morte dei genitori... Hanno una maturità
eccezionale, ma anche grandi vuoti da colmare: affettivi, di istruzione».

Difficile intendersi? «Diciamo che sto dimenticando qualche congiuntivo,
altrimenti non ci si capirebbe. Per la vita in casa, c’è una buona
disponibilità ad accettare regole e comportamenti, collaborazione in casa.
Per loro penso di essere una buona opportunità. A me, come accade con
tutti i giovani, danno energia, vita». «Torino è da tempo inserita nel
“Sistema nazionale di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”
finanziato - spiega l’assessore ai Servizi Sociali Marco Borgione - dal
ministero degli Esteri: l’”asilo diffuso” rientra tra le soluzioni
possibili per facilitare l’inserimento sociale».

Ad oggi coinvolge 13 persone delle 20 previste, 10 uomini e 3 donne. Tre
famiglie stanno perfezionando l'iter per l'affidamento (6 mesi rinnovabili
se il percorso verso l'autonomia - studio dell’italiano, formazione
professionale, ricerca del lavoro - non è completato). Attraverso le
associazioni che aderiscono al Tavolo Rifugio cittadino - La Tenda, Asai,
Arci, Almaterra - il Comune garantisce alle famiglie un rimborso spese di
300 euro mensili, altri 100 vanno all’associazione che segue il percorso
individualizzato di integrazione.


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«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi che
amate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nel
vostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima che
arrivino per voi»

Primo Levi