intanto gli sgomberi violano il diritto allo studio: storia di 40 bambini



"Riportate quei piccoli rom a scuola"
Testaccio, storia di 40 bambini

Vivevano nel campo del Foro Boario, a lezione fino allo sgombero. Le maestre li "adottano" e si appellano al ministro. Una richiesta al sindaco: "Una sede dignitosa e definitiva per quelle famiglie"
di Paolo G. Brera
Indovina chi viene a cena? I bimbi rom del Foro Boario di Testaccio, sgomberati a Tor Vergata «in un´area senz´acqua e senza luce, tra i passanti che li insultano e gli sputano», hanno trovato un esercito di alleati: i compagni di scuola della elementare Regina Margherita, le loro famiglie e le loro maestre che da una ventina di giorni fanno a gara per aiutarli invitandoli a casa loro. «Li chiamiamo per mangiare da noi - dice Antonella, una delle maestre - e diamo loro una mano come possiamo. Vengono a farsi una doccia a casa mia, e intanto gli faccio il bucato di tutta la famiglia».

Ieri il Collegio d´istituto ha scritto una lettera indirizzata al ministro della Pubblica istruzione, al sindaco, al prefetto, al presidente del I municipio e all´assessore alle Politiche scolastiche chiedendo che trovino subito «una sistemazione dignitosa e definitiva» per quelle famiglie sgomberate dall´oggi al domani alla fine della scuola. Una sede «abbastanza vicina alle nostre scuole per permettere loro di frequentarle ancora il prossimo anno».

Da anni la comunità rom viveva nell´area tra il Tevere e i macelli di Testaccio, una sede autorizzata e attrezzata ma provvisoria. I bimbi, una quarantina, frequentavano le scuole della zona fino a Trastevere. Appartengono quasi tutte famiglie italiane da diverse generazioni, hanno fatto il militare e si mantengono con lavori artigianali come «la pulizia delle superfici di metallo, anche quelle delle chiese».

«Che fine faranno ora quei bambini? Sono lontani chilometri dalla nostra scuola. Nella classe in cui insegno - racconta Teresa - c´è una bimba rom dolcissima e stupenda, accolta benissimo dai compagni di classe. Quando i suoi genitori non l´hanno lasciata venire al campo scuola fuori città temendo il razzismo degli italiani, che arrivano anche a minacciare i bimbi e a insultarli come immondizia, gli alunni hanno protestato: "Saremo in 22 a difenderla, se le succede qualcosa"».

La storia di quella bambina, che non ha neppure potuto partecipare alla festa di fine anno e alla consegna delle pagelle, l´ha raccontata ieri Stefano Menichini sul quotidiano della Margherita, Europa. Anche lui genitore di un compagno di classe della bimba, anche lui impegnato a combattere per riportare i bambini rom nella loro scuola, il prossimo anno.

La pagella, alla fine, la bambina rom l´ha ricevuta a domicilio. Non al suo, una roulotte grande e bella parcheggiata nel nulla di Tor Vergata, ma «a casa di Daniela, un´altra mamma. Gliel´ho portata io - racconta ancora la maestra Antonella - insieme a quelle di altri bimbi del campo. La famiglia rom era a casa di Daniela, a fare la doccia. È stato molto carino, il papà della bimba ha voluto offrire la pizza a tutti noi. Sono pulitissimi e molto dignitosi», assicura tentando di sbriciolare «un luogo comune». 



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«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi che amate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nel vostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima che arrivino per voi»

Primo Levi