Se per la Cassazione tutti i nomadi sono ladri



Se per la Cassazione tutti i nomadi sono ladri
di Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo

La clamorosa assoluzione del sindaco leghista di Verona Fabio Tosi ha dato
occasione alla Corte di Cassazione di ridurre ulteriormente l’ambito di
applicabilità della legge Mancino contro la discriminazione razziale, ed
ha sostanzialmente strappato importanti principi costituzionali che non
possono essere trascurati neppure dalla Cassazione.

Nel 2001 Tosi era capogruppo della Lega Nord nel consiglio regionale
veneto e durante una riunione aveva detto tra l’altro che "gli zingari
dovevano essere mandati via perché dove arrivavano c’erano furti".

Dopo una condanna in corte di Appello, il verdetto della Corte definisce
come lecito il comportamento di Tosi, annullando la precedente sentenza e
rinviando ad altro giudice per la decisione definitiva.

Nella nostra legge fondamentale esistono principi immediatamente
precettivi che non possono essere violati neppure quando le persone che
commettono reati o sono denunciati per avere commesso reati sono
appartenenti ad una categoria o ad un gruppo etnico particolare .

La presunzione di innocenza, affermata dall’art.27 per tutti, cittadini e
non cittadini, stabilisce che “ l’imputato non è considerato colpevole
sino alla condanna definitiva”.

Non si può quindi definire come ladro una persona che non sia stata
condannata con sentenza passata in giudicato. Sembra ovvio, ma per il
sindaco leghista di Verona ed adesso per la Corte di Cassazione, tutti i
nomadi, anche sinti, quindi cittadini italiani, sono ladri, anche prima di
una condanna definitiva, addirittura anche prima di una denuncia, o di un
qualsiasi accertamento dei fatti.

E ancora l’art. 27 della Costituzione afferma che “la responsabilità
penale è personale”, ribadendo poi la funzione rieducativa della pena.
Anche questa norma vale per tutti, quale che siano lo stato di soggiorno
ed i precedenti penali. Anche i ladri, dopo avere scontato una pena
possono inserirsi nella società ed hanno diritto a non essere
discriminati, ed anzi a livello locale, gli ex detenuti (italiani) godono
di particolari aiuti per il loro reinserimento sociale. Ma sono numerosi
anche i casi di reinserimento sociale di rom e migranti che hanno commesso
un reato e poi, dopo avere scontato la pena, sono riusciti a trovare una
loro strada nella legalità. Ma questa possibilità di reinserimento,
evidentemente, per la Corte di Cassazione vale per gli italiani, ma non
per i sinti, che sono pure cittadini italiani, ed è del tutto da escludere
per tutti coloro che vengono definiti zingari senza avere neppure la
cittadinanza italiana, come appunto i rom.

In pratica la Corte di Cassazione ritiene, come il sindaco leghista Tosi,
che gli zingari, tutti gli zingari, in quanto tali sono ladri, affermando
una sorta di responsabilità collettiva, ed è quindi legittima la
discriminazione ai loro danni.
Poco importa che, dopo avere scontato una pena, chiunque, soprattutto se
cittadino italiano come i sinti, ha diritto alla tutela del suo onore,
della sua privacy ed agli altri diritti fondamentali, comunque affermati
dall’art. 2 del Testo Unico sull’immigrazione anche per gli stranieri
privi di permesso di soggiorno, sulla base del principio di parità con i
cittadini italiani.

Secondo la Cassazione "la discriminazione per l’altrui diversità è cosa
diversa dalla discriminazione per l’altrui criminosità. In definitiva un
soggetto può anche essere legittimamente discriminato per il suo
comportamento ma non per la sua qualità di essere diverso". La corte
suggerisce quindi ai giudici di merito della corte d’Appello di Verona che
esaminerà di nuovo il caso, in sede di rinvio, di non considerare reato le
iniziative politiche che hanno come obiettivo i comportamenti illegali di
appartenenti alle minoranze etniche e non le etnie in sé. Non sembra più
rilevare per i giudici della Cassazione che queste “iniziative politiche”
hanno attribuito a tutti i rom la definizione di ladro, una colpa
collettiva che ripugna alla tradizione democratica del nostro paese e ci
riporta indietro nel tempo allo sterminio delle minoranze ( ebrei, rom,
oppositori politici) praticato dal nazismo e dal fascismo.

La Suprema Corte aggiunge che “la frase pronunciata da Tosi non esprimeva
alcuna idea di superiorità o almeno non superiorità fondata sulla semplice
diversità etnica, ma manifestava solo un’idea di avversione non
determinata dalla qualità di zingari delle persone discriminate ma dal
fatto che tutti gli zingari erano ladri". E questo, per i supremi giudici,
"non è un concetto di superiorità o odio razziale, ma un pregiudizio
razziale". Punibile se "contiene affermazioni categoriche non
corrispondenti al vero".
E dunque per la suprema Corte, che afferma la non punibilità di Tosi, è
“corrispondente al vero” che “tutti gli zingari sono ladri”.

I giudici della Cassazione sono particolarmente “premurosi” nei confronti
dei politici leghisti che, dopo avere incassato il successo elettorale
conquistato alimentando per anni la paura e la xenofobia, stanno attuando
una vera e propria pulizia etnica ai danni dei rom e dei sinti con
ordinanze contingenti da stato di emergenza, di dubbia legittimità
costituzionale.

Per la Corte di Cassazione, "la discriminazione si deve fondare sulla
qualità del soggetto (nero, zingaro, ebreo ecc) e non sui comportamenti.
La discriminazione per l’altrui diversità è cosa diversa dalla
discriminazione per l’altrui criminosità". "In definitiva - conclude la
Corte, condividendo la linea difensiva del sindaco leghista - un soggetto
può anche essere legittimamente discriminato per il suo comportamento ma
non per la sua qualità di essere diverso". "Tuttavia su un tema acceso
come quello della sicurezza che crea forti tensioni emotive - argomenta la
Cassazione - non si può estrapolare una frase poco opportuna per
attribuire all’autore idee razziste senza esaminare il contesto e valutare
gli elementi a discolpa".
Tra questi elementi “a discolpa” evidentemente, il giudizio sommario
condiviso dalla stessa Corte che tutti gli zingari sono ladri.

Ma noi vogliamo proprio richiamare il “contesto” che i giudici della corte
sembrano ignorare.
La Corte dimentica che i leghisti, proprio a partire da questa “legittima
discriminazione”,perpetrata nel 2001, con centinaia di successive
iniziative, che sono giunte fino ad appiccare il fuoco a campi abitati da
donne e bambini indifesi, come nel caso del rogo di Opera vicino Milano,
hanno sempre confuso i comportamenti devianti di una parte dei rom con la
qualità di diversi che si riassume nel linguaggio corrente con
l’attribuzione dei termini “nomadi” o “zingari”.
Anche quando si tratta di colpire persone incensurate, nate e cresciute in
Italia, addirittura cittadini italiani, come nel caso dei Sinti, o che in
condizioni di irregolarità lottano giorno per giorno per garantire ai loro
figli un futuro diverso da quello che tocca a loro.

A fronte della espansione delle sanzioni penali verso tutti quei
comportamenti che esprimono opposizione sociale, fulcro del pacchetto
sicurezza e dei provvedimenti emergenziali che il governo sta
frettolosamente facendo approvare dalle Camere, contro rom e migranti, ma
anche contro quei cittadini italiani che praticheranno forme di protesta e
di resistenza civile non violente come occupazioni e blocchi stradali,
quali saranno le conseguenze del ragionamento della Corte di Cassazione?
Quali altre categorie di imputati per diversi reati, italiani o stranieri,
magari per resistenza a pubblico ufficiale o per una occupazione, oppure
per violazioni delle norme contenute nel nuovo pacchetto sicurezza,
potranno essere oggetto di “legittime discriminazioni” in nome della
sicurezza ?

Ringraziamo la Corte di Cassazione per avere precisato “quando la
discriminazione è lecita”.
Purtroppo la sentenza della Corte si potrebbe definire una decisione di
regime, anche se è stata adottata alla fine dello scorso anno ed oggi se
ne conoscono le motivazioni. Ma le prove tecniche di discriminazione erano
in corso da tempo, con i patti per la sicurezza concordati da Amato con i
sindaci.
Una sentenza, questa della Corte, che rischia oggi di sprofondare
ulteriormente il nostro paese in una situazione di discriminazione
generalizzata ai danni delle minoranze.
Tra breve sarà attaccato il diritto di difesa con patrocinio gratuito, e
poi il diritto alla salute, e poi si profila già la messa in discussione
del diritto alla famiglia. Anche per i sinti cittadini italiani viene
negato il diritto all’abitazione e vengono tagliati tutti i finanziamenti
a favore delle comunità rom ed immigrate, come il fondo di solidarietà
nazionale.

Il diritto alla libertà personale, già affermato dall’art. 13 della
Costituzione italiana è tradito ogni giorno, in ogni occasione in cui un
agente di polizia arresta e trattiene una persona priva di un permesso di
soggiorno, e se comunitaria, priva di residenza e di mezzi di
sostentamento, in base ai cd. “motivi imperativi di pubblica sicurezza”.
Ma se si possono discriminare gli zingari perché sono ladri, perché non si
potrebbero discriminare i migranti irregolari perché sono pericolosi
delinquenti? Ed infatti, ecco pronto il reato di immigrazione clandestina
e la detenzione amministrativa persino per i minori, lo vuole l’Europa,
fino a diciotto mesi..

La decisione della Corte, anche per il clamore mediatico con il quale è
stata resa pubblica, produrrà effetti devastanti, e contribuirà ad
accrescere il dilagare di atti discriminatori posti in essere da privati e
da rappresentanti istituzionali ai danni delle popolazioni rom e sinte, se
non ci sarà un tempestivo intervento sulle nuove norme da stato di
emergenza da parte della Corte costituzionale o delle autorità
internazionali, a partire dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo e
dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Le associazioni dovranno moltiplicare le loro denunce per atti di
discriminazione, diretta ed indiretta, anche se posta in essere da agenti
istituzionali, agendo in sede civile e penale, se necessario al posto
delle vittime che sono spesso minacciate da vere e proprie ritorsioni,
anche da parte di agenti di polizia, come si è verificato ancora di
recente a Milano.

La posizione assunta dalla Corte darà copertura ad i peggiori interventi
discriminatori dei sindaci “sceriffi”, che si potranno avvalere anche
della polizia municipale in armi.
I commissari straordinari nominati da Maroni con le ordinanze
sull’emergenza “nomadi “potranno andare all’assalto dei campi rom con i
blindati dell’esercito e le ruspe scortate dalla polizia. Magari con la
copertura “caritatevole” della Croce Rossa militare. E con la benedizione
della Corte di Cassazione.
Tanto, si tratta soltanto di ladri da allontanare dalle nostre
“tranquille” città.

I cittadini italiani scopriranno presto, sulla loro pelle, quanto questa
deriva securitaria riprodurrà insicurezza e devianza, alimentando la
clandestinità che a parole tutti proclamano di volere combattere.

[ lunedì 30 giugno 2008 ]



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«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi che
amate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nel
vostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima che
arrivino per voi»

Primo Levi