Fallimento Fao - Nigrizia



Fallimento Fao
Marco Cochi

Divisioni su tutti i fronti: biocarburanti, modelli di sviluppo, azioni concrete per far fronte alla crisi e alle speculazioni finanziarie. Il testo finale approvato è generico e sbrigativo.

«E’ finito il tempo delle parole, bisogna passare ai fatti». Così, senza tanti preamboli, il Direttore generale della Fao, Jacques Diouf, aveva cominciato il suo intervento al vertice di Roma, conclusosi da poche ore. Nel prosieguo del suo discorso Diouf aveva spiegato come l’attuale crisi alimentare mondiale abbia avuto «tragiche conseguenze politiche e sociali in molti Paesi». Il numero uno della Fao aveva poi concluso in crescendo rimarcando come nel 2006 il mondo abbia speso 1.200 miliardi di dollari per gli armamenti, mentre il cibo sprecato in un singolo paese è stato pari a 100 miliardi di dollari e l’obesità nel mondo provoca un eccesso di consumi quantificabile in 20 miliardi di dollari. Il finale però avrebbe potuto essere ben più stimolante per gli uditori se il diplomatico senegalese, oltre ad indicare le cause del problema, avesse fatto anche nomi e cognomi di chi continua ad affamare il proprio popolo, preferendo acquistare armi.

Due giorni dopo Diouf ha chiuso i lavori con l’annuncio che la Fao ha raccolto 8,095 miliardi di dollari per fronteggiare la crisi alimentare ed ha elencato le promesse di donazioni: Giappone 150 milioni di dollari (di cui 85 già versati nell'anno in corso); Kuwait 100 milioni; Paesi Bassi 75 milioni; Nuova Zelanda 7,5 milioni; Spagna 773 milioni; Regno Unito 590 milioni; Venezuela 100 milioni; Programma di emergenza delle Nazioni Unite 100 milioni; Banca mondiale 1,2 miliardi; Banca islamica per lo sviluppo 1,5 miliardi; Francia 1 miliardi; infine Stati Uniti 1,5 miliardi. Poi messo di fronte alle obiezioni sollevate sulla dichiarazione finale durante il dibattito del comitato plenario, ha tenuto a precisare che «non è stato facile mettere d'accordo i rappresentanti di 181 paesi», riconoscendo tuttavia che si tratta di una «dichiarazione essenzialmente politica, che ha ripreso i punti essenziali dei precedenti accordi e ha riconfermato il nostro impegno per gli obiettivi del Millennio». Concludendo ad effetto con lo stesso trasporto con il quale aveva aperto il discorso inaugurale: «da domani dovremo cominciare a lavorare».

Anche in questo caso le declamazioni del direttore generale sono rimaste a metà: Diouf, non ha spiegato che questi importanti stanziamenti sono stati decisi tra tante divisioni e punti di vista ancora lontani su alcune grandi strategie pratiche.
Il fiume di parole che per tre giorni ha inondato il palazzo che fu il ministero mussoliniano delle Colonie, non è servito a spiegare come utilizzare i biocarburanti o come promuovere un’agricoltura rispettosa dell’ambiente. Non è stato nemmeno utile a generare un accordo sulle modalità degli aiuti o a instaurare un costruttivo confronto sui diversi modelli di sviluppo. E meno che mai è riuscito a promuovere una proposta di azioni concrete contro la speculazione finanziaria internazionale, a cui tutti imputano una grave responsabilità nell’impennata dei prezzi dei generi alimentari.

Non depone bene neanche il fatto che i lavori si siano chiusi con notevole ritardo per significativi disaccordi su importanti passaggi del testo finale e tra le riserve di alcuni paesi, tra cui Argentina, Cuba, Venezuela, Ecuador e Bolivia, che hanno ritenuto la procedura di approvazione sbrigativa. Prova ne sia che la Dichiarazione finale del vertice è stata approvata per acclamazione nel Comitato plenario e non, come previsto, per voto nominale. Tutto ciò testimonia che il disaccordo e le riserve tra le delegazioni hanno regnato sovrani fino alla fine.

Purtroppo a tarda sera non è ancora disponibile sul sito web della Fao il testo integrale della Dichiarazione conclusiva, che consentirebbe una realistica valutazione di ciò che è stato partorito dopo tre giorni di discussioni e di incontri serrati. Sarebbe stato veramente uno spreco di tempo e soprattutto di denaro se, dopo un’attenta lettura del documento finale, ci dovessimo accorgere che è stato raggiunto un accordo di facciata nei contenuti e nelle formule.


http://www.nigrizia.it/doc.asp?id=10872