[tradenews] [EPAs] Azione Urgente - Scrivi al presidente Prodi



Con preghiera di massima diffusione


Cara amica/amico,
in queste ultime settimane stiamo assistendo ad una folle corsa in
ordine sparso dei Paesi ACP per la firma di accordi ad interim con
l'Unione europea. Si tratta di accordi parziali che coprono solamente
il capitolo del commercio dei beni per adeguare le relazioni
commerciali Ue-ACP ai vincoli posti dalle regole dell'Organizzazione
mondiale del commercio (OMC). Un accordo parziale voluto dalla Ue che
non ha preso in minima considerazione le richieste provenienti da
numerosi Paesi ACP, e dalla stessa Unione Africana di estendere i
termini delle scadenze negoziali fissate per il prossimo 31 dicembre
2007.

Ciò che colpisce di più è l'atteggiamento arrogante della Commissione
europea, nello specifico del suo commissario al commercio, Peter
Mandelson, che non solo non ha preso in minima considerazione le
richieste ACP, ma nemmeno le osservazioni giunte in questi mesi da
vari governi europei, tra cui l'Italia, per una valutazione più
attenta di possibili soluzioni che dessero ossigeno ai negoziati senza
vincolarli a scadenze temporali così ristrette. È assurdo che uno
degli obiettivi principali degli accordi Epas sia proprio
l'integrazione regionale degli ACP, un'integrazione in realtà colpita
al cuore a causa della frammentazione che la firma degli accordi ad
interim sta causando nelle regioni ACP.

Come organizzazioni attive da anni sui temi del commercio
internazionale e dei suoi impatti sui Paesi del Sud, siamo
profondamente indignati di fronte all'aggressività di una Commissione
che utilizza la retorica dello sviluppo per affermare i propri
interessi offensivi. Per questo motivo abbiamo scritto al Ministro
Prodi perché l'Italia non accetti con indifferenza questa politica e
affermi a chiare lettere che la cooperazione si costruisce su basi
diverse, su un partenariato effettivo al servizio dei Paesi poveri e
non a loro spese. Ti proponiamo di fare altrettanto. O inviando la
stessa lettera che abbiamo spedito noi, o scrivendo tu quello che
pensi rispetto a questa situazione.

Stare in silenzio di fronte ad questo penoso spettacolo di riduzione
della politica di cooperazione a strumento di penetrazione del
capitale trasnazionale europeo sarebbe inaccettabile. Rivendicare che
il nostro Paese si faccia promotore, in sede europea e attraverso sue
concrete scelte politiche, di una maniera diversa di intendere la
cooperazione come servizio e non dominio dei popoli del Sud è il
minimo che possiamo fare per avanzare con coerenza nella costruzione e
nella pratica di alternative possibili all'attuale sistema di
globalizzazione neoliberalista.




Ti preghiamo di di inviare il messaggio agli indirizzi sotto indicati
e di mettere in copia la mail epa2007 at faircoop.it in modo che possiamo
darti comunicazione dei risultati di quest'azione.

Si tratta di un gesto semplice, ma importante. Ti ringraziamo del tuo
contributo!




E-mail Presidente On Romano Prodi:segreteria.presidente at governo.it
E-mail Ministro On. Massimo D'Alema: segreteria.massimodalema at esteri.it
E-mail Vice ministro On. Patrizia Sentinelli: segreteria.sentinelli at esteri.it

La nostra mail epa2007 at faircoop.it

Campagna per la riforma della Banca mondiale (CRBM), [fair], Mani
Tese, Rete Lilliput, Crocevia, Terra Nuova, Beati i Costruttori di
Pace.


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Lettera aperta della società civile al Presidente del Consiglio Romano Prodi
p.c. al ministro degli Affari Esteri Massimo D'Alema

alla ViceMinistra agli Esteri con delega alla cooperazione Patrizia Sentinelli

Caro Presidente,

Le scriviamo perché condividiamo con i popoli del mondo un destino
comune, un'aspirazione di pace e di benessere collettivo. Per questo
da qualche anno stiamo seguendo i negoziati dei nuovi Accordi di
Partenariato Economico (APE o EPA) che l'Europa sta negoziando con
molte sue ex colonie in Africa, Caraibi e Pacifico (ACP). Proprio in
questi giorni esse dovranno decidere se e come rinunciare ai vecchi
accordi di cooperazione e preferenza commerciale che l'Europa ha
concesso loro negli anni Sessanta, e trasformarli in accordi di libero
scambio, aprendo i loro mercato alle merci, ai  servizi e, molto
probabilmente,  agli investimenti europei. Lo ricorderà sicuramente,
visto che il lancio dei negoziati EPA avvenne sotto la Sua presidenza
della Commissione europea. E ricorderà che non solo tutte le
principali Ong, le Organizzazioni agricole e le reti di solidarietà
europee e delle regioni ACP, ma le stesse agenzie delle Nazioni Unite
e la Banca mondiale, hanno lanciato negli anni segnali d'attenzione
sulle conseguenze che gli EPAs potrebbero portare allo sviluppo
economico e sociale di questi Paesi, tra i più poveri del pianeta:
de-industrializzazione, perdita di gettito fiscale e di spazio
politico, uscita dai mercati locali di milioni di piccoli produttori.

E' un fatto che nessuna delle sei regioni ACP coinvolte nel negoziato
firmerà al completo gli accordi "ad interim" che avvieranno
concretamente, anche se parzialmente, questo cambiamento di relazioni
entro la fine dell'anno, ed è un fatto che due tra esse, tra le più
importanti, cioè Africa Occidentale e Centrale, abbiamo chiesto
espressamente una proroga delle scadenze negoziali, perché temono che
gli stessi accordi "ad interim", pur se parziali, colpiscano al cuore
i processi di integrazione regionale dei loro Paesi, che sarebbero,
sulla carta, uno dei principali obiettivi degli stessi EPA. A Lisbona,
in occasione del summit UE-Africa, avrà avuto modo di constatare
direttamente il malessere diffuso anche all'interno delle diplomazie
africane rispetto all'atteggiamento impositivo della Commissione
Europea in questa fase delicata del processo negoziale. L'ostinazione
quasi personale del Commissario Peter Mandelson, che più volte ha
attaccato direttamente l'apertura al dialogo promossa con coerenza e
costanza dal Governo italiano, di voler chiudere accordi ad interim
con più Paesi possibili declassando il livello di partenariato e di
preferenze commerciali con quelli che rifiutano un  accordo in così
breve tempo, crediamo sia una forzatura del tutto illegittima ed
inopportuna nel quadro delle relazioni politiche ed  economiche
UE-ACP. Il prossimo 20 dicembre il Consiglio europeo approverà il
regolamento per la concessione di un accesso "duty and quota free"
agli ACP che avranno firmato l'accordo ad interim. Ma la partita a
nostro avviso non è ancora chiusa.

Per questo motivo Le chiediamo:

1. di proporre in sede europea un segnale di distensione nel processo
negoziale evitando d fissare nuove scadenze per la firma di un accordo
complessivo (il cosiddetto Full EPA), escludendo dall'agenda in
discussione gli investimenti (i cosiddetti Temi di Singapore, già
esclusi dai negoziati WTO) e in generale le Trade-Related Issues,
garantendo tutte le flessibilità necessarie per un accordo sui servizi
(tra i quali prioritariamente acqua, istruzione e sanità), e per
permettere di proteggere i prodotti dell'agricoltura familiare da cui
dipende la maggioranza della popolazione, salvaguardando uno spazio
politico adeguato di autodeterminazione per i Paesi ACP.

2. di imprimere un chiaro indirizzo di solidarietà  nella politica di
cooperazione allo sviluppo italiana, innanzitutto con l'approvazione
della tanto auspicata Riforma della legge 49/1987, che garantirebbe
maggiore coerenza, coordinamento ed efficacia alla politica estera del
nostro Paese. L'Italia dovrebbe, inoltre, allocare i fondi destinati
agli aiuti al commercio solo in presenza di un processo trasparente e
partecipato di definizione, esborso e monitoraggio degli stessi.
Questi fondi dovrebbero essere orientati al benessere diffuso dei
Paesi riceventi, addizionali rispetto ai programmi di cooperazione,
finalizzati al sostegno dell'integrazione regionale, allo sviluppo di
un commercio locale più solidale e sostenibile e, soprattutto, non
essere utilizzati quale moneta di scambio per l'imposizione di
politiche-capestro di liberalizzazione.

3.  Come ribadito nelle conclusioni del GAERC dello scorso 19-20
novembre, chiediamo che vengano elaborati e implementati meccanismi in
grado di vincolare l'implementazione degli accordi a precisi
benchmarks di sviluppo umano e benessere diffuso, in trasparenza e
cooperazione con le rappresentanze delle comunità locali, della
società civile e dei Parlamenti.

Rimaniamo in di una risposta positiva e di un Suo pronto e fattivo
interessamento.

La tua firma.