L'UE sugli sgomberi forzati in Kenya



Buonasera,
vi segnalo un caso che spero possa interessarvi.
Negli scorsi mesi, in Kenya, sono stati sgomberati coercitivamente migliaia
di abitanti di alcune baraccopoli. Vittorio Agnoletto, europarlamentare
della Sinistra unitaria europea, ha presentato a questo proposito
un'interrogazione alla Commissione UE. La risposta è arrivata pochi giorni
fa, il 20 dicembre: l'Unione europea definisce «inammissibili» gli sgomberi
forzati e promette di «ribadire» al governo del Paese africano le normative
vigenti che obbligano gli stati «alla restituzione immediata, alla
compensazione e/o alla consegna di un alloggio o terreno alternativo
adeguati».
Di seguito e in allegato i testi dell'interrogazione e della relativa risposta.
Saluti solidali e auguri di buone feste,

Vittorio Agnoletto
cell. 3356356978
Barbara Battaglia, addetta stampa
tel. 02 87395155, cell. 3494354984

INTERROGAZIONE SCRITTA E-3972/05

di Vittorio Agnoletto (GUE/NGL)

alla Commissione



Oggetto:            Sgombero forzato in Kenya del "Deep Sea Village" a
Nairobi e violenze della polizia kenyota nella discarica di "Dandora"



Due gravi fatti di violenza ed ingiustizia hanno colpito nuovamente la
città di Nairobi e la vita degli abitanti delle sue baraccopoli. Il 23
settembre 2005, nella baraccopoli di "Deep Sea" (Westlands- Nairobi,
Kenya), migliaia di cittadini kenyoti sono stati fatti sloggiare
forzosamente da polizia, militari e uomini assoldati per sgomberare la
baraccopoli. Il 1° ottobre 2005, nella discarica del Mukuru, tra Dandora e
Korogocho (Eastlands – Nairobi, Kenya), un corteo di baraccati, pastori e
preti residenti nelle baraccopoli adiacenti alla discarica si è riunito
pacificamente per rivendicare i propri diritti alla salute, alla sicurezza
e alla casa, ma il corteo è stato attaccato con bottiglie, sassi e altri
oggetti contundenti per ben tre volte, causando alcuni feriti. La polizia,
che aveva autorizzato la manifestazione e che avrebbe dovuto proteggerla,
più volte chiamata non si è presentata. Premesso che per la demolizione di
"Deep Sea" il governo del Kenya ha violato il Commento Generale n. 7 del 16
Maggio 1997 del Comitato sui diritti economici, sociali e culturali
dell’ONU (di cui il Kenya fa parte) che attribuisce allo Stato “il dovere
di astenersi da qualunque sgombero forzato e di garantire che la legge sia
applicata verso rappresentanti dello Stato stesso o terze parti che attuano
sgomberi forzati”, si vuole sapere:



1.         quali sono le valutazioni della Commissione sull'accaduto e
quali pressioni intende esercitare sul governo di Nairobi perché venga
messa fine alla demolizione di "Deep Sea", soprattutto nel momento in cui
non vengono offerte alternative alle popolazioni locali;



2.         se esiste un impegno della Commissione nell'ambito della
cooperazione UE-Kenya per attivare progetti di costruzione di abitazioni
che possano offrire alternative agli abitanti delle baraccopoli di Nairobi,
e più in generale del Kenya.


E-3972/05IT

Risposta data dal sig. Michel

a nome della Commissione

(20.12.2005)



1. Gli sgomberi effettuati nei paesi in via di sviluppo vanno considerati
nel contesto della crescita  rapida e disordinata delle città. Le
baraccopoli accolgono il 70% della popolazione urbana dell’Africa, ovvero
180 milioni di persone. Secondo i rapporti di
UN-Habitat<outbind://25/#_ftn1>[1], due residenti urbani su cinque vivono
in condizioni insalubri.



Purtroppo in Kenya non sono rari gli sgomberi forzati, come quelli
segnalati nell’interrogazione. La Commissione ritiene che, anche se
giustificati, gli sgomberi debbano aver luogo solo dopo aver esaminato a
fondo il problema in tutte le dimensioni e basandosi sulla partecipazione e
consultazione delle persone o dei gruppi colpiti. Gli sgomberi forzati e
per giunta violenti sono inammissibili. È necessario infatti garantire
un’adeguata risistemazione ed attuare delle misure di accompagnamento, o
altrimenti soprassedere agli sgomberi.



Nel quadro dell’accordo di Cotonou, l’Unione europea ha avviato con il
governo del Kenya un dialogo politico relativo, in particolare, al rispetto
dei diritti umani, dei principi democratici, dello Stato di diritto e della
governance. In tale contesto, la risoluzione 1993/77 della Commissione per
i diritti umani delle Nazioni Unite, del 10  marzo 1993, afferma che la
pratica degli sgomberi forzati costituisce una flagrante violazione dei
diritti umani, e sollecita i governi alla restituzione immediata, alla
compensazione e/o alla consegna di un alloggio o terreno alternativo
adeguati. Questo punto sarà ribadito alle autorità keniote.



2. Sebbene quello degli alloggi non sia uno dei settori chiave della
cooperazione con il Kenya, la Commissione sostiene il settore sociale e le
popolazioni più povere del Kenya attraverso diversi strumenti.



- La Comunità europea, assieme ad altri donatori, sostiene attivamente il
programma Kensup<outbind://25/#_ftn2>[2], avente una dotazione di 6 milioni
di dollari e realizzato da UN-Habitat con il governo del Kenya. Il
programma mira all’elaborazione ed attuazione di un programma nazionale di
ristrutturazione delle baraccopoli. Tra gli interventi previsti si
segnalano: l’elaborazione dei piani strategici, la ristrutturazione degli
alloggi, il miglioramento delle infrastrutture materiali e sociali e della
gestione dei rifiuti, nonché la creazione di attività generatrici di
reddito e la lotta al virus dell’immunodeficienza umana/sindrome da
immunodeficienza acquisita (HIV/AIDS).



- Gli interventi di bilancio in favore della strategia per la riduzione
della povertà (125 milioni di euro) mirano a fornire un aiuto di bilancio
al Kenya, rafforzare le capacità del paese a ristabilire la crescita ed
assisterlo nelle azioni volte a ridurre la povertà. Una parte di questi
aiuti è connessa al miglioramento delle attività realizzate nei settori
dell’istruzione e della sanità.



- La Commissione finanzia inoltre altre azioni finalizzate direttamente
alle popolazioni più povere:

programmi di attività comunitarie (20 milioni di euro), che mirano ad
aiutare le collettività locali ad assumersi direttamente le responsabilità
del proprio sviluppo e a sostenere le iniziative in materia di biodiversità
a beneficio delle comunità più vulnerabili;

programma di sanità a livello distrettuale (15 milioni di euro), che mira a
garantire servizi sanitari qualitativamente migliori, più facilmente
accessibili e maggiormente sensibili al fabbisogno delle comunità;

linee di bilancio (20 milioni di euro) - esecuzione di progetti da parte di
organizzazioni non governative (NGO) ed organizzazioni internazionali, a
copertura di interventi in numerosi settori: acqua, sanità, attività
generatrici di reddito, ambiente e foreste tropicali, diritti dell’uomo e
buona governance.



<outbind://25/#_ftnref1>[1]     Programma delle Nazioni Unite  per gli
insediamenti umani.

<outbind://25/#_ftnref2>[2]     Kenya Slum Upgrading Programme, ovvero il
programma finalizzato al miglioramento delle condizioni di vita nelle
baraccopoli del Kenya.