Protestiamo contro "La Talpa" !



CHIAMA L'AFRICA - <http://www.chiamafrica.it>www.chiamafrica.it -
<mailto:info at chiamafrica.it>info at chiamafrica.it


Quando ignoranza e cattivo gusto si fondono, allora salta fuori La Talpa.
E' un programma televisivo di cui ho visto solo una decina di minuti,
incuriosito dopo aver ricevuto una mail che diceva di boicottarla e di
sommergerla di lettere di protesta. E' un "reality" (si chiamano così?) che
si svolge, provate a dire dove? In Africa. Esattamente in Kenia. Ci sono i
nostri divi i quali se ne vivono tranquillamente in Africa in un ambiente
lussuoso e se ne stanno a perdere tempo ad uso dei telespettatori.

Già la scelta dell'Africa, un continente dove le tragedie si assommano alle
tragedie, dove esiste gente povera che fa fatica a vivere, appare come una
scelta di cattivo gusto. I nostri signorini a fare il loro spettacolo dal
vivo, se ne stiano in Europa o vadano negli USA. Non in Africa dove la loro
presenza E' offensiva in se stessa.

Ma ad aumentare ancora di più lo schifo E' stata la gara fatta due
settimane fa. Ai concorrenti E' stato chiesto - sentite bene - di
traccannare 60 litri di acqua nel minor tempo possibile. Se si tiene conto
del problema grave dell'acqua in Africa, allora a questo punto non si può
tacere. Vorrei invitare i nostri amici di "Chiama l'Africa" a inviare
lettere di protesta.

Una formula potrebbe essere questa:

Vi scriviamo in merito a une delle ultime puntate del programma "La Talpa"
di cui casualmente e purtroppo ci E' capitato di vedere una puntata.

In particolare vorremmo porvi la seguente domanda: chi E' la persona che ha
avuto l'idea, di inserire tra le attività da far svolgere ai partecipanti
del programma, quella di bere 60 litri d'acqua, considerando il fatto che
il suddetto programma viene girato in AFRICA, laddove milioni di persone
muoiono per non aver accesso all'acqua potabile?

Il 2003 E' stato l'anno internazionale dell'acqua, anno in cui nel nostro
paese sono state organizzate molteplici iniziative atte a sensibilizzare
l'opinione pubblica italiana su questo problema, in particolare sui
conflitti in corso per le risorse idriche in diverse parti del mondo (tra
cui il Kenia, come si può leggere nel documento qui sotto riportato) e
sulla carenza delle suddette risorse che sta causando l'agonia di molti
paesi poveri, soprattutto africani.

Il vostro programma rappresenta un insulto per tutte le persone che
soffrono di queste gravi guerre e carestie.

Il vostro programma veicola il messaggio che il Nord del mondo possa
continuare a bere fino a VOMITARE, sfruttando quanta più acqua possibile
(più del necessario) quando in altre parti del mondo ci sono popolazioni
che muoiono per la mancanza di tali beni.

Ci auguriamo che la produzione del vostro programma prenda coscienza non
solo della gravità dell'atto che ha compiuto mostrando quelle immagini, in
quel particolare contesto, ma anche della estrema ignoranza e insensibilità
dimostrata davanti ai telespettatori.

Con la speranza che la televisione diventi uno strumento, se non
"educativo", almeno "decente" nei messaggi da essa veicolati e augurandoci
che questi messaggi non cadano nel vuoto, vi preghiamo di leggere con
attenzione l'articolo in seguito riportato.

Kenia: la guerra dell'acqua

Hanno causato più di 70 morti gli attacchi dello scorso 12 luglio a Torbi,
nel distretto settentrionale di Marsabit, in Kenia. Secondo quanto riferito
dalla polizia, ci sono almeno 20 bambini tra le vittime del massacro. Dieci
assalitori, invece, sono stati freddati durante un conflitto a fuoco con le
forze di sicurezza. Secondo le fonti della Croce Rossa keniana, riportate
da IRIN, almeno altri 18 sarebbero i feriti ricoverati nell'ospedale più
vicino al piccolo villaggio. Robert Kipkemoi Kitur, assistente commissario
del locale distretto di polizia, ha affermato che gli aggressori
apparterrebbero all'etnia Borana. Non c'E' ancora sicurezza sui numeri
della carneficina. Alcune fonti, arrivano a contare almeno 95 vittime,
smentendo i dati diffusi dalla polizia. Le forze di sicurezza, in seguito
al raid, hanno comunque messo in moto una vasta operazione, riuscendo a
recuperare molta della refurtiva razziata durante l'attacco.

Secondo le notizie diffuse dalla Misna, le indagini delle autorità hanno
già portato a risultati importanti. Sette individui armati sono stati
fermati in queste ore: due di questi sarebbero coinvolti nel massacro della
scorsa settimana.

Antiche rivalità

Quello del 12 di luglio E' solo uno dei tanti massacri consumati in questi
mesi in Kenia, quasi sempre per lo stesso motivo. Quelle dei Gobra e dei
Borana sono due comunità di pastori tra le tante che condividono una terra
estremamente arida e che più di una volta si sono travate a combattere per
lo sfruttamento delle risorse: i pascoli e le fonti idriche sono i motivi
principali di ostilità tra le tribù. Si sono generate così le faide che
hanno portato il numero degli assassinati a lievitare di parecchio negli
ultimi tempi.

L'elenco compilato dall'agenzia IRIN E' impietoso: 22 morti a marzo negli
attacchi al villaggio di El Golicha e altri 20 in un precedente scontro
etnico tra Murule e Garre. Ancora 14 morti sono il tragico bilancio di un
altro scontro in gennaio.

In particolare, secondo quanto riferito dall'agenzia Afrol, gli assalti di
marzo nel nord-est del paese sono stati particolarmente cruenti. Le fonti
UNICEF, citate nel rapporto, riferiscono di un accanimento particolare con
armi da fuoco e da taglio nei confronti dei bambini e dei più giovani. Una
sorta di rabbiosa pulizia etnica, insomma, sempre per la stessa ragione:
accaparrarsi qualche pozzo in più.

Un fiume di rifugiati

L'effetto collaterale più deleterio di questa serie interminabile di
attacchi E' la marea di profughi che abbandona le proprie case in cerca di
rifugio dai possibili attacchi.

Secondo le dichiarazioni dei portavoce della Croce Rossa keniana, riportate
dalla IRIN, più di 9000 persone sarebbero fuggite dai villaggi più isolati
dopo le uccisioni di martedì scorso. Gli sfollati, radunatisi per etnia,
cercano scampo dalle pallottole e dalle lame delle opposte fazioni
accampandosi nelle vicinanze di presidi della polizia.

La Croce Rossa ha chiesto un contributo di circa 700 mila dollari per
riuscire a sfamare coloro che hanno lasciato i villaggi e che, molto
spesso, non hanno più alcun mezzo di sostentamento. Alcuni, infatti, si sono
visti sottrarre preziosi capi di bestiame, rimanendo con un pugno di mosche
in mano, in attesa che cessino per sempre le brutalità.


TRATTO DA
<http://www.warnews.it/index.php/content/view/1820/29/>http://www.warnews.it/index.php/content/view/1820/29/

Indirizzi a cui rivolgersi:  triangle at triangle.it (produzione del
programma) e  <mailto:italia1 at mediaset.it>italia1 at mediaset.it

Eugenio Melandri

Coordinatore di Chiama l'Africa