RWANDA: VIA LIBERA A RADIO PRIVATE



RWANDA  31/1/2004 1:55

VIA LIBERA A RADIO PRIVATE, RICONCILIAZIONE PASSA ANCHE DALL'ETERE?

"Ammazzate gli scarafaggi!": così incitavano gli estremisti, riferendosi ai
tutsi, dalle frequenze dei "106 MegaHertz di simpatia" di Radio Televisione
Libera delle Mille Colline (Rtlm), la 'voce' del genocidio del 1994. Nell'
anno del decennale dei massacri di massa, da Kigali, per le radio, arriva
invece
un'ottima notizia: il governo ha deciso di concedere l'uso delle frequenze
alle prime emittenti private del Paese, ponendo fine al monopolio statale su
televisione e radio che in due lustri ha penalizzato fortemente la libertà
di stampa. Il ministero dell'informazione ruandese ha fatto sapere che
cinque
radio hanno già ottenuto la licenza, mentre altre due nuovi stazioni radio
cattoliche verranno presto autorizzate. Radio 'Mille Colline' svolse un
ruolo
decisivo di incitamento alla violenza durante i tragici mesi tra aprile e
luglio di dieci anni fa, quando vennero massacrati centinaia di migliaia di
tutsi
e hutu moderati, tra mezzo milione e ottocentomila secondo le stime più
accreditate. Così decisivo che nel dicembre scorso il Tribunale
internazionale
per i crimini in Rwanda di Arusha (Tpir) comminò due ergastoli e una
condanna a 35 anni di carcere nel cosiddetto processo dei 'media dell'odio'
contro
tre responsabili dei mass-media ruandesi accusati di aver fomentato i
massacri del 1994, tra cui due alti responsabili di 'Mille Colline' e l'
ex-direttore
del bimestrale estremista 'Kangura' ('il risveglio'). Nel 2000 il Tpir ha
condannato a dodici anni di prigione Georges Ruggiu, controverso personaggio
italo-belga che svolse un ruolo di primo piano a Rtlm. Grazie alle nuove
concessioni, la scuola ruandese di giornalismo e comunicazione, che fa parte
dell'Università
di Butare, ha richiesto una licenza per poter offrire una fonte di
informazione alternativa a Radio Rwanda, controllata dallo Stato. Altre tre
stazioni
si propongono invece come emittenti commerciali, mentre 'Radio Adecco'
presenterà 'programmi educativi'. Tutte le nuove 'voci' dell'etere dovranno
comunque
rispettare la legge sui media approvata nel 2002, che impone di evitare
riferimenti al 'divisionismo etnico' in un Paese di sette milioni di
abitanti,
dove le cicatrici del genocidio non si sono ancora sanate del tutto. Il
presidente del 'Rwanda Press Council' invita alla prudenza: "Qui sono
accadute
certe cose in passato: il governo deve essere molto accorto nel rilasciare
le licenze".
[EB]

FONTE: www.misna.org
31/1/04

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