ricevo e giro su nuovo film di PIAVOLI (quello di "Il pianeta azzurro")



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From: immaginicinemacoop <immaginicinemacoop at libero.it>
To: daniele barbieri <barbieri at migranews.it>
Sent: Tuesday, September 23, 2003 12:24 AM

se non è arrivato questo è l'articolo del film che deve uscire tra 2 sett.

"Al primo soffio di vento " di Franco Piavoli



Il primo grande merito di questo film è di raccontarci tutto attraverso le
immagini, poichè in solo quattro scene sentiamo parlare o cantare gli
attori.

Il primo soffio di vento è un vento leggero che fa oscillare le foglie
della quercia: è il primo manifestarsi dell'amore di una coppia che nel
film ricorda quei momenti ormai molto lontani.

La comunicazione fra i due è ormai inesistente, le due vite scorrono
separate, lui concentrato sul suo lavoro di biologo, lei assorta nella
contemplazione della vita che scorre fuori del carcere in cui si è
trasformata la sua esistenza.

Anche le giovani figlie sono chiuse in un silenzio quasi impenetrabile, ma
la loro giovane età le aiuta a ritrovare un po'di vitalità.

Anche altre figure di parenti sembrano assorbite in una melanconica
nostalgia del passato.

Soltanto i contadini nigeriani impiegati nell'azienda di famiglia per
lavori stagionali esprimono col canto e la danza la gioia di vivere,
l'energia vitale, sia pur con qualche momento di spaesamento.

I bianchi rappresentano il mondo occidentale, l'Europa in particolare,
ripiegata sulla propria tradizione, incapace di progettualità,chiusa alle
esigenze e richieste del Terzo mondo, vittima di una difficoltà espressiva
che ne rallenta la crescita e il consolidamento.Saranno forse le giovani
generazioni quelle che ritroveranno un contatto con il resto del mondo.

I nigeriani sono forti della loro vitalità, e appaiono minacciosi a chi li
vede accostarsi alla nostra cultura e occupare posti di rilievo nelle
nostre società: in questo senso è chiara la scena in cui gli africani
entrano sicuri e interessati nella biblioteca del biologo, consultano i
suoi libri e si siedono davanti al suo computer.

Intervistato, il regista ha ammesso di provare questo timore inconscio, di
vedere gli extracomunitari inserirsi nel nostro tessuto culturale.

Il regista ci ha regalato delle immagini stupende, scegliendo la natura in
tutti i suoi aspetti come metafora dei passaggi della vita.

Ci sembra però di non poter condividere i timori del regista, perchè
pensiamo che da sempre le civiltà si sono mescolate e contaminate con gli
apporti di altri popoli, arricchendosi e sviluppandosi in forme nuove e più
ricche.E d'altra parte lo stesso Piavoli ha immaginato una invasione
rispettosa e delicata, che non distrugge ma cerca di comprendere.