Intervista a Stephen Frears: nuove schiavitù




di Maria & Elisa De Falco Marotta
per «il GRILLO parlante»

Intervista a Stephen Frears, alla 59.ma Mostra del Cinema di Venezia

Nei paesi europei si sta sviluppando un commercio illecito di esseri umani,
che approfitta dell'immigrazione illegale. Nell'industria tessile, come
negli altri settori, compreso l'alberghiero, per non parlare del mercato
del sesso, specie dei minorenni, predominano pratiche che ricordano il
mercato degli schiavi. Secondo la World Health Organization e la Crime
Prevention and Criminal Justice Branch delle Nazioni Unite, vive, poi,  un
prospero, sporco traffico illecito di organi. Non è il Medioevo, né il
tempo della tratta dei neri, ma la compravendita degli esseri umani, è la
nuova schiavitù del Terzo Millennio. Ogni anno circa 700 mila persone(ma le
stime sono approssimative)sono oggetto di traffico nel mondo. In Europa il
fenomeno riguarda le donne, ma sempre di più i bambini, di cui non c'è
alcuna traccia negli schedari della polizia. I governi dell'Unione europea
hanno tenuto nel settembre 2002 una conferenza, assieme a molte Ong, per
 dichiarare guerra ai mercanti di uomini. Si doveva arrivare ad una
dichiarazione congiunta, quella appunto, di Bruxelles, rimandata  sine die,
per l'impossibilità di trovare uno straccio di accordo comune sull'esigenza
di perfezionare la legislazione europea per distinguere tra gli immigranti
clandestini quelli che vengono per delinquere e le vittime di commercio
umano. La Dichiarazione di Bruxelles è importante, perché dovrebbe essere
la base per i futuri adeguamenti delle misure nazionali e, in prospettiva,
per la creazione di uno strumento legislativo europeo che permetta di
affrontare in modo nuovo ed efficace il dramma della nuova schiavitù.
Parecchi governi stanno affrontando la grande sfida dell'immigrazione dai
paesi poveri, però la sensazione è che la volontà politica sia ancora la
grande assente per risolvere la spinosa questione. Intanto le Ong e la
cultura non si danno pace. Magari presentano il problema in modo schoccante
come ha fatto il regista inglese Stephen Frears con Dirty Pretty Things
(59.ma Mostra di Venezia). Il film che è un pugno nello stomaco e non
lascia indifferenti neanche quelli che hanno il cuore più duro
dell'acciaio, tratta il  difficile tema dell'inserimento degli immigrati
clandestini nell'odierna società inglese che, in quanto agli immigrati, è
stata sempre molto ospitale, per la questione delle sue numerose colonie.
Tutta la storia ruota sulla figura di un immigrato clandestino nigeriano
Okwe, bravissimo, misurato, umanissimo Chjwetel Ejiofor che riesce a vivere
nella capitale britannica esercitando un doppio lavoro: tassista e portiere
di notte in un vecchio albergo di West London. In questo lussuoso albergo
alcune camere sono destinate a delle prostitute per un trattamento speciale
riservato a certi clienti. Senza fissa dimora e in attesa del permesso di
soggiorno, l'onesto nigeriano e' costretto a vivere in uno squallido
appartamento di periferia con Senay, una giovane cameriera turca che lavora
nel suo stesso albergo anche se la legge non lo permetterebbe. Una notte
Okwe, per riparare un guasto nel bagno di una camera, scopre la
sconcertante presenza di un cuore umano. Preoccupato, ne parla con il resto
dello staff e con gli amici e inizia ad indagare. Ben presto scopre che
l'albergo dove presta servizio è al centro di un ampio e sudicio scambio
clandestino di organi, gestito dal proprietario dell'albergo, un fosco
personaggio senza scrupoli, che scambia organi trapiantati da immigrati con
passaporti e permessi di soggiorno riservati agli stessi. Okwe, medico e
uomo generoso, si convince di dover agire per fermare tale illegalità
criminale, in cui  viene coinvolta anche la bella Senay. Un modo davvero
originale, quello che propone Frears, di affrontare le angosce e le
difficoltà legate all'inserimento degli immigrati clandestini nelle
opulente società occidentali. Il nucleo più vigoroso toccato dal regista
inglese è una dolorosa ferita purtroppo ancora lontana dall'essere
rimarginata: il giro clandestino di organi legato alla disperazione di
tanta gente, è gestito da uomini senza scrupoli. La situazione descritta è
aberrante: tantissimi immigrati irregolari, che non potendo rivolgersi alle
autorità per avere un aiuto, sono sfruttati, costretti non solo a fare
turni di lavoro massacranti, ma anche a mettere la propria vita a
repentaglio, nelle mani della criminalità. Naturalmente queste "sporche
piccole cose" sono mirate alla conquista di un permesso di soggiorno o un
passaporto che in una società democratica dovrebbero essere diritti
acquisiti. La legge e lo stato sono screditati: ci si adopera con solerzia
solo nel reprimere e perseguitare, piuttosto che nel comprendere e dunque
nel riformare. Londra allora si trasforma da sogno in un'enorme trappola
dove migliaia di lavoratori immigrati vivono di stenti, senza alcun tipo di
tutela e costretti a gesti impensabili. Questo è il triste quadro in cui è
ambientata la storia del giovane nigeriano Okwe che decide di ribellarsi a
questa situazione. Il suo personaggio, che in un mondo di corruzione e
lassismo decide di rimanere moralmente integro e di non prestarsi allo
sporco gioco in cui viene suo malgrado trascinato, è uno dei migliori della
filmografia di Stephen Frears. Il regista de Le relazioni pericolose
costruisce la figura di Okwe legandola strettamente a quella di Senay
(interpretata dalla bravissima Audrey Tautou, ex Amelie Poulaine) e alle
problematiche connesse alla loro situazione di immigrati. Il merito di
Frears è quello di non aver fatto di questo personaggio un eroe, errore in
cui facilmente si sarebbe potuti cadere, se il film non fosse stato
costruito in maniera così magistrale. Il nigeriano è dopo tutto un uomo che
conserva i suoi difetti, le sue piccole manie, i suoi limiti, ma che riesce
alla fine ad avere la forza di salvare Senay e di scendere (ma  solo per
finta: il finale è da gridare: Arrivano i nostri!) a patti con il diavolo.
Il film accenna anche a temi come l'amicizia, la complicità tra poveri,
l'incontro tra diverse culture, in modo soft, delicato, coerente, come solo
i buoni cineasti sanno fare.

DOMANDA: il suo film è toccante, ma propositivo. Il problema etnico è
sempre così lacerante? Stephen Frears : «C'è un quartiere periferico di
Londra che è abitato da Immigrati giunti da ogni angolo della Terra,
ciascuno con i propri usi e costumi e. soprattutto, con la propria lingua.
Circa 80 sono gli idiomi parlati nel quartiere, che si chiama Tower
Hamlets, ma che è stato ribattezzato come  Tower of Babel, "Torre di
Babele". I tantissimi  bambini di Tower Hamlets hanno imparato presto a
giocare insieme, ma riescono a comunicare con una certa difficoltà, anche
perché da una ricerca effettuata risulta che pochi, pur abitando nella
capitale dell'Inghilterra, non hanno mal sentito parlare in inglese. E
questo, credo, si sta verificando anche in altre parti dell'Europa».

DOMANDA: il suo film, seppure in sottofondo, fa intuire le laceranti
tensioni etniche che troppo spesso sono celate dai media. Stephen Frears:
«A fine maggio del 2001, il sobborgo di Oldham è stato teatro dei più gravi
scontri razziali degli ultimi venti anni in Gran Bretagna: oltre
cinquecento i dimostranti asiatici scesi in piazza, un centinaio di
estremisti di destra del British National Party (Bnp) coinvolti nella
guerriglia urbana e venti poliziotti finiti all'ospedale in una sola notte.
In questo grande centro della cintura metropolitana di Manchester le
minoranze etniche costituiscono l'11 per cento della popolazione e il loro
numero pare destinato a raddoppiare entro il 2011. Allo stato attuale sono
censiti 16mila pakistani, novemila bengalesi e 1.600 indiani. Dopo Oldham,
nell'arco di qualche settimana sono esplose Burnley, Stoke e Bradford.
Sempre la stessa dinamica, giovani asiatici senza più un filo di pazienza
ed estrema destra bene in guardia, spesso impegnata a soffiare sul fuoco.
Si trattava di una bomba a tempo, in attesa soltanto di un'occasione per
far male a qualcuno. Il risultato è stato che, alle elezioni del 7 giugno,
il Bnp ha toccato il suo massimo storico con l'11 per cento dei voti. Ora
il paese è preso tra la preoccupazione sincera per il futuro delle aree
depresse del nord e una gran voglia di dimenticare. A fine 2001 è stato
finalmente reso pubblico il rapporto Cantle, frutto del lavoro di una
commissione incaricata di fare chiarezza sugli eventi della scorsa
primavera e di individuare una cura per una piaga che rischia di
compromettere la fragile convivenza interetnica. Al di là della retorica su
Londra come città globale europea e sulle trecento lingue parlate nelle
scuole della capitale, questo non è un paese pacificato, sebbene abbia
fatto molta strada rispetto ad altre esperienze europee. Considerata la
portata e la natura particolare dell'immigrazione in Gran Bretagna è facile
avere un'idea di quale sgomento possa suscitare nei cittadini il guardarsi
attorno e, in alcuni casi, scoprire di vivere in una società segregata. Il
Regno Unito conta 4 milioni di immigrati non bianchi, più dell'intera
popolazione della Repubblica Irlandese. Di questi, poco meno della metà
vive nella capitale e il resto in comunità disperse nel  paese, con una
maggiore concentrazione nelle ex aree ad alta densità industriale del nord
inglese.

DOMANDA: tutto ciò mette un senso di angoscia, perché si pensava
all'Inghilterra come una specie di Eldorado per gli immigrati. Stephen
Frears: «Nel  1948 approdava nel  porto di Tilbury la prima nave carica di
immigrati dalle Indie Occidentali  e il Times del 1951 per dare un'idea di
quale importanza strategica avesse la manodopera proveniente dal
Commonwealth scriveva: "Il risultato dell'immigrazione può essere misurato
direttamente in termini di più cibo per i lavoratori, più carbone per le
industrie vitali, più tessuti per l'esportazione e più mattoni per le
case." Il 1956 vide 30mila lavoratori dall'ex impero arrivare legalmente in
Gran Bretagna, poi un'ondata di ricongiungimenti famigliari e continui
flussi migratori hanno portato ai numeri di oggi.

DOMANDA: da ciò che dice e da quanto mostra nel suo film, non c'è troppa
comunicazione tra le varie comunità etniche che si sono formate nel tempo
sia a Londra che in altre parti del paese. Stephen Frears: «La gente comune
pensa che è inconcepibile  per le autorità sistemare le orde di immigrati
accanto ai residenti britannici: bianchi vicino a pakistani, indiani ed
altri gruppi. Era inconcepibile anche per chi veniva da fuori, e non è
difficile da comprendere. Infatti, basta guardarsi intorno per vedere in un
lampo cosa può essere stato per queste famiglie asiatiche trovarsi a vivere
in pieno Nord Europa, di quanto fosse importante e addirittura vitale per
loro, rifondare in fabbrica o nel vicinato isole di familiarità. Poi i
decenni sono passati e il tasso d'interrazialità nelle scuole di alcune
zone è oggi dello zero per cento. Ciò significa che se un bambino bianco
vive per caso nella parte 'sbagliata' della città, avrà soltanto compagni
asiatici e viceversa. Per esempio, a Glodwick, nello spazio di poche
centinaia di metri, si contano tredici moschee: praticamente una in ogni
strada. I passanti salutano gentili. Non pare esserci aria di tensione
finché non si incontrano i primi gruppi di adolescenti. Recentemente la
polizia ha ufficialmente negato che zone come questa fossero "no go",
assolutamente chiuse per i bianchi. Forse lo saranno, ufficialmente, ma i
ragazzi del posto hanno ogni  intenzione di far capire allo 'straniero' che
andarsene potrebbe essere davvero l'idea migliore. Sono arrabbiati, parlano
di "discriminazione da codice postale", perché affermano di non poter
trovare lavoro quando confidano il loro quartiere di provenienza. Non hanno
niente di asiatico negli abiti che indossano, come gran parte dei loro
genitori, né i modi, né alcun accento. Sono nati e cresciuti nello
Yorkshire e hanno gli identici atteggiamenti, e perfino le manie, degli
adolescenti europei. Sono anche irrimediabilmente aggressivi come molti dei
loro coetanei e l'abuso razziale nei loro confronti deve aver prodotto
qualcosa di simile a una doppia ferita: non si sentono solo discriminati,
ma anche impossibilitati ad avere un'identità che non sia quella di
provenienza delle loro famiglie. Non possono contare sulla comunità per
rassicurarsi e non hanno l'atteggiamento accondiscendente dei più anziani
che, avendo vissuto le pene dell'arrivo, hanno la sincera percezione di non
essere del tutto a casa loro».

DOMANDA: e a livello politico, che si fa? Stephen Frears: «Il rapporto
dell'ex sindaco di Nottingham, Ted Cantle, ha costretto il paese a
guardarsi allo specchio: l'auto- segregazione delle comunità è stata
riconosciuta come la principale causa degli ultimi episodi di violenza e
come una realtà sulla quale intervenire senza esitazioni. Nel rapporto si
parla di una polarizzazione nei rapporti tra bianchi e non bianchi e,
letteralmente, di "comunità che conducono vite parallele". La via per
sciogliere questo nodo è indicata sorprendentemente in un nuovo e condiviso
concetto di identità nazionale che possa e debba riguardare tutti. Si
propone addirittura una specie di dichiarazione di fedeltà "primaria" al
Regno Unito (pensata sul modello del giuramento di cittadinanza canadese)
da sottoporre ai cittadini britannici acquisiti. La conoscenza della lingua
inglese dovrà inoltre essere esaminata più attentamente durante il processo
di naturalizzazione. Per quanto riguarda le soluzioni a breve termine, sarà
suggerita una soglia minima di interrazialità del 25 per cento nelle scuole
sia statali che private e una più equa distribuzione dei fondi pubblici per
il risanamento delle aree a rischio che, secondo l'estrema destra, tende a
beneficiare prevalentemente le minoranze. L'intento è quello di far
crescere un senso di identità nazionale interetnica che rispecchi la
composizione sociale del Regno Unito. L'idea è quella di creare una società
multirazziale e consapevole, con identità diverse ma valori condivisi, che
veda culture diverse convergere verso l'obiettivo comune della convivenza
pacifica. E` un'idea basata sul riconoscimento dell'altro, che non prevede
punti ciechi o segmenti della società che restino fuori. I ragazzi asiatici
rappresentano un buco nero per il rapporto Cantle. Conoscono l'inglese come
loro lingua madre, ma non si riconoscono pienamente nella cultura
britannica. Sarà difficile per loro accettare il nuovo senso di identità
nazionale. I loro genitori lavoravano quasi tutti nell'industria tessile e
ciò contribuiva a dare forza alle loro aspettative e sicurezza nella vita
quotidiana. Ma oggi il lavoro tessile è praticamente scomparso nello
Yorkshire e il futuro dei giovani è tutto da inventare. Ben pochi credono
che qualcuno pensi sul serio a migliorare la loro condizione. Ed è
difficile non dar loro ragione».

DOMANDA: il suo film, però, pur facendo capire le violente tensioni etniche
tra le varie comunità, affronta un tema spaventoso: il commercio degli
organi, su cui vi sono ancora molti tabù. E' stato bravissimo. Stephen
Frears: «Purtroppo, più di quanto si pensi, vi sono delle persone usate
anche per lo schifoso mercato degli organi per i trapianti. È una realtà
brutta, sporca e cattiva quella su cui l'Europa sta aprendo gli occhi . Una
realtà con la quale, con colpevole ritardo, si comincia a fare i conti. Il
mio film è lo spaccato di una realtà in espansione. Non la condivido
affatto, ma capisco chi, disperato, vende un rene per avere soldi e
documenti. Se tanti immigrati non fossero obbligati alla clandestinità, non
cadrebbero vittime della criminalità. Mi auguro che la storia che racconto,
spinga tutti ad una maggiore comprensione verso loro che non sono tutti
delinquenti e la legge ad un più efficace controllo  per contrastare il
traffico di esseri umani  che è, nel mondo, il più grande business
banditesco, dopo quello di droga e di armi».

IL MERCATO DEGLI SCHIAVI : 12.500.000.000 di dollari l'anno. Per la Oim
(Organizzazione internazionale delle migrazioni) è questo il giro d'affari
del traffico di esseri umani; 4.000.000 le persone "schiavizzate" nel mondo
annualmente; 500.000 i "nuovi schiavi" che ogni anno giungono in Europa
occidentale; 500.000 nella sola Europa occidentale le donne coinvolte nel
traffico finalizzato allo sfruttamento della prostituzione(dai giornali
italiani, settembre 2002).

SCHEDA BIOGRAFICA DI STEPHEN FREARS

La carriera cinematografica di Frears e' un continuo oscillare tra i
richiami luccicanti del cinema statunitense ed il ritorno a quella
madrepatria che quasi vent'anni fa ne decreto' l'enorme fama: fece scalpore
in questo senso, nel 1999, l'adattamento di un romanzo assolutamente
impregnato di umore british, come Alta fedeltà, ambientato dal regista  a
Chicago. Con il suo ultimo film, Dirty Pretty Things, presentato alla 59.ma
Mostra di Venezia, le ambientazioni ricordano molto da vicino quelle dei
primi, arrabbiati, lungometraggi di successo, quali My beautiful laundrette
(1985) o Sammy e Rosie vanno a letto (1987). In Dirty Pretty Things
 rappresenta in modo convincente il sottobosco dell'immigrazione
clandestina in una Londra livida e squallida.  Nato a Leicester, in
Inghilterra, il 20 giugno 1941 e laureato in legge a Cambridge, ha iniziato
a collaborare con il Royal Court Theatre di Londra, dove ha conosciuto i
registi Karel Reisz e Lindsay Anderson. Assistente di Reisz nel film Morgan
matto da legare (1966), con David Warner e Vanessa Redgrave, Stephen Frears
è stato aiuto regista di Lindsay Anderson in SeŠ (1968), con Malcolm
McDowell, e ha collaborato a L'errore di vivere(1968), diretto ed
interpretato da Albert Finney. Nel 1972, Frears dirige il suo primo film,
Gumshoe. Poi, realizza diversi film per la televisione, affinando le
proprie capacità e sviluppando una tecnica basata su un metodico e duro
lavoro svolto con attori e sceneggiatori. Nel 1984, dirige l'originalissimo
road movie Il colpo, con Terence Stamp e John Hurt, e l'anno dopo ottiene
il suo primo successo con My Beautiful Laundrette (1985), girato in 16mm
per la televisione britannica e poi distribuito nelle sale
cinematografiche. My Beautiful Laundrette segna anche l'inizio della
collaborazione di Frears con lo scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi,
continuata con Sammy e Rosie vanno a letto (1987). Dopo Prick Up -
L'importanza di essere Joe (1987), adattamento cinematografico della
biografia di Joe Orton scritta da John Lahr, a Stephen Frears si aprono le
porte di Hollywood con il film Le relazioni pericolose (1988), tratto dalla
versione teatrale di Christopher Hampton del capolavoro di Pierre Choderlos
de Laclos. Nel 1990, Martin Scorsese produce Rischiose abitudini, con John
Cusack, Anjelica Huston e Annette Bening, seguito da un altro film
americano, Eroe per caso (1992), con Dustin Hoffman, Geena Davis e Andy
Garcia. Poi Frears dirige due film a basso costo, tratti dai romanzi di
Roddy Doyle e ambientati a Barrytown, un sobborgo di Dublino: The Snapper
(1993) e Due sulla strada - The Van(1996). Dopo Mary Reilly (1996), con
Julia Roberts e John Malkovich, The Hi-Lo Country (1998) e Alta fedeltà
(2000), con John Cusack, il regista inglese ha realizzato Liam (2000),
interpretato da Ian Hart e Anthony Borrows, un eccezionale piccolo attore
di cui sentiremo ancora parlare.

Filmografia: Dirty Pretty Things
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 (2002) Alta fedeltà
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,17031-schedafilm,00.html>
 (2000) Liam
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,17222-schedafilm,00.html>
 (2000) A prova di errore - TV
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,17487-schedafilm,00.html>
 (2000) The Hi-Lo Country
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,16946-schedafilm,00.html>
 (1998) Mary Reilly
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,13798-schedafilm,00.html>
 (1996) Due sulla strada
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,3082-schedafilm,00.html>
 (1996) The Snapper
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,8113-schedafilm,00.html>
 (1993) Eroe per caso
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 (1992) Rischiose abitudini
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,11549-schedafilm,00.html>
 (1990) Le relazioni pericolose
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,11417-schedafilm,00.html>
 (1988) Prick up - L'importanza di essere Joe
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,16578-schedafilm,00.html>
 (1987) Sammy e Rosie vanno a letto
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,7249-schedafilm,00.html>
 (1987) My Beautiful Laundrette
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,14675-schedafilm,00.html>
 (1985) Vendetta (2)
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,10439-schedafilm,00.html>
 (1984) Sequestro pericoloso
<http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_2col/0,4858,7740-schedafilm,00.html>
 (1972) .