Chiama l'Africa news 19/04/02



CHIAMA L'AFRICA NEWS  19 APRILE 2002 - www.chiamafrica.it
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SOMMARIO
1. Pace e riconciliazione, il messaggio di Vivicittà. Prossima tappa
domenica 21 aprile
2. Dai martedì dell'Africa: lo Zimbabwe tra memoria storica e presente
3. Le ultime battute del dialogo intracongolese
4. Campo di Lavoro 2002 - Parma, 27 luglio/3 agosto e 3/17 agosto
5. Appuntamenti
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1. PACE E RICONCILIAZIONE:  IL MESSAGGIO DI VIVICITTA'
Ci corrono ancora davanti agli occhi le immagini del secondo Vivicittà
organizzato domenica 14 aprile tra le baraccopoli di Nairobi, l'entusiasmo
di padre Alex Zanotelli e della "sua" gente, ed è già ora di tuffarsi nel
più vasto appuntamento che toccherà in questo fine settimana e nel prossimo
buona parte dei Paesi africani. Una manifestazione podistica che nel
continente riesce perfettamente a coniugare lo sport con il dramma di
centinaia di milioni di persone, strozzate dalla fame, dalle carestie,
costrette a fare i conti con le crudeltà di interminabili conflitti. Dodici
chilometri di corsa e di speranza fortissimamente volumi dalla Uisp,
l'Unione Italiana Sport Per tutti, che quest'anno ha attivato le sue
energie per sensibilizzare l'opinione pubblica verso problemi messi a
margine sempre troppo in fretta.  Se l'appuntamento di domenica scorsa tra
le baraccopoli di Nairobi si è rivelato una conferma dopo il successo
dell'anno passato, adesso il Vivicittà è atteso forse alla prova più
importante dei suoi diciannove anni di vita. Il 21 aprile si correrà
contemporaneamente a Makeni (Sierra Leone), a Grand Bassan (Costa
d'Avorio), a Kigali (Ruanda), a Bujumbura (Burundi), a Loskopdam
(Sudafrica), a Pietersbury (Sudafrica). Nomi che rievocano tragedie,
stragi, conflitti tribali. Ma anche miseria in quantità, esodi biblici,
pestilenze e livelli di mortalità infantile altrove impensabili. Per
restare in Africa, domenica 28, i dodici chilometri targati Uisp e
realizzati grazie al prezioso supporto di Libera, l'associazione contro
tutte le mafie di don Luigi Ciotti, inonderanno le strade di otto città
dell'Angola. E poi ancora Africa, dove Vivicittà avrà il suo naturale
epilogo: il 26 maggio a Kisangani, nella Repubblica democratica del Congo,
durante le giornate "Liberiamo la pace - Anch'io a Kisangani", organizzate,
tra gli altri, da "Chiama l'Africa" e da "Beati i costruttori di pace".
L'Uisp e Libera non hanno dimenticato di coinvolgere il resto del mondo in
questa che può considerarsi la manifestazione più internazionale oggi
esistente. E così, dopo che domenica 7 aprile si è corso a Sarajevo, in
occasione del decennale dell'occupazione della città, e il 14 in una
cinquantina di località italiane e a Nairobi, sempre domenica prossima
migliaia di persone animeranno le strade di Banja Luka, di L'Avana, di
Lione, di Pola, di Tirana, di Tuzla, di Valona.  Altri nomi evocativi di
infinite tensioni. Ma soprattutto, si tornerà a portare un messaggio di
pace e fratellanza in Iraq, tra le vie di Baghdad, dove la popolazione si
trova a fare i conti con un embargo ultradecennale che sta mettendo in
ginocchio il Paese. Per il terzo anno consecutivo ci sarà anche Pino
Papaluca, il barbiere romano che nel 2000 sfidò a piedi i mille chilometri
di deserto che separano Amman da Baghdad per protestare contro le scelte
crudeli della comunità internazionale. Oggi Papaluca in Iraq è una sorta di
eroe nazionale, accolto da scolaresche festanti, anziani memori di un
passato glorioso che tarda a tornare, e dal sorriso malinconico dei bambini
dell'ospedale "Saddam" di Baghdad, dove disastrose condizioni igieniche e
numerose malattie mortali (facilmente curabili nel ricco occidente)
fotografano meglio di ogni racconto i danni dell'embargo.  Niente è stato
casuale nell'organizzazione dell'evento, tanto meno la scelta dello slogan
che campeggia sulle magliette dei protagonisti. "Run for rights" - "Correre
per i diritti" non costituisce soltanto una buona intenzione, ma il
principio basilare dell'appuntamento e, se vogliamo, la stessa essenza di
un certo modo di concepire lo sport. Correre per i diritti significa
correre per un futuro migliore, per una vita dignitosa, per una speranza
che non resti nascosta, per vedere sbocciare un sorriso sul viso di bambini
sempre troppo tristi. Correre per i diritti significa anche correre per un
mondo senza ingiustizia, e quindi significa correre al fianco degli
sfruttati, di chi non ha un lavoro, un tetto, di chi coltiva il sogno di
vivere quell'infanzia finora negata. Il pensiero va ai numerosi
bambini-soldato della Sierra Leone. Proprio il villaggio di Makeni, nella
parte settentrionale della Sierra Leone, sarà uno dei crocevia di questo
fine settimana targato Vivicittà. Il Paese porta ancora intatte le profonde
ferite di un conflitto che ha le sue cause nel commercio dei diamanti.
Pezzi pregiati destinati a finire nei mercati occidentali e macchiati dal
sangue di migliaia di persone. Si è combattuto senza esclusione di colpi in
Sierra Leone, le donne e i bambini sono stati i primi a pagare un prezzo
salatissimo. Le une ridotte in schiave del sesso, gli altri costretti ad
indossare la divisa dei mercenari. Oggi in Sierra Leone è in atto un
difficoltoso processo di pace, i cui risultati saranno giudicabili soltanto
nel tempo. Il vescovo di Makeni, monsignor Giorgio Biguzzi, si è adoperato
con tutte le sue forze affinché il villaggio ospitasse il Vivicittà, e così
per domenica 21 aprile è riuscito a coinvolgere oltre quattromila bambini.
La maggior parte con un passato terribile alle spalle, oggi senza più
genitori, affidati ai centri di recupero gestiti proprio dalla Caritas di
Biguzzi. Non "Run for rights" a Makeni, ma "Pace e riconciliazione", un
messaggio ancora più diretto in questa fase così delicata (Fabio Rosati,
Liberazione - 19 aprile '02)

2. DAI MARTEDI' DELL'AFRICA: LO ZIMBABWE TRA MEMORIA STORICA E PRESENTE
Affrontare la questione agraria dei paesi "sottosviluppati" e in
particolare quella dello Zimbabwe ha impegnato martedì 2 aprile Francesco
Pierri, ricercatore universitario, per due intense ore. Anche questa volta
la partenza è l'immagine di questo paese che ci riportano i mass media,
anche quelli "di sinistra": lo Zimbabwe è il solito stato povero ed
africano dominato da un dittatore impazzito, Robert Mugabe. Le elezioni
svoltesi a marzo sono state segnate da un "alto livello di violenza
politica", come hanno definito gli organi di stampa la nuova vittoria del
ventennale presidente del governo. Per mantenere la carica di presidente,
sappiamo che Mugabe ha utilizzato i veterani della guerra di liberazione
per l'esproprio di terre da destinare ai contadini: l'anziano leader è
indubbiamente un uomo di potere, consapevole della potenza che i media e
l'immagine hanno sul consenso politico. Ma perchè ora è diventato un dei
tanti nemici della democrazia, per l?Occidente?
Pierri, nel tracciare la storia dell'incontro tra le popolazioni
dell'attuale Zimbabwe e i colonizzatori britannici, da Cecil Rhodes in poi,
propone l'analisi del modello di sfruttamento coloniale: un paese depredato
senza ritorno di sviluppo, buono per la produzione agricola e lo
sfruttamento minerario. Gli africani, usati come lavoratori di bassa
qualifica, furono spogliati delle terre in cui vivevano, vennero
praticamente rinchiusi in riserve etniche. Le terre fertili furono
destinate ai coloni bianchi, seppure solo una parte erano effettivamente
coltivate.
Mugabe, vittorioso con lo Zimbabwe African National Union - Patriotic Front
(ZANU-PF) nel 1980 sul governo razzista di Ian Smith, avviò un governo di
tipo marxista-leninista, senza però mai toccare gli interessi dei bianchi e
di un piccolo gruppo benestante nero, cresciuto durante gli anni del potere
europeo: in quasi vent'anni di indipendenza non fu mai affrontata la
questione agraria. Lo Zimbabwe venne indicato come paese modello per
l'Africa dall'Occidente, che contribuì con aiuti economici all'innalzamento
consistente del livello di vita delle popolazioni. Ma l'adesione ai piani
di aggiustamento strutturale (ESAP), proposti dal Fondo Monetario
Internazionale negli anni Novanta, portarono il paese verso il modello
economico liberista: in Zimbabwe come in tutto il resto del mondo, furono
privatizzate le aziende pubbliche, poste sul mercato per essere
competitive. In questa parte d'Africa sono competitivi in 500 circa: ricchi
proprietari terrieri, rappresentanti della borghesia urbana e loro
familiari. La maggioranza della popolazione viveva e vive nelle zone
rurali,  dividendosi nell'ultimo secolo le terre meno produttive del paese.
Nel 1997 Mugabe iniziò ad appoggiare le occupazioni delle terre
inutilizzate, guidate spesso dai veterani di guerra. Un movimento spontaneo
era già iniziato, come avviene anche nel vicino Sudafrica, che condivide da
molto tempo problematiche simili con lo Zimbabwe. Le violenze che
accompagnano queste occupazioni sono cavalcate dalla stampa occidentale,
per nascondere una realtà molto più complessa. Mugabe pare voler mantenere
il controllo della situazione, divenendo nello stesso tempo la guida per i
suoi cittadini e il referente della comunità internazionale. Ma è un
equilibrio difficile, date le profonde ingiustizie sociali che esistono nel
paese australe e i grandi interessi economici sulle terre delle
multinazionali: attualmente, un importante settore economico è il turismo.
La terra è una problematica che riguarda molte aree del pianeta: Serena
Romagnoli del Movimento di Appoggio ai Sem Terra brasiliani introduce
brevemente lo straordinario lavoro che i contadini brasiliani stanno
facendo, presenti in 23 dei 26 stati in cui è divisa la nazione
sudamericana. I Sem Terra sono una realtà politica riconosciuta ormai in
tutto il mondo. Le terre che riescono ad ottenere per vivere dignitosamente
sono frutto di lotte aspre, combattute anche rischiando di morire.  La
riforma agraria è una questione mondiale, dallo Zimbabwe al Brasile:
proviamo a globalizzarne le vittorie, insieme ai problemi (Cristina Formica)

3. LE ULTIME BATTUTE DEL DIALOGO INTRACONGOLESE
Ultime ore a disposizione dei delegati per un vertice sofferto e dall'esito
incerto, segnato da defezioni e contestazioni. Il capo di Stato ospitante,
Thabo Mbeki, avrebbe ordinato di annullare tutti i voli che venerdì 19
aprile dovevano riportare i delegati in patria. Sette ore di fitti colloqui
nella notte, mediati dallo stesso presidente di Pretoria, non sono serviti
a far raggiungere un accordo ai tre belligeranti principali, il governo di
Kinshasa (Repubblica democratica del Congo), il Movimento per la
liberazione del Congo (Mlc) e la Coalizione democratica congolese
(Rcd-Goma). Siamo all'ultimo disperato tentativo di evitare il definitivo
naufragio di un'intesa consensuale tra le parti. Infatti, l'accordo
raggiunto mercoledì scorso tra i rappresentanti del capo di Stato dell'ex
Zaire, Joseph Kabila, e dello Mlc di Jean Pierre Bemba non sono stati
accettati né dalla Rcd-Goma né dall'opposizione congolese. Secondo
l'intesa, la guida del governo di transizione doveva essere affidata a
Bemba mentre Kabila doveva mantenere la massima carica dello Stato.
Il Dialogo Intercongolese  - iniziato lo scorso 25 febbraio  - costituisce
la speranza di pace cui aspira l'immensa maggioranza dei Congolesi, che non
ne possono più delle sofferenze di questa guerra. Il 2 agosto 1998, ad
appena quattordici mesi dalla conclusione del primo conflitto che dopo i
massacri in Rwanda segnò la strage di moltissimi rifugiati ruandesi e la
presa del potere da parte di Laurent Désiré Kabila, allora appoggiato da
Rwanda e Uganda, cominciava, nella Repubblica Democratica del Congo, una
seconda guerra, che sta ancora facendo innumerevoli morti e distruzioni e
in cui sono implicati sei stati e diverse fazioni congolesi ostili a
Kinsasa.  Il 25 febbraio è iniziato il tanto atteso Dialogo nazionale che
dovrebbe porre fine alla guerra e delineare il futuro del Paese. Scrive una
voce della società civile: "Il Congo ha bisogno di una nuova generazione di
politici, la cui fede e le cui ambizioni assumano e riflettano le profonde
aspirazioni di un popolo che, da tempo, attende che sorga il sole sulla
notte del suo interminabile martirio? Il tanto atteso dialogo nazionale o
Dialogo Intercongolese non è in sé una panacea, anche se rappresenta, oggi,
la sola via attraverso la quale tutto può rientrare definitivamente
nell'ordine, nel nostro paese". Il Dialogo è l?aspetto politico
dell'attuazione degli Accordi di pace di Lusaka (Zambia), stipulati nel
luglio-agosto 1999, che avrebbero dovuto porre fine a questa guerra.
Trecentocinquanta delegati di tutte le principali fazioni della società
civile, della politica e della ribellione armata congolese sono riuniti dal
25 febbraio a Sun City, in Africa del Sud e hanno lavorato suddivisi in
commissioni. "Non ci sarà proroga ai 45 giorni previsti", aveva dichiarato
il facilitatore designato dagli Accordi, Ketumile Masire, ex-Presidente del
Botswana. Ma le sedute - che dovevano concludersi il 12 aprile - hanno
avuto un prolungamento di sette giorni. Qualunque esito avrà il vertice,
sarà di fondamentale importanza la posizione della comunità internazionale,
che dovrà assumere una posizione chiara e priva di indugi per mettere fine
all'occupazione illegale del territorio e al saccheggio delle risorse del
Congo. Un esponente della società civile congolese dichiara "Dopo l'11
settembre, abbiamo più che mai l'impressione di vivere in un mondo
unidimensionale, nel quale l?informazione è concentrata. Che immagini
abbiamo della guerra del Congo? Chi sa, per esempio in Canada, che questa
guerra ha fatto più di 3 milioni di morti dall?agosto 1998? (Fonti: Congo
Attualità, periodico redatto dalla segreteria della rete "Pace per il
Congo"  tel. 0521/493841;  Misna)

4. CAMPO DI LAVORO 2002 - PARMA 27 LUGLIO / 3 AGOSTO e 3/17 AGOSTO
Un'esperienza di lavoro gratuito in comune e un'occasione per approfondire
la conoscenza dell'Africa. Un cammino di crescita personale finalizzato a
rafforzare il legame tra noi e i popoli africani. L'attività consisterà
nella raccolta e vendita di materiali usati - vestiario, mobili, libri,
giocattoli e oggetti vari - con la consapevolezza che possiamo trasformare
in risorsa tutto ciò che viene scartato dalla nostra società. In Africa,
come in molte altre parti del mondo, il recupero nelle discariche è fonte
di sopravivenza per milioni di persone.
ETA' MINIMA: 18 anni.
TURNI:  uno di una settimana (27 luglio-3 agosto) e uno di quindici giorni
(3-17 agosto).
Numero massimo di partecipanti per ogni turno: 20.
ATTIVITA': raccolta materiali usati presso le persone che ne avranno fatto
richiesta; selezione ed invio di una parte del materiale raccolto alle
aziende di riciclaggio; allestimento di un mercatino dell'usato e vendita
di oggettistica, mobili, libri, elettrodomestici, giocattoli
FORMAZIONE: incontri sul tema "AFRICA dalla schiavitù degli aiuti alla
libertà dei diritti"
TEMPO LIBERO: tutti insieme in allegria; chi suona strumenti facili da
trasportare, chi ha familiarità con le barzellette, ecc? porti il meglio
del suo bagaglio
QUOTA DI ISCRIZIONE: 30 Euro a persona.
A CARICO DELL'ORGANIZZAZIONE: vitto, alloggio, assicurazione.
VIAGGIO DI ANDATA E RITORNO: i partecipanti dovranno provvedere autonomamente.
RICAVATO: sarà destinato a progetti e comunità locali (informazioni
dettagliate presso la segreteria) e al sostegno delle attività di Chiama
l'Africa in Italia.
CONSIGLI UTILI: Abbigliamento idoneo al lavoro, scarpe comode, sacco a
pelo, cambi di biancheria, asciugamani, guanti da lavoro, costume da bagno,
tessera sanitaria.
ISCRIZIONI: Richiedere il modulo alla segreteria del campo (si accettano
iscrizioni solo accompagnate da modulo compilato e firmato - fax. o E-mail).
SEGRETERIA: Chiama l?Africa - sede di Parma, strada Cavestro 14/A 43030
Vicomero (PR) tel 0521-314263 fax 0521-314269 e.mail: muungano at libero.it

5. APPUNTAMENTI

MILANO 19-20 APRILE
IMMAGINI DELL'AFRICA IN EUROPA. ITALIA PONTE DEL MEDITERRANEO
presso IULM Libera Università di Lingue e Comunicazione, Via Filippo da
Liscate - Milano
GLI OBIETTIVI DEL CONVEGNO: creare una qualificata occasione di confronto
sull'Africa in Italia; riconoscere il ruolo cardine dell'Africa sia
nell'attuale dibattito sulla globalizzazione, sia all'interno dei
cambiamenti socio - economici dell'Europa e dell'Italia.
INFO: Baye.Ndiaye at mondial-assistance-italia.it

FANO -  LUNEDI' 22 APRILE
ORE 21, presso Casa Nazareth, via Pagano 6 "UN'ALTRA AFRICA E' POSSIBILE"
Serata Missionaria organizzata da CHIAMA L'AFRICA-COMITATO DI FANO.
Preghiera missionaria e testimonianze con ANDRE' VOLON, missionario in
Kenya (baraccopoli di Soweto) e con LAILA SIMONCELLI (Missionaria in
Tanzania)
INFO: Italo Nannini tel. 0721/865586

ROMA 23 APRILE - 3 MAGGIO
PRESSO L'AGENZIA GRAFFITI, via Latina 511
MOSTRA FOTOGRAFICA di Giulio Napolitano "ERITREA. LINEA DEL FRONTE, CAMPI
PROFUGHI E VITA QUOTIDIANA"
INFO: Cell.338/2709200 - giulionapolitano at hotmail.com

VILLA GUARDIA (CO) DOMENICA 5 MAGGIO
PALAZZETTO DELLO SPORT ore 9.00 - 17.00
IL MESTIERE DELLE ARMI - Seminario nazionale sul ciclo delle armi. Una
iniziativa di informazione su ciò che sta avvenendo, una iniziativa in
grado di offrire spunti di riflessione ed elementi di proposta e
mobilitazione di fronte all'affermarsi della guerra come strumento
costituente, al rilancio massiccio della spesa militare, alla pericolosa
erosione dei trattati per il disarmo, del controllo degli armamenti e dei
limiti alle esportazioni di armi.
INFO:Coordinamento Comasco per la Pace - www.comopace.org - via Cimarosa
3/b, 22063 Cantù (CO) Tel: 031 701517 Fax: 031 702875 - e-mail:
comopace at cracantu.it; Rete Lilliput - Nodo di Como www.comopace.org -
lilliput.como at tin.it

BERGAMO 15 MARZO - 24 MAGGIO
CORSO DI CHIAMA L'AFRICA-COMITATO DI BERGAMO per la Terza Università
presso il Centro La Porta ore 14.45 - 17.15.
I PROSSIMI INCONTRI :
26.4 - Musica e arte come elementi unificanti
3.5 - La riflessione cosmica: natura e soprannaturale nella cultura europea
ed africana
10.5 - Tempo, spazio, società: valori ed organizzazioni diverse
17.5 - La donna e la famiglia nella tradizione e nei mutamenti attuali
24.5 - Quale democrazia e quale futuro per i due continenti?
INFO: giuliananessi at virgilio.it tel. 035-510701