L'Ambasciata Sudanese a Roma lancia accuse infamanti a Pax Christi



Comunicato stampa



31 maggio 2001



In data 30 maggio 2001 l'Ambasciata Sudanese in Italia ha diffuso una lunga
nota di risposta all'iniziativa che la Campagna italiana per la pace in
Sudan ha inteso intraprendere nel nostro Paese in collegamento con un
network di circa 50 organizzazioni europee impegnate nella difesa dei
diritti umani e nell'attività di cooperazione in favore del Sudan.

Scopo della Campagna denominata : PEACE FIRST - Oil fuells war in Sudan
(Prima la Pace - Il Petrolio alimenta la guerra in Sudan) è di far
conoscere all'opinione pubblica quanto l'attività estrattiva del petrolio
determini oggi una drammatica escalation della guerra e una grave e diffusa
violazione dei diritti umani.

In questo senso si invitano le Compagnie Petrolifere (gli azionisti, le
banche.), a sospendere le loro attività fino a quando non vi siano garanzie
certe di una pace giusta e duratura e le istituzioni europee ad adoperarsi
fattivamente per monitorare il rispetto dei diritti umani e promuoverne la
loro piena realizzazione.

Tutto questo è stato illustrato alla stampa in una conferenza che ha avuto
luogo a Milano martedì 29 maggio u. s. e, contemporaneamente, in alcune
capitali europee. Non ci risulta che tra i partecipanti vi sia stato alcun
rappresentante dell'Ambasciata e per questo ci chiediamo a quali fonti
abbia potuto attingere le proprie informazioni.



Da parte del governo sudanese e dei suoi rappresentanti in Italia ci
saremmo aspettati una risposta sul piano dei contenuti e l'offerta di
collaborazione affinché le condizioni di vita delle popolazioni che abitano
il Sudan possano migliorare all'interno di un processo di pace che deve
essere garantito. Al contrario (e inspiegabilmente) le tre pagine di
comunicato emesse dall'Ambasciata contengono accuse infondate, inesattezze
e sospetti nei confronti di Pax Christi che è solo una delle organizzazioni
che compongono la Campagna stessa.



Pax Christi - movimento cattolico internazionale per la pace non è
un'agenzia di cooperazione internazionale e non ha mai gestito progetti di
sviluppo o azioni di assistenza umanitaria in Sudan. Pertanto l'accusa di
speculare sulla raccolta di fondi e di trattenere "per gli operatori" l'80%
delle risorse è gratuita, infondata e inconsistente. Rivela scarsa ed
errata informazione da parte dell'Ambasciata. Per quanto riguarda le altre
organizzazioni non governative che aderiscono alla Campagna in questione, i
loro bilanci sono pubblici e trasparenti e possono essere sottoposti a
verifica. La controprova migliore rimane comunque la testimonianza diretta
dei beneficiari della loro azione.



Circa le reali intenzioni con cui Pax Christi ha promosso la Campagna per
fermare l'estrazione di petrolio vi è da precisare ancora che l'iniziativa
è promossa da una fitta rete di circa 50 organizzazioni a livello europeo e
che in Italia se ne fa promotrice la Campagna Italiana per la Pace in
Sudan. Inoltre ci sarebbe da chiedersi come si può sostenere che Pax
Christi "si adopera per il proseguimento della guerra" se sin dal 1995, in
appoggio ai Principi dell'IGAD, ha sempre chiesto l'immediato cessate il
fuoco sotto il controllo di osservatori imparziali della comunità
internazionale.



Che le entrate petrolifere vadano a finanziare la guerra lo si desume
dall'aumento delle azioni belliche sui Monti Nuba e nel Sud Sudan, dal
numero crescente di bombardamenti e dalle dichiarazioni del portavoce
dell'esercito Generale Mohamed Osman Yasin il quale ha affermato che il
Sudan raggiungerà presto l'autosufficienza per quanto riguarda le armi
leggere, medie e pesanti, e sta già producendo munizioni, mortai, carri
armati e portaerei grazie all'estrazione del Petrolio.



Grave anche l'accusa per cui "Pax Christi e le sue affiliate (.) vogliono
che il Sudan fermi i progetti di sviluppo finanziati dalle entrate
petrolifere, per avere campo libero in questa loro presa in giro". L'azione
di Pax Christi in tante parti del mondo da 56 anni è riconosciuta e
apprezzata dagli organismi istituzionali e dalle popolazioni verso cui è
diretta. In questo senso ha status consultivo presso le Nazioni Unite e il
Consiglio d'Europa e nel 1983 ha ricevuto dall'UNESCO il Premio
Internazionale per la pace "a riconoscimento della sua opera di educazione
alla pace".



Le accuse dell'Ambasciata a Roma sono tanto più infondate se si pensa che
tra le iniziative promosse il 29 maggio scorso dalla Campagna PEACE FIRST!
ha avuto luogo anche una conferenza presso la sede dell'Unione Europea a
Bruxelles cui hanno preso parte - tra gli altri - l'ambasciatore della
Repubblica Sudanese presso l'UE e il Ministro della Giustizia del Sudan. In
un passaggio del suo intervento, quest'ultimo ha espresso parole di
apprezzamento per il ruolo di Pax Christi in favore della pace in Sudan.



Mentre ci attendiamo dall'Ambasciata Sudanese a Roma una rettifica del
contenuto e del linguaggio della nota trasmessa, ribadiamo la volontà di
proseguire nell'azione di promozione dei diritti umani e di accompagnamento
del processo di pace contando di avere un giorno anche il Governo di
Khartoum tra i nostri alleati.



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