Africanews Italiano: Sudan Centrale Il Giubileo nelle montagne Nuba



AFRICANEWS - Versione Italiana
Nr.35  - MARZO  2001


Sudan Centrale
Il Giubileo nelle montagne Nuba
di Cathy Majtenyi

Nonostante Papa Giovanni Paolo ai primi di gennaio abbia chiuso l'anno
giubilare, c'e' un luogo nel mondo dove i valori giubilari d'amore per
il prossimo, rispetto per la natura ed accoglienza del forestiero,
prosperano sempre. La direttrice editoriale di Africanews, Cathy
Majtenyi, ha trascorso recentemente cinque giorni camminando per le
montagne Nuba del Sudan centrale e ci offre queste riflessioni.



All'inizio del 2001 il mondo ha chiuso le celebrazioni giubilari e a
Piazza San Pietro gli inservienti si sono messi a spazzare le
gradinate della Basilica nella consapevolezza che le grandi messe
giubilari e tutti gli altri eventi sono ormai conclusi. Coloro che si
occupano di giustizia sociale sono ora alla ricerca di un nuovo grande
tema intorno al quale rilanciare il loro lavoro. Perche' ormai... il
"grande momento" e' passato!

Ma, c'e' un luogo dove il tempo si e' fermato ed e' sostanzialmente un
concetto irrilevante, un luogo dove Dio ed i rapporti degli uomini fra
di loro e con la natura costituiscono il nocciolo vero dell'esistenza.
Sono tutti "anni giubilari" quelli che si susseguono nelle montagne
Nuba del Sudan centrale. Questo e' il pensiero che mi si e' impresso
forte nella mente mentre visitavo le montagne Nuba dal 27 dicembre al
1° gennaio insieme ad un gruppo di italiani, tedeschi e kenioti. Ci
siamo andati dietro invito di padre Renato Kizito Sesana, un
missionario comboniano con tanti anni d'esperienza di questa parte
remota del mondo.

Dice Padre Kizito: " L'idea di questo viaggio mi e' venuta tempo fa a
Roma, quando un giornalista mi ha chiesto: ' Padre, come celebrera' il
Giubileo?' " Ed io gli riposi:" Il Papa, nella sua lettera sul
Giubileo, ha scritto che un modo eccellente di celebrare l'anno
giubilare consiste nell'andare verso i poveri e i sofferenti che
rappresentano, in modo particolarmente emblematico, nostro Signore
Gesu' Cristo. Cosi', penso che andro' a celebrare il mio Giubileo con
i Nuba, che sono vittima di ogni genere di oppressione.... si, perche'
il Sudan e' un luogo dove la sofferenza ed il Cristo crocifisso sono
presenti in una maniera veramente speciale. Il mio Giubileo offrira'
una testimonianza di pace, un segno che e' possibile un Sudan
differente, fondato sulla giustizia e sul rispetto dei diritti umani."

Quel milione di persone che vive nelle montagne Nuba, un territorio
che consiste di 30.000 chilometri quadrati ricchi di risorse agricole
e minerarie nella regione del Kordofan meridionale, nel Sudan
centrale, e' certamente gente particolarmente perseguitata ed
oppressa. Sono sottoposti a bombardamenti aerei ed incursioni
terrestri da parte del governo sudanese che pretende di trasformarli
in buoni arabi musulmani. Sono completamente tagliati fuori da ogni
contatto con il resto del mondo e noi stessi non avremmo potuto, a
rigore, neanche trovarci li', in quei luoghi, fra di loro. Abbiamo
dovuto camminare per ore attraverso le montagne e la savana per
raggiungere i villaggi che volevamo visitare.

Materialmente, la gente che abbiamo incontrato non possiede quasi
niente. Le loro case ed i loro beni sono fatti quasi completamente  di
materiali che hanno saputo abilmente ricavare dalla natura che li
circonda. Non c'e' un filo di immondizia intorno, nei villaggi,  e mi
e' sembrato quasi di trovarmi in un angolo del giardino dell'Eden,
l'incontaminata ed originale culla dell'umanita', dalla quale e'
partita procedendo a corrompere fisicamente e spiritualmente il resto
del mondo. Ma, nonostante i pericoli della guerra e la mancanza di
beni materiali, la gente delle montagne Nuba gode di una pace
interiore ed esprime un senso dell'ospitalita' che e' assai difficile
trovare altrove. Dovunque siamo andati la gente ci ha salutati con
occhi sprizzanti amore e gentilezza, sorrisi trasudanti calore umano e
calma interiore veramente toccanti. Pur trovandosi a contatto con la
piu' violenta repressione, questa gente canta le canzoni piu'
melodiche e, indossando maschere, collane di perline e colorati
copricapi, danza i suoi  balli tradizionali, mentre l'aria e' pervasa
dal suono di corni, flauti, campanelle e fischietti.

Non e' stato pero' sempre cosi'. Yacoub Kaluka, un funzionario addetto
alla formazione dell'Organizzazione per il Soccorso, il Sostegno e lo
Sviluppo dei Nuba (NRRDO), mi ha spiegato che un tempo arrivarono i
colonizzatori arabi decisi a fare piazza pulita della cultura e
civilta' nuba, minacciando di farli tutti fuori se non avessero
acconsentito ad adottare la loro cultura e religione islamica. Per
molto tempo dopo i nuba continuarono a vergognarsi della propria
identita' e cercarono di "farsi" arabi. Mentre ascoltavo questa
descrizione degli eventi non potevo fare a meno di pensare, con un
certo disagio, che la chiesa cattolica ha usato metodi simili nel
passato in situazioni ed eventi che fanno parte della sua storia.

Comunque, col passare del tempo, si riaffermo' finalmente fra i nuba
una genuina coscienza culturale. A dimostrazione di cio', sempre
Kaluka, mi ha riferito il modo in cui un suo zio musulmano ha risposto
a della gente che lo tormentava prendendolo in giro perche' pregava in
Tira, la sua lingua madre. Dicendo:" se credete che Dio non mi ascolti
perche' parlo in Tira vuol dire che questo non e' il nostro Dio.
Allora aspettiamo il nostro Signore, perche' questo dev'essere quello
degli arabi e dei bianchi ed il nostro deve ancora arrivare. Ma, se
credete che ci sia un solo Dio per tutti quanti, beh, allora conosce
tutte le lingue!"

Sono stata profondamente colpita dalla solidissima fede di questa
gente nella bonta', nella misericordia e nell'amore di Dio. Cio' mi ha
portato a credere che il Dio cui si riferiva Kaluka "e' arrivato ed e'
ben presente" in questa parte del mondo. Il missionario cattolico, il
catechista e la gente comune che ho intervistato mi hanno raccontato
storie di come, nonostante i bombardamenti e le incursioni, la gente
se la senta di rischiare la propria incolumita' pur di raccogliersi
per pregare e leggere insieme le Scritture. Nonostante la mancanza di
sacerdoti, la gente del villaggio di Kerker, per esempio, vede
celebrarsi mediamente una messa al mese, mentre catechisti e laici non
si fermano mai nella loro azione di divulgazione della religione e
rafforzamento della fede. Il missionario di Maryknoll, Tom Tiscornia,
puo' cosi' affermare che: " il cattolicesimo gode di ottima salute, ad
un livello elementare, ma sta benissimo."

Anche l'identita' nuba si rivitalizza e gode d'ottima salute perche'
la gente si rende conto trattarsi di un elemento chiave per la propria
sopravvivenza. Si assiste infatti ad uno sforzo concertato fra
l'NRRDO, il Movimento per la Liberazione del Popolo Sudanese (SPLA) ed
altre entita' presenti per ripristinare elementi culturali e pratiche
tradizionali che erano quasi andate disperse. Le parole di Kaluka mi
hanno fatto capire in modo estremamente chiaro che l'impronta e
l'espressione culturale sono un dono di Dio, che i Tira, tutte le
popolazioni delle montagne e del mondo che si trova li' attorno,
rappresentano la ricchezza e la diversita' del capolavoro del
Creatore. Il Giubileo, al di la' dall'aver contribuito alla
cancellazione del debito dei paesi piu' poveri, e' anche e soprattutto
uno strumento per la liberazione dal peso del materialismo e della
dominazione religiosa e culturale. Per la realizzazione di un'umanita'
quale e' stata creata e voluta da Dio, assolutamente libera e viva, in
rapporto con Lui ed interagente al suo interno. Da questo punto di
vista la gente delle montagne Nuba gode di una liberta' che non ho mai
visto da nessun'altra parte.

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Enrico Marcandalli (ramalkandy at iol.it) - http://www.peacelink.it
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