NIGRIZIA 4/2000 - L' EDITORIALE



L'Editoriale

SE IL DEBITO E' DI MODA

Della crisi del debito estero si parlava poco o nulla in Italia nel gennaio
’97. E Nigrizia promosse la prima raccolta di firme, sulla base di un
documento - il titolo riprendeva la frase del papa "per il giubileo del 2000
liberiamo i paesi poveri dai debiti" - elaborato dalle missionarie di Nostra
Signora d’Africa e fatto proprio dalla Conferenza degli istituti missionari.

Da allora ne sono successe di cose: la mobilitazione di singoli e gruppi con
300mila firme consegnate al governo Prodi nel febbraio ’98, la nascita della
campagna italiana Sdebitarsi (nella quale ci riconosciamo) in collegamento
con quella internazionale Jubilee 2000, l’ iniziativa "Tu in azione" della
conferenza episcopale italiana che punta all’acquisto di quote del debito
verso l’ Italia di Zambia e Guinea, il varo di un disegno di legge
governativo per cancellare alcuni crediti dell’ Italia verso i paesi piu'
poveri. E' successo anche che Jovanotti, in accordo con Sdebitarsi, ha
cantato il rap Cancella il debito a Sanremo, mediatizzando e rendendo
popolare l’argomento.

Ma proprio ora che l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e' a
buon punto e il debito e', per cosi' dire, di moda, non bisogna fare
confusione e perdere di vista il bersaglio grosso: che la cancellazione ci
sia, sia effettiva e avvenga in un rinnovato e piu' giusto contesto di
relazioni tra nord e sud del mondo. Se abbiamo chiaro questo, a che serve
attardarsi a polemizzare con Jovanotti perche' non avrebbe i titoli per
cantare e parlare del debito, specie di fronte al presidente del consiglio?

Lorenzo Cherubini fa il suo mestiere, ha fatto arrivare la questione debito
a tante orecchie e non ha preteso di fare nient’altro. I politici
strumentalizzano? Anche loro fanno il loro mestiere che e' anche quello di
ottenere il consenso, percio' se devono risolvere dei problemi preferiscono
farlo con la massima esposizione mediatica possibile.

Chi si batte per cancellare il debito estero dei paesi poveri deve avere
oggi altre preoccupazioni. Deve incalzare il governo per vedere se i
miliardi che intende cancellare sono "veri" o se si tratta di debiti
inesigibili, deve chiedere piu'' trasparenza sui crediti vantati dall’
Italia, deve far sì che un’eventuale cancellazione non sia un episodio
isolato. E' piu' che mai necessario, inoltre, far comprendere all’opinione
pubblica che la leva del debito da sola non modifica gli squilibri tra il
mondo industrializzato e i paesi impoveriti. Ci vuole una politica a piu'
largo raggio. L’Europa ha un bel dire di voler cancellare i debiti quando
poi lascia i paesi di Africa, Caraibi e Pacifico in balia della
globalizzazione (vedi alle voci "cioccolato senza cacao" e "cooperazione").
Il governo D’Alema non puo' promettere mari e monti sul debito e poi
varare - questo e' il rischio - una legge sulla cooperazione allo sviluppo
senza spina dorsale e senza risorse.

Insomma questa battaglia sul debito va condotta ancora con decisione,
sapendo che il sud del mondo ha ragioni da vendere: sono i paesi impoveriti
ad avere il diritto di chiederci di restituire quanto abbiamo loro predato
negli ultimi cinque secoli.


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