[TarantoOnLine] Intervento di PeaceLink sul potenziamento della base navale di Taranto



A Taranto si investe sulla base navale.
Che non darà mai lavoro

La base navale è strategica per la Nato e per la proiezione dell'Italia all'estero. Ma indirizzarle fondi non aiuta a risolvere la crisi occupazionale della città 


“L'ampliamento della base è sponsorizzato come un volano per l'economia tarantina, in sofferenza a causa della crisi dell'Ilva e del suo indotto, ma la scelta di puntare sul settore militare non è necessariamente quella vincente. Il sindacato Fp Cisl lamenta una carenza di personale negli uffici, soprattutto nei settori tecnici, e la mancanza di nuovi concorsi. Come spiegato pubblicamente da Monica Gatti, coordinatrice Rsu del sindacato, al momento la base impiega circa 400 dipendenti civili, ma con i prossimi pensionamenti il numero si ridurrà ulteriormente.
Il punto però è un altro. «Taranto dipende da decenni da due grandi centri, ossia quello siderurgico e militare, e questa condizione non permette alla città di sviluppare un modello economico autonomo rispetto al mercato mondiale dell'acciaio o al comparto militare», sottolinea Marescotti (Peacelink).
La città dei due mari invece potrebbe diventare un laboratorio per la transizione ecologica, reintegrando almeno in parte quei 10-15 mila posti di lavoro garantiti fino a oggi dall'acciaieria. Per farlo servono maggiori investimenti in bonifiche e riqualificazione, ma anche in formazione del personale.
Gli investimenti pubblici però sono sempre più diretti verso il settore militare, tanto a livello nazionale quanto europeo, mentre la transizione ecologica viene sempre più messa da parte. Con il paradosso che la Difesa riesce persino ad attingere a fondi che, come nel caso di Basi blu, partono dalla risoluzione di alcuni problemi legati all'inquinamento per allargare le infrastrutture militari.”

Futura D'Aprile

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