[TarantoOnLine] "Palazzina LAF", il film di Michele Riondino che racconta il mobbing all'ILVA di Taranto



E' stata proiettata oggi alla “Festa del cinema” di Roma (ore 19 - sala Petrassi per la sezione “Grand Public”), l’opera prima da regista dell’attore tarantino, Michele Riondino, dal titolo “Palazzina Laf” il cui arrivo in tutte le sale cinematografiche italiane è previsto il 30 novembre, distribuito da BIM Distribuzione.

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La storia

Facendo leva su non meglio specificate esigenze di ristrutturazione, i dipendenti ILVA furono collocati nella palazzina del Laminatoio a freddo, un immobile sprovvisto di mezzi idonei a portare avanti una qualsiasi prestazione d'opera. Stando alle testimonianze rese dagli ex lavoratori, sistemati lungo un corridoio di una quarantina di metri, quelli che avevano la pretesa di essere degli uffici erano muniti di una scrivania e di una sedia. Nient'altro. La situazione venutasi a creare avrebbe posto il personale "confinato" nella palazzina in una condizione tale da causare quella che dai giudici è stata considerata una chiara mortificazione umana, professionale e psichica. Un particolare evidenziato dai rappresentanti dell'accusa in occasione delle requisitorie tenute in primo e secondo grado. Per i magistrati, il declassamento dei soggetti destinatari del provvedimento aziendale sarebbe stata la conseguenza della mancata accettazione di precedenti disposizioni impartite dalla dirigenza. Che avrebbe assegnato al personale trasferito mansioni differenti da quelle inizialmente svolte senza comunque apportare alcuna variazione dal punto di vista economico e salariale.
Con il trascorrere del tempo, l'essere destinati alla palazzina "Laf" veniva considerato come una sorta di "punizione psicologica", come un efficace ammonimento per chi in seguito si fosse rifiutato di aderire a richieste aziendali. E fu a quel punto che in Procura furono fatte arrivare le prime denunce. In tal modo i lavoratori vollero sollevare una questione estremamente delicata, una questione che dopo non molto tempo sarebbe divenuta un vero e proprio caso giudiziario. La dirigenza fu messa sotto accusa per aver impiegato dipendenti in un luogo dove non avrebbero dovuto fare nulla. Una situazione che, come sottolineato dai pubblici ministeri, va contro il concetto di "lavoro” soprattutto se si fanno salvi concetti come quelli secondo cui il lavoro nobilita l'uomo, come quelli secondo cui il lavoro conferisce dignità all'essere umano. Concetti che pur essendo riconosciuti ed affermati non avrebbero trovato spazio nella “palazzina LAF”.
Il processo d'appello non ha ribaltato nulla di quanto già emerso in primo grado. Le condanne comminate ad Emilio Riva e agli altri dieci imputati sono state confermate.

(fonte: Corriere del giorno, quotidiano di Taranto del 13 aprile 2005)
Leggi qui la sentenza integrale (in formato .pdf)