[Nonviolenza] Telegrammi. 5032



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5032 del 28 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Leonard Peltier: We Are Victorious
2. Una lettera aperta alla Presidente del Parlamento Europeo: "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
3. Jennifer Guerra: Cos'e' la cultura dello stupro e cosa c'entra con il femminicidio di Giulia Cecchettin
4. Enrico Peyretti: Guerra e femminicidio, la stessa cosa
5. Pasquale Pugliese: Educare alla nonviolenza contro patriarcato e bellicismo, due facce della stessa medaglia
6. Adesione popolare alla denuncia sulla presenza di armi nucleari in Italia
7. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran
8. Severino Vardacampi: A costo di sembrare il solito grillo parlante...
9. Perche' occorre scrivere ora a Biden per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
10. Enrico Peyretti: Gandhi e donne "gandhiste" in Italia negli anni '30
11. "Noi donne": Un francobollo dedicato a Elena Gianini Belotti: accolta la proposta di Noi Rete Donne
12. Omero Dellistorti: Ogni tre giorni (un dialoghetto al bar dello sport)
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. LETTERE. LEONARD PELTIER: WE ARE VICTORIOUS
[Dal sito www.freeleonardpeltiernow.com riprendiamo e diffondiamo]

Day of Mourning Statement
We Are Victorious
By Leonard Peltier. Delivered by Mr. Lenny Foster
Thursday, November 23, 2023
*
Greetings my relatives, friends, loved ones, and supporters.
Know that my spirit is with you on this Day of Mourning, honoring a past stained with blood and tears, bearing a hopeful present, and a victorious future.
Since those ships came in 1492, everyday has been a Day of Mourning. And every day has also brought to us the struggle for nothing less than our unconditional liberty.
I know many of you are standing on that cold rock with my Brother Lenny Foster.
Alcatraz stands as a monument to our struggle. Plymouth Rock, a testament to our resilience. The oppressor has tried to push us to a precipice since their arrival. Yet we remain.
We respond by being who we are and always have been: the First People, caretakers of Mother Earth. She gives us birth, gives us life, her strength runs through our veins.
Her strength is our strength. When our journeys end, we return to her womb.
The Creator sets our path before us. We walk that path and we do not retreat.
The greed of the colonizers will be their undoing. Colonial society has no real strength. Their money says, "In God we Trust." And how apropos. Money is the oppressors' God. They strip Mother Earth bare through their policies of greed and corruption.
Never forget, our strength comes from giving back. From protecting ourselves, each other, our women, our children, Mother Earth.
Those of you at Alcatraz, take a good long look at that concrete. My spirit is also entombed in that prison, in every prison that stands.
I have spent most of my life caged. But they cannot cage the soul of a Sundancer. My grandfather taught me a long time ago what I must be and do for my people. That can and never will be caged.
We are changing the world. Every one of us must grasp what is ours to change.
History is not something that happens in a vacuum. History is forged.
And forge we will - until victorious.
At the Battle of Greasy Grass: we are victorious.
At Standing Rock: we are victorious.
The Black Hills, our sacred site and resistance: we are victorious.
Brothers, Sisters, Two Spirits, you know my story. It is the same story since 1492.
They contrived to prosecute me with proven fabricated evidence and sentenced me to two life sentences to cover up their own wrong doing. Three years' worth of murder and atrocities against our people.
But plant a tree for me. That tree will hold a memory. And like it, you must remember your language. Remember your people. Remember your culture.
My liberty is bound to yours. The time is now. We stand together or we perish apart.
In the Spirit of Crazy Horse.
Doksha,
Leonard Peltier

2. L'ORA. UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"

Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,
numerose personalita' della societa' civile e varie associazioni democratiche italiane hanno promosso l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
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Qui di seguito il testo dell'appello.
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
le saremmo assai grati se lei, che ha assunto l'incarico di Presidente del Parlamento Europeo succedendo all'on. Sassoli, volesse porsi a capo di questa iniziativa volta a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei ricorda che il Parlamento Europeo gia' in passato ripetutamente si espresse in tal senso nel 1994 e nel 1999.
E sicuramente lei sa che una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU, dopo aver accuratamente riesaminato tutti gli atti processuali, lo scorso anno ha concluso i suoi lavori chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
E sicuramente lei sa anche che nel corso del tempo la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da innumerevoli istituzioni democratiche, da milioni - letteralmente milioni - di esseri umani di ogni parte del mondo, tra cui anche il magistrato che nel 1976 sostenne l'accusa contro di lui e che da anni e' impegnato per la sua liberazione (da allora ad oggi peraltro e' stato definitivamente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" e le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier erano false).
Come ha scritto nel suo appello l'indimenticato Presidente Sassoli, "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
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Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed auspicando un suo intervento, voglia gradire distinti saluti.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 26 novembre 2023

3. RIFLESSIONE. JENNIFER GUERRA: COS'E' LA CULTURA DELLO STUPRO E cOSA C'ENTRA CON IL FEMMINICIDIO DI GIULIA CECCHETTIN
[Da "Fanpage" riprendiamo e diffondiamo questo intervento del 20 novembre 2023]

La sorella di Giulia Cecchettin, Elena, ha detto che l'uomo che ha ucciso Giulia e' figlio della cultura dello stupro e del patriarcato. I due concetti sono collegati, e cercano di spiegare perche' la violenza di genere sia cosi' pervasiva. Nel caso di Cecchettin, l'indifferenza di fronte a certi comportamenti e' stata la piu' chiara manifestazione della cultura patriarcale.
*
Il femminicidio di Giulia Cecchettin, studentessa della provincia di Venezia uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, e' uno di quei casi che difficilmente dimenticheremo e che sta causando proteste e manifestazioni in tutta Italia. Elena Cecchettin, sorella di Giulia, in una lettera al Corriere della Sera ha scritto che Turetta non e' un mostro ne' un malato, ma un "figlio sano del patriarcato, della cultura dello stupro". Sin dalle prime ore dopo il ritrovamento del corpo di Cecchettin, la sorella si e' mobilitata per spiegare che il suo omicidio non e' un caso isolato ne' una questione privata, ma un crimine che si inserisce in una cornice culturale piu' ampia che avalla, normalizza se non addirittura incoraggia la violenza di genere.
L'espressione "cultura dello stupro" si e' diffusa negli ambienti femministi negli anni 2000 per alludere a tutti quei processi culturali che considerano lo stupro e la violenza sulle donne come qualcosa di normale e inevitabile. Quando si dice che gli uomini e le donne crescono in una "cultura dello stupro" non si intende che i genitori educhino volutamente gli uomini a commettere abusi sulle donne, ma che diverse manifestazioni culturali contribuiscono a radicare l'idea che essi siano qualcosa che fa parte del modo in cui stanno le cose. Questo sistema ha conseguenze gravi per tutti i soggetti coinvolti: gli uomini crescono con un senso di impunita' nei confronti della violenza di genere e le donne tendono a non riconoscerla o a minimizzarla quando la subiscono.
In un articolo sullo storico giornale femminista off our backs, Alyn Pearson spiega la cultura dello stupro attraverso la metafora del tifo e dell'influenza stagionale. Siamo abituati a pensare che lo stupro sia come il tifo: una malattia improvvisa ed epidemica che colpisce una popolazione a causa di comportamenti sbagliati. In realta', lo stupro somiglia piu' all'influenza stagionale, una malattia non epidemica ma endemica, ovvero che ormai e' entrata a far parte dell'ambiente che ci circonda. Proprio perche' cosi' comune, l'influenza e' oggetto di miti e saggezza popolare ("Se prendi freddo, ti viene l'influenza") e tutti si aspettano di esserne affetti prima o poi nella vita. L'influenza si diffonde perche' le persone la sottovalutano, starnutiscono senza mettersi la mano davanti al naso o vanno in giro anche se hanno la febbre. Ma come e' possibile vaccinarsi per l'influenza, cosi' anche per la cultura dello stupro.
La "cultura dello stupro" non e' l'unica teoria possibile per spiegare la pervasivita' della violenza di genere, un fenomeno che stando ai dati dell'Istat (in linea con quelli globali raccolti dall'Organizzazione mondiale della sanita') colpisce una donna su tre. Prima dell'avvento del movimento femminista, la violenza di genere era considerata un problema morale, dove la singola persona che abusava di una donna diventava rappresentante di una societa' depravata o senza valori. Negli anni '70, la teorica femminista Susan Brownmiller suggeri' invece che lo stupro non e' una questione di desiderio sessuale o di perversione, ma un esercizio di potere. La violenza di genere diventa cosi' un meccanismo di controllo che serve a tenere a bada le donne e a costringerle a vivere nella paura.
Nei decenni successivi le studiose femministe aggiunsero altri elementi al quadro: secondo alcune teoriche radicali, anche la pornografia ha un ruolo nell'incoraggiare la violenza di genere, mentre altre suggerirono la teoria del "cultural spillover", ovvero che la responsabilita' dello stupro non va ricondotta soltanto a credenze e comportamenti che condonano esplicitamente la violenza di genere, ma a tutto un sistema che la legittima in maniera indiretta, come le punizioni corporali, la violenza istituzionale e dei mass media, eccetera. Tutte queste teorie hanno una base in comune, ovvero l'idea che la gerarchia fra i sessi, chiamata anche "patriarcato", stia alla radice della violenza di genere. Questa premessa e' accettata anche da numerose leggi e provvedimenti, come la Convenzione di Istanbul, che ricorda nei suoi preamboli che "la violenza contro le donne e' una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione" e che essa ha una "natura strutturale".
Dire che la violenza di genere ha una natura strutturale e'un'affermazione che ha importanti conseguenze: la prima e' che la violenza non e' innata negli uomini, non e' dettata da meccanismi biologici o da istinti ingovernabili; la seconda e' che essendo una questione culturale e legata alle strutture di potere, si puo' sconfiggere. Il patriarcato infatti non e' una caratteristica intrinseca maschile ne' una specie di associazione segreta in cui gli uomini si mettono d'accordo per sottomettere le donne. Il termine e' stato usato inizialmente da sociologi e antropologi per descrivere una societa' in cui la figura del padre e' al vertice della catena di comando della comunita'. Le pensatrici femministe hanno poi adottato questa espressione per indicare piu' in generale un sistema in cui il genere e' il principio organizzatore. Mentre le femministe radicali come Kate Millett credono che il patriarcato si manifesti innanzitutto attraverso la sessualita', le femministe marxiste hanno proposto una teoria che collega il patriarcato all'esclusione delle donne dai processi produttivi e al loro confinamento nella sfera domestica.
Oggi quando si parla di patriarcato si allude a entrambe le cose: patriarcali sono tanto la cultura quanto la struttura sociale ed economica. Cio' ha un'altra, importante conseguenza, ovvero che anche le donne sono immerse e partecipano alla societa' patriarcale, interiorizzandone gli schemi di pensiero e le prescrizioni comportamentali. La differenza sostanziale e' che il movimento femminista ha permesso a molte donne di riconoscere e liberarsi da queste richieste, impegnandole a costruire un modo diverso di pensarsi e vivere le loro vite. Per gli uomini, eccetto quelli che si avvicinano al pensiero femminista, questo processo deve ancora in larga parte avvenire. Parlare di cultura patriarcale e di cultura dello stupro non significa cancellare le responsabilita' individuali o addossare la colpa a "tutti gli uomini", ma sottolineare che tutti, a prescindere dal genere, siamo compartecipi di quella cultura.
Gli uomini pero' sono investiti da una responsabilita' ulteriore, che e' quella di prendere coscienza di questa partecipazione e provare a smantellare molte delle manifestazioni della cultura dello stupro che avvengono fra pari. Dalle dichiarazioni di conoscenti e familiari di Filippo Turetta, pian piano emerge che molti erano consapevoli dei suoi comportamenti asfissianti nei confronti di Giulia Cecchettin e del suo disagio psichico. Oggi abbiamo il dovere di domandarci cosa sarebbe successo se, anziche' stare tutti in silenzio e considerare i suoi i tipici comportamenti di uno "un po' geloso" o di un "bravo ragazzo", qualcuno fosse intervenuto. Quel silenzio, quell'indifferenza, quella convinzione che fosse tutto nella norma sono la piu' chiara manifestazione della cultura patriarcale.

4. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: GUERRA E FEMMINICIDIO, LA STESSA COSA
[Riceviamo e diffondiamo]

Ieri 25 novembre grandi manifestazione per la liberazione delle donne dal maschilismo violento.
Intanto, questa tragedia e vergogna umana - la guerra Hamas-Israele, Israele-Palestina, come Russia-Ucraina, Ucraina-Russia, come tutte le altre che non guardiamo - e' fallimento di umanita', di cui dobbiamo sentirci tutti responsabili per legami storici, culturali, economici, kako-antropologici.
La reazione sana all'ultimo delitto maschio contro femmina, puo' essere un inizio di riscatto, se vediamo che questa violenza privata, perdita e rinnegamento di umanita', e' la stessa identica sostanza delle guerre politico-statali-etnico-economiche-suprematiste che una politica subumana giustifica e alimenta.
E' lo stesso fenomeno di disumanita', di perdita, di morte imperante volontaria, che accade nel privato come nel politico.
Lo stato, il governo, la classe dirigente, il potere economico che fanno una guerra, sempre ingiustificabile e criminale, agiscono come l'uomo, fallito in umanita', che uccide la donna che voleva possedere e dominare, schiavo della propria incapacita' di vivere in relazione.
Dove c'e' guerra, e preparazione di guerra (armi, enormi strutture omicide, stragiste, volonta' di dominio, non di difesa), c'e' delitto, come nel femminicidio.
Quando vorremo liberarci radicalmente dalla guerra, da ogni guerra? Le donne possono farlo. Aiutiamole tutte, tutti.

5. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: EDUCARE ALLA NONVIOLENZA CONTRO PATRIARCATO E BELLICISMO, DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
[Riceviamo e diffondiamo]

"A dispetto di tutti gli sforzi profusi per circoscrivere l'uso della violenza al rango di mezzo anziche' di fine, l'attuazione della violenza come mero mezzo diventa inavvertitamente fine a se stessa, producendo nuova violenza, riproducendola, reiterando la licenza e autorizzando altra violenza. La violenza non si esaurisce nella realizzazione di un dato obiettivo; al contrario si rinnova in direzioni che eccedono tanto le intenzioni deliberate quanto gli schemi strumentali. (...) L'uso della violenza serve solo a rendere il mondo un luogo piu' violento, introducendovi ulteriore violenza". Lo scrive la filosofa Judith Butler ne La forza della nonviolenza (2020) evidenziando quanto sia difficile circoscrivere e delimitare la violenza, separando nettamente i contesti in cui e' preparata e legittimata, per esempio le guerre, e i contesti in cui e' vietata e sanzionata: le relazioni tra le persone e tra i sessi. La violenza e' il tremendo contenuto di un vaso di pandora che, una volta aperto, si diffonde e contamina tutte relazioni, generazione dopo generazione.
Non a caso, da Virginia Woolf a Rosa Luxemburg, da Lidia Menapace a Michela Murgia, la consapevolezza del continuum della violenza fa parte da sempre del pensiero e delle pratiche del femminismo, nel quale la lotta al patriarcato va di pari passo con la lotta al militarismo, come facce complementari della stessa medaglia, fondata sul primato della violenza in quanto strumento regolatore tanto delle relazioni interpersonali quanto di quelle internazionali. Cosi' come le tecniche della nonviolenza sono - e in maniera originaria - patrimonio dei movimenti delle donne. Lo stesso Mohandas Gandhi apprese i rudimenti della disobbedienza civile osservando, da giovane studente di giurisprudenza a Londra, le lotte delle suffragiste inglesi per la conquista del diritto al voto. Da allora in avanti, oltre che nei movimenti specifici per i diritti e il superamento del patriarcato, "le donne si trovano regolarmente in prima linea nell'ambito dei movimenti di resistenza civile" in vari paesi del mondo, scrive la ricercatrice Erica Chenoweth (2023), dando forza, radicamento e creativita' alle campagne di resistenza civile contro tutte le forme di oppressione.
Tuttavia oggi, nel nostro Paese, nonostante il dolore e l'indignazione per i femminicidi che non si fermano, non possiamo non riconoscere - come scritto anche in occasione della Giornata internazionale della nonviolenza - che il fatto che i conflitti interpersonali non si risolvano con la violenza, ossia con la soppressione dell'altro/a, i dati calanti degli omicidi anno dopo anno ci dicono che sia un apprendimento in via di progressiva acquisizione, a dispetto dei reiterati allarmi sicurezza. Cio' che persiste e si aggrava, invece, e' la contraddizione profonda tra la violenza interdetta, censurata e punita nelle relazioni interpersonali e quella ammessa ed anzi costantemente preparata nelle relazioni internazionali. La cosiddetta "violenza etica" (Butler, 2006) ribalta i principi fondamentali di convivenza civile, bene o male appresi fin da bambini dei quali, sul piano miliare, si pretende l'immediato dis-apprendimento e i cittadini sono spinti ad esercitare (o sostenere a distanza) la violenza della guerra nei confronti del nemico di volta in volta designato dai governi. Il loro rifiuto di combattere e' sanzionato, come avviene, per esempio agli obiettori di coscienza in Russia, in Ucraina, in Israele. Ma anche il solo dirsi pacifisti e' considerato simpatia per il nemico, come accade in Italia. Come dice Charlie Chaplin in Monsieur Verdoux "un omicidio e' delinquenza, un milione e' eroismo. Il numero legalizza, mio caro amico".
In questo scenario di violenza culturale e di propaganda di guerra, al di la' delle poche e facoltative ore ideate dal ministro Valditara di "educazione alle relazioni", il ruolo della scuola e dell'educazione riguarda l'impegno consapevole per realizzare quel necessario salto di civilta' volto a mettere la violenza, in tutte le sue dimensioni, tra i ferrivecchi della storia. Per fare questo e' necessario, per un verso, coltivare solidi anticorpi capaci di resistere alle sirene della violenza e del bellicismo, per altro verso praticare relazioni nonviolente e, contemporaneamente, coltivare la capacita' di prefigurare un'altra storia possibile. Ecco, solo per titoli, alcuni degli elementi costitutivi interdisciplinari, ossia trasversali ai diversi insegnamenti, di una possibile educazione nonviolenta multidimensionale: educare alla complessita', al pensiero critico, alla responsabilita'; educare all'empowerment, a considerare e trattare l'altro/a sempre come un fine e mai come un mezzo, al disarmo in tutte le relazioni; educare all'umanizzazione dell'avversario, alla trasformazione nonviolenta di tutti i conflitti; rileggere gli insegnamenti curricolari anche in ottica nonviolenta, a cominciare dalla storia; formare personalita' nonviolente che possano prendersi cura del mondo e dell'umanita'. Si tratta, complessivamente, di prendere sul serio l'incipit dell'Atto costitutivo dell'Unesco: "Poiche' le guerre hanno inizio nella mente degli uomini e' nella mente degli uomini che bisogna costruire le difese della pace". E le alternative alla violenza in tutte le sue forme.

6. REPETITA IUVANT. ADESIONE POPOLARE ALLA DENUNCIA SULLA PRESENZA DI ARMI NUCLEARI IN ITALIA
[Riceviamo e diffondiamo. Andando sul sito www.peacelink.it o sul sito www.pressenza.com e' possibile attivare i link per accedere a ulteriori materiali e per sottoscrivere l'iniziativa]

Il prossimo passo della denuncia trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma lo scorso 2 ottobre, riguardante la presenza delle armi nucleari in Italia e in attesa che si attivi la corrispondente inchiesta, riguarda l'adesione popolare a tale denuncia: parte oggi con una sottoscrizione popolare che si puo' realizzare online grazie alla piattaforma predisposta all'interno del sito di PeaceLink, storico portale telematico del pacifismo italiano.
Andando a questo indirizzo sara' possibile firmare la petizione di adesione di cui riportiamo il testo:
Ho appreso che in data 2 ottobre 2023 e' stata depositata alla Procura presso il Tribunale di Roma una denuncia per accertare la presenza di armi nucleari in Italia, verificarne la illegittimita' ed individuare i responsabili. Ho letto il testo e lo condivido. Approvo l'iniziativa alla quale vorrei partecipare. Non potendo piu' sottoscrivere la denuncia, ormai depositata, chiedo che questa mia lettera venga allegata agli atti del procedimento come segno di sostegno all'iniziativa.
In particolare mi sembrano significative le seguenti norme riportate nel testo della denuncia.
"In data 24 aprile 1975 l'Italia ha sottoscritto il Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP), trattato internazionale incentrato, in particolare su:
a) la c.d. "non proliferazione" del nucleare, in base alla quale gli Stati in possesso di armi nucleari (c.d. "Paesi nucleari") si impegnano a non trasferire armi di tale natura a quelli che ne sono privi (c.d. "Paesi non nucleari"), mentre questi ultimi si obbligano a non ricevere e/o acquisire il controllo diretto o indiretto di ordigni nucleari (artt. I, II, III);
b) il disarmo nucleare, che impone il ricorso a trattative finalizzate alla definitiva cessazione della prassi di armamento nucleare (art. VI).
Il diritto bellico internazionale vieta l'uso e la minaccia dell'uso delle armi nucleari in qualsiasi circostanza.
La L. 185/1990 vieta la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiale di armamento senza l'autorizzazione dell'autorita' e, in ogni caso, di armi nucleari.
Ciononostante, la presenza di armi nucleari sul suolo nazionale puo' ormai considerarsi certa".
Sono consapevole della rilevanza politica dell'iniziativa giudiziaria. Credo, pero', fermamente nello Stato di diritto, nella ripartizione dei poteri e, soprattutto, nell'indipendenza della magistratura.
Sono certo che anche questa denuncia sara' valutata senza timori per le implicazioni politiche sottese.
*
Informazioni sulla denuncia
La denuncia e' sottoscritta a livello individuale da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste: Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia, Rete Diritti Accoglienza Solidarieta' Internazionale, Pax Christi, Pressenza, WILPF, Centro sociale 28 maggio, Coordinamento No Triv, e singoli cittadini. Alcune di queste associazioni condividono collettivamente i contenuti di questa iniziativa.
Il testo della denuncia e' visionabile cliccando su questo link.
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Aderisci:
Come persona
Come associazione

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN

Donna, vita, liberta'.
Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Donna, vita, liberta'.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Donna, vita, liberta'.

8. REPETITA IUVANT. SEVERINO VARDACAMPI: A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE...

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
*
Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
*
Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
*
Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
*
All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
*
All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
*
Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
*
Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. APPELLI. PERCHE' OCCORRE SCRIVERE ORA A BIDEN PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Perche' tra un anno negli Stati Uniti d'America ci saranno le elezioni presidenziali.
Ed e' abitudine dei presidenti al termine del mandato di concedere la grazia ad alcune persone detenute.
Quindi e' in questi mesi che Biden decidera' in merito.
E quindi e' adesso che occorre persuaderlo a restituire la liberta' a Leonard Peltier.
*
Di seguito le indicazioni dettagliate per scrivere alla Casa Bianca e una proposta di testo in inglese
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE. ENRICO PEYRETTI: GANDHI E DONNE "GANDHISTE" IN ITALIA NEGLI ANNI '30
[Riceviamo e diffondiamo]

Gandhi era conosciuto in Italia negli anni Trenta. Nel 1931 era uscita da Garzanti la sua Autobiografia, con prefazione nientemeno che di Giovanni Gentile, il filosofo ufficiale del fascismo. Su questo si veda Gianni Sofri, Gandhi in Italia, Il Mulino 1988, nel quale libro Sofri racconta anche il passaggio di Gandhi in Italia nel 1931.
Aldo Capitini lesse l'Autobiografia di Gandhi, ne conobbe a fondo lo spirito, senza piu' lasciarlo in tutto lo sviluppo del proprio pensiero e azione (cfr Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Il Margine 2011, p. 33-34).
C'erano anche gruppi italiani di donne gandhiane, impegnate a conoscere e praticare la sua proposta di nonviolenza attiva. Sorella Maria di Campello incontro' Gandhi a Roma e rimase in corrispondenza con lui (Gandhi e Sorella Maria, Frammenti di un'amicizia senza confini, Eremo di Campello sul Clitumno, 1991).
Chissa' se quei gruppi di donne erano in contatto con Capitini? Trovo un cenno interessante nella storia del Pci.
Nel 1934 si tiene a Parigi il primo congresso mondiale femminile contro il fascismo e la guerra. Dall'Italia partecipano 47 delegate, di cui sette comuniste. La delegazione e' unitaria ed entusiasta. Ne scrive Teresa Noce su "Stato operaio": "La discussione fu vivace e appassionata, soprattutto sui mezzi per impedire la guerra: le pacifiste appoggiate dalle cattoliche, le cristiano-sociali e le gandhiste ponevano la pregiudiziale della non violenza, ma di fronte alla documentata denuncia delle atrocita' del fascismo, del nazismo... dichiararono di voler mettere da parte tutto cio' che puo' dividere per intenderci su tutto cio' che puo' unirci". Cosi' riferisce e cita Livia Turco in Compagne. Una storia al femminile del Partito comunista italiano, Donzelli editore, 2022, p. 20.

11. MAESTRE. "NOI DONNE": UN FRANCOBOLLO DEDICATO A ELENA GIANINI BELOTTI: ACCOLTA LA PROPOSTA DI NOI RETE DONNE
[Dal sito di "Noi donne" riprendiamo e diffondiamo]

L'emissione del francobollo e' programmata per l'8 marzo 2024, dopo il parere favorevole espresso dal Comitato filatelico. Soddisfazione di Noi Rete Donne, che annuncia un ricordo di Elena Gianini Belotti il giorno dell'annullo.
*
Esprimiamo grande soddisfazione per l'accoglimento della proposta avanzata da Noi Rete Donne dell'emissione di un francobollo dedicato a Elena Gianini Belotti per l'anno 2024.
Il Comitato filatelico si e' espresso favorevolmente e il Ministero dellle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato il calendario in cui ne  annuncia l'emissione per l'8 marzo 2024.
E' stato riconosciuto il valore e il merito di una donna che, con la sua competenza, ha aperto le porte alla cultura di parita'  svelando i pregiudizi e gli stereotipi che sin dalla prima infanzia ci ingabbiano, uomini e donne.
Un riconoscimento anche al lavoro della nostra Rete e alle proposte di qualita' che esprime.
Ci impegneremo ad organizzare, il giorno dell'annullo, 8 marzo 2024, un ricordo di  Elena Gianini Belotti e dei suoi scritti, ancora attuali e lungimiranti.
"A nome di mio fratello Andrea e mio e, da chissa' dove, anche a nome di Elena, vi voglio ringraziare di tutto". Ha cosi' accolto la comunicazione dell'esito della nostra iniziativa la nipote. "E' stata una vera sorpresa che ho condiviso (e sto condividendo) con le persone che le sono state piu' vicine".
Prosegue il nostro impegno e la nostra perseveranza a seguire le altre proposte presentate per l'emissione di carte valori postali a favore di Alma Sabatini, Elena Marinucci e Fausta Deshormes La Valle, rivolte ad inaugurare, nella serie Il senso civico, una sezione dedicata alle donne.

12. NELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: OGNI TRE GIORNI (UN DIALOGHETTO AL BAR DELLO SPORT)

- L'avete sentita la televisione? In Italia ammazzano una donna ogni tre giorni.
- Ogni tre giorni?
- Si'.
- Eccheccavolo.
- Eh.
- Roba da terzo mondo.
- Proprio.
- Indegna di una grande nazione come la nostra, civile e famosa in tutto il mondo.
- Infatti.
- E quegli altri due giorni no?
- No.
- E qui bisogna darsi da fare.
- Eh.
- Oggi che giorno e'?
- Lunedi'.
- No, dicevo, l'hanno gia' ammazzata una o invece no?
- Mi sa di no.
- E allora che stiamo a fare qui, a farci mangiare il coso dalle mosche?
- Si va?
- Si va.
- E dove?
- Dove e' facile trovare le femmine.
- E sarebbe?
- Dappertutto, meno che qui al bar le femmine le trovi dappertutto.
- E l'attrezzatura?
- Perche', non bastano i cazzotti?
- Bastano, bastano.
- E allora...
- E allora via, per la gloria e l'onore della nazione e della stirpe.
- Amen. E sempre viva il duce.

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Luca Benigni, La guerra Eritrea-Etiopia, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
- Matteo Bozzi, Il caso Montesi, Rcs, Milano 2023, pp. 154, euro 5,99.
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Riedizioni
- Lydia Davis, Inventario dei desideri, Mondadori, Milano 2018, Rcs, Milano 2023, pp. X + 374, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Annie Ernaux, La donna gelata, L'orma, 2021, 2023, Rcs, Milano 2023, pp. 192, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5032 del 28 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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