[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 238



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 238 del 26 agosto 2023

In questo numero:
1. Un incontro di studio a Viterbo nell'ambito dell'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier
2. Laura Salvinelli: Emergency in Afghanistan, nell'anno secondo dal ritorno dei talebani
3. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
4. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
5. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
6. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
7. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
12. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
13. Laura Fortini: Michela Murgia, il corpo politico della scrittura. Una partigiana della differenza

1. INCONTRI. UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO NELL'AMBITO DELL'INIZIATIVA PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

La mattina di venerdi' 25 agosto 2023 si e' svolto a Viterbo un incontro di studio nell'ambito dell'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
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Nel corso dell'incontro sono stati illustrati due libri autobiografici di Mary Brave Bird (gia' Mary Crow Dog), di cui solo il primo gia' tradotto in italiano:
- Mary Crow Dog, Richard Erdoes, Donna Lakota. la mia vita di Sioux, Tropea, Milano 1997.
- Mary Brave Bird, with Richard Erdoes, Ohitika Woman, Grove Press, New York 1993.
Mary Brave Bird nacque il 26 settembre 1954 nella riserva di Rosebud, nel Sud Dakota, ed e' deceduta il 14 febbraio 2013 a Crystal Lake, in California.
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Prosegue l'iniziativa affinche' il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda finalmente la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Le persone partecipanti agli incontri di studio viterbesi rinnovano l'invito a scrivere al Presidente Biden per chiedere che Leonard Peltier torni libero.
I messaggi (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

2. L'ORA. LAURA SALVINELLI: EMERGENCY In AFGHANISTAN, NELL'ANNO SECONDO DAL RITORNO DEI TALEBANI
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista del 19 agosto 2023 dal titolo "Emergency in Afghanistan, nell'anno secondo dal ritorno dei talebani" e il sommario "Incontro. Stefano Sozza, direttore del programma di Emergency in Afghanistan, intervistato questa volta a distanza, fa il punto sulla situazione nel paese mediorientale"]

"In Afghanistan c'e' stata una guerra provocata da un'invasione e un'occupazione durata 20 anni. Per portare la democrazia si e' lacerato e distrutto, per poi andarsene in quattro e quattr'otto chiudendo il rubinetto dei fondi di un Paese flagellato anche per la nostra presenza. E' motivo per rimanere con ancora piu' attenzione e cercare di allentare i nodi di una matassa aggrovigliata anche da noi, invece di voltare le spalle e dire 'sono problemi vostri' in modo del tutto irresponsabile. L'imperativo umanitario impone di scegliere da che parte stare".
A parlare del secondo anno talebano da Kabul e' Stefano Sozza, direttore del programma di Emergency in Afghanistan, intervistato questa volta a distanza.
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- Fra le promesse mancate sui diritti umani da parte dei talebani, e le promesse mancate sugli aiuti da parte dell'’Occidente, gli afgani sono costretti alla totale indigenza. Quali sono i dati piu' affidabili e aggiornati su quella che il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha definito la "crisi umanitaria piu' grave del mondo"?
- Le fonti che usiamo come riferimento sono quelle delle Nazioni Unite. Nell'incontro internazionale organizzato dall'ONU a Doha a maggio si parlava di 6 milioni di afgani a un passo dalla carestia, del 97% della popolazione sotto la soglia della poverta', e di circa 28 milioni cioe' 2/3 del totale bisognosi di assistenza umanitaria. Peraltro, questi dati stanno peggiorando velocemente: secondo l'Humanitarian Response Plan se a gennaio erano 28,3 milioni i bisognosi di assistenza umanitaria, a giugno erano mezzo milione in piu'. Questa gravissima crisi ha varie cause che si intrecciano fra loro: meta' della popolazione e' esclusa dall'istruzione e dal lavoro, l'inflazione continua a aumentare, la disoccupazione e' altissima, la popolazione e' sempre piu' povera, il sistema pubblico nazionale e' quasi collassato, alcuni gruppi etnici sono a forte rischio di discriminazione, repressione e violenza. Si stima che ci saranno 7 milioni e mezzo di persone senza accesso al sistema sanitario di base e salvavita se i finanziamenti internazionali, che rappresentavano il 75% della spesa pubblica e il mantenimento del sistema sanitario, non verranno ripristinati come prima del 15 agosto 2021.
Inoltre, l'Afghanistan e' uno dei Paesi piu' minati al mondo: da noi continuano ad arrivare pazienti che hanno calpestato o hanno giocato con mine o ordigni improvvisati che sono esplosi, persone che muoiono o rimangono invalide diventando un peso per le loro famiglie. In quanto agli attacchi jihadisti - mentre nel 2022 abbiamo ricevuto piu' di 380 pazienti a seguito di 29 esplosioni e/o attacchi armati e l'anno e' iniziato male con l'arrivo di 47 vittime del grande attentato al Ministero degli affari esteri - da fine marzo, lo dico facendo gli scongiuri, sono finiti.
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- Nonostante le promesse dell'accordo di Doha (il trattato di pace fra i talebani e gli USA del 2020) gli studenti coranici hanno emesso una serie di editti e decreti liberticidi, in particolare contro le donne. Le hanno bandite dalla vita pubblica: dal lavoro, tranne poche eccezioni, dagli spazi pubblici, parchi, palestre e piscine, dai programmi televisivi e soprattutto, le uniche al mondo, dall'istruzione secondaria e superiore, in alcune province da oltre la terza classe della primaria. Il "rapporteur" delle Nazioni Unite sui diritti umani ha chiesto alla Corte penale internazionale se non sia in corso un crimine di persecuzione di genere. Quanta preoccupazione e quante proteste effettivi ci sono per questi divieti?
- La preoccupazione e' totale in quanto trasversale a tutta la societa'. La guerra contro le donne e' contro tutta la popolazione ed e' insostenibile. Il divieto dell'istruzione e' quello che preoccupa di piu', perche' priva il Paese del suo futuro, a maggior ragione perche' qui solo le donne possono essere in contatto con le donne. Chi curera' le pazienti quando non ci saranno piu' dottoresse? Il nostro capoinfermiere Zabi ha comprato una lavagna e i gessetti e incaricato la figlia piu' grande di insegnare alla piu' piccola. Quando e' a casa le interroga e se sono brave le premia. Le coraggiosissime donne che scendono in piazza vengono disperse, bastonate, incarcerate e messe a tacere. Proteste piu' grandi non si possono fare, perche' vige un controllo forte e capillare. Ma c'e' una grossa zona grigia fra i divieti, che vengono dalla guida suprema, lo sceicco Hibatullah Akhundzada, e la loro implementazione, che dipende da chi governa effettivamente sul territorio. La questione delle donne e' fondamentale perche' e' sulla relazione fra le fazioni dei talebani kandahari, piu' ortodossi, e degli Haqqani, piu' moderati, che si gioca la stabilita' del Paese e il suo riconoscimento da parte della comunita' internazionale. Ed e' solo da quella relazione che potrebbe riaccendersi un conflitto, ora che la resistenza del Nord e' ferma, l'ISIS-K non destabilizza piu' come prima e le opposizioni sono inesistenti.
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- Circa 10 miliardi di dollari della Banca Centrale Afgana sono bloccati nelle banche occidentali. Il congelamento dei fondi e le sanzioni contro un governo non riconosciuto dalla comunita' internazionale aggravano una popolazione gia' stremata da 40 anni di conflitti e che ora muore di freddo e di fame o perche' non puo' curarsi. Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, lo scorso anno su piu' di 270.000 afgani rifugiati nei Paesi confinanti bisognosi di protezione permanente, l'Unione Europea ne ha accolti 271: lo 0,1%. Credi sia giusto ricordare anche le responsabilita' e le promesse non mantenute dell'Occidente?
- Assolutamente si'. Come si fa ad abbandonare a se' stesso un Paese che si e' occupato per 20 anni non per portare democrazia ma per i propri interessi, e arrivare a bloccare le sue rimesse nelle proprie banche? Come ci si puo' dimenticare di migliaia di persone che hanno lavorato per governi che con un colpo di coda, in modo rocambolesco, hanno imbarcato il numero massimo di persone, e sono partiti con i disperati aggrappati fuori dagli aerei, lasciando a terra tutti gli altri? Per di piu', molto probabilmente dall'anno prossimo c'e' il rischio che l'Afghanistan non verra' piu' considerato un'emergenza prioritaria e ricevera' ancora meno fondi. Purtroppo questo Paese per ottenere attenzione deve essere in guerra. Mentre e' proprio adesso, con piu' sicurezza e meno corruzione, che bisognerebbe pianificare e assistere, perche' in guerra non si puo' far altro che tamponare, salvare piu' vite possibile, dare cibo e coperte e un riparo a chi non li ha. Per noi che siamo qui dal 1999 il voltare le spalle e la sua rivendita non veritiera ai media tranne eccezioni, l'abbandono che si traduce nei flussi migratori e la mancata accoglienza sono da una parte molto deprimenti, dall'altra ci spingono a restare e fare meglio il nostro lavoro.
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- In questa situazione i vostri ospedali sono ancora piu' necessari. Come riuscite a tenerli aperti, soprattutto la maternita', completamente gestita da donne?
- In questi 24 anni ci siamo guadagnati il rispetto dovuto all'aver sempre lavorato bene e gratis per tutti. Abbiamo portato avanti l'idea di Gino Strada in un contesto che muta velocemente senza scardinarla, e questo gli afgani lo sanno bene, perche' tutti hanno un amico o un parente che e' stato curato da noi. La maternita' va avanti perche', anche se in modo non formalizzato, per ora il Ministero della salute pubblica ha escluso le donne che lavorano nel suo settore dalle restrizioni. La nostra linea e' di impiegarne il piu' possibile. Mantenere operativi 3 grossi ospedali e 42 cliniche, dare il lavoro a piu' di 1.700 persone, alla luce della riduzione o sospensione dei fondi e' preoccupante, ma ci stiamo adoperando per riuscire a coprire queste spese anche per i prossimi anni. E' un dovere che abbiamo non solo per i nostri pazienti, ma anche per il nostro staff che ha un reddito in un momento in cui c'e' un'altissima disoccupazione e che non vogliamo lasciare per strada.
Emergency e' in Afghanistan dal 1999 quando, all'epoca della guerra tra l'Alleanza del Nord comandata da Ahmad Shah Massoud e i talebani, trasformo' una caserma del Panshir, la Valle dei mujaheddin, nel suo primo Centro chirurgico per vittime civili di guerra.
Gestisce 3 Centri chirurgici, una maternita' che assiste 600 parti al mese, 42 Posti di primo soccorso sparsi in 11 province, di cui 6 nelle prigioni. Ha curato piu' di 8 milioni e mezzo di pazienti. Ha formato nuovi medici e personale sanitario e al momento da' lavoro a piu' di 1.700 afgane e afgani. Come diceva sempre Gino Strada, "si tratta di scegliere da che parte stare".

3. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

4. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

6. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

7. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

12. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

13. MEMORIA. LAURA FORTINI: MICHELA MURGIA, IL CORPO POLITICO DELLA SCRITTURA. UNA PARTIGIANA DELLA DIFFERENZA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 agosto 2023 riprendiamo e diffondiamo]

Il corpo ha un suo sapere e forse per questo Michela Murgia ha vissuto cosi' intensamente la sua vita, attraversando modi e stili assai diversi di scrittura, ma sempre con grandissimo amore per la parola, detta e scritta. Si puo'ò provare oggi solo ammirazione e gratitudine per la sua passione per il mondo e l'empito corale che accompagna la sua morte e' partecipazione viva e commossa che la riconosce interamente.
Passione partigiana quella di Michela Murgia e la parola partigiana non e' scelta a caso e nel senso orgogliosamente migliore del termine, perche' Michela si e' posizionata sempre in modo esplicito e senza infingimenti o tatticismi di sorta, cosa assai rara di questi tempi, capace di una non facile ma voluta esposizione pubblica della propria differenza, che ha rappresentato in un modo originale e creativo, facendone leva per un dibattito pubblico assai asfittico e a volte, anche troppo spesso purtroppo, violento. Con il quale Murgia ha interloquito con ironia e intelligenza gia' a partire da Il mondo deve sapere, romanzo tragicomico di una telefonista precaria, che racconto' nel 2006 la realta' dei call center di cui oggi nessuno parla piu' perche' ritenuti ormai la prassi normale del lavoro precario e ingiusto cui non riusciamo a trovare limiti ne' contenimento, del quale il lavoro femminile costituisce la forma piu' sfruttata.
In esso Murgia rielabora, come poi fara' con continuita', una sua propria esperienza, perche' Michela e' sempre partita da se', esercitando una pratica del movimento femminista prima ancora di divenire femminista: a partire dal lavoro, argomento della sua opera prima, e dal suo essere nata in Sardegna, con cui si confronta in Viaggio in Sardegna nel 2008 nel quale riflette anche sugli scrittori e scrittrici della Sardegna e sulla complessa eredita' deleddiana, che valorizzera' nelle sue prove drammaturgiche nel 2017 nello spettacolo Quasi Grazia, scritto da Marcello Fois con la regia di Veronica Cruciani. Per affrontare poi in modo del tutto originale e nuovo il tema del fine vita nel bellissimo Accabadora del 2009, di cui rimane stagliata nella memoria collettiva la figura della fill'e anima, nome della forma con cui in Sardegna ci si e' presi cura in famiglie diverse da quelle cosiddette naturali di figli e figlie d'altri senza con questo passare necessariamente attraverso forme di adozione normata, che anticipa di molto quanto e' oggi al centro di un dibattito molto acceso.
La Sardegna come terra d'elezione, di memoria e d'affezione oltre che di nascita, e' al centro di molti suoi racconti, come quello scritto nel 2012 per la raccolta a piu' mani Piciocas. Storie di ex bambine dell'isola che c'e', e quello del 2014 nel volume Sei per la Sardegna, insieme a Salvatore Mannuzzu ed altri, i cui proventi sono andati per l'alluvione in Sardegna: e chi ricorda piu' la rovinosa alluvione della Sardegna insieme alle innumerevoli altre di questo nostro devastato territorio? Michela insieme ad altre e altri non ha dimenticato e la sua e' stata una scrittura orgogliosamente e dichiaratamente partigiana sempre, anche quando apparentemente lontana dalla forma saggistica.
Come avviene altrimenti in Ave Mary. E la chiesa invento' la donna, del 2011, dove Murgia ha messo a tema la sua formazione religiosa indagando il difficile rapporto tra il cattolicesimo e le donne a partire anche dai suoi studi teologici, affrontando poi in moltissimi libri scritti a piu' mani temi e questioni apparentemente meno letterarie e sempre piu' politiche con titoli di per se' parlanti: nel 2013 con Loredana Lipperini L'ho uccisa perche' l'amavo: falso!, nel 2019 con Chiara Tagliaferri Morgana, storie di ragazze che tua madre non approverebbe, e ancora con Chiara Tagliaferri nel 2021 Morgana. L'uomo ricco sono io, mentre interamente a lei si devono libri come Istruzioni per diventare fascisti, del 2018, tradotto anche negli Stati Uniti come molte altre sue opere, Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire piu' (2021) e Good Save the Queer. Catechismo femminista, del 2022.
In realta', il corpo politico della sua scrittura e' sempre stato saldamente nelle mani di Michela Murgia nella sua breve e intensissima vita, intessuta e arabescata di una miriade di parole nei modi piu' diversi, in rete come sulle pagine di carta, negli interventi sui media e nelle infinite e piu' varie modalita' che ha esercitato. Un pensiero e una pratica politica volte alla nascita di nuove forme di scrittura anche quando ha parlato di morte e ne ha fatto volutamente tema pubblico: l'esposizione del corpo malato e' cosi' divenuta forma politica della rappresentazione della famiglia queer che ha scelto come forma elettiva del proprio vivere e insieme della malattia come preannuncio del decadere del corpo biologico ma non del corpo politico della sua scrittura, che ha sovvertito il binomio letteratura/saggistica facendone qualcosa di altro e diverso.
Cosi' anche nella sua opera Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, del 2023, che si potrebbe definire ultima se non fosse che Murgia ha continuato a scrivere in rete e a intervenire su tutto quello che riteneva essenziale e importante fino a tre giorni fa.
Molto si sta scrivendo e molto si scrivera' di lei, molti i nomi che si sono fatti e che si faranno per collocarla in una tradizione che va da Gramsci a Pasolini, ma si potrebbero fare anche molti nomi di donne altrettanto rivoluzionarie, diverse e simili a lei tanto quanto Gramsci e Pasolini: occorrera' tempo per trovare i modi per nominare adeguatamente una scrittura cosi' precursora nel suo essere partigianamente volta al presente e ancora di piu' al futuro, ma intanto la sua scrittura ci accompagna e ci accompagnera' con le parole e il mondo cosi' tanto appassionatamente amato da Michela Murgia.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 238 del 26 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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