[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 208



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 208 del 27 luglio 2023

In questo numero:
1. Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane: Newsletter n. 9 del luglio 2023
2. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
3. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Titta Vadala': Femminismo ed ecologia: un rapporto necessario ma non facile
6. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Omero Dellistorti: E lei?
12. Omero Dellistorti: Sulla spiaggia

1. INFORMAZIONE. COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE: NEWSLETTER N. 9 DEL LUGLIO 2023
[Riceviamo e diffondiamo]

CISDA - Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
E-mail: cisdaonlus at gmail.com
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I diritti umani si imparano a scuola  
Newsletter 9/23
A cura di Cisda, luglio 2023
Dalla sua fondazione il CISDA ha ritenuto fondamentale la relazione con le scuole e quindi con gli studenti al fine di informare e sensibilizzare sulla situazione delle donne in Afghanistan, sui diritti civili in generale e di favorire un processo di approfondimento critico che possa avere delle ricadute sul percorso di acquisizione delle competenze attive di cittadinanza.
I primi contatti con le scuole generalmente avvengono per interessamento degli/delle insegnanti che nei consigli di classe elaborano una progettualita' rivolta ai diritti delle donne che nell'ordinamento scolastico attuale e' inclusa nella programmazione interdisciplinare di Educazione Civica.
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Cosa accade in Afghanistan?
Problemi nei campi di zafferano dell'Afghanistan
Matin Mehrab, Zan Times, 18 luglio 2023
Una direttiva orale che vieta alle donne di lavorare nei terreni agricoli ha sconvolto la vita delle donne impegnate nella produzione dello zafferano
Quando suo marito e' morto in un incidente stradale nel 2019, Huma si e' trovata ad assumersi la responsabilita' finanziaria della sua famiglia. Ha ereditato una casa e un ettaro di terreno agricolo nel distretto di Ghorian nella provincia di Herat, una zona agricola rinomata per la produzione di zafferano.
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I Talebani sono ora rivenditori di armi americane
Lynne O'Donnell, Rawa, 5 luglio
I terroristi fanno shopping di armi americane abbandonate e le rivolgono contro gli amici di Washington nel mondo
L'esercito americano si e' ritirato dall'Afghanistan due anni fa, lasciando dietro di se' armi che ora spuntano in luoghi lontani dove i terroristi combattono e uccidono gli alleati dell'America. Nei mercati sorti nei calanchi meridionali e orientali, dove si sono svolti i combattimenti piu' accesi della guerra, con il permesso dei talebani i mercanti offrono in vendita fucili d'assalto e pistole automatiche di fabbricazione statunitense insieme a materiale proveniente da Russia, Pakistan, Cina, Turchia e Austria. Gli affari, come il terrorismo, sono fiorenti.
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Afghanistan: Le donne protestano
Ana Nicolaci da Costa, BBC, 20 luglio 2023
A Kabul le donne hanno protestato contro la chiusura dei saloni di bellezza
Le donne in Afghanistan hanno organizzato una rara protesta contro la decisione dei Talebani di chiudere i saloni di bellezza femminili.
Hanno gridato "lavoro, pane e giustizia" mentre manifestavano nella capitale Kabul.
Le guardie talebane hanno risposto con cannoni ad acqua e alcuni manifestanti hanno detto che sono state usate contro di loro anche pistole stordenti.
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Come scompaiono le lauree in arte in Afghanistan
Sarvy Geranpayeh, The Art Newspaper, 7 luglio 2023
Le restrizioni dei talebani alla liberta' delle donne, l'assenza di competenze e il crollo dell'economia limitano le opportunita' dell'istruzione superiore
Le lauree in arte in Afghanistan stanno gradualmente scomparendo dagli istituti gestiti dal governo, poiche' le restrizioni dei Talebani scoraggiano studenti e studiosi dall'accedere all'istruzione superiore. Prima della presa di potere da parte del gruppo fondamentalista nell'agosto 2021, la facolta' di Belle Arti dell'Universita' di Kabul offriva otto lauree e contava più di 1.000 studenti.
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Cosa accade in Kurdistan?
Al fianco delle donne afghane e di Shengal
KJK, 11 luglio 2023
Il KJK lancia una campagna contro gli attacchi alle donne di Shengal e afghane, perche' le idee, il potere e le pratiche dell'ISIS e dei Talebani sono gli stessi
In una dichiarazione scritta, il Coordinamento delle comunita' femminili del Kurdistan (KJK) ha annunciato di voler condurre una campagna dal 3 al 15 agosto in occasione dell'anniversario del massacro di Shengal, il 3 agosto, e della presa del potere dei Talebani in Afghanistan, il 15 agosto. Il KJK ha dichiarato di aver organizzato la campagna con lo slogan "Siamo al fianco delle donne afghane e di Shengal contro gli attacchi degli uomini egemoni".
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Appello alla partecipazione alla manifestazione di Losanna del 22 luglio
UIKI Onlus 12 luglio 2023
I curdi stanno organizzando una serie di eventi in occasione del centenario del Trattato di Losanna che ha diviso il Kurdistan in quattro parti e ha sottoposto i popoli della regione alla negazione e al genocidio.
Il 24 luglio 1923, a Losanna, Turchia, Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone, Grecia, Romania e Jugoslavia hanno firmato il Trattato di Losanna.
Un secolo dopo, il 24 luglio, almeno 600 membri di 175 partiti politici, organizzazioni non governative, intellettuali e scrittori parteciperanno alla "Grande Conferenza del Kurdistan" organizzata dal Congresso Nazionale del Kurdistan (Kongreya Neteweyi ya Kurdistane - KNK) in occasione del centenario del Trattato di Losanna.
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Leggi gli altri articoli della nostra rassegna stampa nel sito.
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Aderisci alla campagna #StandUpWithAfghanWomen
Il Cisda promuove la campagna a sostegno della popolazione afghana e delle forze politiche progressiste e antifondamentaliste guidate principalmente da donne contro il regime di apartheid di genere instaurato a Kabul.
Leggi il testo della petizione.
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I nostri appuntamenti: siamo in fase di programmazione e, non appena definiti, gli incontri verranno pubblicati sul nostro sito.
Segui il nostro calendario nel sito.
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CISDA
Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane Onlus
Via dei Transiti, 1 - 20127 Milano

2. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE

La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.

3. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. RIFLESSIONE. TITTI VADALA': FEMMINISMO ED ECOLOGIA: UN RAPPORTO NECESSARIO MA NON FACILE
[Dal sito della Casa internazionale delle donne di Roma riprendiamo e diffondiamo]

La crisi climatica, l'accelerare delle mutazioni nella biosfera per la perdita di biodiversita' e la incombente necessita' di un cambio di civilta' hanno reso non piu' procrastinabile la presa di coscienza che le donne hanno un rapporto privilegiato e fondativo con l'ecologia nella prospettiva della salvaguardia del pianeta.
Il termine ecofemminismo non e' ne' nuovo ne' oggi esplicativo delle diverse interpretazioni e approcci che convivono e/o si scontrano all'interno del movimento delle donne. Il rapporto esplicito tra femminismo ed ecologia e' stato preceduto da molte donne impegnate nel campo della ricerca scientifica e spesso fondatrici di un pensiero ecologico che sara' decisivo per gli studi contemporanei nella biologia e nello specismo. A questo si e' aggiunta la riflessione sul ruolo del femminile nei processi di globalizzazione legati all'agricoltura e alla mercificazione del vivente che passa da natura a commodity attraverso i percorsi di brevettazione.
In questo complesso quadro di riferimenti teorici si innesta, poi, l'elaborazione del pensiero della differenza che sussume nel femminile la questione ecologica. La relazione Natura/Cultura diventa, dunque, elemento di avanzamento nella elaborazione delle donne che possono cosi' iniziare a considerare il corpo e il materno come elementi di liberazione e non solo ostacoli per l'emancipazione. Il potere sul proprio corpo e' un diritto che si inquadra nel limite allo sfruttamento patriarcale della natura. Si pone quindi il pensiero di una nuova alleanza tra femminismo e antispecismo che ancora deve dispiegare completamente il suo potenziale cosi' come la discussione sul post-umano mette in luce.
Alla complessita' di questo quadro teorico si e' accompagnata nel corso dei decenni una incertezza sul piano dell'impegno politico e istituzionale delle donne in riferimento alle tematiche ecologiche. Sorprendentemente, le donne hanno da sempre massicciamente partecipato e a volte guidato i movimenti ecologisti ed eco-pacifisti, sebbene la loro azione non si sia mai tradotta in presenza ai vertici dei partiti politici, ne' nelle istituzioni. L'impegno ecologista non e' stato un percorso che ha portato le donne negli organismi di governo.
Dai movimenti per l'agricoltura biologica e la sovranita' alimentare alla difesa delle popolazioni indigene, dalle esperienze di nuove forme di organizzazione sociale con le comunita' e gli eco-villaggi alla presenza di ricercatrici, numerose nelle discipline specifiche relative al vivente, le donne hanno manifestato di sentire la necessita' di salvare il pianeta occupandosene in prima persona.
L'urgenza. E' questa la variabile che oggi si impone al femminismo che voglia davvero liberare le donne salvando il pianeta. E' quindi non piu' rinviabile, sia per la crisi climatica che per il caos globale dovuto alla guerra in corso, una totale fusione tra le istanze citate che finora sono apparse separate. E' la tragedia che si profila all'orizzonte del mondo che rende questa presa in carico necessaria e difficile allo stesso tempo. Le donne stanno lottando ancora contro la violenza maschile e le nuove forme che il patriarcato sta assumendo ma risulta evidente che solo un salto di civilta' che metta il pianeta "al centro" puo' assicurare la vera liberazione.
I diritti soggettivi non possono essere senza limiti. Nel nuovo scenario di mutamento delle forme di famiglia che si stanno profilando e che mettono in crisi l'ordine patriarcale, le donne hanno bisogno di andare oltre il "politically correct" oggi imperante e che rischia di asfissiarle nella diatriba su lgbtq+. Si sta manifestando, oggi, un nuovo spirito comunitario di cui le donne sono protagoniste, sicuramente inscrivibile nel tentativo di riequilibrare i rapporti tra specie umana e pianeta, segno appunto di una nuova civilta'.
A partire dalla Conferenza di Pechino del 1995 negli ultimi decenni si e' consolidata la tematica delle "gender issues" nelle organizzazioni delle Nazioni Unite e in altri meccanismi internazionali e sono, ormai, numerosi a livello globale gli organismi dedicati alle problematiche di genere. Tuttavia, a fronte della produzione di risoluzioni e raccomandazioni (ultima la risoluzione della Commission on the Status of Women - organismo dell'ECOSOC Comitato Economico e Sociale - che nella sessione del 14-24 marzo 2022 pubblica "Achieving gender equality and the empowerment of all women and girls in the context of climate change, environmental and disaster risk reduction policies and programmes") non pare che si stia delineando con chiarezza quali siano gli interventi su scala globale e a livello degli stati nazionali suggeriti per affrontare il nodo cruciale della diversa intensita' e qualita' degli effetti della crisi climatica e dell'inquinamento sulle donne. Lo stesso problema si presenta nel Millennium Development Goals dove la sostenibilita' degli obiettivi con difficolta' viene declinata in base al genere se non per ribadire la necessita' di superare il "gap".
In risposta alla crisi pandemica, l'Europa si e' mossa bene con il Next Generation EU ma l'Half of it - ovvero la proposta di destinazione del 50% delle risorse alle donne lanciata da alcune forze parlamentari europee - non ha trovato che assenso di facciata. Ad oggi, nei provvedimenti attuativi, tale "visione di genere" si rintraccia con difficolta' specie nell'ottica della cosiddetta sostenibilita' che, anzi, di fronte alla guerra in atto, viene pericolosamente messa in discussione. Il PNRR sembra scolorarsi sempre piu'...
L'espressione "transizione ecologica" e' oggi usata per definire la trasformazione necessaria verso un modello di societa' e di utilizzo delle risorse che consenta di raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e dell'Agenda 2030, affinche' il riscaldamento globale non superi gli 1.5 gradi C rispetto ai livelli preindustriali. In Europa, e quindi in Italia, l'impegno e' di ridurre le emissioni del 55% (rispetto al 1990) nel 2030 e la neutralita' carbonica entro il 2050.
In questo quadro appare da dati consolidati - rafforzati dalla situazione creata dalla pandemia - che l'unica possibilita' reale che si realizzi tale transizione ecologica e' l'abbandono di ogni approccio "gender neutral" nelle politiche economiche. Basti citare i differenti impatti nella morbilita' del Covid e il diverso ruolo che le donne possono avere nella trasformazione dell'organizzazione del tempo di vita e di lavoro: medicina di genere e smart-working non sono ancora diventati capitoli nell'agenda reale del governo ma e' ora che essi cessino di essere discussione di principi astratti.
E' questo che rende reale la rivendicazione di giustizia climatica al di la' del rapporto nord-sud del mondo. La poverta' energetica, ad esempio, colpisce in maniera differenziata uomini e donne cosi' come la trasformazione del vivere urbano, di cui si va sempre piu' discutendo, risulterebbe sterile senza la visione che di questa trasformazione le donne possono e devono dare.
Molti sono gli elementi che depongono per una visione di genere della crisi climatica in atto. Alla ribalta del mondo oltre alle pandemie causate dallo spill-over dei patogeni animali all'interno della specie umana (siamo solo all'inizio), c'e' anche la carestia e con essa il Cibo che ritorna ad essere uno strategico elemento per i rapporti di dominio nel mondo. Forse non e' mai stato abbandonato, ma il cibo deve tornare e sta tornando nelle mani delle donne che vogliono determinarne la produzione e la trasformazione, pienamente consapevoli che i campi e la cucina non sono piu' luoghi di segregazione.
e' solo una delle tante cose da fare e da fare in fretta.

6. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. STORIE DEI TEMPI CHE CORRONO. OMERO DELLISTORTI: E LEI?

- E lei che ne pensa?
- Di cosa?
- Di questo.
- Devo proprio dirlo?
- Deve.
- Non vorrei darle un dispiacere...
- Parli pure liberamente.
- Ecco, temo di non essere del tutto d'accordo.
- Non e' d'accordo?
- Non ho detto questo. Ho detto che temo di non essere del tutto d'accordo.
- E quale e' la parte su cui non e' d'accordo?
- Ma no, non c'e' una parte su cui non sarei proprio d'accordo...
- Pero' e' quello che ha detto.
- No, non ho detto questo. Ho detto che non sarei d'accordo del tutto. Cioe', sono d'accordo sull'insieme, ma magari su qualche dettaglio, ecco, ci vorrei pensare sopra.
- Su quale dettaglio?
- Ma no, era solo per dire che su alcune cose forse vorrei approfondire un po'...
- Quali cose?
- Non sono cose, sono sfumature, atmosfere...
- Si', ma quali.
- Quali, quali, adesso cosi' su due piedi e' difficile dire.
- Pero' non e' d'accordo.
- No, no, sono d'accordo su tutto, solo vorrei, come posso dire, sciogliere qualche dubbio.
- Quali dubbi?
- Non sono proprio dubbi, diciamo che sono dei chiaroscuri, degli angoli visuali, ecco, cose cosi'.
- Si sta burlando di me?
- Ma scherza? No, no. No e poi no. Non mi permetterei mai, e poi sono d'accordo su tutto. Veramente.
- Prima pero' ha detto...
- Mi sono espresso male prima. Volevo dire che sono d'accordo su tutto e che su certe cose ero anche piu' che d'accordo, ero entusiasta, entusiasta direi. Ero e sono entusiasta.
- Su alcune cose.
- Su tutte, su tutto.
- Mi sta nascondendo qualcosa?
- Ma no, non mi permetterei mai.
- Vorrei potermi fidare di lei.
- Puo' farlo, puo' farlo. Sono il suo piu' fedele servitore.
- Non cerco un servitore, cerco un amico.
- Ed io proprio quello sono, il piu' fidato degli amici, e sempre pronto, sempre pronto all'obbedienza.

12. STORIE DEI TEMPI CHE CORRONO. OMERO DELLISTORTI: SULLA SPIAGGIA

- Ha visto?
- Cosa?
- Quella, quella persona la', che affoga.
- Ah, e' una persona?
- E non lo vede?
- Sembrerebbe...
- E' una persona le dico: non vede le braccia, la testa...
- Servirebbe un cannocchiale...
- Guardi, le garantisco che e' una persona.
- E come fa a saperlo?
- Perche' la vedo.
- Anch'io vedo qualcosa, ma che sia una persona non potrei dirlo.
- Ma io la vedo distintamente. Bisogna fare qualcosa.
- E cosa vorrebbe fare?
- Dare l'allarme, chiamare i soccorsi.
- Certo, certo, e se poi invece si sbagliasse?
- Come dice?
- Dico: e se si sbagliasse?
- Non capisco.
- Non sarebbe una bella cosa mettere in allarme le pubbliche autorita' per uan cosa che si rivela falsa.
- Falsa?
- Se non e' vera e' falsa.
- E quindi?
- Dico solo che bisogna essere sicuri prima di fare sciocchezze.
- Ma le dico che c'e' una persona che sta affogando...
- E come fa a saperlo?
- Perche' la vedo.
- Ma io no. E siamo l'uno di fianco all'altro.
- Ma come fa a non vederla? Ma guardi: la testa, guardi, guardi, e come agita le braccia, possibile che non lo vede?
- Vedo qualcosa, ma che sia un essere umano, e soprattutto che sia un essere umano che sta affogando, questo in tutta sincerita' non posso proprio dirlo.
- D'accordo, lei non lo vede ma io si', e ho il dovere di chiamare i soccorsi.
- Pero' ci sono anch'io qui con lei.
- E allora?
- Se lei si mette nei guai, mette nei guai anche me. Non ci ha pensato?
- Quali guai, scusi.
- Andiamo, lo dovrebbe sapere anche lei che esiste uno specifico reato, quello di procurato allarme.
- Ma che c'entra?
- C'entra, c'entra, ci vuole prudenza ci vuole. E' previsto anche il carcere, sa?
- Il carcere?
- Il carcere.
- Per aver cercato di salvare una vita umana?
- No, per il procurato allarme.
- Guardi, io ho una coscienza...
- Anch'io, cosa crede.
- Certo, pero' la mia m'impone di chiamare i soccorsi, la prego di scusarmi ma non posso sottrarmi, proprio non posso sottrarmi. Mi scusi, eh.
- Ma per carita', se e' una questione di coscienza e chi puo' impedirglielo? Prego, faccia, faccia pure.
- E' d'accordo?
- Non ha alcuna importanza che io sia d'accordo o meno, lei deve fare cio' che la coscienza le detta. Ci mancherebbe altro.
- Quindi telefono, eh?
- Certo, certo. Pero'.
- Pero'?
- Pero', fossi in lei, io darei ancora uno sguardo la' dove credeva di aver visto una persona annegare. Guardi, la prego. Io non vedo proprio niente.
- Ha ragione, non vedo piu' niente neanche io.
- Che le dicevo?
- Cosa mi diceva?
- Che bisogna essere sicuri.
- Ma prima c'era, le giuro che c'era.
- Non giuri, non sta bene.
- Le do' la mia parola d'onore.
- D'accordo, d'accordo. Pero' adesso non si vede niente e nessuno.
- E allora?
- Me lo dica lei.
- Cosa devo dirle?
- Cosa intende fare.
- Chiamare i soccorsi, no?
- E i soccorsi per cosa? Mi scusi, ma non c'e' alcunche' da soccorrere.
- Ma se c'era una persona che stava affogando...
- Se mai c'era, ed e' un'ipotesi puramente teorica, di sicuro adesso non c'e' nessuno.
- Potrebbe essere sott'acqua.
- Potrebbe.
- E quindi...
- E quindi?
- E quindi chiamo i soccorsi, potrebbero arrivare ancora in tempo.
- Non direi proprio. Se mai li' ci fosse stato qualcuno che annegava ormai e' annegato, si fidi.
- E quindi?
- E quindi se lei chiede l'intervento delle autorita' adesso - dopo la morte e non prima - cosa pensa che ne consegua?
- Non lo so.
- Glielo dico io: lei verrebbe denunciato per omissione di soccorso. E con lei anch'io sebbene io non c'entri niente.
- Omissione di soccorso? Ma io volevo chiamare i soccorsi.
- Ma non l'ha fatto.
- Potrei farlo adesso.
- Per finire processato come responsabile di omicidio? Omettere di soccorrere una persona che sta morendo equivale a contribuire ad ucciderla.
- Lei cosa suggerisce di fare?
- Credo che sia del tutto ovvio.
- Sarebbe a dire?
- Dimenticare questa sua fantasia e dirigerci verso la trattoria, visto che e' quasi l'ora di pranzo.
- Credo proprio che abbia ragione, sa?
- Lo so.
- Pero'...
- Pero'?
- No, niente. magari non era neppure una persona...

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 208 del 27 luglio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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