[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 207



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 207 del 26 luglio 2023

In questo numero:
1. Casa delle Donne di Milano: La nostra amica Elsa Iannuzzi ci ha lasciato
2. Fulvia Bandoli ricorda Banca Pomeranzi
3. Letizia Paolozzi ricorda Bianca Pomeranzi
4. Serena Todesco ricorda Bianca Pomeranzi
5. Insorgere nonviolentemente contro la guerra prima che la guerra tutte e tutti ci divori
6. Alessandra Mecozzi: Da Gaza with Love
7. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
8. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
9. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
10. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
11. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
12. Alcuni riferimenti utili
13. Tre tesi
14. Ripetiamo ancora una volta...

1. LUTTI. CASA DELLE DONNE DI MILANO: LA NOSTRA AMICA ELSA IANNUZZI CI HA LASCIATO
[Dal sito della Casa delle Donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]

Siamo sbigottite e molto addolorate.
Elsa, donna generosa: sempre disponibile a aiutarci fino a rischiare, spesso, di perdere l'ultima corsa della metropolitana per poter concludere il lavoro e non lasciare sola Antonella.
Aveva subito, ma anche contestato, la feroce decisione della chiusura della fabbrica in cui lavorava, senza perdersi d'animo, dandosi da fare per trovare delle alternative. Cosi' e' arrivata alla Casa delle Donne: disponibile a ogni nostra richiesta.
Non amava mettersi in evidenza ma accettava con piacere di condividere dei momenti durante le nostre feste.
Le parole che circolano tra le socie della Casa dopo la notizia della sua morte sono: mite, dolce, semplice, generosa, gentile, dispiacere, ricordo, fiori, grande mancanza.
Abbiamo deciso che nel prossimo mese di settembre organizzeremo una cena in suo ricordo perche' le persone che hanno contribuito alla vita della Casa, restano nei nostri cuori ma anche negli spazi che abbiamo condiviso e continuiamo ad abitare.
Un grande abbraccio alle figlie Valeria e Raffaella.
Ciao Elsa, sarai sempre presente tra noi alla Casa delle Donne di Milano.

2. LUTTI. FULVIA BANDOLI RICORDA BIANCA POMERANZI
[Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo]

Dopo una malattia che ha vissuto cosi' serenamente da farci credere che l'avrebbe vinta lei ci lascia Bianca Pomeranzi.
Mi chiedo da dove prendesse le forze per risponderci sempre che stava bene e per fare tante cose. Credo di averlo capito. Per non far soffrire Maria Rosa, la sua amata compagna e le amiche e gli amici piu' stretti, Bianca usava tutto l'amore e la cura possibili per mantenere le relazioni vive, allegre e fattive. Ognuna/o di noi affronta come puo' i duri incroci della vita. Lei lo ha fatto con grande serenita'. Anche nelle ultime settimane non voleva parlare di salute, ma di attualita'. Amava la politica, quella delle donne, dei partiti, delle istituzioni.
L'affascinavano il confronto delle idee e il conflitto. Quel suo inalberarsi improvviso era frutto della passione forte che la animava. Ma nessun conflitto poteva incrinare relazioni e amicizie. Bianca Pomeranzi e' stata una femminista storica, protagonista delle prime battaglie del movimento lesbico italiano. Ha animato il Collettivo Pompeo Magno negli anni Settanta. E da allora ogni snodo del dibattito femminista l'ha vista partecipe in vari modi e in vari gruppi, Balena tra questi, durante la guerra in Kossovo. E dirigente della Cooperazione internazionale presso il Ministero degli Esteri, esperta Onu nel Comitato per l'eliminazione delle discriminazioni contro le donne alla Conferenza di Pechino del 1995. E tuttora nella presidenza dell'Ars di Aldo Tortorella. Cattolica di formazione, ma donna di sinistra, era attratta soprattutto dai molti travagli dopo la svolta dell'89.
Ci sara' tempo per riflettere e raccogliere tutto il suo lavoro di femminista e di esperta di diritto internazionale e di cooperazione tra i popoli.
Oggi per me Bianca e' una compagna preziosa, persa troppo presto. La conobbi nel 1971 a Firenze. Lei piu' grande mi diede consigli. Io non ancora femminista mi iscrissi alla sezione universitaria del Pci, lei no. Frequentava gruppi femministi fiorentini e Maria Luisa Boccia, Tamar Pitch, Ida Dominijanni che in quegli anni erano a Firenze. Dopo l'universita' ci perdemmo di vista ma nel '91 con il mio trasferimento a Roma la nostra relazione ricomincia e non termina piu'. Vissi con lei e tante altre un bel pezzo della straordinaria stagione del Virginia Woolf, nel gruppo B animato da Bocchetti in collaborazione poi con Franca Chiaromonte. Poi nel 2008 fondammo insieme a Boccia, Deiana, Gallucci, Paolozzi, Sarasini, Stella e Vulterini il gruppo femminista del Mercoledi', che ha scritto testi sulle pratiche, sulla politica e sul mondo. Ci eravamo dette che ti aspettavamo per riprendere gli incontri. Ora penso si debba accettare che il tempo e la realta' delle cose, privando il nostro gruppo di troppe energie umane in questi 15 anni, chiedono a noi, adesso, di avere "il coraggio di finire".

3. LUTTI. LEIZIA PAOLOZZI RICORDA BIANCA POMERANZI
[Dal sito "DeA - Donne e Altri" riprendiamo e diffondiamo]

Bianca Pomeranzi e' stata con me, con noi nelle feste, nei dolori, nei balli di fine Anno, nell'accensione dei fuochi d'artificio che facevano tanto, troppo fumo, nelle assemblee infuocate, in quelle noiose, nelle discussioni furibonde del Gruppo del mercoledi' (Luisa, Fulvia, Stefania e prima Elettra, Rosetta, Bia, Laura), nelle rappacificazioni istantanee, nei viaggi che duravano un'eternita', nel mare di Carloforte, nel tramonto di Vico Equense, nelle cene con le finestre aperte durante il Covid, nei balli di Fine Anno, nelle telefonate mattutine con la geopolitica a portata di mano, nelle serate di cibo relazionale, nell'amore dichiarato per Maria Rosa. Ora non c'e' piu' e non sappiamo come faremo.

4. LUTTI. SERENA TODESCO RICORDA BIANCA POMERANZI
[Dal sito della Societa' Italiana delle Letterate riprendiamo e diffondiamo]

La Societa' Italiana delle Letterate si unisce al dolore di Maria Rosa Cutrufelli e di tutte per la perdita di Bianca Pomeranzi e sceglie di ricordarla con le parole di amicizia, di stima, di gratitudine di Serena Todesco, che tutte condividiamo.
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Bianca era, anzi e', una figura di maestra, una voce tuonante, allegra che non mi lascera' mai. Una maestra di femminismo, prima di tutto. Una volta, a cena, durante una delle nostre interminabili chiacchierate, ricordo che pensai tra me e me che mi trovavo a tavola con un pezzo del femminismo italiano. C'erano anche Franca Chiaromonte e Letizia Paolozzi, io stavo quasi sempre in silenzio, come una bambina che per caso si trova al tavolo di importanti personalita', ed era proprio cosi'. Dalle parole di Bianca emergeva la storia, la lucidita' dello stare insieme tra donne. La lucidita' della politica delle donne, delle sue donne della cooperazione. Non era mai invadente, ne' parlava addosso, ma con quel suo formidabile accento aretino mi stendeva ogni volta, perche' non mi stancavo mai di ascoltarla. Nelle registrazioni che poi sono diventate Campo a due Bianca intervenne spesso e volentieri, magari completava un ricordo o un'informazione che Maria Rosa mi stava regalando, magari questo succedeva - e in effetti ricordo che successe almeno una volta - mentre preparava la cena che sarebbe seguita alle interviste. Cucinava meravigliosamente, conosceva segreti, sapori, ricette, ma sembrava sempre che avesse preparato qualcosa li' sul momento, senza alcuna spocchia o orgoglio di sorta. Ricordo che una volta ci rimpinzammo di ciliege, buonissime, che aveva preso lei non so dove. Ridevamo tutte e tre come bambine, tra ciliege e sigarette.
Mi viene in mente, pensando a lei, quello che Virginia Woolf aveva detto quando aveva visto Vita Sackville-West per la prima volta: una donna alta e dritta, maestosa di bellezza, gambe slanciate, tronco forte come quello di un corazziere. Bianca era come il suo nome, sprigionava nobilta' e concretezza, la completezza piena del colore che comprende tutti i colori e li copre con grazia, senza farceli dimenticare. Bianca ha fatto la storia del femminismo e del lesbismo in Italia, cosi' come la storia della cooperazione internazionale, con il CEDAW, le innumerevoli storie, lotte ed esperienze che avrebbe forse riversato in un libro che non potremo leggere. Ma di lei restano parole di saggezza e di lucidita' immense, un patrimonio di pratiche politiche, anche su temi polarizzanti, come quello sulla maternita' e l'intervento di tecnologie di surrogazione e di gestazione per altri - come non ricordare Mamma non mamma, il supplemento di Leggendaria del 2017, pieno di scritti intelligenti e stimolanti che insegnano, anche a chi non condividesse parte di quelle ragioni, a costruire percorsi di dialogo, di relazione, di filiazione e di rispetto affettuoso, sempre vivo. Ho ancora nelle orecchie la sua voce tonante che dice Mary, andiamo. Quanto amore, quanto davvero. Non lo perderemo, cara Bianca, questo tuo amore. Di certo no.

5. L'ORA. INSORGERE NONVIOLENTEMENTE CONTRO LA GUERRA PRIMA CHE LA GUERRA TUTTE E TUTTI CI DIVORI

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. INCONTRI. ALESSANDRA MECOZZI: DA GAZA WITH LOVE
[Dal sito della Casa internazionale delle donne di Roma riprendiamo e diffondiamo]

"Gaza non e' la citta' piu' bella.
Il suo litorale non e' piu' blu di quello di altre citta' arabe.
Le sue arance non sono le migliori del bacino del Mediterraneo.
Gaza non e' la citta' piu' ricca.
(Pesce, arance, sabbia, tende abbandonate al vento, merce di contrabbando,
braccia a noleggio).
Non e' la citta' piu' raffinata, ne' la piu' grande, ma equivale alla storia di una nazione.
Perche', agli occhi dei nemici, e' la piu' ripugnante, la piu' povera, la piu' disgraziata,
la piu' feroce di tutti noi..."
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Queste parole di Mahmoud Darwish - Silenzio per Gaza - mi tornano in mente ogni volta che sono a Gaza: terra indomabile e coinvolgente, per I sorrisi e l'ospitalita', per le strade affollate e povere, per il suo mare dove si divertono i ragazzini. Per chi e' da 15 anni costretto in questa striscia di terra, a causa del blocco imposto da Israele dal 2007 (arrivo al governo di Hamas), avere la possibilita' di incontrare un pezzo di mondo e' un'occasione da non perdere! Parlare, raccontare, chiedere, sapere... saranno tre giorni lunghissimi e fertili.
Nel Forum delle Donne del 4, 5 e 6 giugno, ne abbiamo incontrate tante, una scoperta straordinaria, possibile grazie a Meri Calvelli, direttora del Centro Vik di Gaza (scambi culturali Italia-Palestina), con l'aiuto di Sami (ottimo interprete italiano/arabo per i tre giorni) e Mohammed che ci hanno "assistite" in questo tempo. La rete di Gaza Free Style e' stata la protagonista dall'Italia. Gabriella Rossetti ed io, per la Casa Internazionale delle Donne di Roma, siamo entrate a Gaza il 3 giugno, attraversando i 3 check points di Israele, ANP, e Hamas. Venivamo da alcuni giorni di viaggio e incontri in Cisgiordania, a Gerusalemme est, Ramallah, Jenin e Haifa, dove abbiamo intervistato donne di generazioni diverse.
L'albergo, anche sede del Forum, e' stata una bellissima sorpresa. Si chiama Al Mathaf (museo) e espone una collezione privata archeologica. Abbiamo visto pezzi antichi su ogni piano, insieme a dipinti moderni. Un grande giardino era luogo di incontri la sera.
Il Forum si svolge in plenaria (il primo e l'ultimo giorno) e nelle sedi delle diverse associazioni con gruppi di lavoro (workshops) il secondo giorno. E' aperto agli uomini solo l'ultimo giorno.
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4 giugno - Sessione Plenaria.
L'apertura e' in una sala gremita di donne, in prevalenza giovani sia le italiane che le palestinesi. Il gruppo italiano e' di circa 70 persone, ragazzi e ragazze in prevalenza, quasi tutti per la prima volta a Gaza e in Palestina. Le palestinesi sono piu' del doppio! Un evento straordinario. ed emozionante. Le associazioni palestinesi che partecipano sono 7. Grande curiosita' reciproca.
Dopo il benvenuto e la presentazione di Meri, vengono proiettati videomessaggi di solidarieta' di donne di molte parti del mondo. Colpisce in particolare quello della donna afghana, per la vicinanza della drammatica situazione vissuta. Applausi, anche al messaggio di Maura Cossutta, presidente della Casa Internazionale delle Donne, a cui ci collegheremo nel nostro intervento. L'idea di una Casa delle Donne a Gaza e' nel programma e circola nel forum. Il seme e' gettato, si vedra' se e come puo' nascerne una pianta...
Si alternano gli interventi di palestinesi e italiane. Comincia Aisha, associazione con la quale da tempo lavorano anche donne italiane (Gianna Urizio e Sancia Gaetani di Gazzella). Hanno tre programmi: democrazia, donne prigioniere e lavori delle donne. Allo spegnersi della luce (succedera' frequentemente...) scatta un corale WELCOME TO GAZA! Le interruzioni saltuarie di corrente sono un grande problema, che viene affrontato, quando possibile, con generatori.
Raja, di Milano della rete Gaza Free Style, pronuncia parole forti e affettuose "non ci stiamo a lasciarvi sole". Ricorda la forte solidarieta' palestinese espressa all'Italia durante la pandemia. Azhar, per l'Associazione di Donne Palestinesi per lo Sviluppo, presente in tutte la striscia di Gaza con timbro fortemente sociale, parla della creazione di cooperative, del sostegno alle donne piu' emarginate.
Dopo il saluto di Francesca, interviene l'Associazione Creative Women, che lavora soprattutto su cultura e creativita', incoraggiando e sostenendo le donne che vogliono cimentarsi su questi terreni. Parla del terribile attacco militare israeliano dello scorso anno che ha fatto molte vittime e danneggiato pesantemente anche la loro sede, e molte case nella stessa strada. Un obiettivo e' dare alle donne possibilita' di lavoro (la disoccupazione sfiora il 60%, e per le donne di piu'). Producono bellissimi lavori con il tradizionale ricamo palestinese (il tatreez).
Di diritti umani e questioni legali, di legge sul lavoro da cambiare, parla Mona del Centro per la democrazia e i diritti del lavoro, che lavora con avvocate e sindacati.
Dopo i saluti di Valeria, Aurora e Meriam, ascoltiamo un gruppo interessantissimo: We Are Not Numbers che, come racconta Walaa, e' nato dopo l'attacco militare molto pesante del 2014. La loro attivita' e' incoraggiare/aiutare le donne a raccontare, scrivere - anche in inglese - le proprie esperienze e riflessioni. Trasmettere al mondo una diversa narrazione, il progetto diretto da giovani, e' nell'ambito dell'Euro-Mediterranean Human Rights Monitor.
"Quando il mondo parla di palestinesi che vivono sotto occupazione e nei campi profughi, di solito e' in termini di politica e numeri, in particolare quanti sono stati uccisi, feriti, rimasti senzatetto e/o dipendenti dagli aiuti. Ma i numeri sono impersonali e spesso paralizzanti. Cio' che non trasmettono sono le lotte e i trionfi personali quotidiani, le lacrime e le risate, le aspirazioni cosi' universali che se non fosse per il contesto, risuonerebbero immediatamente praticamente per tutti".
La Union of Palestinian Women's Committees mira a migliorare lo status delle donne palestinesi, a garantire uguaglianza tra uomini e donne e giustizia sociale per tutta la societa' mentre Girls in Green Hopes Gaza e' un progetto della Ong di Meri Calvelli, ACS (Associazione Cooperazione e Solidarieta') realizzato su un grande spazio abbandonato con il sostegno della Cooperazione italiana. C'e', poi, il circo, Skate Park, campi sportivi e per giochi di bambini, alberi, una serra per orti comunitari e piccoli chioschi per attivita' produttive, coffee shops...
Emi e Cecilia, le piu' giovani del gruppo, saranno le ultime a parlare.
A conclusione della mattina, l'intervento appassionato di Mariam Abu Dakka, Presidente del PDWS, famosa storica combattente palestinese, una vita di lotte, militanza, politica, economica e sociale, un esempio di resistenza per tutte. "Molte donne insieme possono cambiare il potere!".
Il pomeriggio viene occupato da una attivita' sulla violenza: "I panni sporchi si lavano in piazza". Ognuna scrive su un post-it che cosa e' secondo lei la violenza, e racconta in un cartoncino a forma di indumento un episodio subito o raccontato di violenza e lo appende ad una cordicella con una molletta. Prevale una bella atmosfera che si consolidera' nei giorni successivi, passando attraverso i contatti piu' ravvicinati dei gruppi di lavoro del secondo giorno, le chiacchiere in giardino, i pranzi insieme...
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5 giugno - Workshops e Incontri
Gabriella di We Are Not Numbers ci racconta che ci sono tre giovani donne dello staff, dieci provenienti da altre organizzazioni. Scrivono racconti e fanno video, documentari e foto. Sono accompagnate da tutorial a distanza. Famose scrittrici e scrittori americani rileggono i testi e danno consigli. Una formazione locale si cura delle scritture specialistiche utili per compilare rapporti e progetti.
La presidente ha studiato per quattro anni in Polonia, ama la fotografia e la scrittura. Le altre sono tutte studentesse di letteratura angloamericana.
L'animatrice italiana del workshop su "Rappresentazione delle Donne" scopre che le palestinesi sono abili fotografe, semiprofessioniste, e deve modificare l'approccio previsto. Il tema e' la rappresentazione di se' e dell'altra. Prima con macchine digitali poi con analogiche senza usare il ritratto tradizionale. Una ragazza ha gia' fatto due documentari sull'acqua e sulla citta'. Si fotografano con grande liberta' e inventiva. Poi nella discussione emerge il tema LGBTQ, per la prima volta, e si nomina un incontro il mercoledi' in un luogo segreto di donne "interessate".
Dopo ci rechiamo al Campo delle Fragole, Il piu' vasto terreno coltivato a fragole nella striscia di Gaza. Siamo a Betlahia, il progetto di collegare le produzioni di frutta ad una gelateria dovrebbe decollare "prima o poi". Le fragole sono esportate nella West Bank ma risultano come prodotto di Israele. Un unico proprietario e' l'organizzatore delle visite. Siamo accolti sotto una tettoia, fresca e ventilata in mezzo ai campi. Si lamenta l'urbanizzazione che toglie terra, ma si racconta anche il sogno della autonomia alimentare, possibile forse se ci si riappropria dell'acqua che ora e' sotto controllo prevalentemente israeliano e necessita di interventi di desalinizzazione. FAO, Overseas e Coop.It danno aiuti anche con impianti di energia solare e di water-harvesting.
Ci rechiamo a visitare la Citta' Vecchia e il Mercato.
Camminiamo nelle strade di un mercato povero e triste con prodotti scarsi. Siamo una eccezionale attrazione. Nel cortile della antica moschea (gia' tempio zoroastriano, poi chiesa cristiana in tempi alterni) siamo noi ad essere fotografate, circondate da bambini tenuti a bada da un imam amichevole. La parte piu' moderna del mercato ci proietta in una folla di manichini femminili vestiti dal nero assoluto al lame' con brillantini. Niente folklore ne' artigianato locale: cose per turisti qui non ci sono piu' da un pezzo. I nostri devono ripiegare sugli attrezzi per falafel e accontentarsi di un giro in un bel bagno turco in pietra con foto di Arafat, che era stato qui una volta.
Alessandra di Creative Women's Association. Incontriamo donne molto giovani, anche di altre associazioni. Sono proprio loro a cominciare: una sedicenne chiede che gli uomini lascino la stanza, dove si parlera' di femminismi, palestinesi e italiani, tema previsto che si intreccera' con quello della guerra dello scorso anno. Questa sede si trova nella strada bombardata, con molte vittime. Parla, piangendo, una donna che ha perso marito e tre figli oltre alla casa. Un'altra ha perso la madre, un'altra ancora ha avuto la scuola bombardata. Ma soprattutto le piu' giovani insistono sul dover reagire, non parlare da vittime e basta.
Nisreen ha 16 anni, dice che il punto e' cercare di liberare le teste! Subito dopo la distruzione dello scorso anno ha lanciato sui social una iniziativa: "Trauma free Gaza" che prima e' stata una occasione di discussione, con 150 persone interessate, poi uno strumento di informazione con psicologi ed esperti. "Ho deciso di fare io il cambiamento che volevo vedere... dare possibilita' di avere informazioni e consigli".
Altre ci parlano della cultura e dell'arte come strumento contro la violenza sulle donne, tema ricorrente come quello del respingere la rappresentazione di se' come vittime e di unirsi come donne in un femminismo globale. La cultura tradizionale e' l'ostacolo maggiore, emargina le donne mentre in realta' sono le piu' forti, quelle con piu' responsabilita', nella guerra e nella vita quotidiana. Si incrociano i discorsi sul femminismo, la soggettivita' delle donne e quelli sulla guerra, la denuncia dei danni della guerra, non solo distruzione ma malattie, come il cancro al seno, e la speranza.
C'e' commozione da parte nostra e, come dice Emi, ammirazione per queste giovani donne che non si arrendono all'ingiustizia e vogliono prendersi cura di se' stesse, di tutte le donne e della societa'.
Si aspettano molto da noi... che succede dopo il Forum? Una risposta tra le tante e' sostenere la loro attivita' acquistando le belle cose che producono. Il giorno dopo prendo accordi in questo senso con Dunia, che dirige l'associazione.
Concludiamo la giornata al Conservatorio di Musica Edward Said: e' il primo giorno del campo estivo per ragazzini/e a cui anche "Cultura e' Liberta'" ha contribuito.  Cecilia, che studia musica a Milano, soprano diciannovenne, si esibisce in un'aria dal Don Giovanni. Prima di lei, abbiamo ascoltato un'altra soprano, del Conservatorio, una palestinese di origine russa che ha cantato l'Ave Maria, accompagnata al piano da Alina, pianista, anch'essa di origine russa.
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6 giugno - Sessione Plenaria
Il tempo e' occupato con la restituzione del lavoro dei workshops da parte di palestinesi e italiane. Tanti i temi: dai diritti delle lavoratrici contro la violenza dei padroni, alla Casa delle Donne, possibile, come spazio comune per le associazioni; dalla cultura come strumento di cambiamento, ai disastri della guerra. Ascoltiamo tutte con attenzione, in una atmosfera di amicizia e di forte solidarieta'. C'e' il senso di un evento straordinario, pensiamo tutte a come trasmettere le voci, le aspirazioni, i desideri di queste nostre sorelle e a come sostenerle, economicamente e politicamente. Un blocco quasi totale di 15 anni per merci e persone e' una punizione collettiva di una crudelta' insostenibile, che ci fa vergognare.
Ma abbiamo fatto un passo avanti per tutte, e c'e' l'intenzione di continuare...

7. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

8. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

9. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805

10. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

11. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

12. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

13. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

14. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 207 del 26 luglio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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