[Nonviolenza] Telegrammi. 4903



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4903 del 22 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Vox clamantis in deserto
2. "Costituente Terra": Quale sovrano
3. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
4. Una minima notizia su Leonard Peltier
5. Omero Dellistorti: Insegnare
6. Omero Dellistorti: La famiglia. Una storia tebana
7. Omero Dellistorti: La verita'
8. Omero Dellistorti: Il biglietto
9. Omero Dellistorti: Rumore
10. Omero Dellistorti: Calore
11. Omero Dellistorti: L'ultimo
12. Omero Dellistorti: Buonasera
13. Carogno Mozzarecchi: Altri eroi del nostro tempo (una sagra paesana)
14. Segnalazioni librarie
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. L'ORA. VOX CLAMANTIS IN DESERTO

Occorre fermare la produzione e l'invio e l'uso delle armi assassine: con l'azione diretta nonviolenta.
Con l'azione diretta nonviolenta: occorre fermare la produzione e l'invio e l'uso delle armi assassine.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
*
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. RIFLESSIONE. "COSTITUENTE TERRA": QUALE SOVRANO
[Dalla newsletter di "Costituente Terra" n. 126 del 19 luglio 2023 (e-mail: notizieda at costituenteterra.com, sito:www.costituenteterra.it ) riprendiamo e diffondiamo]

Cari amici,
dal vertice di Roma del novembre 1991 quando la NATO decise di volgersi ad opere di pace a quello di Washington dell'aprile 1999 in piena guerra jugoslava, e a quelli  successivi, ogni riunione apicale della NATO ha segnato un cambiamento di fase. Ma il vertice di Vilnius dell'11 luglio ha segnato un cambiamento d'epoca. E che questo non sia solo programmato, ma gia' stabilito, e consista nell'istituzione di un sovrano universale, lo veniamo a sapere dal comunicato stampa diramato a conclusione del vertice. I comunicati stampa danno notizia non di cose che verranno ma di cose gia' avvenute, e di queste, a Vilnius, ben oltre la pura e semplice informazione sull'evento, ne sono state registrate molte: si tratta infatti di un "comunicato" che in inglese consta di 33 pagine e 13.289 parole. Nessuno lo conosce perche', al di la' delle decisioni sull'Ucraina, non e' stato pubblicato sui giornali, percio' ve lo riferiamo  qui.
Il comunicato sostanzialmente e', con i dovuti adattamenti, la ricezione e la condivisione da parte di tutti gli Stati membri della NATO (ci siamo anche noi) delle due dichiarazioni di intenti americane sul mondo prossimo venturo, emanate dalla Casa Bianca e dal Pentagono nell'ottobre scorso, la "Strategia della sicurezza nazionale" e la "Strategia della difesa nazionale" degli Stati Uniti. E il cambiamento d'epoca consiste in questo, che si chiude il lungo periodo storico in cui la guerra, secondo il detto di Eraclito (VI sec. a. C.), e' stata sovrana del mondo, "re e padre di tutte le cose", e se ne apre un altro in cui la guerra istituisce come suo vicario un sovrano universale che mediante la guerra governa il mondo come se il suo fosse l'unico mondo, conformato a un sistema di guerra e fatto a sua immagine. Questo sovrano, ed e' questa la novita' di Vilnius, non sono gli Stati Uniti, come una facile polemica sosteneva fin qui,  ma e', con gli Stati Uniti, "l'impareggiabile rete di alleanze e partner dell'America", come viene chiamata, altrimenti detta "area euro-atlantica" o "Occidente allargato". Questa area e' formata anzitutto dai 33 Stati membri dell'Alleanza riunitisi a Vilnius, che con la Finlandia e ben presto la Svezia si attestano ormai molti "centimetri quadrati" piu' a Est dei territori originari, e non si arresta ai confini della Russia, ma abbraccia la Georgia, la Repubblica di Moldova, la Bosnia Erzegovina, Israele e si proietta nell'altro emisfero, attraendo nella sua orbita l'altro mare, l'Indo-Pacifico, fino all'Australia, alla Nuova Zelanda, al Giappone, alla Corea del Sud, i cui capi erano pure convocati e presenti a Vilnius e altri che verranno in futuro.
Gli Stati che formano il corpo di questo sovrano non hanno in comune ne' lingua, ne' costumi, ne' religioni, ne' ordinamenti; la sola cosa che li unisce e' il vincolo  militare, e il sistema di cui si fanno eredi e che rendono perpetuo e' un sistema di dominio e di guerra. Tale sistema, che deve sussistere anche in "tempo di pace", ha bisogno comunque che una guerra ci sia, che la guerra se ne faccia "costituente". Il vertice di Vilnius riconosce questa funzione alla guerra d'Ucraina, per la quale viene attivato un meccanismo tale per cui essa non deve finire mai, e comunque non col negoziato, secondo il dettato di Kiev; ed il meccanismo e' questo: l'Ucraina e' pienamente integrata nella NATO, gia' e' realizzata l'"interoperabilita'" tra le sue Forze Armate e quelle della NATO, e questa la riempie di armi, fino alle bombe a grappolo e ai missili a lunga gittata o ad uranio impoverito, pero' essa non deve essere oggi nella NATO, perche' questo vorrebbe dire la guerra tra l'America e almeno gli Stati europei dell'Alleanza contro la Russia, cosa che nessuno vuol fare, per non costringere Putin a usare l'atomica; si assicura pero' che l'ingresso anche formale dell'Ucraina nell'Alleanza avverra' appena la guerra sia finita e la democrazia del Paese comprovata, ed e' per questo che la guerra non deve finire. E' una finzione, di quelle cosi'  care al potere e alla ragion di Stato, ma anche la Russia deve stare al gioco.
La guerra d'Ucraina ha dunque una feroce veste militare e una funzione politica, serve ai fini di una persuasione di massa di un'opinione pubblica renitente, percio' ha una cosi' straordinaria copertura mediatica, come l'hanno avuta solo la prima guerra del Golfo e quella del Vietnam, e in casa nostra la lunga agonia di Moro, per convincere tutti che la guerra si deve fare, col nemico non si tratta, che c'e' sempre una vittima ma e' per il bene di tutti, e questa e' la cosa buona e giusta da fare; e la sovranita' cosi' innalzata sul trono e' piena di valori, dei "nostri valori", in continuita' con la dismessa, vecchia "cristianita'".
Secondo il "comunicato stampa" tutto cio' e' gia' storia in atto, non una nuova storia da imporre. Ma e' cosi'? Il nostro governo lo sa? Il Parlamento lo ha deliberato? Il Presidente della Repubblica lo ha promulgato? In realta' quanto a legittimazione democratica siamo ancora solo alla firma e alla ratifica parlamentare del Patto atlantico del 1949.
Non e' vero che di tutto cio' ci sia solo da prendere atto. C'e' un altro rovesciamento da fare, dobbiamo deporre ogni preteso sovrano universale dal trono e fare sovrana la pace. E' lei la madre e "il" re di tutte le cose. E' lei che deve farsi soggetto costituente, che deve essere fatta sistema. Alla politica, interna e internazionale, il compito di provvedervi.
Nel sito pubblichiamo il comunicato del vertice di Vilnius "Il nuovo sovrano universale" e un articolo molto allarmante sulla sorte dei migranti colpiti dagli accordi con la Tunisia patrocinati dall'Italia e dall'Europa.
Con i piu0 cordiali saluti,
Costituente Terra

3. APPELLI. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
*
Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
*
Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

4. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER

Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

5. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: INSEGNARE

- E lei cosa farebbe?
- Insegno.
- Ah, insegna.
- Si', insegno.
- Quale materia?
- Come?
- Quale materia d'insegnamento.
- Ah, tutte.
- Tutte?
- Tutte.
- Accipicchia.
- Gia'.
- E dove insegna?
- Qui, la', dove capita.
- Ah, non ha una sede di servizio...
- Certo che ho una sede.
- E dove sarebbe?
- Dove mi trovo, e' ovvio.
- E adesso sarebbe a...
- Qui, su questo treno.
- Su questo treno?
- Esattamente.
- E a chi insegnerebbe, di grazia, visto che su questo treno non c'e' mai nessuno a parte lei, me e altre due o tre persone a dir tanto?
- A lei insegno. A Lei.
- A me?
- Si'.
- E cosa mi insegna?
- La ribellione, caro signore, la ribellione. Cos'altro c'e' da insegnare?

6. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: LA FAMIGLIA. UNA STORIA TEBANA

- La famiglia e' la cosa piu' importante.
- Certamente.
- Anche il lavoro, la salute, e' chiaro; ma la famiglia e' la piu' importante.
- La piu' importante, si'.
- Io lo dico sempre: cosa saremmo se non ci fosse la famiglia?
- Gia', cosa saremmo?
- Dei disgraziati saremmo, ecco cosa saremmo.
- Disgraziati, si'.
- Invece per fortuna c'e' la famiglia.
- Per fortuna.
- Mi dica, mi dica lei.
- Cosa?
- Quello che vuole, quello che pensa.
- In che senso, scusi.
- Mi sembrava che fose d'accordo con me.
- Al cento per cento.
- Ecco, allora dica qualcosa. Quello che vuole.
- E' che non saprei che dire, ha gia' detto tutto cosi' bene lei.
- Quello che vuole, aggiunga quello che vuole.
- Dovrei dire quello che voglio?
- Precisamente.
- Non so, vorrei, ecco, vorrei... No, mi vergogno.
- Ma no, parli pure liberamente.
- E' che e' cosi' banale.
- Non importa, dica, dica pure.
- Allora lo dico, eh?
- Si', lo dica.
- Vorrei avere un bel po' di soldi. Per fare delle opere di bene, naturalmente.
- Naturalmente. E...
- E?
- E...
- E cosa?
- Aggiunga, aggiunga quello che deve aggiungere.
- Adesso non mi viene in mente niente.
- Come no? Per fare delle opere di bene e mettere su...
- Mettere su?
- Mettere su famiglia.
- Ah, certo. Era proprio quello che volevo dire.
- Lo dica allora.
- E per mettere su famiglia. Ho detto bene?
- Benissimo.
- Grazie.
- Prego.
- Che la famiglia e' la prima cosa.
- Esattamente, la prima cosa.

7. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: LA VERITA'

- Mi e' capitata questa sventura...
- Ah, una sventura.
- Si', di sapere la verita'.
- La verita'?
- Si', la verita'.
- Non mi pare una sventura.
- Lo e', mi creda.
- Ma no, inoltre lei e', se posso permettermi di dirlo, una cosi' bella signora...
- Grazie, lei e' molto galante.
- Ma no, e' la pura verita'.
- Gia', la verita'.
- Non e' un male la verita'.
- Non dico che sia un male.
- E dire la verita' e' anche un dovere.
- Chi lo nega?
- Un dovere e una soddisfazione.
- Quanto a questo, mi permetta di dubitarne.
- Ma perche' dice cosi, cara signora?
- Perche' puo' accadere di dire la verita' e di non essere mai creduti.
- Ma no, non dica cosi', cara signora Cassandra, non dica cosi'.

8. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: IL BIGLIETTO

- Mi fa vedere il suo biglietto, per favore?
- Cosa dice?
- Se ha il biglietto.
- Scusi, quale biglietto?
- Il biglietto per poter stare qui.
- Per poter stare qui? Seduto su questa panchina lungo la pubblica via?
- Esatto.
- Non sapevo che ci volesse un biglietto.
- Non lo sapeva?
- No.
- Pero' purtroppo la legge non ammette ignoranza.
- Certo, ma sono sorpreso.
- No, sono io che l'ho sorpresa.
- No, intendevo dire che io sono sorpreso di cio' che lei mi ha appena detto.
- Guardi, lasci perdere. Sono cinquecento euro, prego.
- Cosa?
- Cinquecento euro.
- Per il biglietto?
- No, per la contravvenzione; il biglietto lo puo' acquistare in quell'edicola la', la vede?
- Si'.
- Bene. Mi da' i suoi documenti, per favore?
- I miei documenti?
- Si', per la contravvenzione.
- Ah, i miei documenti.
- Esatto.
- Va bene la carta d'identita'?
- Va bene.
- Senta, se io non li avessi qui con me i cinquecento euro?
- Allora la arrestiamo.
- Mi arrestate?
- Esatto.
- Mi sembra...
- Cosa le sembra?
- Niente, niente, dicevo tra me.
- Allora, intanto mi dia la carta d'identita', mentre chiamo la centrale per far venire qui un'auto.
- Un'auto?
- Per portarla in cella.
- In cella?
- Certo, una volta che l'abbiamo arrestata dove vorrebbe che la portassimo, al Grand Hotel?
- Senta, temo che ci sia un grande equivoco.
- Intanto mi dia la sua carta d'identita', prego.
- Ascolti, dovrei avere con me il mio bancomat, se poteste accompagnarmi a una qualunque filiale, potrei risolvere subito.
- Mi spiace, ma possiamo solo arrestarla.
- Ma se mi arrestate come faccio a procurarmi i cinquecento euro?
- Doveva pensarci prima. E mi dia questa carta d'identita', avanti, la pianti di cincischiare.
- Io, io credo di star subendo un, non so come dire, insomma, ecco, un sopruso.
- Un abuso?
- Un sopruso.
- Lo sa che questo e' oltraggio a pubblico ufficiale?
- Cosa?
- Insultare un pubblico ufficiale e' oltraggio a pubblico ufficiale, lo sa? Si va nel penale.
- Io non l'ho insultata.
- Si' che mi ha insultato. Ha detto che sto commettendo un abuso...
- Veramente ho detto un sopruso...
- ... un sopruso, d'accordo, mentre sto solo adempiendo ai miei doveri di pubblico ufficiale.
- Non ne dubito, non ne dubito affatto. E l'espressione sopruso non era riferita alla sua persona, voglia credermi. Non dubito che lei stia facendo il suo dovere, ci mancherebbe. E comunque le chiedo scusa se la mia espressione di poco fa poteva essere equivocabile.
- Non era equivocabile, era oltraggio. E se non si sbriga a darmi questa carta d'identita' all'oltraggio si aggiunge la resistenza a pubblico ufficiale.
- Un momento, un momento solo. Sto cercando il portafogli ma non lo trovo nella tasca in cui lo tengo di solito...
- Guardi, intanto chiamo la centrale.
- Si', prego, faccia pure.
- Ho chiamato, due minuti e sono qui. E allora, questa carta d'identita', esce fuori o no?
- Senta, sono desolato, ma non ce l'ho. Devono avermela rubata. Guardi, guardi anche lei, il mio portafogli e' vuoto.
- Questo e' il suo portafogli?
- Si'.
- Ed e' vuoto?
- Si'. Guardi, guardi lei stesso.
- E' vuoto, si'.
- Vede?
- Quindi lei e' anche senza documenti. Lo sa che e' un reato anche questo?
- Mi scusi, ma il reato sara' di chi mi ha sottratto i documenti, non crede?
- E chi ci dice che i documenti c'erano, signor furbacchione? Crede di avere a che fare con dei novellini?
- No, no, dico soltanto che...
- Guardi, si taccia che e' meglio. Non peggiori ancor piu' la sua situazione che gia' e' grave abbastanza.
- Ma io...
- Si taccia, le dico.
- Taccio, taccio.

9. NUGAE. OMERO DELLISTORI: RUMORE

- La facciamo finita?
- Stiamo lavorando.
- Ma qui c'e' gente che deve dormire.
- A quest'ora?
- A quest'ora, si'. Faccio il guardiano notturno.
- E allora?
- Allora la mattina devo dormire.
- E dorma. Chi le dice niente?
- Con tutto il fracasso che fate come si fa a dormire?
- Dobbiamo lavorare. Parli col padrone, se lui dice di smettere noi smettiamo.
- E dove sta 'sto padrone?
- Di sicuro non sta qui.
- E allora come fo a parlarci?
- E che ne so? Io fo il lavoro mio e il resto non mi riguarda.
- Ah si'?
- Eh si'.
- E questa, lo sai che e'?
- Ohe', vacci piano con quell'aggeggio.
- Allora lo sai che e'.
- Lo so si', li guardo pure io i film.
- Bravo, solo che li' sparano a salve, questa invece quando spara ti strappa la ciccia.
- Senta, io sto solo lavorando, se il padrone mi dice di smettere smetto.
- Chiamalo.
- Adesso?
- Di corsa.
- Non ce l'ho il numero, devo aspettare che arriva l'ingegnere...
- E quando arriva l'ingegnere?
- In mattinata. Passa tutte le mattine.
- Allora facciamo cosi': adesso ammazzo a te, e all'ingegnere lo fo fuori quando arriva, eh?
- Ma io smetto, smetto subito.
- No, ormai non serve piu', il msonno m'e' passato.
- E allora che bisogno c'e' d'ammmazzarmi?
- Cosi', per il gusto di farlo.
- Lei scherza, e' vero?
- Le sembro uno che scherza, con questo cannone in mano?
- Senta, io lavoro e basta, pero' adesso smetto.
- Per forza che smetti, smetti per sempre.
- Mi stia a sentire, ci ho famiglia, i figli piccoli...
- E chi non ce l'ha una famiglia? Ce l'ho anch'io, solo che mo' io campo e tu crepi.
- Guardi...
- E basta, no? Basta.
- Io..
- Ho detto basta e ancora rughi?
- No, no, non dico piu' niente. Ha visto? Ho smesso di lavorare.
- Bravo. Un'ultima sigaretta?
- Eh?
- Ho detto se vuoi fumare l'ultima sigaretta, coi condannati a morte si fa.
- Ma io non sono un condannato a morte.
- Si', invece. T'ho condannato io e adesso eseguo la sentenza.
- Per favore...
- Che faccio, conto fino a tre?
- Ma un attimo, ragioniamo. Ragioniamo, no?
- Unduettre. Ecco fatto. Gliel'avevo detto che fo il guardiano notturno, che pensava, che la pistola era finta? La gente non capisce un cavolo di niente. Comunque, un imbecille di meno. E adesso a nanna. Di galoppo.

10. SINTESI A PRIORI. OMERO DELLISTORTI: CALORE

- Un caldo cosi'...
- Proprio.
- Dicevo: un caldo cosi'...
- Sicuro, sicuro.
- Scusi, eh. Mi lascia dire?
- No, dicevo solo che sono d'accordo con lei.
- E come fa a essere d'accordo con me se prima non mi lascia dire quello che penso?
- Ha ragione, mi scusi. Continui, la prego.
- Ecco, adesso mi sono scordato.
- Stava dicendo del caldo.
- Ah, ecco, stavo dicendo del caldo. Con questo caldo m'ero scordato che stavo dicendo, pensi un po'.
- Eh, lo so.
- Lo sa cosa?
- Che e' caldo.
- E che ne sa che stavo dicendo che e' caldo?
- No, stavo solo dicendo che e' caldo.
- Ma che ne sa che lo dicevo io?
- No, non dicevo che lo diceva lei, lo constatavo e basta.
- E a me che me frega delle sue constatazioni, eh?
- Prego?
- Hai capito, non fare lo gnorri.
- Lo gnorri?
- Lo gnorri, il finto tonto, che poi magari non e' che sei tanto finto come tonto, sei tonto vero, pero' sei pure finto.
- Ma cosa sta dicendo, scusi?
- Che sei un finto sto dicendo, oltre che un imbecille. Adesso hai capito?
- Un finto?
- Un fasullo, un frodolento, lo sai che significa frodolento?
- Lo so, si'.
- Tu sei quello.
- Senta, capisco il caldo e l'irritazione per il caldo, ma trascendere cosi'...
- Trascendere? Questo lo chiami trascendere? Te lo faccio vedere io che e' trascendere. In guardia.
- Ma cosa fa?
- Ti fo due carezze sul nasino e sui dentini ti fo. Da giovane ero campione regionale dei pesi superwelter e la castagna ce l'ho ancora. Ecco, bravo, sputali 'sti denti, sputali.

11. SCENE DELLA VITA SCADUTA. OMERO DELLISTORTI: L'ULTIMO

- Mi scusi.
- Mi scusi lei.
- No, no, lo prenda lei, lo prenda pure.
- No, lei era gia' qui.
- Si', ma lei...
- Io cosa?
- Mi sembra che...
- Cosa le sembra?
- No, niente. Lo prenda pure, la prego.
- Se le occorre, lo prenda lei.
- No, cioe', si', in effetti mi occorrerebbe, ma credo che occorra pure a lei, no?
- Si', e allora?
- Allora forse per me non e' cosi' urgente, anche se oggi questo e' l'ultimo sicuramente ne porteranno altri, chissa', forse gia' domani, e per me oggi o domani e' la stessa cosa.
- E se domani non ne portassero un altro?
- Aspettero' qualche giorno in piu', pazienza.
- Pero' lei era qui prima di me.
- Si', ma cedo il passo volentieri.
- Perche'?
- Come perche'?
- Si', perche'?
- Non lo so, per cortesia direi.
- Cosi' lei sarebbe cortese e io no.
- Non ho detto questo.
- Non solo lo ha detto, ma vorrebbe farlo.
- Farlo cosa?
- Prendersi la parte di quello cortese e lasciare a me quella di chi se ne approfitta.
- Ma no.
- Ma si'.
- Lei scherza, vero?
- Non scherzo affatto.
- Guardi, mi dispiace che dica cosi'.
- E secondo lei a me non dispiace essere trattato cosi'?
- Scusi, ma proprio non capisco.
- No, eh?
- No.
- No, eh?
- Le dico di no.
- Mi dice di no.
- Esattamente.
- Mi dice di no.
- Si'.
- E come dovrei sentirmi?
- Cosa?
- Dovrei subire questa mortificazione cosi', e andarmene scodinzolando?
- Come?
- Scodinzolando.
- No, non dicevo...
- Si' che lo diceva, lo ha detto.
- Temo di essere stato frainteso...
- E quindi sono io quello che non capisce, eh?
- No, mi scusi. Mi scusi. Volevo dire che temo di essermi espresso male.
- La toppa peggiore del buco.
- Cosa?
- La toppa peggiore del buco. E' sordo forse?
- No, non sono sordo.
- Non lo sa cosa significa?
- Cosa significa cosa?
- La toppa peggiore del buco.
- Si', lo so.
- Certo che lo sa, sa tutto lei.
- Mi perdoni, ma credo che...
- Cosa crede, sentiamo.
- Ecco, credo che questa conversazione...
- Questa conversazione, si'?
- Si', questa conversazione.
- E allora? Tutto qui.
- Guardi, finiamola qui.
- Lo decide lei, eh?
- Cosa?
- Lo decide lei quando finisce e come finisce, eh?
- Senta, mi creda, io...
- Io invece non le credo.
- Come?
- Non le credo, non le credo. Puo' dire quello che vuole ma le chiacchiere stanno a zero.
- Mi scusi, adesso devo proprio andare, buongiorno.
- Ohe', dove va? Non lo prende piu'?
- No. Lo prenda lei. Buongiorno.
- Ma neanche per sogno. Gli scarti suoi, ma pensa un po'. Fuggi, fuggi, che e' meglio. Tanto ti ritrovo, ti ritrovo e vedi tu se non ti buschi quello che ti meriti.

12. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: BUONASERA

- Buonasera.
- Buonasera a lei.
- Grazie.
- Prego.
- Che ci fa qui?
- Perche'?
- Come sarebbe a dire perche'?
- Perche' me lo chiede.
- Glielo chiedo perche' mi sembra di non conoscerla.
- Capisco.
- E quindi?
- Niente, sto qui.
- Cosi'?
- Cosi', si'.
- Non vorrei metterla in imbarazzo.
- Dica, dica pure.
- Ecco, questa e' casa mia.
- Casa sua?
- Si'.
- Veramente una bella casa. Ed anche ben tenuta. Complimenti.
- Grazie.
- Prego.
- Posso chiederle come e' entrato?
- E' importante?
- Se glielo chiedo.
- Immagino che non possa dirle che la porta era aperta.
- Direi di no.
- Infatti.
- Infatti.
- Da dove sono entrato?
- Si'.
- Dalla finestra.
- L'ha rotta?
- Oh, no. No, no.
- Era aperta?
. Veramente no.
- E allora?
- Sono i segreti del mestiere.
- E quale sarebbe il suo mestiere?
- Via, che lo ha gia' capito.
- E' quello che penso?
- Dipende da cosa pensa.
- Lo sa cosa penso.
- E allora diciamo di si'.
- E adesso?
- Adesso?
- Adesso secondo lei cosa dovrei fare?
- Non lo so.
- Lei cosa farebbe?
- Cosa farei io o cosa farei se fossi lei?
- Se fosse me.
- Gliel'ho gia' detto, non lo so. Non sono lei. Nemmeno la conosco.
- Infatti.
- Infatti.
- Allora mi dica cosa intende fare lei.
- Cosa farei se fossi me stesso.
- Certo.
- Ci sto pensando.
- Non ci aveva pensato gia' prima?
- Prima di cosa?
- Prima di entrare qui.
- Si', certo. Ma pensavo a una situazione diversa.
- Cioe'?
- Che se non c'era nessuno il problema non si poneva. E infatti non c'era nessuno.
- Pero' adesso ci sono.
- Lo so, l'ho vista entrare, e ci stiamo anche parlando, no?
- Infatti.
- Infatti.
- E quindi?
- E quindi cosa?
- Cosa pensa di fare adesso.
- Ah, si'. Ma mi lasci proseguire quel che le stavo dicendo.
- Prego.
- Grazie.
- Dica, dunque.
- Se invece c'era qualcuno avevo con me, vede, questo pugnale.
- Quel pugnale?
- Si'.
- E' un bel pugnale.
- Non che intendessi usarlo.
- No?
- No, solo esibirlo.
- Lo sta esibendo.
- Ma non nel modo in cui pensavo.
- Perche', come pensava di esibirlo?
- Diciamo minacciosamente.
- Ah, ecco.
- Gia'.
- Gia'.
- Pero' adesso...
- Pero' adesso?
- Cosa vuole che le dica, dopo una conversazione come questa...
- Si'.
- Insomma, sarebbe incongruo, ed anche un po' ridicolo.
- In effetti.
- In effetti.
- Gia'.
- Gia'.
- Ha preso qualcosa?
- No, non ne ho ancora avuto il tempo. Lei e' entrato un minuto dopo di me. Mi stavo ancora orientando.
- E adesso?
- Gia'. E adesso?
- Lei cosa ne dice?
- Di cosa?
- Di cosa succede adesso.
- Non saprei. E lei?
- Io, mi duole dirlo, ho una pistola in tasca.
- Una pistola?
- Si', guardi.
- Vedo. La porta abitualmente con se'?
- Si'. Per lavoro.
- Per lavoro.
- Si'.
- Se la porta per lavoro sara' anche carica.
- Infatti.
- Infatti.
- Gia'.
- Gia'.
- E quindi...
- E quindi?
- Cosa vuole che le dica?
- Cio' che intende fare.
- Avendo la pistola in mano, e avendo lei in mano un pugnale...
- Si'?
- E trovandola in casa mia, cosi', nella penombra.
- Penombra non direi, lei ha acceso la luce appena entrato.
- Ha ragione, accesa la luce non c'e' piu' la penombra.
- Era solo per essere precisi.
- Ha ragione, ha ragione.
- Il pugnale posso anche rimetterlo nella sua custodia. E' una bella custodia, di cuoio.
- Vedo.
- Cosi' adesso io non ho piu' il pugnale in mano.
- Ma io ho ancora la pistola.
- Potrebbe rimetterla in tasca.
- Potrei.
- Certo, potrebbe.
- Ma credo che non lo faro'. Lei mi capisce.
- Capisco.
- Gia'.
- Gia'.
- Mi dispiace. Niente di personale. E' andata cosi'.
- Pero' potrebbe.
- Cosa?
- Riporre la pistola.
- Si' che potrei, ma come le ho gia' detto credo che non lo faro'.
- E giunti a questo punto?
- Gia', giunti a questo punto?

13. GALGENLIEDER. CAROGNO MOZZARECCHI: ALTRI EROI DEL NOSTRO TEMPO (UNA SAGRA PAESANA)

Farfallone lo chiamavano cosi' perche' era obeso
e lui che ci aveva il senso dell'umorismo
si metteva sempre un papillon
sempre in giacca e cravatta (a farfalla)
con le scarpe sempre lucide
tranne quando stava al lavoro
che si metteva il grembiule di cuoio e gli scarponi chiodati
e prendeva la frusta le tenaglie gli elettrodi
che il lavoro e' il lavoro e bisogna farlo bene
e con l'abbigliamento confacente, facile da lavare.

Maleppeggio lo chiamavano
e se lo incontravi lo capivi subito perche'.

Semprevince lo chiamavano perche' vinceva sempre
perche' la gente l'ammazzava subito
poi andava dai parenti e chiedeva e otteneva.

Spavuracchio era brutto come la fame
pero' era peggio della fame
perche' la fame le ci vuole un po' di tempo per stendere uno
Spavuracchio invece era svelto come la polvere.

Giuggiolone ci godeva a fare del male alla gente
per questo s'era iscritto al partito dei patrioti
per questo lo hanno fatto ministro
per questo le maniche gli sgocciolano sempre
lo sapete di che e odora di viscere.

Sennuccio si era dovuto sforzare
per farsi largo nel mondo dei pesci grossi
aveva studiato e aveva imparato
che essere pronto ed essere spietato
era l'unica regola che seguono tutti
lo diceva sempre agli amici la sera
che conta solo prendersi tutto il piatto
e tutto il piatto lo prendi soltanto
se levi di torno tutti i concorrenti
l'umanita' e' cosi' e in confronto i lupi
sono pecore e chi non lo capisce
finisce per primo nel bidone dell'acido.

Miro faceva il pagliaccio
finche' l'hanno fatto presidente
prima faceva ridere la gente
adesso la fa ammazzare.

Miro quell'altro
non ne azzeccava una
e ognuna che ne sbagliava
un sacco di gente moriva
per questo lo chiamavano statista
che e' il nome che danno
non agli assassini
ma ai capi degli assassini
e intanto lui e la sua corte
continuavano a fare i soldi
che e' l'unica cosa che conta.

Battacone rubava e per rubare meglio
ammazzava chi a farsi derubare
non ci stava che la gente e' proprio fessa
morire per quatro baiocchi
non vale proprio la pena.

Struccone a forza d'imbrogli e di ricatti
e di certi accordi con una certa onorata societa'
ormai era diventato cosi' ricco
che invece di metterlo in galera
lo fecero presidente del consiglio dei ministri
certo c'era ancora qualche comunista
che lo perseguitava.

Struscione faceva certe cose brutte
ma le faceva cosi' svelto
che dicevano che non c'era niente di male
se uno e' svelto e' svelto
col coltello o col manganello
non sono delitti ma filosofia.

Focarone ammazzo' uno
ma siccome era simpatico
la gente diceva che aveva fatto bene
per questo continuo'
fino a perdere il conto
e la gente diceva poveretto
ci ha questo vizio che ci si puo' fare.

14. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- AA. VV., Russia o non Russia, volume monografico di "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 6, giugno 2023, Gedi, Torino 2023, pp. 232 (+ 12 pp. di tavole fuori testo), euro 15.
*
Classici
- Ernst Bloch, Il principio speranza, Garzanti, Milano 1994, 3 voll. per complessive pp. XXXVIII + 1628.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4903 del 22 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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