[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 179



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 179 del 28 giugno 2023

In questo numero:
1. Chiunque
2. Ufficio Europeo per l'Obiezione di Coscienza (EBCO) e War Resisters' International (WRI): Russia. Gli obiettori di coscienza sono stati messi fuori legge. La solidarieta' internazionale di WRI e BEOC
3. Da Milano a Orte, da Roma a Terni, da Torino a Viterbo, in varie citta' italiane iniziative per la liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni detenuto innocente
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
6. Jennifer Guerra: Introduzione a "Orientarsi con l'amore"
7. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Alcuni riferimenti utili
10. Tre tesi
11. Ripetiamo ancora una volta...
12. Omero Dellistorti: Il consiglio
13. Omero Dellistorti: Paradosso del traditore e del disertore (cinque frammenti)

1. L'ORA. CHIUNQUE

Chiunque vivendo in un paese dell'Unione Europea trovasse abominevole e intollerabile la prosecuzione delle stragi in Ucraina, sa che una cosa sola dovrebbe fare: proporre, promuovere e organizzare azioni dirette nonviolente per bloccare le forniture di armi che contribuiscono alla prosecuzione della guerra che di quelle stragi consiste.
Chiunque nei paesi dell'Unione Europea non propone, non promuove e non organizza azioni dirette nonviolente per bloccare le forniture di armi che contribuiscono alla prosecuzione della guerra che di quelle stragi consiste, ebbene, con la sua inerzia ha gia' dato il suo sostegno alla volonta' di tutti i governi dei paesi nella guerra coinvolti di sterminare la popolazione ucraina inerme e innocente.
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Almeno noi abbiamo a cuore tutte le vite umane.
Almeno noi siamo contro tutte le guerre e tutte le stragi.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

2. L'ORA. UFFICIO EUROPEO PER L'OBIEZIONE DI COSCIENZA (EBCO) E WAR RESISTERS' INTERNATIONAL (WRI): RUSSIA. GLI OBIETTORI DI COSCIENZA SONO STATI MESSI FUORI LEGGE. LA SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE DI WRI E EBCO
[Dal sito di "Azione Nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo]

A seguito dell'iscrizione del Movimento degli Obiettori di Coscienza russi nella lista degli "agenti stranieri" considerati nemici della Federazione Russa, le reti internazionali EBCO e WRI, di cui il Movimento Nonviolento fa parte, hanno scritto una dichiarazione congiunta di solidarieta' internazionale.
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Bruxelles, 26 giugno 2023
A nome dell'Ufficio Europeo per l'Obiezione di Coscienza (EBCO) e di War Resisters' International (WRI), desideriamo esprimere la nostra grave preoccupazione per l'inserimento del Movimento degli Obiettori di Coscienza nell'elenco degli "agenti stranieri" della Federazione Russa, a partire dal 23 giugno 2023.
Questa azione e' un'applicazione discriminatoria della legge che contraddice i diritti umani e le liberta' universalmente accettati.
Il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare e' insito nel diritto alla liberta' di pensiero, coscienza e religione, garantito dall'articolo 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), che e' inderogabile anche in un momento di emergenza pubblica, come affermato nell'articolo 4, paragrafo 2, dell'ICCPR.
L'obiezione di coscienza e' un contributo tangibile alla pace; pertanto, la tutela di questo diritto umano e' ancora piu' cruciale in tempo di guerra. Questo vale anche per la guerra in corso in Ucraina, dove sia la Russia che l'Ucraina violano palesemente questo diritto. Condanniamo fermamente l'invasione russa dell'Ucraina e denunciamo tutti i casi di reclutamento forzato e persino violento negli eserciti di entrambe le parti, cosi' come tutti i casi di persecuzione di obiettori di coscienza, disertori e manifestanti nonviolenti contro la guerra.
Esortiamo a smettere di perseguitare le organizzazioni per i diritti umani e i difensori dei diritti umani, e a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le centinaia di soldati e civili mobilitati che si oppongono alla guerra e che sono detenuti illegalmente e persino maltrattati.
Sia la Russia che l'Ucraina devono salvaguardare il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare, anche in tempo di guerra, rispettando pienamente gli standard europei e internazionali, tra cui gli standard stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Alexia Tsouni (Presidente EBCO-BEOC)
Semih Sapmaz (WRI Coordinatore)

3. REPETITA IUVANT. DA MILANO A ORTE, DA ROMA A TERNI, DA TORINO A VITERBO, IN VARIE CITTA' ITALIANE INIZIATIVE PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, DA 47 ANNI DETENUTO INNOCENTE

Nella ricorrenza della tragica vicenda del 26 giugno 1975 a Pine Ridge, si sono svolte in varie citta' italiane iniziative per la liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni detenuto innocente.
A Milano si e' svolta un'iniziativa con proiezione di un documentario il 23 giugno; altre due iniziative il 26 giugno, dapprima un presidio in piazza Duomo e successivamente un incontro con la proiezione di un documentario.
A Orte, a Roma e a Terni nella settimana tra il 19 e il 26 giugno e' stato diffuso un appello al Presidente statunitense per sollecitare la concessione della grazia a Leonard Peltier, appello accompagnato da un documento di puntuale ricostruzione della figura e della vicenda dell'illustre attivista nativo americano.
In provincia di Torino, a San Didero, il 24 giugno si e' tenuto un incontro con proiezione di un documentario.
A Viterbo si e' svolto un ciclo di sei incontri di studio dal 19 al 24 giugno.
Anche in alcuni altri centri dell'Alto Lazio si sono svolte iniziative il 24 e 25 giugno: a Bolsena, Capranica, Soriano e Tarquinia sono stati diffusi appelli e materiali di documentazione; a Vetralla si sono svolti due incontri di testimonianza.
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Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' detenuto innocente in un carcere di massima sicurezza statunitense.
Condannato all'ergastolo da una giuria razzista, e' stato dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false, e che le cosiddette "prove" contro di lui erano anch'esse false.
Lo stesso pubblico ministero che sostenne l'accusa contro di lui ha successivamente riconosciuto l'errore giudiziario e chiesto la sua liberazione.
La liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da innumerevoli prestigiose personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu e Shirin Ebadi, papa Francesco e il compianto presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Due anni fa proprio David Sassoli fu autorevole voce di una rinnovata campagna per la liberazione di Leonard Peltier che coinvolse innumerevoli persone, associazioni ed istituzioni italiane, tra cui i sindaci di alcune delle principali citta'.
L'Onu ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
Amnesty International ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
Tutte queste voci chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, un simbolo della lotta dei popoli oppressi in difesa dell'umanita' intera e dell'intero mondo vivente, un uomo generoso e coraggioso, un uomo ferocemente perseguitato, un uomo ingiustamente imprigionato da quasi mezzo secolo, un uomo innocente ormai vecchio e malato.
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Nell'anniversario dello scontro a fuoco di Oglala del 26 giugno 1975, in cui furono uccisi due agenti dell'Fbi e un giovane militante dell'American Indian Movement (scontro a fuoco che faceva seguito a decine di omicidi di nativi americani da parte degli squadroni della morte sostenuti dall'Fbi nell'ambito di una scellerata campagna di persecuzione e di omicidi mirati intesa a reprimere il movimento di resistenza dei nativi americani), si sono svolte in varie citta' d'Italia iniziative per la liberazione di Leonard Peltier e di solidarieta' con i popoli nativi americani in lotta contro il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
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I messaggi per richiedere al Presidente statunitense Biden la grazia presidenziale (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier visitare il sito: www.whoisleonardpeltier.info, e/o scrivere alla e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Per una informazione essenziale sulla figura e la lotta di Leonard Peltier segnaliamo alcuni testi fondamentali:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info).
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una breve ma precisa esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805

6. RIFLESSIONE. JENNIFER GUERRA: INTRODUZIONE A "ORIENTARSI CON L'AMORE"
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo la seguente introduzione alla redazione aperta di Via Dogana Tre "Orientarsi con l'amore", 11 giugno 2023]

Nel 2020, durante la pandemia da Covid-19, ho lasciato la mia stanza a Milano per andare a vivere nella campagna della Marca trevigiana, nella casa del mio fidanzato. In quell'anno, all'amatissimo tavolo in giardino, ho scritto un libro sull'amore e sul suo potenziale politico. Non parlero' molto di questo libro, ma qualche parola vale la pena spenderla: la tesi del libro e' che amore e politica si influenzino reciprocamente. La politica ci dice chi e come dobbiamo amare, quanto tempo abbiamo per farlo e in quali termini. L'amore, d'altra parte, e' una forza che e' in grado di trasformare positivamente la dimensione politica, insegnandoci a stare in relazione con l'altro. Le mie tesi si ispirano soprattutto ad alcune filosofe e pensatrici femministe: Aleksandra Kollontaj, Shulamith Firestone, e una su tutte bell hooks. Il libro e' una dichiarazione d'amore nei confronti di mio marito, che seppure in maniera totalmente inconsapevole e involontaria, mi ha messa di fronte all'evidenza di questa relazione bidirezionale tra amore e politica.
L'amore che ci siamo reciprocamente insegnati era come se si allargasse al di fuori della nostra coppia, tanto lo sentivo forte e incontenibile. E d'altro canto, avendo noi una bella differenza d'eta', per mezzo di questo amore ho conosciuto il giudizio sociale e il pregiudizio, dagli sguardi della gente, dalle reazioni quando capisce che siamo marito e moglie.
Nelle presentazioni, spesso mi veniva chiesto di fare un esempio pratico dell'amore di cui parlavo, dell'amore che dalla dimensione personale trascende verso quella politica. All'inizio ero evasiva, non sapevo bene nemmeno io cosa rispondere. Di solito dicevo che Il capitale amoroso voleva porre domande e non dare risposte, oppure che se avessi conosciuto la risposta a quel quesito, probabilmente avrei fatto cose piu' importanti che scrivere libri. Mi vergognavo a parlare di mio marito e comunque sentivo che quello era il punto di partenza, non di arrivo.
E' proprio vero che un libro non finisce mai con l'ultima pagina. E soprattutto che e' un'impresa collettiva. Portandolo in giro - in piazze grandi e piccole, festival letterari, circoli politici, centri antiviolenza, spazi femministi - il libro e' continuato e forse anche io l'ho capito fino in fondo solo quando ho cominciato a parlarne in pubblico. Ho capito soprattutto che sebbene fossi partita dall'amore per Paolo, l'amore di cui parlavo era in realta' l'amore che mi aveva insegnato il femminismo. Soprattutto perche' l'amore agapico e' un amore incondizionato, nel senso che non mette condizioni e non si aspetta nulla in cambio. Mi sono resa conto che l'essenza dell'amore e l'essenza del femminismo sono la stessa: prendersi cura degli altri, o meglio delle altre, in virtu' di cio' che le rende diverse da noi, anche se non condividiamo le loro scelte o abbiamo diversi posizionamenti. La svolta, nella mia politica femminista, e' stata proprio questa: accettare che il femminismo non e' proselitismo e che spesso serve piu' a chi non si riconosce in questa parola che a chi la nomina ogni giorno.
Il capitale amoroso e' un libro che mi ha dato grandissime soddisfazioni dal punto di vista professionale e umano e la cui scrittura e' stata una delle esperienze piu' arricchenti e profonde, oltre che gioiose, della mia esistenza. Il 2021 e' stato un anno luminoso, coronato dalla pubblicazione del libro e poi dal mio matrimonio. Vi sto raccontando tutto questo perche' la giornata di oggi e' dedicata alle pratiche e all'orientarsi con l'amore. E oggi vorrei parlare di una pratica femminista importantissima che si e' intrecciata con questa vicenda, l'amore di se'.
Dopo l'anno stracolmo d'amore che e' stato il 2021, nel 2022 sono entrata in crisi. Come spesso accade quando le cose vanno fin troppo bene, all'improvviso tutto e' precipitato. Alla fine dello scorso anno sono entrata in depressione, complice anche una diagnosi di disturbo dell'attenzione che e' arrivata all'improvviso e mi ha scossa nel profondo, costringendomi a rivedere in prospettiva tutto il mio passato e il mio presente. Il disturbo da deficit dell'attenzione e iperattivita', o ADHD, e' un disturbo del neurosviluppo che interessa quasi il 3% della popolazione, che si manifesta principalmente nell'inattenzione e nell'impulsivita', oppure in entrambi i modi. Per spiegarlo meglio ci sono due metafore utili. La prima e' quella dell'orchestra: nel mio cervello ci sono musicisti bravissimi, tutti virtuosi del proprio strumento. Ma se il direttore perde il ritmo, la sinfonia non puo' essere eseguita correttamente. La seconda e' quella delle schede aperte sul browser: nel mio cervello ce ne sono tantissime e il problema e' che funzionano tutte assieme nello stesso momento, rischiando di mandare in crash il sistema.
Non e' stato difficile accettare questa diagnosi, anzi, ha contribuito a spiegare molte cose di me stessa. D'altronde, sono io che l'ho cercata e per certi versi desiderata. Ma allo stesso momento questa presa di consapevolezza cosi' grande e totalizzante e' stata confusionaria e dolorosa. In particolare, e' stato molto difficile fare i conti con un aspetto, ovvero il posto del femminismo nella mia vita. Per me il femminismo e' stato quasi sempre un'avventura letteraria, filosofica, spesso molto solitaria. Non avevo intorno a me un ambiente recettivo del femminismo, non avevo persone con cui confrontarmi o spazi in cui "fare" il femminismo. Di conseguenza, per me il femminismo e' stato e sempre sara' un atto di pensiero, di creazione, di immaginazione, il contenitore in cui si svolge tutta la mia attivita' interiore. In quel cervello affollato di musicisti e schede di Internet, il femminismo e' il teatro, e' il computer.
Quando ho ricevuto la diagnosi e sono entrata in depressione, qualcosa si e' spezzato. Perche' il femminismo e' rimasto li', a bussarmi con la sua insistenza. Non potevo smettere di pensare al femminismo: perche' il femminismo plasma il mio lavoro di giornalista e di scrittrice, in primis, ma anche perche' il femminismo e' la mia vita. E poi perche' in quanto corpo sessuato in ogni secondo della mia esistenza, ogni volta che mi guardo allo specchio o penso al mio corpo, e' come ricevere un promemoria. Ogni volta che leggo una notizia sul giornale o sui social, la leggo con le lenti femministe che ormai si sono incollate al mio naso.
Era un bel problema, perche' un cervello sovrastimolato come il mio in quel momento aveva bisogno di prendersi una vacanza. Ma come si fa a prendersi una vacanza da qualcosa che ormai e' cosi' intelaiato nel tuo essere? Come si fa a prendersi una vacanza da se' stesse?
Le pratiche, dicevamo. In quel momento cosi' difficile ho compiuto un atto d'amore nei confronti di me stessa. Mi sono fermata. Il mio percorso di femminista come dicevo pocanzi e' cominciato nella solitudine, ma poi crescendo si e' inevitabilmente messo in pratica nella relazione, nella presenza sul territorio, nella militanza politica. L'ho fatto nella mia nuova citta', Treviso, dove ho trovato un ambiente adatto al mio carattere e alle mie energie. Difficile, non lo nego, con un maschilismo radicato e combattivo, ma anche fertile e capace di sorprendermi continuamente. A Treviso ho trovato amiche e compagne di percorso, dalle quali mi sono sentita accolta e mai giudicata, pur arrivando con una reputazione alle spalle e inserendomi in un gruppo gia' consolidato e avviato.
Pero' a un certo punto per me era diventato tutto troppo. Nei giorni in cui ci riunivamo, la mia vita era come monopolizzata dal femminismo. Magari la mattina avevo scritto un articolo su un terribile caso di femminicidio, nel pomeriggio avevo corretto le bozze del mio libro sul femminismo, poi alle sette di sera prendevo la macchina per andare a parlare di femminismo con altre persone fino alle dieci e mezza. La cosa piu' dolorosa e' che avevo sviluppato sentimenti quasi di rancore nei confronti del femminismo. A volte lo sentivo come un invasore nella mia testa e desideravo non averlo mai conosciuto, per poter godere di una vita piu' spensierata. Arrivavo a invidiare quelle donne che non avevano compiuto questo passo e potevano permettersi il "lusso", tra virgolette, di non essere femministe.
Cosi' ho deciso di prendermi una pausa prolungata da quelle riunioni. E' stata una decisione molto difficile e sofferta, perche' questa pausa e' arrivata proprio nel momento in cui mi sentivo di aver abbandonato definitivamente quelle resistenze che sono cosi' tipiche del mio carattere quando si parla di relazioni interpersonali. Cosa sarebbe successo al mio ritorno? Sarebbe stato tutto come prima o avrei avuto l'impressione di essermi persa qualcosa, di dover ricominciare tutto da capo? Questa pausa e' stato un coraggioso atto d'amore verso me stessa, ma anche verso le mie compagne nei confronti delle quali sentivo di non essere in grado di mettere a disposizione il meglio delle mie energie e risorse.
Con Il capitale amoroso avevo parlato d'amore fino allo sfinimento, ma mi stavo dimenticando che il primo soggetto dell'amore siamo noi stesse. Spesso si dice, quasi a mo' di slogan, che non si possono amare le altre persone se non si ama prima se stesse. Io ci credo fino a un certo punto, nel senso che credo anche che l'amore abbia in se' una componente di slancio e di gratuita' che e' incondizionata e soprattutto che amarsi non sia un obbligo. Pero' d'altro canto l'annullamento di se' e' un campanello d'allarme importante per una relazione che non funziona. Nel mio caso, non mi ero trascurata per l'amore di mio marito o di un uomo, ma per amore di un soggetto indistinto, non so nemmeno se per dire una causa o un'ideologia.
Se dovessi descrivere cosa significa per me in questo momento l'amore di se' in senso femminista userei un'espressione che ho ritrovato in Carla Lonzi: "l'esperienza di combaciare con me stessa". Sento molto vicina la Lonzi della fine degli anni Settanta, quella che ragiona retrospettivamente sulla sua vita e sul senso del femminismo. Non mi sento, ovviamente, di aver raggiunto la stessa maturita', ma in quel frangente sembra che Lonzi torni in qualche modo dentro di se' e si guardi dentro. "Mi sembra che l'amore allo stato puro, se cosi' si puo' dire, cioe' l'amore che si prova per qualcuno", scrive Lonzi, "dovrebbe essere il manifestare a qualcuno l'amore che si prova per se stessi [...]. L'amore che si ha per gli altri non e' che l'espressione di questo volersi bene [...]. In questo modo mi sembra spiegabile perche' a me e' sempre sembrato di essere incapace di amare. Perche' io non amo me stessa".
Credo che cio' che dice Lonzi qui sia molto difficile da ammettere e spero per lei questo non amare se' stessa sia stato soltanto temporaneo, che non sia stato qualcosa che l'ha accompagnata tutta la vita. Oggi l'amore di se' e' stato trivializzato, oltre che trasformato in un obbligo. Le pubblicita', i giornali, i social ci dicono in continuazione di amare noi stesse, amare il nostro corpo, amarci cosi' come siamo. Mentre ci rassicurano che siano perfette cosi' come siamo, ci sottopongono a uno standard morale altissimo, a un compito che e' difficile adempiere con costanza.
L'amore di se' che ho cercato, l'amore di se' di cui parla Carla Lonzi, quel combaciare con se' stesse, credo abbia poco a che fare con questo tipo di richiesta. Perche' non e' un amore migliorativo, che serve alla nostra autostima. Mi sembra piuttosto un amore che si realizza nella relazione. Non credo sia un caso che Lonzi parli di amore per gli altri come manifestazione dell'amore per se' stesse e non il contrario. Non dice che l'amore di se' e' un requisito o un presupposto.
Le donne hanno storicamente assimilato l'idea di sacrificio. Mariti e figli vengono sempre prima, in generale tutti gli altri vengono prima; Pasolini in una poesia scriveva che il vergognoso segreto delle donne era quello di accontentarsi dei resti della festa. Anche quando ci convinciamo di aver finalmente abbandonato l'obbligo del sacrificio, ecco che torna in modi insperati. Anche nella relazione fra donne, nel femminismo, spesso sentiamo la necessita' a metterci da parte, per le altre, per un fine piu' nobile, per mille altre cose. Io credo che il pericolo piu' grande di questo sacrificare se' stesse sia in fondo quello di allontanarsi dalla nostra autenticita'.
Quando ho ricevuto la mia diagnosi, la mia identita' e' entrata in crisi. Ho dovuto fare i conti con un modo di essere me stessa che mi era quasi estraneo. Ora che ero a conoscenza di una parte di me totalmente nuova, dovevo cercare di non smarginarmi, di non spezzarmi. Il rischio piu' grande che avrei potuto correre, e dal quale ancora adesso non mi sento del tutto salva, e' quello di uno strappo tra la me del passato, inconsapevole, e la me attuale, che sa dare un nome alle cose di se'. In tutto questo, il femminismo rischiava di occupare un posto troppo ingombrante, perche' e' esattamente il ponte tra la mia identita' e la relazione con il mondo.
E cosi' ho preso una decisione d'amore per me, e di conseguenza per gli altri. Ho deciso di rinunciare per un po' a quella parte di femminismo piu' difficile da praticare. Amarsi e' anche essere indulgenti con se' stesse, mettere dei paletti, dei confini. E' cosi' che l'amore di se' riesce a conservare uno slancio verso l'altro senza portare all'autosabotaggio. Fermami e' stato una decisione necessaria ma anche sofferta, che pero' ha portato maggiore chiarezza nella mia testa. Nei mesi in cui ho rallentato tutto, sono tornata a quella forma originaria di femminismo che ultimamente mi sembrava di aver perso per strada, ovvero la scrittura.
Oggi le cose vanno meglio. Sto lavorando per imparare a integrare questa nuova consapevolezza legata alla diagnosi nella mia vita, ma non ci sarei mai riuscita senza questo atto di amore verso me stessa. Penso che alla fine, anche se ho saltato qualche mese di assemblee e azioni, piazze, saro' una femminista migliore. E' presto per fare valutazioni e bilanci, ma se crediamo che l'amore sia, come penso, una forza politica, politica e' anche sapere quando fermarsi. Chiudo con un'immagine: quella dell'ex premier della Nuova Zelanda Jacinda Ardern che a gennaio si e' dimessa dal suo incarico perche' era stanca. Spesso si discute su cosa differenzi una politica femminile da una politica femminista. Ecco, io credo che al di la' delle leggi e dei decreti, nella sua scelta di dimettersi ci sia un gesto politico profondamente femminista, che partendo dall'amore di se' si riverbera su tutta la comunita'.

7. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

9. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

10. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

11. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

12. NELLA CITTA' DEMENTE. OMERO DELLISTORTI: IL CONSIGLIO

- Scusi, lei sarebbe il signor A. B.?
- E' il mio nome, si'.
- Lei e' un famoso intellettuale, vero?
- No.
- No? Ma se l'avro' vista cento volte in televisione.
- Mi spiace deluderla ma non sono quella persona.
- Non e' lei?
- No.
- Ah, e' un omonimo.
- Diciamo cosi'.
- Pero' gli assomiglia proprio tanto, lo sa?
- Lo so, me lo dicono tutti.
- E perche' non fa qualcosa?
- E cosa dovrei fare?
- Qualcosa per non assomigliargli.
- E perche'?
- Per evitare equivoci, no?
- Lei me lo consiglierebbe?
- Direi proprio di si', dico per lei.
- Dice per me?
- Nel suo interesse.
- Nel mio interesse?
- Certo, cosi' nessuno la scambierebbe piu' per il famoso intellettuale A. B. e non sarebbe piu' infastidito da perfetti sconosciuti.
- Ah, pensa questo?
- Non ho ragione?
- Non so, me lo dica lei.
- Ecco, io, se fossi in lei intendo, farei qualcosina.
- E precisamente?
- Piccole cose, che ne so, rasarsi la barba, magari potrebbe lasciarsi i baffi.
- La barba, dice?
- Oppure potrebbe tingerla la barba.
- Tingerla?
- Si', non intendo mica dire di farla azzurra o viola, eh, basterebbe annerirla un po'.
- Bianca non va bene?
- E' che assomiglia troppo a quell'altro signor A. B. Sareste forse parenti?
- Credo si possa dire di si'.
- Gemelli?
- No.
- Pero' fratelli, vero?
- No, neppure.
- E allora, mi creda, qualcosa deve farla.
- Devo proprio?
- Lo dico nel suo interesse, a me non me ne viene niente. E' un consiglio disinteressato.
- Ci pensero'.
- Fa bene a pensarci. E' un buon consiglio, mi creda.
- Ebbene, grazie del consiglio.
- Si figuri, quando si puo' fare del bene...

13. NELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: PARADOSSO DEL TRADITORE E DEL DISERTORE (CINQUE FRAMMENTI)

I.
- Cosi' ci hai traditi. Hai tradito il tuo stato, la tua nazione, il tuo popolo.
- Non ho tradito nessuno, mi sono sempre e solo opposto ai vostri crimini, a tutti i crimini. Con verita' e dignita'.
- Cosi' hai disertato. Con vilta' e ignominia.
- Non ho disertato affatto. Un potere che comanda di commettere omicidi, un potere che predispone e fornisce gli strumenti per commettere omicidi, un potere che organizza ovvero favoreggia omicidi, e' un potere illegale, e' un potere illegittimo. Non ho mai voluto commettere il male, punto. Non sono mai stato un vostro complice. Non ho disertato, ho sempre e solo lottato contro i vostri delitti.
- Delle due l'una: o hai tradito, o hai disertato. In ogni caso ti condanniamo. E non ti condanniamo solo noi, ti condanni anche da te.
*
II.
- Da quanto tempo...
- Gia'.
- E che hai combinato in tutti questi anni?
- Le solite cose.
- Non ti si e' sentito piu'.
- E' vero.
- Ti ricordi le nostre lotte di allora?
- Si'.
- Poi ci hai lasciato.
- E' questo che pensi?
- E' quello che pensano tutti, non ti sei fatto piu' vedere.
*
III.
- Lei e' solo un cialtrone, lo sa?
- Lei dice?
- E' un dato di fatto. Lei poteva fare una bella carriera, e invece...
- E' vero. Ho scelto un'altra strada.
- No, lei si e' imboscato. E' un imboscato della storia, un pappamolle, un invertebrato.
- Credevo di aver continuato a lottare...
- Ma quando, ma dove? Non se ne e' accorto nessuno. Lei e' un latitante, uno scansafatiche, un poltrone e un paltoniere, un... un... un panciafichista, ecco cosa e' lei, un panciafichista. Un parassita, anzi: un saprofita.
- Addirittura.
*
IV.
- Se avesse fatto il suo dovere tanta gente sarebbe ancora in vita.
. Lei dice questo a me?
- Sicuro.
- Ma se e' lei che sta al governo.
- Certamente. Anche perche' lei ha disertato. Ha voluto fare il candido ed ecco il bel risultato, caro il mio signor animabella che poi essendo ateo e comunista un'anima neppure ce l'ha.
*
V.
- Questo solo sapevi fare, e non hai voluto farlo.
- Lo so.
- Lo avessi fatto, questo paese sarebbe migliore.
- Lo so.
- Per non volerti sporcare le mani hai fatto morire tanti innocenti.
- Non e' vero.
- Si' che e' vero: hai tradito la lotta, hai abbandonato il tuo posto nel movimento, hai disertato.
- Non e' vero.
- Si' che e' vero. Lo sai anche tu, anzi: tu lo sai meglio di tutti.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 179 del 28 giugno 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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