[Nonviolenza] Telegrammi. 4877



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4877 del 26 giugno 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Ida Bozzi: Morto Vincenzo Mantovani, traduttore di Roth, Vonnegut, Bellow
2. A Viterbo una settimana di incontri di studio e un appello al presidente statunitense Biden per la liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni detenuto innocente
3. Movimento Nonviolento: Concessa la liberta' all'obiettore bielorusso arrestato in Lituania. La campagna del Movimento Nonviolento prosegue
4. Aiutiamo la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
5. Un mese di iniziative per la liberazione di Leonard Peltier
6. Una minima notizia su Leonard Peltier
7. Jean-Marie Muller: Momenti e metodi dell'azione nonviolenta (parte terza e conclusiva)
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. LUTTI. IDA BOZZI: MORTO VINCENZO MANTOVANI, TRADUTTORE DI ROTH, VONNEGUT, BELLOW
[Dal sito del "Corriere della sera" riprendiamo e diffondiamo il seguente ricordo del 4 giugno 2023 dal titolo "Morto Vincenzo Mantovani, traduttore di Roth, Vonnegut, Bellow" e il sommario "Aveva trasposto in italiano molti dei piu' grandi scrittori americani. Tra le ultime grandi imprese che lo entusiasmavano, la nuova edizione di Kurt Vonnegut"]

Addio a uno dei piu' grandi traduttori editoriali italiani, per molte generazioni di lettori "la voce italiana" di Philip Roth ma anche di moltissimi altri scrittori statunitensi: Ernest Hemingway, Saul Bellow, Francis Scott Fitzgerald, Jack Kerouac, Harper Lee, Truman Capote e innumerevoli altri. Si e' spento sabato 3 giugno a causa di una lunga malattia Vincenzo Mantovani. Nato a Ferrara nel 1935, raccontava di essersi avvicinato alla traduzione quasi per caso, ma era diventato uno dei primi veri traduttori editoriali "puri": di se' aveva detto, nel corso di un'intervista al "Corriere", di essere "traduttore con passione per il mestiere, e non come surrogato di un altro posto nelle case editrici". E aggiungeva, con lo spirito che lo caratterizzava: "Un traduttore cosi' ha ambizioni smisurate: mi piacerebbe ritradurre Moby-Dick, o tutto Shakespeare". E di imprese smisurate ne aveva compiute parecchie. Dopo gli esordi con L'abitudine di amare di Doris Lessing, per Feltrinelli, negli anni Cinquanta aveva lasciato la carriera di giornalista per trasferirsi a Milano e dedicarsi alla traduzione. "Il rumore con cui io e mio fratello andavamo a dormire - ricorda la figlia Alice Mantovani - era il ticchettio della sua macchina per scrivere. E, sia da piccoli sia da grandi, per noi e' stato un punto di riferimento: sapeva tutto del mondo, anche se non viaggiava di frequente, grazie al numero enorme di libri che leggeva".
Immensa la sua bibliografia rothiana per Einaudi: a partire dalla leggendaria traduzione di Pastorale americana, del 1998, e poi con Ho sposato un comunista (2000), Lo scrittore fantasma (2002), L'animale morente (2002), Zuckerman scatenato (2004), La lezione di anatomia (2006), La controvita (2010), La macchia umana (2011), e molti altri titoli. Anche se non aveva mai sentito la necessita' di conoscere lo scrittore: "Viviamo da reclusi allo stesso modo - diceva Mantovani -, e non ho mai avuto necessita' di incontrarlo: temo sia un uomo impossibile, ma di certo e' tra i massimi autori del nostro tempo". Impossibile ricordare qui tutte le sue traduzioni, e i suoi editori: il Ravelstein di Saul Bellow (Mondadori, 2000), la riedizione per Feltrinelli de Il buio oltre la siepe di Harper Lee (2014), del seguito Va', metti una sentinella (2015), i piu' recenti titoli di Richard Ford, sempre per Feltrinelli, Canada (2013), Tutto potrebbe andare molto peggio (2015) e Tra loro (2017).
Amava ricordare le imprese monumentali, come le quasi mille pagine del romanzo "JR" di William Gaddis per Alet, nel 2009 ("Quindici anni di fatica, anche per trovare un editore: mi sono fatto commesso viaggiatore per Gaddis") e di recente era entusiasta della grande impresa che lo vedeva curare la nuova traduzione dell'opera omnia di Kurt Vonnegut, per Bompiani, tutti i romanzi e quello che Mantovani chiamava familiarmente "il Vonneguttone", il volume di Tutti i racconti, di 1.295 pagine. L'editor di Bompiani con cui lavorava all'opera, Andrea Tramontana, ricorda l'affinita' tra lo spirito di Vonnegut, impegnato e ironico, e quello del traduttore, sempre capace di umorismo. "Non aveva mai smesso di ragionare sul futuro, pensando alla traduzione per i giovani, un mondo che amava e di cui era curioso". Vincenzo Mantovani aveva consegnato a marzo la nuova versione di Mattatoio n. 5, che uscira' nel 2024, e aveva continuato a lavorare alla revisione nonostante la malattia, fino alla settimana scorsa.

2. INCONTRI. A VITERBO UNA SETTIMANA DI INCONTRI DI STUDIO E UN APPELLO AL PRESIDENTE STATUNITENSE BIDEN PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, DA 47 ANNI DETENUTO INNOCENTE

Da lunedi' 19 a sabato 24 giugno 2023 a Viterbo, tutte le mattine presso la sede del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si sono svolti sei incontri di studio conclusi con un appello al presidente statunitense Biden per la liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni detenuto innocente.
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Il primo incontro, lunedi' 19 giugno, ha avuto per tema le lotte dei popoli nativi americani contro il genocidio, l'etnocicio e l'ecocidio svoltesi nel corso del XX secolo e in questo primo quarto del XXI.
Il secondo incontro, martedi' 20 giugno, ha avuto per oggetto specifico la storia dell'American Indian Movement dalla sua fondazione nel 1968 ad oggi.
Nel terzo incontro, mercoledi' 21 giugno, ci si e' concentrati sulla figura e la testimonianza di Leonard Peltier.
Il quarto incontro, giovedi' 22 giugno, e' stato dedicato alla ricostruzione dei "fatti di Oglala" del 26 giugno 1975; ma anche del contesto dei numerosi omicidi mirati di militanti dell'American Indian Movement nella riserva di Pine Ridge assassinati dagli squadroni della morte sostenuti dall'Fbi; ed infine dei processi che ai fatti del 26 giugno 1975 sono seguiti, ed in particolare della persecuzione subita da Leonard Peltier, condannato innocente da una giuria razzista sulla base di "prove" false e di "testimonianze" altrettanto false.
Il quinto incontro, venerdi' 23 giugno, ha ricostruito la persecuzione dell'American Indian Movement e di altri movimenti antirazzisti da parte dell'Fbi con il famigerato programma "Cointelpro".
Nel sesto incontro, sabato 24 giugno, sono state illustrate le principali iniziative attuali - ed in particolare quelle italiane ed europee - di solidarieta' con Leonard Peltier e con la lotta dei popoli nativi americani contro il genocidio, l'etnocicio e l'ecocidio.
Al termine di ciascuno dei sei incontri le persone partecipanti hanno rinnovato l'appello al presidente statunitense Biden affinche' conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' detenuto innocente in un carcere di massima sicurezza statunitense.
Condannato all'ergastolo da una giuria razzista, e' stato dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false, e che le cosiddette "prove" contro di lui erano anch'esse false.
Lo stesso pubblico ministero che sostenne l'accusa contro di lui ha successivamente riconosciuto l'errore giudiziario e chiesto la sua liberazione.
La liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da innumerevoli prestigiose personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu e Shirin Ebadi, papa Francesco e il compianto presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Due anni fa proprio David Sassoli fu autorevole voce di una rinnovata campagna per la liberazione di Leonard Peltier che coinvolse innumerevoli persone, associazioni ed istituzioni italiane, tra cui i sindaci di alcune delle principali citta'.
L'Onu ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
Amnesty International ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
Tutte queste voci chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, un simbolo della lotta dei popoli oppressi in difesa dell'umanita' intera e dell'intero mondo vivente, un uomo generoso e coraggioso, un uomo ferocemente perseguitato, un uomo ingiustamente imprigionato da quasi mezzo secolo, un uomo innocente ormai vecchio e malato.
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Nell'anniversario dello scontro a fuoco di Oglala del 26 giugno 1975, in cui furono uccisi due agenti dell'Fbi e un giovane militante dell'American Indian Movement (scontro a fuoco che faceva seguito a decine di omicidi di nativi americani da parte degli squadroni della morte sostenuti dall'Fbi nell'ambito di una scellerata campagna di persecuzione e di omicidi mirati intesa a reprimere il movimento di resistenza dei nativi americani), si svolgono in varie citta' d'Italia iniziative per la liberazione di Leonard Peltier e di solidarieta' con i popoli nativi americani in lotta contro il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
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I messaggi per richiedere al Presidente statunitense Biden la grazia presidenziale (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier visitare il sito: www.whoisleonardpeltier.info, e/o scrivere alla e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Per una informazione essenziale sulla figura e la lotta di Leonard Peltier segnaliamo alcuni testi fondamentali:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info).
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una breve ma precisa esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

3. INIZIATIVE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: CONCESSA LA LIBERTA' ALL'OBIETTORE BIELORUSSO ARRESTATO IN LITUANIA. LA CAMPAGNA DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO PROSEGUE
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo]

Campagna di Obiezione alla guerra: un passo avanti.
Buone notizie dalla Lituania per l'obiettore bielorusso: Vitali da oggi e' tornato in liberta', in attesa del ricorso.
Dvarashyn Vitali, l'obiettore di coscienza bielorusso che era stato rinchiuso nel campo profughi lituano di Vilnius a causa della revoca del suo permesso di soggiorno e a rischio estradizione come persona "indesiderata", e' stato liberato ieri sera con un provvedimento del magistrato, in attesa del pronunciamento del Tribuanle sul suo ricorso, che sara' emesso il prossimo 28 giugno.
Vitali ha potuto essere assistito da un legale di fiducia, Rytis Satkauskas avvocato lituano dello Studio ReLex, grazie alla Campagna di Obiezione alla guerra del Movimento Nonviolento che copre le spese legali, e offre un supporto di consulenza con l'avvocato Nicola Canestrini.
Anche le tante lettere di solidarieta', inviate da tutta Europa, e molte dall'Italia, all'Ufficio governativo lituano dell'immigrazione, hanno sicuramente contribuito a questo primo risultato positivo. Vitali dal 20 giugno era stato rinchiuso in una cella di sicurezza, ma ha subito fatto ricorso contro la sospensione del permesso di soggiorno, e ha presentato la richiesta di essere riconosciuto come "rifugiato politico" per il suo rifiuto di essere rispedito in Bielorussia dove verrebbe nuovamente inquadrato nell'esercito e dove subirebbe una condanna a 7 anni di carcere per le sue attivita' pacifiste e la sua dichiarazione di obiezione di coscienza.
Vitali e' assistito, supportato e aiutato in questa sua battaglia per il rispetto dei diritti umani, dall'associazione pacifista e nonviolenta bielorussa "Our House", guidata da Olga Karach, che opera in esilio in Lituania.
Oggi e' un giorno di gioia per la riconquistata liberta', ma le prossime scadenze sono delicate e difficili. Ci sara' il pronunciamento del Tribunale sul permesso di soggiorno, e poi il rischio di espulsione. La nostra richiesta politica e' rivolta all'Unione Europea, che deve rispettare il proprio ordinamento sul diritto umano all'obiezione di coscienza, e quindi - noi riteniamo - concedere lo status di rifugiati politici a tutti quei giovani russi, bielorussi e ucraini che non vogliono partecipare al piu' grande crimine contro l'umanita' che e' la guerra.
P.S. E' possibile contribuire finanziariamente alla Campagna di Obiezione alla guerra, con liberi versamenti su Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455.
Causale: "Spese legali per gli obiettori russi, bielorussi, ucraini".
Movimento Nonviolento
azionenonviolenta.it
Per info stampa: 3482863190
Verona, 24 giugno 2023

4. APPELLI. AIUTIAMO LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023

Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) abbiamo ricevuto questo appello:
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
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La Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" e' una realta' culturale e civile preziosa per ogni persona di volonta' buona, per ogni movimento impegnato in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, per ogni esperienza intellettuale, morale e politica che riflette ed agisce per la liberazione di tutte le oppresse e di tutti gli oppressi, e per la salvezza dell'umanita' intera e dell'intero mondo vivente.
Preghiamo vivamente chiunque puo' sostenere materialmente la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" in questo difficile momento di farlo con generosita' e tempestivita'.

5. INIZIATIVE. UN MESE DI INIZIATIVE PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Nel mese di giugno 2023 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo promuove una serie di iniziative di riflessione, di studio, di testimonianza e di mobilitazione affinche' il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda finalmente la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
La storica struttura nonviolenta viterbese rinnova l'invito a scrivere al Presidente Biden per chiedere che Leonard Peltier torni libero.
I messaggi (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier: sito: www.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.

6. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER

Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

7. TESTI. JEAN-MARIE MULLER: MOMENTI E METODI DELL'AZIONE NONVIOLENTA (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Riproponiamo ancora una volta il testo di un opuscolo edito dal Movimento Nonviolento che a sua volta riproduceva anastaticamente un capitolo di una piu' ampia opera. L'opuscolo e': Jean-Marie Muller, Momenti e metodi dell'azione nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, s. i. l. 1981; il libro e' Jean-Marie Muller, Strategia dell'azione nonviolenta, Marsilio, Venezia-Padova 1975 (il capitolo e' il settimo, alle pp. 73-99). Noi riproduciamo qui il testo di Muller senza le note dell'autore e senza la presentazione del traduttore Matteo Soccio (uno dei maggiori studiosi ed amici della nonviolenza in Italia), rinviando per la lettura del testo integrale all'acquisto dell'opuscolo, disponibile presso il Movimento nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org
Jean-Marie Muller, filosofo francese, nato nel 1939 a Vesoul, docente, ricercatore, e' stato tra i più importanti studiosi del pacifismo e delle alternative nonviolente, oltre che attivo militante nonviolento. E' stato direttore degli studi presso l'Institut de Recherche sur la Resolution non-violente des Conflits (Irnc). In gioventu' ufficiale della riserva, fece obiezione di coscienza dopo avere studiato Gandhi. Ha condotto azioni nonviolente contro il commercio delle armi e gli esperimenti nucleari francesi. Nel 1971 fondo' il Man (Mouvement pour une Alternative Non-violente). Nel 1987 convinse i principali leader dell'opposizione democratica polacca che un potere totalitario, perfettamente armato per schiacciare ogni rivolta violenta, si trova largamente spiazzato nel far fronte alla resistenza nonviolenta di tutto un popolo che si sia liberato dalla paura. E' deceduto nel 2021. Tra le opere di Jean-Marie Muller: Strategia della nonviolenza, Marsilio, Venezia 1975; Il vangelo della nonviolenza, Lanterna, Genova 1977; Significato della nonviolenza, Movimento Nonviolento, Torino 1980; Momenti e metodi dell'azione nonviolenta, Movimento Nonviolento, Perugia 1981; Lessico della nonviolenza, Satyagraha, Torino 1992; Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Desobeir a' Vichy, Presses Universitaires de Nancy, Nancy 1994; Vincere la guerra, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1999; Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004; Dictionnaire de la non-violence, Les Editions du Relie', Gordes 2005]

b. Azioni dirette d'intervento
Se la manifestazione e' un confronto diretto con il pubblico che si cerca di far aderire alla propria causa perche' eserciti una pressione capace di provocare il cambiamento ricercato, se l'azione di non-cooperazione ha lo scopo di inaridire le fonti del potere dell'avversario e di costringerlo a soddisfare le rivendicazioni che gli vengono presentate, l'intervento nonviolento e' un confronto diretto con l'avversario attraverso il quale ci si sforza di provocare il cambiamento nei fatti. Con l'intervento nonviolento si porta il conflitto nel campo dell'avversario che e' posto di fronte ai fatti compiuti, per cui lo scontro diventa inevitabile. L'intervento provoca deliberatamente le rappresaglie e la repressione, per cui i rischi in cui si incorre devono essere accuratamente calcolati.
- Il sit-in. Il piu' noto metodo di intervento diretto nonviolento e' il sit-in (letteralmente: stare seduti dentro) che fu impiegato soprattutto dai neri negli Stati Uniti per ottenere la fine della segregazione nei ristoranti, nei cinema, nelle biblioteche, ecc. Si tratto' allora di sfidare i responsabili di quei locali pubblici mettendoli di fronte al fatto compiuto e di obbligarli a cedere di fronte alla pressione sociale cosi' esercitata.
Generalmente il sit-in e' un'occupazione che si fa stando seduti nei locali di proprieta' dell'avversario allo scopo di imporsi a lui come interlocutori necessari e di obbligarlo a riconoscere i diritti che si e' rifiutato, fino a quel momento, di prendere in considerazione. Durante uno sciopero operaio, questo metodo dovrebbe consistere nell'occupare pacificamente gli uffici del padrone per costringerlo a negoziare nel caso che si rifiuti di farlo. Esso dovrebbe essere sistematicamente preferito al sequestro del padrone nel suo ufficio, per ragioni morali e tattiche, e dovrebbe rivelarsi piu' efficace.
In senso lato il sit-in consiste nello svolgere una manifestazione sedendosi in un luogo pubblico. Questo metodo puo' essere impiegato in particolare da quelli che partecipano ad una manifestazione che rischia di scontrarsi con le forze di polizia. Essa permette allora un'occupazione efficace del terreno che diventa molto difficile da "pulire", e permette alla manifestazione di durare. E' possibile allora che le forze di polizia indietreggino di fronte alla responsabilita' di caricare, a colpi di sfollagente e di bombe lacrimogene, una folla silenziosa il cui solo torto e' di star seduta in una strada per far valere i propri diritti. Ma e' anche possibile che esse non indietreggino e si decidano invece a fare una carica. Queste due possibilita' si sono verificate negli Stati Uniti nel corso di manifestazioni nonviolente dei neri in lotta per 1'integrazione. Si tratta di valutare nel modo piu' giusto possibile il rischio che si corre, partendo dall'analisi del clima politico e sociale nel quale si svolge la manifestazione. Se si prendera' la decisione di andare fino in fondo, e' opportuno che le prime file dei manifestanti siano particolarmente preparate, sia psicologicamente che tecnicamente, ad affrontare le cariche della polizia e conoscano in particolare i metodi elementari di protezione che devono essere presi in quel momento (si tratta soprattutto di proteggersi la nuca con le mani). Se la polizia non osa disperdere la manifestazione con la violenza, si trova costretta a portar via uno alla volta tutti i manifestanti.
Si puo' dare allora la parola d'ordine di rifiutare qualsiasi cooperazione con le forze di polizia, e cioe' di "diventare molli" (come dicono gli anglosassoni) e lasciarsi "manipolare" con calma dai poliziotti mentre questi riempiono i furgoni destinati a ricevere i manifestanti.
- L'ostruzione. L'ostruzione consiste nell'impedire la libera circolazione su una via pubblica facendo dei proprio corpo un ostacolo inevitabile per chi volesse passare. Questo metodo e' stato utilizzato in particolare in occasione di scioperi operai per impedire ai non-scioperanti di accedere al loro posto di lavoro. Si e' pure ricorso a questo procedimento per ottenere l'arresto e l'immobilizzazione di veicoli che servono ad alimentare direttamente, sia in uomini che in materiali, l'ingiustizia che si combatte. Puo' essere utilizzata anche per impedire una costruzione giudicata indesiderabile come quella di una base militare, di una centrale atomica o di una realizzazione di prestigio che costituirebbe un'ingiuria per i poveri: si tratterebbe in questi casi di occupare il cantiere e di impedire agli operai di lavorare. Si puo' anche concepire l'ostruzionismo simbolico dell'ingresso di un edificio ufficiale: ostruendo ad esempio l'ingresso del ministero della Difesa nazionale per protestare contro la vendita di armi che vanno ad alimentare l'oppressione in diversi paesi stranieri.
In genere, e' preferibile che l'ostruzione sia compiuta da un gran numero di persone piuttosto che da poche. Vi sono soprattutto meno pericoli e l'azione sara' capita meglio dal pubblico.
In questi ultimi tempi, si sono sviluppate altre tecniche di ostruzione: non si tratta piu' soltanto di fare ostruzione con il proprio corpo ma con la propria automobile, con il proprio trattore, o con il proprio camion. Il fine dell'ostruzione qui non e' piu' di impedire gli spostamenti dell'avversario o di rendere impossibile la cooperazione con lui, ma di impedire semplicemente la circolazione al fine di creare il fatto che consenta di far conoscere l'ingiustizia all'opinione pubblica. E' noto che in Francia i commercianti, gli agricoltori e i camionisti sono ricorsi a queste tecniche, e generalmente con successo.
- L'usurpazione civile. Invece che abbandonare il proprio posto e interrompere ogni attivita', puo' essere piu' efficace, per dare scacco al sistema, sovvertirlo dall'interno restando al proprio posto. Si tratta allora di ignorare volutamente le istruzioni che giungono dall'alto e d'impegnarsi a seguire, nel proprio lavoro, le disposizioni dei movimento di resistenza. Invece di scioperare, questa o quella categoria di funzionari o di professionisti puo' esercitare sul governo una pressione maggiore mettendo a disposizione del movimento "le sue armi e i suoi bagagli". Questo metodo di azione e' chiamato "usurpazione civile". Theodor Ebert ne da' la seguente definizione: "Lungi dall'interrompere il lavoro, gli insorti si assumono direttamente l'organizzazione dei lavoro secondo i metodi del sistema sociale che essi auspicano ed e' l'ampiezza di questa azione che costringe gli attuali detentori del potere ad adattarsi alle strutture create dagli insorti". Ci sembra opportuno precisare che non si tratta qui di fare evolvere le strutture dall'interno sforzandosi di sfruttare il piu' possibile il margine d'iniziativa lasciato dal sistema. Salvo qualche eccezione, questo comportamento avalla maggiormente il sistema piu' di quanto non lo metta in discussione. Serve spesso di pretesto a chi non ha il coraggio di rifiutare apertamente la propria collaborazione con l'ingiustizia. L'usurpazione civile si colloca certamente all'interno delle strutture, pero' essa opera una rottura con il sistema dominante e sfida apertamente la gerarchia. Si tratta di dirottare le strutture dal fine che e' loro assegnato dal sistema e di rivolgere la loro efficacia contro di esso.
Questo metodo puo' essere utilizzato allo scopo di incominciare a realizzare direttamente nei fatti il cambiamento sociale che si vuole promuovere, invece che esercitare una pressione per ottenerlo. Arriviamo percio' alla nozione di "controllo operaio" cosi' come e' stato gia' espresso nel contesto della lotta di classe. "L'assunzione del controllo da parte dei lavoratori significa che questi smettono di giocare secondo le regole. Significa che essi stessi decidono delle loro condizioni di lavoro, e soprattutto della loro produzione. Significa rifiutare totalmente la collaborazione con il sistema esistente. Significa farsi carico della vita dell'impresa (formazione professionale, ritmi, sicurezza, orari, ripartizione dei lavoro, movimenti del personale...). (...) La strategia del fatto compiuto e' sempre comprensibile a condizioni che sia onesta' fin dall'inizio della sua proposta. Infatti, non bisogna nascondere ai lavoratori che l'esercizio del controllo non puo' essere transitorio e legato ad un rapporto di forza. Cio' finisce sempre in uno scontro globale con l'avversario di classe (lock-out...). Ma soprattutto, l'esercizio dei controllo collettivo resta la forma migliore di apprendimento da parte dei proletariato delle responsabilita' che l'attendono per la presa del potere e la transizione verso il socialismo" ("Le controle ouvrier").
Cosi', invece di porsi in sciopero per reclamare nuovi ritmi di lavoro in fabbrica, gli operai decidono da soli di lavorare con i nuovi ritmi e instaurano in fabbrica una situazione di fatto. La pressione cosi' esercitata puo' rivelarsi piu' efficace.
L'usurpazione civile realizza contemporaneamente sia il programma di non-cooperazione con il quale ci si rifiuta di servire un sistema ingiusto, sia il programma costruttivo che permette di realizzare nei fatti le soluzioni concrete proposte dal movimento. I settori di attivita' sociale, in cui l'organizzazione dei lavoratori e' riuscita a soppiantare la direzione legata al sistema e in cui diventa possibile applicare concretamente i principi della nuova societa', costituiscono dei "territori liberati".
Certo, anche qui si dovra' fare i conti con i mezzi di risposta di cui dispone l'avversario. Egli tentera' di porre fine a questa usurpazione e di riprendere possesso dei servizi amministrativi o dei settori sociali che sono sfuggiti al suo controllo. Questa risposta dell'avversario potra' essere piu' o meno efficace a seconda dei rapporti di forza gia' esistenti. Puo' divenire necessario evacuare i territori momentaneamente liberati e organizzare la resistenza facendo ricorso unicamente ai metodi classici di non-cooperazione, e cioe' alle diverse forme di sciopero. Ma e' anche possibile che l'avversario si trovi disarmato per riprendere questi territori e che questi giochino allora un ruolo determinante nell'evoluzione del conflitto.
- Usurpazione delle funzioni governative e governo parallelo. Quando tutto un paese e' abbandonato all'arbitrio di un governo che intende imporre il dominio rinnegando tutti i principi della vita democratica, non si tratta piu' soltanto di opporsi a una legge particolare, si trattera' di opporsi al governo. Converra' percio', allo scopo di bloccare i meccanismi del governo e di paralizzarlo, estendere la disobbedienza civile alle leggi che, pur non essendo di per se stesse ingiuste, servono nondimeno ai progetti del governo.
Nella misura in cui la disobbedienza civile avra' potuto essere organizzata su scala nazionale, i leader dei movimento di resistenza potranno essere considerati come rappresentanti dell'autorita' legittima del paese. Se la situazione l'esiga e lo permetta - e bisogna ammettere che cio' si puo' verificare solo eccezionalmente - il movimento di resistenza puo' essere condotto a usurpare certe funzioni governative, fino a creare un governo parallelo. La popolazione ignorerebbe allora sistematicamente le decisioni del governo per obbedire solo alle disposizioni del movimento di resistenza. "Quando un gruppo di uomini rinnega lo Stato sotto la cui dominazione hanno vissuto fino ad allora - scrive Gandhi -, essi costituiscono quasi un proprio governo. Dico "quasi" perche' essi non arrivano al punto d'impiegare la forza quando lo Stato resiste".

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Guenther Anders, Kafka. Pro e contro. I documenti del processo, Gabriele Corbo Editore, Ferrara 1989, pp. XVIII + 138.
- Maurice Blanchot, Da Kafka a Kafka, Feltrinelli, Milano 1983, pp. 192.
- Max Brod, Kafka, Mondadori, Milano 1956, 1978, pp. XVI + 240.
- Elias Canetti, L'altro processo. Le lettere di Kafka a Felice, Longanesi, Milano 1973, Mondadori, Milano 1980, pp. 160.
- Remo Cantoni, Che cosa ha veramente detto Kafka, Ubaldini, Roma 1972, pp. 208.
- Pietro Citati, Kafka, Rizzoli, Milano 1987, 1992, pp. 304.
- Marino Freschi, Introduzione a Kafka, Laterza, Roma-Bari 1993, 2001, pp. VI + 166.
- Jean-Michel Gliksohn, Il Processo di Kafka, Rizzoli, Milano 1977, pp. 128.
- Marthe Robert, L'antico e il nuovo, Rizzoli, Milano 1969, pp. 288.
- Marthe Robert, Solo come Kafka, Editori Riuniti, Roma 1982, pp. X + 214.
- Klaus Wagenbach, Kafka, Il Saggiatore, Milano 1968, Mondadori, Milano 1981, pp. 160
- Klaus Wagenbach, Kafka. Biografia della giovinezza, Einaudi, Torino 1972, pp. XVI + 238.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4877 del 26 giugno 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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