[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 175



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 175 del 24 giugno 2023

In questo numero:
1. Movimento Nonviolento: Pacifista nonviolento bielorusso a rischio estradizione. L'UnioneEuropea tuteli il diritto all'obiezione di coscienza. Il Movimento Nonviolento gli garantisce la difesa legale
2. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
3. Pasquale Pugliese: Decostruzione del mito della violenza. Una ricerca sull'efficacia della resistenza civile
4. Annamaria Rivera: Dino Frisullo, militante anomalo
5. Nel ricordo di David Sassoli, dall'Italia corale la richiesta della liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni detenuto innocente
6. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
7. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
8. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Alcuni riferimenti utili
11. Tre tesi
12. Ripetiamo ancora una volta...

1. INIZIATIVE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: PACIFISTA NONVIOLENTO BIELORUSSO A RISCHIO ESTRADIZIONE. L'UNIONE EUROPEA TUTELI IL DIRITTO ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA. IL MOVIMENTO NONVIOLENTO GLI GARANTISCE LA DIFESA LEGALE
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo]

Dvarashyn Vitali, classe 1969, ha 54 anni. E' un cittadino bielorusso, esule in Lituania, ora rinchiuso in una cella di un campo profughi nei pressi di Vilnius (territorio dell'Unione Europea): ha chiesto il riconoscimento dello status di "rifugiato politico"; e' un obiettore di coscienza e non vuole essere richiamato nella mobilitazione militare in atto in Bielorussia: e' un oppositore del regime di Lukashenko, ma rischia l'estradizione in quanto persone "indesiderata" pur non avendo compiuto nessun reato nell'Unione Europea, ma solo attivita' pacifiste contro la guerra in Ucraina.
Da giovane Dvarashyn Vitali ha intrapreso la carriera militare, arruolandosi nell'esercito nel 1990. Dopo alcuni anni, maturando una coscienza critica e vedendo molte storture dentro il mondo militare, nel 1998 presenta le dimissioni, si licenzia, e torna alla vita civile. Cresce anche la sua politicizzazione e partecipa al movimento di opposizione al regime. Nel 2020 e' un attivista delle proteste contro le elezioni presidenziali truccate vinte da Lukashenko. Vitali si espone pubblicamente, partecipa ad azioni nonviolente, manifesta la sua contrarieta' al regime. Allo scoppio della guerra in Ucraina, rischia di essere richiamato come riservista nell'esercito, e teme per la sua liberta'. Espatria in Lituania, come molti altri bielorussi dell'opposizione democratica. Ha un permesso di soggiorno, si guadaga da vivere, e prosegue il suo impegno civile nel movimento pacifista; si dichiara obiettore di coscienza. Il 26 aprile 2023 la Lituania gli ha comunicato la sospensione e la revoca del permesso di soggiorno. Diventa illegale. L'11 giugno gli fanno sapere che deve tornare in Bielorussia, come persona "indesiderata" in Lituania e nell'Unione Europea. Il 15 giugno Vitali fa ricorso e chiede lo status di "rifugiato politico", ma il 19 giugno l'Ufficio immigrazione lo preleva e il 20 giugno lo porta in un campo profughi a 100 chilometri da Vilnius. Vitali viene rinchiuso in una cella; perde il lavoro, perde la casa in affitto. Rischia l'estradizione in Bielorussia, dove lo attenderebbe una condanna a 7 anni per le sue attivita' a favore degli obiettori di coscienza.
L'associazione pacifista "Our House" ne fa un caso emblematico. Il Movimento Nonviolento, con la campagna di Obiezione alla guerra, si fa carico delle spese legali per il ricorso e la sua difesa (l'ufficio immigrazione liutuano gli aveva procurato un difensore d'ufficio, che pero' non si e' mai fatto vedere dall'imputato; grazie al Movimento Nonviolento ora puo' contare su un avvocato di fiducia, con la consulenza dell'avvocato Canestrini, osservatore internazionale dei Diritti umani).
Chiediamo che l'Unione Europea non sia succube della politica militarista di Lukashenko e conceda subito lo status di "rifugiato politico" a Vitali e a tutti gli obiettori di coscienza e disertori bielorussi (e anche ai russi e agli ucraini).
Per info stampa: tel. 3482863190
Movimento Nonviolento
Verona, 22 giugno 2023

2. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

3. LIBRI. PASQUALE PUGLIESE. DECOSTRUZIONE DEL MITO DELLA VIOLENZA. UNA RICERCA SULL'EFFICACIA DELLA RESISTENZA CIVILE
[Riceviamo e diffondiamo]

In un tempo nel quale non solo la guerra e' tornata perfino in Europa, ma il bellicismo - ossia l'ideologia della guerra - ha assunto un'inedita centralita' mediatica e politica nella storia repubblicana del nostro Paese, la traduzione in italiano dell'importante lavoro sulla resistenza civile della ricercatrice statunitense Erica Chenoweth Come risolvere i conflitti. Senza armi e senza odio con la resistenza civile (2023) - grazie all'impegno di Angela Dogliotti del Centro studi Sereno Regis di Torino e delle Edizioni Sonda - rappresenta una contro-narrazione rispetto alla vulgata della inevitabilita' dell'esito violento dei conflitti. Una vera e propria decostruzione di un mito. Questo volume e' uno degli esiti dello studio ultradecennale, svolto insieme a Maria Stephan, sulla quantita' ed efficacia delle lotte nonviolente nel mondo dal 1900 ai giorni nostri, una mappa sistematica e ragionata dell'evoluzione della nonviolenza nei conflitti degli ultimi 120 anni, i cui frutti ribaltano secoli di pensiero dominante, anche storiografico, secondo il quale solo "quando c'e' guerra c'e' storia" (Anna Bravo, La conta dei salvati, 2013). "La vita quotidiana" - scrive Erica Chenoweth - "e' piena di innumerevoli racconti, film, miti e altri desiderata culturali che glorificano la violenza. E questa costante esaltazione della violenza serve anche a cancellare la straordinaria storia umana della resistenza civile e dei movimenti popolari che nel corso dei millenni hanno portato avanti battaglie nonviolente".
Intanto la definizione pragmatica - come nello stile dei ricercatori statunitensi, a cominciare dallo storico lavoro di Gene Sharp The politics of nonviolent action (1973) - di resistenza civile: "la resistenza civile" - scrive Erica Chenoweth - "e' un metodo di azione diretta in cui persone disarmate utilizzano diversi metodi coordinati, non istituzionali per promuovere il cambiamento senza fare fisicamente del male o minacciare di fare fisicamente del male all'avversario". Cio' significa che la resistenza civile e' un metodo attivo di gestione dei conflitti sociali e politici, che viene agita da cittadini che intenzionalmente rinunciano all'uso della violenza - non perche' siano necessariamente (e capitinianamente, potremmo aggiungere) persuasi della superiorita' morale della nonviolenza, ma perche' la violenza e' per lo piu' inefficace - e fanno uso di varie tecniche di disobbedienza civile (scioperi, proteste, manifestazioni, boicottaggi, costruzione di istituzioni alternative e molte altre raccontate nel documentati volume) nei confronti di leggi ingiuste, regimi oppressivi, occupazioni militari.
Poi i dati. Tra il 1900 e il 2019 sono state censite 627 campagne di lotta di massa, violente e nonviolente: 303 di queste sono state prevalentemente di carattere violento, 324 invece si sono affidate alla resistenza civile nonviolenta, di cui 96 solo nel decennio 2010-2019. Ebbene, mentre solo il 26% delle lotte armate hanno avuto successo, hanno raggiunto i propri obiettivi oltre il 50% di quelle nonviolente. "Si tratta di una percentuale sbalorditiva che invalida l'opinione diffusa secondo cui l'azione nonviolenta e' debole e inefficace mentre l'azione violenta e' forte ed efficace", commenta Chenoweth, che elenca in appendice tutte le campagne degli ultimi 120 anni di storia, con i loro rispettivi esiti. Pur con la consapevolezza che le trasformazioni sociali e politiche non sono risultati che si ottengono una volta per tutte, ma e' necessario l'impegno di piu' generazioni affinche' siano consolidati, Chenoweth illustra i principali fattori di successo delle lotte nonviolente: la partecipazione, piu' ampia e diversificata e' la base dei partecipanti ad una campagna di resistenza civile piu' e' probabile che abbia successo (empiricamente si e' visto che la massa critica e' l'attivazione del 3,5% dei cittadini); le defezioni avversarie, la capacita' di un movimento di far passare dalla propria parte i sostenitori del potere; la varieta' delle tattiche, sono piu' efficaci le lotte che si esprimono attraverso una diversificazione delle azioni; infine, l'autodisciplina e la resilienza di fronte alla repressione.
Il punto di riferimento storico di tutte le forme di resistenza civile sono naturalmente le campagne gandhiane per l'indipendenza e l'autogoverno dell'India dall'imperialismo britannico, rispetto alle quali l'obiezione che viene posta sempre e' che non avrebbero potuto funzionare contro un'eventuale occupazione nazista. Ma questa obiezione parte da due presupposti errati, spiega Chenoweth, che e' il caso di ribadire ancora: "il primo e' l'idea che quello istituito in India dall'Impero britannico fosse un sistema coloniale benevolo. Il secondo e' che il regime di Hitler non abbia mai dovuto affrontare una resistenza nonviolenta e che abbia comunque annientato quella poca che trovo' sul suo cammino". La ricercatrice decostruisce ciascuno di questi presupposti, dimostrando sia la ferocia del dominio coloniale britannico e dei suoi eccidi, che le molte efficaci resistenze nonviolente - dalla Danimarca alla Norvegia, ma anche nella stessa Germania (per esempio le donne della Rosenstrasse, episodio raccontato anche in un film di Margarethe Von Trotta) - che sfidarono con successo il regime nazista.
Del resto, aggiungiamo infine, anche in Ucraina sono state censite da diversi centri di ricerca internazionali (per esempio dall'International Catalan Institute for Peace), molte azioni di resistenza civile da parte dei cittadini, soprattutto nei primi mesi di occupazione russa, ma sono state sommerse dal frastuono dalla narrazione dominante del governo ucraino, supportata dalla montagna di armi occidentali ed amplificata dall'"informazione" italiana, secondo la quale non c'e' resistenza possibile al di fuori della guerra. Ovvero l'alimentazione forzata del mito della violenza.

4. MEMORIA. ANNAMARIA RIVERA: DINO FRISULLO, MILITANTE ANOMALO
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo]

Trascorsi vent'anni da quando ci ha lasciati, il ricordo di Dino Frisullo e' ancora davvero molto vivo. Non solo per coloro che hanno condiviso innumerevoli trincee, tutt'altro che armate, con lui, ma probabilmente perche' la sua esistenza esperienziale ha molto da dire a un presente dove ci abituiamo sempre piu', in modo sconsiderato, al fatto che tutta la memoria possa essere cercata sul web. Non e' affatto cosi', la storia di Dino Frisullo ne e' una testimonianza esemplare. Martedi' 20 giugno, nella Sala della Promototeca del Campidoglio, a Roma, Dino e' stato ricordato con la presentazione del libro "In cammino con gli ultimi" in un'iniziativa promossa dall'associazione Senza Confine, l'"appartenenza" piu' emblematica di una cultura politica tanto ricca quanto plurale. Annamaria Rivera ci ha inviato il bel testo che ha letto in sala, dove si parla di una militanza "anomala", quella di Dino, segnata dall'ostinazione, dalla caparbieta', quanto dalla dolcezza. Una militanza tutt'altro che fedele alla sua radice etimologica, in nessun modo "irreggimentabile", perche' "irriverente non solo verso i potenti ma anche verso ogni potere, fosse pure quello d'una leadership di movimento". A seguire, c'e' anche l'ottimo testo di Senza Confine, che spiega il Premio a Dino intitolato, assegnato quest'anno ai "pescatori di vite", una definizione intrisa di concretezza e coraggio, assolutamente armonica con l'impegno che si va ricordando. Il prossimo appuntamento e' a Bari il 29 giugno.
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Uno dei tanti, grandi meriti di Dino e' stato quello di aver colto perfettamente che il senso della "grande storia" puo' essere rintracciato nelle "piccole storie" di dominazione, oppressione, discriminazione di una popolazione, di una minoranza, di un gruppo, ma anche nell'infelicita' e nei drammi di ciascuna/o dei suoi membri, di ogni profuga/o, di ogni migrante, di ogni oppressa/o: la vicenda "minore" di un profugo morto soffocato nella stiva di una nave puo' dirci del mondo attuale piu' di un freddo saggio di geopolitica. Conferire un senso e un valore politico generale a queste "piccole storie" equivale, insomma, a cogliere il significato piu' profondo del presente e dei processi di globalizzazione.
Occuparsi, come faceva Dino, di un gruppo di migranti bangladeshi, di una collettivita' di richiedenti-asilo, di una minoranza oppressa quale quella curda, di un gruppo di rom deportati/e, assumendone per intero i bisogni esistenziali oltre che politici, leggendone le "piccole storie" come indizi ed effetti pregnanti della "grande storia": questo era per lui l'unico modo possibile per praticare sapere critico e impegno sociale e politico adeguati al presente, e scevri da politicismi e fumisterie ideologiche.
La sua propensione a guardare il mondo con gli occhi degli altri e delle altre era il frutto, razionale ma anche emotivo e sentimentale, di un impegno che non aveva espunto la pietas e che si nutriva di rigore morale, di sensibilita' e di conoscenza: un impegno totalizzante e radicale, generoso fino alla dissipazione di se', intransigente fino all'ostinazione; insomma, l'intera esistenza come impegno.
Un militante anomalo era Dino, assai diverso dal modello che si era imposto nel corso degli anni Settanta: perche' all'ostinazione, alla caparbieta', inflessibile e talvolta perfino irritante, cui nessuno riusciva a sfuggire (essere svegliati nel cuore della notte da lui che t'investiva di un problema urgente era assai consueto), sapeva unire dolcezza e mitezza, perche' non conosceva settarismi e ideologismi, perche' in nessun modo era irreggimentabile, da nessun comitato centrale, fosse pure quello della piu' aperta delle formazioni politiche della nuova sinistra, perche' era irriverente non solo verso i potenti ma anche verso ogni potere, fosse pure quello d'una leadership di movimento. Tutto questo si coniugava con una specie d'ironica leggerezza nel modo di proporsi al prossimo: il suo stile era fatto anche di seduzione e mitezza disarmanti, che spesso riuscivano ad arrestare fiumi e spostare montagne.
Grazie a lui, soprattutto, insieme e con molte/i altre/i fondammo la Rete antirazzista, un'esperienza breve e intensa di raccordo fra associazioni antirazziste in tutta Italia che duro' dal 1994 al 1997. Un'esperienza che lui e io (ne fummo i portavoce) ma anche altre/i compagne e compagni (ma non tutte/i, purtroppo) non avremmo mai smesso di rimpiangere. Poiche' fu un antirazzismo colto e radicale, che anticipo' di molti anni analisi, temi e rivendicazioni che oggi qualcuno crede siano inediti: le persone migranti e profughe come soggetti esemplari del nostro tempo, il tema della cittadinanza europea di residenza, la battaglia per il diritto di voto e la civilizzazione delle competenze sul soggiorno, la critica ai lager di Stato.
Si era al tempo del primo "governo amico" e la voce fuori dal coro della Rete antirazzista sara' presto messa a tacere.
Cio' che puo' dire chi lo ha frequentato e con lui ha vissuto fertili stagioni di lotta e' che la sua assenza splende oggi accecante come un inesorabile sole senza tramonto, per parafrasare una poesia di Jorge Luis Borges.
Oggi, di fronte allo stillicidio quotidiano di esodi che hanno come epilogo la morte in mare di centinaia di profughe/i o il forzato ritorno alle tragedie e alle persecuzioni da cui hanno tentato la fuga, ci sorprendiamo a pensare: certo, il frenetico attivismo di Dino non riuscirebbe, da solo, ad aver ragione della nostra debolezza politica e della rozza e feroce arroganza degli imprenditori politici del razzismo.
Eppure quanto ci mancano e quanto ci sarebbero preziosi, proprio in questa fase, i suoi dieci comunicati al giorno che arrivavano in ogni redazione e in ogni angolo d'Italia, la sua inflessibile e irritante caparbieta' cui nessuno riusciva a sfuggire, il suo ostinato lavoro da vecchia talpa che scova, porta alla luce e denuncia ingiustizie e crimini contro i dannati della terra, la sua capacita' di opporre dati, cifre, fatti alle pataccate degli specialisti della xenofobia e del razzismo.
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Premio Dino Frisullo 2023
A venti anni dalla perdita di Dino Frisullo, il premio intitolato al suo nome va a chi ha proseguito il suo impegno e la sua dedizione in favore degli ultimi della terra con azioni di soccorso in mare e a terra, e di resistenza a leggi ingiuste che tendono a criminalizzare le azioni di solidarieta'.
Cosi' viene premiato il coraggio civile e l'umanita' di Vincenzo Luciano e Antonio Grazioso che all'alba del 26 febbraio scorso a Steccato di Cutro non hanno esitato a mettersi a rischio per tentare di salvare vite messe in grave pericolo dalle politiche di abbandono in mare che continuano ad essere il principale strumento di deterrenza per dimostrare impossibili successi nel contrasto degli sbarchi, se non delle partenze da Paesi terzi con i quali si concludono da anni accordi infami.
Con loro vogliamo ricordare anche tutti quei pescatori che in passato sono stati sottoposti a processi penali dopo avere adempiuto l'obbligo primario di salvare vite in mare. Ed anche quando sono stati assolti, hanno pagato duramente per i loro atti di solidarieta' vedendo distrutte le imbarcazioni che erano state sottoposte a sequestro e perdendo gli strumenti essenziali per poter proseguire quel lavoro che permetteva loro di sostentare la propria famiglia.
Oggi capita che molti pescatori fingano di non vedere imbarcazioni cariche di uomini, donne, bambini in fuga dalla Libia, dalla Tunisia e dall'Algeria, mentre nel Mediterraneo orientale, dalla Turchia e dal Libano, arrivano imbarcazioni piu' grandi che possono essere soccorse soltanto da navi attrezzate per accogliere a bordo un numero sempre piu' elevato di persone. Manca nel Mediterraneo centrale un'attivita' di coordinamento per il soccorso in mare, e nei confronti dei pochi pescatori che ancora oggi avvisano della presenza di barche in difficolta' e di tutti gli altri natanti impegnati nella pesca, incombe la minaccia delle incursioni della sedicente Guardia costiera libica - sostenuta dall'Italia - che e' arrivata persino ad aprire il fuoco su pescherecci italiani.
Il Premio Dino Frisullo 2023 viene poi attribuito anche a Mimmo Lucano, dopo la condanna durissima a oltre tredici anni di detenzione che gli ha inflitto il Tribunale di Locri, mentre a Reggio Calabria e' in corso il processo di appello che volge ormai alle ultime fasi. Anche Mimmo Lucano ha salvato, fino a quando ha potuto, vite a terra, sottraendole a quel destino di esclusione, di sfruttamento e di morte che non e' stato risparmiato a tanti che richiedevano soltanto protezione.
Insieme a lui vogliamo ricordare Becky Moses, costretta a rifugiarsi nella piana di Rosarno, a San Ferdinando, dentro una capanna poi divorata dal fuoco, dopo essere stata costretta ad abbandonare Riace nel gennaio del 2018 a seguito di un diniego espresso da una Commissione territoriale sulla sua domanda di protezione. Erano anni in cui si cominciava a sperimentare la trasformazione dell'accoglienza in detenzione, se non in spinta verso la clandestinita' di tutte quelle persone che venivano ritenute non meritevoli di protezione. Nel ricordarla, ribadiamo il nostro impegno e la nostra determinazione nel voler contrastare la disumanita' che oggi e' diventata cardine dei provvedimenti legislativi.
Come chi si e' prodigato per prestare soccorsi negati in mare, Mimmo Lucano a terra ha resistito alla negazione dell'accoglienza da parte della burocrazia e dei politici di governo. Non ha messo sulla strada coloro che avevano trovato accoglienza a Riace e che il Viminale voleva rigettare per strada perche' "lungo-residenti". Ed e' stato perseguito proprio per avere mantenuto in vita il modello di accoglienza diffusa che aveva rivitalizzato un intero territorio, anche dopo che dal Ministero dell'Interno e dai governi che si succedevano nel tempo, veniva negata alle persone ancora in accoglienza per richiesta di protezione qualunque possibilita' di integrazione lavorativa e di inserimento sociale.
Il premio Dino Frisullo che si attribuisce quest'anno, dopo nuovi provvedimenti di legge che cancellano il diritto al soccorso ed alla protezione, va dunque a "pescatori di vite", e segna un punto di impegno comune, con una visione che si deve estendere al futuro, per tutti coloro che si ritrovano nella memoria di Dino e che hanno condiviso con lui un tratto del suo cammino a fianco degli ultimi della terra. Per restare ancora oggi, e domani, al loro fianco.
Associazione Senzaconfine
Roma, 20 giugno 2023

5. REPETITA IUVANT. NEL RICORDO DI DAVID SASSOLI, DALL'ITALIA CORALE LA RICHIESTA DELLA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, DA 47 ANNI DETENUTO INNOCENTE

Ai destinatari di questo appello chiediamo di diffonderlo ulteriormente: facciamo sentire la voce dell'umanita'.
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Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' detenuto innocente in un carcere di massima sicurezza statunitense.
Condannato all'ergastolo da una giuria razzista, e' stato dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false, e che le cosiddette "prove" contro di lui erano anch'esse false.
Lo stesso pubblico ministero che sostenne l'accusa contro di lui ha successivamente riconosciuto l'errore giudiziario e chiesto la sua liberazione.
La liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da innumerevoli prestigiose personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu e Shirin Ebadi, papa Francesco e il compianto presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.
Due anni fa proprio David Sassoli fu autorevole voce di una rinnovata campagna per la liberazione di Leonard Peltier che coinvolse innumerevoli persone, associazioni ed istituzioni italiane, tra cui i sindaci di alcune delle principali citta'.
L'Onu ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
Amnesty International ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
Tutte queste voci chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, un simbolo della lotta dei popoli oppressi in difesa dell'umanita' intera e dell'intero mondo vivente, un uomo generoso e coraggioso, un uomo ferocemente perseguitato, un uomo ingiustamente imprigionato da quasi mezzo secolo, un uomo innocente ormai vecchio e malato.
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Nell'imminenza dell'anniversario dello scontro a fuoco di Oglala del 26 giugno 1975, in cui furono uccisi due agenti dell'Fbi e un giovane militante dell'American Indian Movement (scontro a fuoco che faceva seguito a decine di omicidi di nativi americani da parte degli squadroni della morte sostenuti dall'Fbi nell'ambito di una scellerata campagna di persecuzione e di omicidi mirati intesa a reprimere il movimento di resistenza dei nativi americani), si svolgeranno in alcune citta' d'Italia iniziative per la liberazione di Leonard Peltier e di solidarieta' con i popoli nativi americani in lotta contro il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio, per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani e la Madre Terra.
Mitakuye Oyasin.
Free Leonard Peltier.
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I messaggi per richiedere al Presidente statunitense Biden la grazia presidenziale (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier visitare il sito: www.whoisleonardpeltier.info, e/o scrivere alla e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
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Per una informazione essenziale sulla figura e la lotta di Leonard Peltier segnaliamo alcuni testi fondamentali:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info).
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una breve ma precisa esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

6. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

7. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805

8. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

9. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

11. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 175 del 24 giugno 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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